Le discipline spirituali: la fratellanza, o comunione fraterna

Di Peter Amsterdam

Marzo 1, 2015

Quando si parla di fratellanza, la maggior parte di noi cristiani pensa al riunirsi con altri cristiani per un momento di preghiera, culto, canto, lettura della Bibbia e/o ascolto di un sermone, per parlare e mangiare insieme, e in generale per interagire in maniera spiritualmente edificante e ispirante. Anche se queste attività sono una parte importante della fratellanza cristiana, esiste un concetto biblico più ampio che aiuta a comprendere in modo più profondo il suo significato. Inizierò con il presentare questo concetto, poi lo prenderò in esame come disciplina spirituale, perché comprenderlo ci aiuta a capire il significato della disciplina della fratellanza.

Dio e l’umanità in comunione

Cominciamo da prima del principio. Prima della creazione di qualsiasi cosa, Dio esisteva come trinità: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Nella sua Parola, Dio ci ha rivelato di consistere di un essere divino, con una sola essenza e con tre distinte personalità, o persone. Il Padre è Dio, il Figlio è Dio e lo Spirito Santo è Dio, ma c’è solo un Dio. Questa è una delle dottrine fondamentali della nostra fede. (Qui potete trovare una spiegazione più completa di questa dottrina.) Le tre persone distinte — Padre, Figlio e Spirito Santo — vivono un rapporto amorevole interpersonale. Si può quasi dire che siano vissuti in una comunione eterna.

Quando Dio creò Adamo e poi Eva, li fece a sua immagine. Furono creati come esseri relazionali e, oltre alla relazione tra di loro, godevano anche di amicizia e comunione con Dio. Quando disubbidirono a Dio, si vergognarono e si nascosero da Lui e la comunione che avevano con Lui, fu interrotta. Nonostante la disubbidienza di Adamo ed Eva e la conseguente caduta dell’uomo, Dio ha continuamente cercato un contatto con l’umanità e ha parlato del suo piano di redenzione. Ha creato un modo per ripristinare la comunione tra Lui e l’umanità. Lo vediamo presentare il suo piano nel Vecchio Testamento attraverso persone speciali che erano anelli diversi nel suo piano della salvezza, come Enoc e Noè, che camminarono con Dio”;[1] Abramo, che fu chiamato “l’amico di Dio”;[2] Mosè, con cui Dio parlò “faccia a faccia, come un uomo parla con il proprio amico” sul monte Sinai;[3] Davide, che fu chiamato “un uomo secondo il cuore di Dio”;[4] e il popolo d’Israele, di cui Egli fece il suo popolo.[5]

Con la morte e la risurrezione di Gesù, Dio cambiò la natura della comunione disponibile all’umanità, prendendo permanentemente dimora nei cuori dei credenti. Gesù rispose e gli disse: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola; e il Padre mio l’amerà, e noi verremo a lui e faremo dimora presso di lui».[6] La comunione con Dio ora è incentrata nell’unione spirituale che abbiamo con Gesù.[7] In quel giorno conoscerete che io sono nel Padre mio, e che voi siete in me ed io in voi. Chi ha i miei comandamenti e li osserva, è uno che mi ama; e chi mi ama sarà amato dal Padre mio; e io lo amerò e mi manifesterò a lui.[8]

Connessione individuale con Dio

L’aspetto più importante della nostra fratellanza cristiana è la nostra connessione o comunione individuale con Dio attraverso suo Figlio Gesù. Il fattore principale della disciplina spirituale della fratellanza è la nostra comunione con Dio. L’apostolo Giovanni scrisse che la vita di Gesù, che abbiamo visto e udito, noi ve l’annunziamo, affinché anche voi abbiate comunione con noi; e la nostra comunione è col Padre e col suo Figlio, Gesù Cristo.[9]

La comunione con Dio disponibile a noi in quanto credenti alla fine passerà a uno stadio nuovo, in cui Dio dimorerà con il suo popolo.

E io, Giovanni, vidi la santa città, la nuova Gerusalemme, che scendeva dal cielo da presso Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. E udii una gran voce dal cielo, che diceva: «Ecco il tabernacolo di Dio con gli uomini! Ed egli abiterà con loro; e essi saranno suo popolo e Dio stesso sarà con loro e sarà il loro Dio».[10]

Sono il rapporto e la comunione individuali di un credente con Dio a rendere possibile la comunione fraterna tra i credenti e a sostenere il concetto di fratellanza tra i cristiani. Prima Dio ristora la comunione con noi mediante la sofferenza e la morte di Gesù; poi, quando conduciamo una vita che segue la sua Parola, diventa possibile la comunione con altri credenti. Giovanni scrisse:

Se camminiamo nella luce, come Egli è nella luce, abbiamo comunione gli uni con gli altri.[11]

Compartecipazione nella fede con gli altri credenti

Oltre alla nostra comunione con Dio, un altro aspetto della fratellanza consiste nel compartecipare alla fede in vari modi. L’apostolo Paolo presenta il rapporto tra i credenti utilizzando diverse parole greche che esprimono tutte l’idea di una partecipazione comune. Le parole da lui più usate provengono dal gruppo linguistico di koinonia ed esprimono l’avere qualcosa in comune con qualcuno; sono tradotte nel Nuovo Testamento con associazione, comunione, fratellanza, comunicazione, partecipazione, rapporto stretto, generosità, dono, contribuzione, compartecipazione e condivisione. L’accento posto su queste parole nel Nuovo Testamento era quello di partecipazione “in qualcosa”, piuttosto che “con qualcuno”, come viene utilizzato più comunemente oggi. Lasciate che vi spieghi.

Oggi, il termine fratellanza, o comunione fraterna, è più comunemente usato nel senso di fare qualcosa “con qualcuno”, come il riunirsi con altri credenti. Comunque, all’interno del testo biblico, le parole del gruppo linguistico di koinonia sono comunemente usate come “partecipare di, avere parte di qualcosa” o “condividere, dare una parte di qualcosa”. Vediamo il “partecipare di” espresso come essere un compagno, un socio, un partecipante — nel lavoro di Dio, nelle sue benedizioni e perfino nei guai — nei seguenti versetti:

Quanto a Tito, egli è mio collaboratore e compagno d’opera;[12] Io Giovanni, vostro fratello e compagno nell’afflizione, nel regno e nella costanza;[13] talvolta esposti a oltraggi e tribolazioni, altre volte facendovi solidali con coloro che venivano trattati in questo modo;[14] sapendo che, come siete partecipi delle sofferenze, così sarete anche partecipi della consolazione;[15] tu, che sei olivo selvatico, sei stato innestato al loro posto e sei diventato partecipe della radice e della linfa dell’olivo;[16] e faccio tutto per il vangelo, al fine di esserne partecipe insieme ad altri;[17] siete tutti partecipi con me della grazia;[18] attraverso le quali ci sono donate le preziose e grandissime promesse, affinché per mezzo di esse diventiate partecipi della natura divina.[19]

In questi versetti vediamo il concetto della comunione fraterna inteso come partecipare insieme ad altri nei vari aspetti del nostro lavoro e della nostra vita di cristiani.

In altri vediamo koinonia usato nel sendo di “dare una parte”, in riferimento all’essere generosi nel dare, all’aiutare altri cristiani.

Essi glorificano Dio per […] la liberalità con cui ne fate parte a loro e a tutti;[20] perché a quelli della Macedonia e dell’Acaia è piaciuto di fare contribuzione per i poveri che sono fra i santi in Gerusalemme;[21] hanno dato volentieri, secondo le loro possibilità e anche al di là dei loro mezzi, pregandoci con molta insistenza di accettare il dono e di partecipare a questa sovvenzione per i santi;[22] nessuna chiesa mi fece parte di alcuna cosa, per quanto al dare e al ricevere, se non voi soli;[23] colui che è istruito nella Parola, faccia parte di tutti i suoi beni a colui che lo istruisce.[24]

Concetti generali della fratellanza

Come possiamo vedere, il senso più ampio di comunione fraterna (koinonia) ha a che fare con la nostra partecipazione nell’ampia gamma delle attività evangeliche: le benedizioni, le prove e le tribolazioni, la consolazione e la grazia. È un partecipare insieme della natura divina attraverso la grazia dataci da Dio. Comprende anche il vivere il Vangelo essendo generosi e dando agli altri.

Anche se la fratellanza include il riunirsi con altri cristiani, essa va oltre la partecipazione a un servizio o un’attività religiosa. Include la partecipazione al Vangelo, il lavorare in qualche modo con altre persone che diffondono il messaggio divino: pregare per loro e unirsi a loro nella missione in qualsiasi maniera possibile. Comprende il dare decime e offerte e sostenere chi s’impegna nella missione. È un associarsi a Dio e ad altri nel compito di dare il messaggio e raggiungere il mondo con la salvezza.

L’apostolo Paolo utilizzò la parola koinonia anche per descrivere l’unità e il legame che dovrebbe esistere tra cristiani. Scrivendo a proposito del dibattito in corso a Gerusalemme (se i gentili, cioè i non-ebrei, dovessero diventare ebrei ed essere circoncisi prima di poter essere cristiani),[25] Paolo disse che Giacomo, il fratello di Gesù, e gli apostoli Pietro e Giovanni avevano dato a lui e a Barnaba “la mano di associazione” o “in segno di comunione” — cioè di koinonia.[26] Questo significava che sarebbero rimasti uniti come fratelli nella fede, anche se gli apostoli a Gerusalemme avrebbero continuato il loro lavoro con gli ebrei e il ministero di Paolo si sarebbe invece rivolto ai gentili. Ciò indica l’importanza del fatto che i cristiani di tutte le confessioni rimangano in unità e comunione anche quando sono impegnati in ministeri diversi, o seguono diverse interpretazioni teologiche.

Presa nel contesto generale del significato dell’originale greco, la comunione fraterna abbraccia una gamma molto più ampia di quanto si pensi normalmente. Si può vederla come partecipazione nell’intero sistema della fede. Include i nostri rapporti con Dio e gli altri cristiani, su livelli più profondi del semplice riunirsi insieme. Ma anche ritrovarsi insieme è una parte importante della comunione fraterna.

Riunirsi per incontri di fratellanza cristiana, in linea con il significato di koinonia, ha a che fare con la condivisione della vita spirituale. È più profondo del semplice socializzare tra cristiani. Naturalmente quest’ultima cosa è una parte utile e necessaria della nostra vita, e contribuisce a darci l’equilibrio necessario, quindi la socializzazione può far parte della nostra comunione spirituale; ma non ne è l’unico fattore. Nella comunione spirituale è compreso il ritrovarsi con altri cristiani per confidarsi, parlare gli uni con gli altri della nostra vita per il Signore, discutere problemi e soluzioni riguardanti il modo di vivere il nostro discepolato, pregare gli uni per gli altri e chiedere buoni consigli a fratelli e sorelle. Comprende anche leggere le Scritture, lodare, pregare e adorare insieme.

Questo tipo di fratellanza può esserci quando si riunisce un gruppo più ampio di cristiani, o quando ci si trova in due o tre. Alcuni aspetti della fratellanza possono presentarsi anche in un momento di socializzazione, per esempio durante un pranzo o una cena, o quando si è fuori a far compere con un altro credente e così via, a patto che utilizziate quel tempo per avere un contatto con il Signore, magari attraverso la preghiera o una discussione spirituale incentrata su di Lui, sulla vostra fede, sulla vostra crescita spirituale e sulle cose che state imparando, oppure scambiando richieste di preghiera ecc. Naturalmente ciò avviene anche quando vi riunite specificamente per adorazione, preghiera, comunione ecc., a prescindere dal numero di persone coinvolte.

Donald Whitney ha scritto:

Qualunque sia il tipo di ambiente sociale in cui ha luogo la fratellanza, essa dovrebbe comprendere la condivisione della vita di Cristo a parole e a fatti. Vivendo come Cristo quando ci raduniamo, c’incoraggiamo a vicenda a vivere come cristiani. Esprimendoci come Cristo quando parliamo di argomenti spirituali, ci stimoliamo a vicenda a vivere religiosamente.[27]

La disciplina spirituale della fratellanza include il dedicare tempo a riunirsi con altri cristiani per partecipare insieme alla nostra vita di fede, al nostro cammino con il Signore, alla nostra vita di culto e di preghiera, e a rafforzarci a vicenda in Cristo. Come con tutte le discipline, la sua pratica richiede azione, tempo, impegno e deliberazione. Come scrisse l’autore di Ebrei:

Cerchiamo anche di stimolarci a vicenda nella carità e nelle opere buone, senza disertare le nostre riunioni, come alcuni hanno l’abitudine di fare[28]

Come si mette in pratica la disciplina della fratellanza

Come disciplina spirituale, la fratellanza inizia con la nostra comunione personale con Dio, perché è come risultato di ciò che siamo in grado di avere una vera comunione con i nostri fratelli. Interagisce con le altre discipline spirituali come la preghiera, il dare e l’evangelizzazione. Si sforza consapevolmente di raggiungere una forte comunione con Dio e con altri cristiani. Cerca di vivere la Parola di Dio nei riguardi dei fratelli nella fede, per seguire il comandamento che Gesù diede ai suoi discepoli di amarsi gli uni gli altri come Lui ha amato noi.[29]

La fratellanza come disciplina consiste nel seguire i criteri spirituali del nostro rapporto con gli altri credenti, come:

Continuate nell’amore fraterno.[30]

Non fate nulla per spirito di parte o per vanagloria, ma ciascuno, con umiltà, stimi gli altri superiori a se stesso, cercando ciascuno non il proprio interesse, ma anche quello degli altri.[31]

Portate i pesi gli uni degli altri, e così adempirete la legge di Cristo.[32]

Fratelli, se uno è sorpreso in qualche fallo, voi che siete spirituali, rialzatelo con spirito di mansuetudine.[33]

Se un membro soffre, tutte le membra soffrono; mentre se un membro è onorato, tutte le membra ne gioiscono insieme.[34]

Vegliando a questo scopo con ogni perseveranza e pregando per tutti i santi.[35]

Praticare la disciplina spirituale della fratellanza nel suo concetto più pieno comincia con il mantenersi in stretto contatto con Dio. A ciò segue la partecipazione ai vari aspetti della nostra fede ­— condividere con altri le nostre benedizioni, lavorare con gli altri credenti e riunirci con loro. Se mettiamo in pratica queste cose, modelleremo la nostra fratellanza sulle immagini verbali usate per descrivere la stretta connessione e solidarietà di cui godevano i membri della prima chiesa.[36] Erano chiamati membri della famiglia di Dio[37] e famiglia della fede.[38] In quanto adottati nella famiglia di Dio,[39] erano governati da amore, dolcezza, compassione e umiltà.[40]

La nostra comunione spirituale con Dio e con altri è una parte importante del vivere la nostra fede e del portare frutto nella nostra vita e in quella degli altri. Come membra del corpo di Cristo, dovremmo sforzarci di camminare nella luce come Lui è nella luce, così da avere tra di noi una comunione fraterna più completa e più profonda.


Nota

Se non altrimenti indicato, tutte le citazioni bibliche sono tratte da: La Nuova Diodati, © Edizioni La Buona Novella, Bari. Tutti i diritti riservati.


[1] Dopo aver generato Methuselah, Enok camminò con Dio trecento anni e generò figli e figlie (Genesi 5,22).

Noè fu uomo giusto e irreprensibile tra i suoi contemporanei. Noè camminò con Dio (Genesi 6,9).

[2] Non sei stato tu, il nostro Dio, che ha scacciato gli abitanti di questo paese davanti al tuo popolo Israele e l’ha dato per sempre alla discendenza del tuo amico Abrahamo? (2 Cronache 20,7)

[3] Così l’Eterno parlava con Mosè faccia a faccia, come un uomo parla col proprio amico (Esodo 33,11).

[4] L’Eterno si è cercato un uomo secondo il suo cuore, e l’Eterno lo ha stabilito principe del suo popolo (1 Samuele 13,14).

[5] Bruce Demarest in W. A. Elwell e B. J. Beitzel, eds., in Baker Encyclopedia of the Bible (Grand Rapids, MI: Baker Book House, 1988).

[6] Giovanni 14,23.

[7] Ibid.

[8] Giovanni 14,20–21.

[9] 1 Giovanni 1,2–3.

[10] Apocalisse 21,2–3.

[11] 1 Giovanni 1,7.

[12] 2 Corinzi 8,23.

[13] Apocalisse 1,9.

[14] Ebrei 10,32–33.

[15] 2 Corinzi 1,7.

[16] Romani 11,17 NR.

[17] 1 Corinzi 9,23 NR.

[18] Filippesi 1,7.

[19] 2 Pietro 1,4.

[20] 2 Corinzi 9,13.

[21] Romani 15,26.

[22] 2 Corinzi 8,3–4.

[23] Filippesi 4,15.

[24] Galati 6,6.

[25] Avendo conosciuto la grazia che mi era stata data, Giacomo, Cefa e Giovanni, che sono reputati colonne, diedero a me e a Barnaba la mano di associazione (o: in segno di comunione – NR), affinché noi andassimo fra i gentili, ed essi fra i circoncisi (Galati 2,9 LND).

[26] C. Brand, C. Draper, A. England, S. Bond, E. R. Clendenen, & T. C. Butler, eds., “Felloes,” in Holman Illustrated Bible Dictionary (Nashville, TN: Holman Bible Publishers, 2003).

[27] Donald S. Whitney, Spiritual Disciplines for the Christian Life (Colorado Springs: Navpress, 1991), 241.

[28] Ebrei 10,24–25 CEI.

[29] Giovanni 15,12.

[30] Ebrei 13,1.

[31] Filippesi 2,3–4 NR.

[32] Galati 6,2.

[33] Galati 6,1.

[34] 1 Corinzi 12,26.

[35] Efesini 6,18 CEI.

[36] Bruce Demarest in W. A. Elwell and B. J. Beitzel, eds., in Baker Encyclopedia of the Bible (Grand Rapids, MI: Baker Book House, 1988).

[37] Così dunque non siete più né stranieri né ospiti; ma siete concittadini dei santi e membri della famiglia di Dio (Efesini 2,19 NR).

[38] Mentre dunque abbiamo l’opportunità, facciamo del bene a tutti, ma principalmente a coloro della famiglia della fede (Galati 6,10).

[39] Galati 4,4–6, Quando è venuto il compimento del tempo, Dio ha mandato suo Figlio, nato da donna, sottoposto alla legge, perché riscattasse quelli che erano sotto la legge, affinché noi ricevessimo l’adozione. Ora perché voi siete figli, Dio ha mandato lo Spirito del Figlio suo nei vostri cuori che grida: «Abba, Padre».

[40] Filippesi 2,1–4: Se dunque vi è qualche consolazione in Cristo, qualche conforto d’amore, qualche comunione di Spirito, qualche tenerezza e compassione, rendete perfetta la mia gioia, avendo uno stesso modo di pensare, uno stesso amore, un solo accordo e una sola mente non facendo nulla per rivalità o vanagloria, ma con umiltà, ciascuno di voi stimando gli altri più di se stesso. Non cerchi ciascuno unicamente il proprio interesse, ma anche quello degli altri.


Titolo originale: The Spiritual Disciplines: Fellowship
Pubblicato originariamente in Inglese il 17 Giugno 2014
versione italiana affissa il 1 Marzo 2015;
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