Di Peter Amsterdam
Agosto 15, 2012
Nel racconto della creazione, nel primo capitolo della Genesi, gli esseri umani furono l’ultima cosa a essere creata. L’universo e tutto ciò che esso contiene — il sole, la luna, le stelle, i pianeti, gli oceani, le terre, gli animali, i pesci e gli uccelli — furono creati prima degli esseri umani. La Bibbia afferma che Dio creò Adamo, il primo uomo, e in seguito creò Eva, la prima donna. (In questa sezione di articoli ci concentreremo su argomenti concernenti gli esseri umani. Prenderemo in esame la creazione di tutte le altre cose in una futura sezione della serie Al cuore di tutto.)
Quando si tratta dell’origine dell’umanità il cristianesimo segue l’insegnamento biblico secondo il quale, storicamente, Dio creò il primo uomo e la prima donna. Senza entrare nei particolari del periodo temporale in cui Dio possa aver creato il mondo e l’umanità, la storia della creazione di Adamo ed Eva e della loro esistenza non è vista come mitologica o come costruzione letteraria. Al contrario, la tipica interpretazione cristiana è che furono persone reali che vissero nel contesto storico del mondo.
Il Vecchio Testamento fornisce continuità e connessione tra Adamo e le altre figure storiche del periodo veterotestamentario e indica il collegamento tra la generazione del primo uomo e quelle che la seguirono storicamente. (È possibile che queste genealogie non includano tutte le generazioni, ma solo le principali o le più importanti; così ci potrebbero essere stati più tempo e più generazioni di quelle elencate.) Il quinto capitolo della Genesi indica la genealogia da Adamo a Noè e i suoi figli.[1] Il terzo capitolo di Luca dà la genealogia da Adamo a Gesù.[2] Il Nuovo Testamento indica chiaramente che Adamo è una figura storica.
Così sta anche scritto: «Il primo uomo, Adamo, divenne anima vivente»; ma l’ultimo Adamo è Spirito che dà la vita.[3]
Infatti è stato formato per primo Adamo e poi Eva.[4]
Il motivo per cui parlo della storicità di Adamo ed Eva, insieme al motivo per cui esprimo diversi altri concetti in quest’articolo, è che sono questioni che si ricollegano all’ingresso del peccato nell’umanità. Questo poi ha un collegamento importante con il piano divino della salvezza mediante Gesù, che esamineremo più in profondità in seguito in questa serie.
Sulla storicità di Adamo ed Eva e della narrativa della Genesi, J. I. Packer fa il seguente commento:
Sebbene nel suo racconto usi uno stile piuttosto figurativo, la Genesi ci chiede di leggerlo come storia; nella Genesi Adamo è collegato ai patriarchi e con essi al resto dell’umanità tramite un elenco genealogico (capitoli 5, 10 e 11) che lo pone all’interno della storia spazio-temporale, alla stregua di Abramo, Isacco e Giacobbe. [...] L’affermazione di Paolo, “tutti muoiono in Adamo” (1 Corinzi 15,22), si limita a rendere esplicito ciò che la Genesi già sottintende chiaramente.[5]
I seguenti versetti parlano specificamente della creazione dell’uomo e della donna; il primo, in Genesi 1, ne offre un quadro generale, e gli altri, in Genesi 2 e 5, ne parlano in maniera più precisa.
Poi Dio disse: “Facciamo l’uomo a nostra immagine e a nostra somiglianza”. [...] Così Dio creò l’uomo a sua immagine; lo creò a immagine di Dio; li creò maschio e femmina.[6]
Allora l’Eterno Dio formò l’uomo dalla polvere della terra, gli soffiò nelle narici un alito di vita, e l’uomo divenne un essere vivente.[7]
Allora l’Eterno Dio fece cadere un profondo sonno sull’uomo, che si addormentò; e prese una delle sue costole, e rinchiuse la carne al suo posto. Poi l’Eterno Dio con la costola che aveva tolta all’uomo ne formò una donna e la condusse all’uomo. E l’uomo disse: “Questa finalmente è ossa delle mie ossa e carne della mia carne. Lei sarà chiamata donna perché è stata tratta dall’uomo”.[8]
Nel giorno in cui Dio creò l’uomo lo fece a somiglianza di Dio. Li creò maschio e femmina, li benedisse e diede loro il nome di uomo, nel giorno in cui furono creati.[9]
L’uomo e la donna, Adamo ed Eva, furono creati da Dio. Furono creati entrambi a immagine e somiglianza di Dio che, una volta creatili, li denominò Uomo. In passato era normale utilizzare il termine uomo, o uomini, in riferimento alla razza umana, sia uomini che donne. Oggi si tende a farlo di meno, utilizzando più comunemente termini come esseri umani e umanità, per evitare ogni disparità sessuale. A causa di una certa suscettibilità, nella maggior parte dei casi, parlando e scrivendo, è considerato più appropriato utilizzare questi ultimi termini, ed è quello che ho fatto in questa serie e continuerò a fare, con qualche eccezione. Nella maggior parte delle traduzioni bibliche, comunque, è utilizzato il termine uomo, basandosi sul fatto che è il nome che Dio diede originariamente all’umanità in generale, uomini e donne. Forse era un modo in cui Dio voleva esprimere l’uguaglianza dei sessi, anche se in genere hanno ruoli diversi.
Come citato sopra, in Genesi 1,26-27 Dio disse: Facciamo l’uomo a nostra immagine e a nostra somiglianza [...] lo creò a immagine di Dio; li creò maschio e femmina. Come abbiamo spiegato in Al cuore di tutto: la Trinità, Dio esiste come pluralità, come Trinità, tre persone in una. Quando Dio creò i primi esseri umani, maschio e femmina, li chiamò uomo. Li creò con un certo grado di pluralità. Come il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo avevano un rapporto amorevole tra loro prima della creazione del mondo,[10] così Dio creò Adamo ed Eva, e i loro discendenti, in grado di amare, comunicare e interagire nel matrimonio — per il quale due persone, un uomo e una donna, diventano una sola carne. Li mise anche in grado di avere rapporti personali complessi come famiglie, oltre che amicizie e comunità. Questi rapporti personali dimostrano somiglianza con il rapporto del Dio-persona all’interno della Divinità (Padre, Figlio e Spirito Santo).
Il teologo Wayne Grudem lo spiega così:
L’unità interpersonale può essere particolarmente profonda nella famiglia umana e anche nella nostra famiglia spirituale, la chiesa. Tra gli uomini e le donne, in questa epoca, l’unità interpersonale raggiunge la sua espressione più completa nel matrimonio, per il quale marito e moglie diventano, in un certo senso, due persone in una: “Perciò l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e saranno una sola carne” (Genesi 2,24). Quest’unità non è soltanto fisica; è anche un’unità spirituale ed emotiva con dimensioni profonde. Un marito e una moglie uniti in matrimonio sono persone che “Dio ha unito insieme” (Matteo 19,6).
Qui troviamo qualche elemento simile: come c’erano comunione, comunicazione e condivisione della gloria tra i membri della Trinità prima che fosse creato il mondo (vedi Giovanni 17,5.24), così Dio creò Adamo ed Eva in modo tale che condividessero amore e comunicazione e si rendessero reciprocamente onore nel loro rapporto. Naturalmente, quest’espressione della Trinità si sarebbe manifestata in vari modi all’interno della società umana, ma sarebbe esistita fin dall’inizio nell’unione intima del matrimonio.[11]
Questo è un esempio dei punti che l’uomo ha in comune con Dio, essendo creato a sua immagine e somiglianza. (Prenderemo in esame il tema della creazione dell’uomo a immagine e somiglianza di Dio nel prossimo articolo; comunque è importante accennarvi qui nella discussione sulla creazione dell’uomo come maschio e femmina.)
Che Dio abbia creato il maschio e la femmina entrambi a sua immagine, esprime l’uguaglianza dei sessi. Sono entrambi ugualmente umani. Come il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono tutti ugualmente Dio nella loro essenza, uomo e donna sono ugualmente umani nella loro essenza. Sono uguali come persona e uguali per importanza.
Wayne Grudem lo esprime in questo modo:
Se siamo fatti entrambi a immagine di Dio, allora certamente uomini e donne sono ugualmente importanti per Dio ed ugualmente preziosi. Abbiamo valore uguale davanti a Lui per l’eternità. Il fatto che le Scritture dicano che uomini e donne sono entrambi fatti “a immagine di Dio” dovrebbe escludere ogni sentimento d’orgoglio o d’inferiorità, o ogni idea che un sesso sia “migliore” o “peggiore” dell’altro. In particolare, contrariamente a molte culture e religioni non-cristiane, nessuno dovrebbe sentirsi orgoglioso o superiore perché è uomo e nessuna dovrebbe sentirsi delusa o inferiore perché è donna. Se Dio ci ritiene di ugual valore, questo risolve la questione, perché la valutazione divina è il vero parametro del valore di una persona per l’eternità.[12]
Il Nuovo Testamento, anche se scritto all’interno di una società molto maschilista, insegna l’uguaglianza delle donne davanti a Dio. Un esempio fondamentale di ciò è l’infusione dello Spirito Santo in maniera uguale in uomini e donne.
E avverrà negli ultimi giorni, dice Dio, che spanderò del mio Spirito sopra ogni carne; e i vostri figli e le vostre figlie profetizzeranno, i vostri giovani avranno delle visioni e i vostri vecchi sogneranno dei sogni. In quei giorni spanderò del mio Spirito sopra i miei servi e sopra le mie serve, e profetizzeranno.[13]
Parlando dei doni dello Spirito Santo, sia Paolo sia Pietro fanno notare che essi sono dati a “ciascuno”, indicando che entrambi i sessi sono in grado di riceverli. Sapere e testimoniare che lo Spirito è sparso sopra ogni carne, servi e serve, indica chiaramente che ai tempi del Nuovo Testamento c’erano donne con doni spirituali.
Or tutte queste cose le opera quell’unico e medesimo Spirito, che distribuisce i suoi doni a ciascuno in particolare come vuole.[14]
Ciascuno metta al servizio degli altri il dono che ha ricevuto, come buoni amministratori della multiforme grazia di Dio.[15]
Ripartiti il giorno seguente, noi che eravamo compagni di Paolo, arrivammo a Cesarea e, entrati in casa di Filippo l’evangelista che era uno dei sette, restammo presso di lui. Or egli aveva quattro figlie vergini, che profetizzavano.[16]
Nei suoi anni sulla terra, Gesù si fece dovere di infrangere i tabù sociali sfavorevoli alle donne. Parlò con loro in pubblico;[17] parlò alla Samaritana da solo;[18] approvò il comportamento della donna che si sciolse i capelli e lo toccò a casa del fariseo Simone;[19] ebbe come seguaci donne che viaggiavano con Lui e con i suoi discepoli[20] — tutti gesti culturalmente inaccettabili nella società ebraica di quei tempi.
A proposito dell’interazione di Gesù con le donne, Kenneth E. Bailey, autore di Gesù visto attraverso occhi mediorientali, dice questo:
La donna [al pozzo] si avvicinò. Vedendola, Gesù avrebbe dovuto ritirarsi cortesemente ad almeno sei metri di distanza, indicandole che era sicuro e culturalmente appropriato avvicinarsi al pozzo. Gesù non si mosse quando lei si avvicinò. [...] Gesù chiese da bere [...] infranse il tabù sociale contro il parlare a una donna, specialmente in un luogo isolato, senza testimoni. [...] In una società come quella di un villaggio, uno straniero non poteva stabilire un contatto visivo con gli occhi di una donna in un luogo pubblico. [...] Gesù non si limitò a parlare con le donne, ma le invitò nel suo gruppo di discepoli, fu finanziato da loro e alcune di loro viaggiarono con Lui (Luca 8,1-3). La natura radicale dei cambiamenti introdotti da Gesù nell’atteggiamento verso le donne va oltre ogni descrizione..[21]
Parlando della donna che lavò i piedi di Gesù e li asciugò con i propri capelli, Bailey ha scritto:
La donna si scoprì il capo e “toccò” Gesù! In una società mediorientale tradizionale, dai giorni dei rabbini ebraici al presente, una donna era ed è obbligata a coprirsi il capo in pubblico. La Mishnah[22] elenca le offese che giustificano il divorzio di un uomo dalla moglie senza darle una ketubah (ricompensa finanziaria). Tra i punti elencati vi è: “se esce di casa con i capelli sciolti, o fila la lana per strada, o parla con un uomo”. [...] Se uscire con “i capelli sciolti” può causare un simile disastro personale e finanziario, allora chiaramente un tale atto era considerato un’offesa intollerabile con conseguenze terribili. [...] Gesù avrebbe dovuto dimostrarsi imbarazzato per il “tocco” di questa donna e scioccato che si fosse sciolta i capelli. Tutti i presenti si sarebbero aspettati che giudicasse istintivamente questi gesti come estranei a un “comportamento accettabile” e respingesse la donna. [...] Con sorpresa di tutta la folla, però, Gesù lasciò che la situazione continuasse e accettò le sue azioni.[23]
Paolo sottolinea il principio dell’uguaglianza di tutti, compresa l’uguaglianza dei sessi, all’interno della chiesa:
Poiché voi tutti che siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo. Non c’è né Giudeo né Greco, non c’è né schiavo né libero, non c’è né maschio né femmina, perché tutti siete uno in Cristo Gesù.[24]
La scrittrice cristiana Amy Orr-Ewing fa la seguente osservazione a proposito dell’accettazione delle donne da parte di Gesù e del ruolo della donna nella prima chiesa:
In contrasto con le norme culturali dell’epoca, Gesù prese l’abitudine di rivelare grandi verità teologiche alle donne. La prima persona a scoprire la vera identità di Cristo nel vangelo di Giovanni fu la samaritana al pozzo. Non dobbiamo sottovalutare la portata radicale di questo: Gesù stava rovesciando i tabù culturali insegnando alle donne e permettendo loro di essere sue discepole. In realtà è chiaro che le donne ebbero un ruolo completo e vitale nel ministero di Gesù, sia come esempi nei suoi insegnamenti sia come destinatarie degli stessi. Sebbene ciò sembri assolutamente giusto e corretto nel contesto del nostro ventunesimo secolo, dobbiamo ricordare com’era radicale nella Palestina del primo secolo. Gesù approvò e incluse intenzionalmente le donne. Vediamo una continuazione di questo atteggiamento nella prima chiesa dove le donne, da Lidia e Tabita alle figlie di Filippo, avevano vari ruoli. Pur essendo vero che negli scritti di Paolo ci sono due passi in particolare che sembrano contrari a questo, comandando ad alcune donne di fare silenzio e proibendo ad altre di insegnare, essi vanno letti e interpretati nel contesto del resto della Bibbia. Paolo stesso dà indicazioni alle donne su come profetizzare in pubblico e cita donne che insegnano, come Priscilla [1 Corinzi 11,4–5; Atti 18,24–26].[25]
James Leo Garrett esprime in questi termini il valore e la posizione delle donne nella Bibbia:
Sebbene il Vecchio e il Nuovo Testamento siano stati scritti entrambi nel contesto di società patriarcali con una grande enfasi sul dominio maschile, la Bibbia offre non poche prove del significato delle donne nella storia della salvezza. Nel Vecchio Testamento, Miriam, Debora ed Ester ebbero ruoli d’autorità. L’atteggiamento di Gesù verso le donne è riscontrabile negli episodi della samaritana adultera, della donna con l’emorragia, della siro-fenicia, di Maria e Marta, e di Maria Maddalena. La reazione di alcune donne a Gesù è visibile in Maria, Elisabetta e Anna. Paolo riconobbe l’autorità di donne come Febe e Priscilla.[26]
Come abbiamo spiegato in Al cuore di tutto: la Trinità, parte 2, anche se le tre Persone della Trinità sono tutte ugualmente Dio, in essenza hanno ognuna ruoli e funzioni diverse all’interno della Divinità. La differenza nei loro ruoli non nega l’uguaglianza, la divinità o la personalità del Padre, del Figlio o dello Spirito Santo.
L’uomo e la donna, anche se ugualmente creati a immagine di Dio e uguali per personalità ed essenza, hanno anch’essi ruoli diversi secondo le Scritture. Nei versetti riguardanti la creazione della donna viene espresso questo concetto di diversità di ruolo.
Poi l’Eterno Dio disse: “Non è bene che l’uomo sia solo; Io gli farò un aiuto conveniente [o adatto] a lui”.[27]
E l’Eterno Dio formò dalla terra tutti gli animali dei campi e tutti gli uccelli dei cieli e li condusse dall’uomo per vedere come li avrebbe chiamati; e in qualunque modo l’uomo avesse chiamato ogni essere vivente, quello doveva essere il suo nome. E l’uomo diede dei nomi a tutto il bestiame, agli uccelli del cielo e ad ogni animale dei campi; ma per l’uomo non si trovò alcun aiuto conveniente per lui. Allora l’Eterno Dio fece cadere un profondo sonno sull’uomo, che si addormentò; e prese una delle sue costole, e rinchiuse la carne al suo posto. Poi l’Eterno Dio con la costola che aveva tolta all’uomo ne formò una donna e la condusse all’uomo. E l’uomo disse: “Questa finalmente è ossa delle mie ossa e carne della mia carne. Lei sarà chiamata donna perché è stata tratta dall’uomo”: Perciò l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e saranno una sola carne.[28]
Anche se Eva fu creata dopo Adamo, Dio dichiarò che l’uomo e la donna erano fatti entrambi a sua immagine. Creando la donna, Dio creò un aiuto adatto all’uomo. In questa si vede la prima indicazione che esistono ruoli diversi per l’uomo e per la donna, con l’uomo nel ruolo di guida. Questa designazione della donna come aiuto per suo marito e dell’uomo con un ruolo di guida fu fatta prima del peccato originale, quindi non avvenne dopo la Caduta. Anche se a causa della Caduta ci furono cambiamenti nell’applicazione di questi ruoli, la differenza tra di essi era stata stabilita prima che intervenisse il peccato.
Altre indicazioni nella differenza di ruoli sono: Adamo fu creato per primo; Adamo ricevette la responsabilità di dare il nome agli animali e fu sempre lui a chiamare Eva “donna”; Dio parlò ad Adamo per primo dopo che entrambi peccarono; Adamo è visto come rappresentante dell’umanità. Questi fatti indicano che Adamo ha un ruolo di guida, come Dio Padre ha un ruolo di guida nella Trinità. Questo ruolo di autorità non diminuisce l’uguaglianza per quanto riguarda l’umanità, il valore, il merito o la virtù di ciascun sesso o individuo; esprime piuttosto una differenza di ruolo. Mentre all’interno della relazione uno ha una certa autorità, ricevuta da Dio, entrambi sono uguali in essere e in essenza, ugualmente importanti e significativi.
Nelle sue epistole, Paolo afferma:
Voglio però che sappiate che il capo di ogni uomo è Cristo, il capo della donna è l’uomo e il capo di Cristo è Dio.[29]
Come Dio Padre è il capo, o ha autorità sopra il Figlio, così l’uomo è il capo della moglie. C’è una distinzione d’autorità tra il marito e la moglie, con il marito come capo del matrimonio e della famiglia. Insieme a quest’autorità viene la responsabilità del marito di amare, curare e proteggere la moglie e la famiglia e provvedere ad esse. Anche se la Bibbia afferma l’autorità dell’uomo nel matrimonio, non dice che gli uomini debbano avere autorità sopra le donne in tutti i campi. Chiaramente ci sono esempi, nel Vecchio e nel Nuovo Testamento, di donne con ruoli di guida esternamente al matrimonio, indicando che ci sono dei momenti in cui le donne possono guidare gli uomini o avere autorità su di loro. Comunque, nel matrimonio il ruolo dell’uomo è quello di capofamiglia.
Anche se c’era una differenza di ruolo tra Adamo ed Eva, si presupponeva un’armonia nel loro rapporto, simile all’armonia e all’amore esistenti tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.
Gli autori Lewis e Demarest lo spiegano così:
Prima della Caduta, Adamo ed Eva godevano di una comunione ininterrotta con il loro Creatore e Sostenitore. Evidentemente era normale che s’incontrassero consciamente con il loro Creatore mattina e sera (Genesi 3,8). Anche all’interno della prima coppia c’era un rapporto fedele e amorevole. Non c’è evidenza di sospetto, invidia, gelosia o odio prima della Caduta. Il maschio e la femmina erano come Dio nel loro rapporto di rispetto, amore e fiducia reciproci.[30]
Quando Adamo ed Eva peccarono, la differenza di ruolo non mutò, ma l’armonia del loro rapporto sì, come Dio indicò quando disse che il desiderio della donna si sarebbe “rivolto verso suo marito ed egli avrebbe dominato su di lei”. Il significato dell’espressione “i tuoi desideri si volgeranno verso tuo marito” è stato largamente interpretato come il desiderio della donna di vincere il marito, o di ribellarsi contro il suo ruolo di capo all’interno del matrimonio, o toglierglielo, portando disunione e conflitto nella loro relazione. Dicendo che il marito “dominerà su di te”, s’intende che il marito avrebbe abusato della sua autorità per comandare dittatorialmente sulla moglie, causando conflitti nel rapporto.
Alla donna disse: “Io moltiplicherò grandemente le tue sofferenze e le tue gravidanze; con doglie partorirai figli: i tuoi desideri si volgeranno verso il tuo marito, ed egli dominerà su di te”.[31]
Wayne Grudem spiega:
Parlando di Adamo, Dio disse a Eva: “Dominerà su di te”. Qui la parola “dominerà” (in ebraico mashal) è un termine forte, normalmente usato per un governo monarchico, non per un ruolo d’autorità nella famiglia. La parola non implica alcuna “partecipazione nel governo” da parte dei governati, ma ha piuttosto delle sfumature di un uso dittatoriale, assoluto ed egoista dell’autorità, invece di uno considerato e premuroso. Il senso qui è che Adamo abuserà della propria autorità dominando rigidamente la moglie, introducendo pena e conflitto in un rapporto che in precedenza era armonioso. Non che Adamo non avesse autorità prima della Caduta; semplicemente dopo di essa ne abuserà. Così, in entrambi i casi, la maledizione causò una distorsione dell’autorità umile e considerata di Adamo e della sottomissione consapevole e spontanea di Eva a quell’autorità, come esistevano prima della caduta.[32]
Il Nuovo Testamento dice ai mariti cristiani di non essere duri con le proprie mogli e alle mogli di sottomettersi ai loro mariti.
Mogli, siate sottomesse ai mariti, come si conviene nel Signore. Mariti, amate le mogli e non v’inasprite contro di loro.[33]
La conclusione è che, sebbene le conseguenze del peccato abbiano portato conflitto nel rapporto tra il primo marito e la prima moglie, e in seguito in tutte le coppie sposate, i cristiani dovrebbero comportarsi nel loro matrimonio in maniera più simile ad Adamo ed Eva prima della caduta. Quando le Scritture dicono alle donne di sottomettersi ai loro mariti e agli uomini di non inasprirsi con le loro mogli, li sta indirizzando lontano dalle conseguenze del peccato e verso l’amore e l’armonia nel matrimonio. La salvezza, l’essere creature nuove, la rigenerazione e la crescita nella fede, dovrebbero portare a essere più simili a Cristo e a rivelare maggiormente l’immagine di Dio.
L’unione di un uomo e di una donna nel matrimonio ne fa una squadra; e perché una squadra abbia successo, è necessario che tutti in essa lavorino in unità e che ogni persona svolga correttamente il suo ruolo. Secondo le Scritture, il marito è il capitano nel matrimonio; ma il fatto che lo sia non annulla la necessità che la squadra lavori insieme in unità. Il capitano non deve essere un dittatore che non ascolta mai il consiglio degli altri membri della squadra; la squadra deve lavorare insieme in unità. Lo stesso vale per il matrimonio.
Se i mariti sono duri e dittatoriali, o se le mogli tentano di controllare il matrimonio, dovrebbero riconoscere tutti che questi atteggiamenti e questi comportamenti seguono quelli dell’umanità caduta nel peccato. Come nuove creature in Cristo, dovremmo essere maggiormente trasformati nella sua immagine e quindi rifletterlo nei nostri rapporti.
E noi tutti [...] siamo trasformati nella stessa immagine di gloria in gloria.[34]
Dio creò l’uomo e la donna a sua immagine e somiglianza. Quell’immagine e quella somiglianza continuano a esistere, anche se macchiate dal peccato. Agli occhi di Dio, uomini e donne sono uguali. Nel matrimonio gli uomini hanno ricevuto un ruolo di autorità; comunque c’è uguaglianza dei sessi in quanto a valore e personalità. Come cristiani, nel matrimonio dovremmo sforzarci di essere un’unione di due esseri umani uguali che adempiono i ruoli che Dio ci ha dato, con armonia, mutua comprensione e amore reciproco, seguendo l’esempio dell’unità all’interno della Trinità divina.
[1] Genesi 5,1–32.
[2] Luca 3,23–38.
[3] 1 Corinzi 15,45.
[4] 1 Timoteo 2,13.
[5] J. I. Packer, Concise Theology (Tyndale House Publishers, 1993), p. 81.
[6] Genesi 1,26–27.
[7] Genesi 2,7.
[8] Genesi 2,21–23.
[9] Genesi 5,1–2.
[10] Ora dunque, o Padre, glorificami presso di te della gloria che Io avevo presso di te prima che il mondo fosse (Giovanni 17,5).
Padre, Io voglio che dove sono Io, siano con me anche coloro che tu mi hai dato, affinché vedano la mia gloria che tu mi hai dato, perché tu mi hai amato prima della fondazione del mondo (Giovanni 17,24).
[11] Wayne Grudem, Systematic Theology, An Introduction to Biblical Doctrine (Grand Rapids: InterVarsity Press, 2000), p. 454–455.
[12] Wayne Grudem, Systematic Theology, an Introduction to Biblical Doctrine (Grand Rapids: InterVarsity Press 2000), p. 456.
[13] Atti 2,17–18.
[14] 1 Corinzi 12,11.
[15] 1 Pietro 4,10.
[16] Atti 21,8–9.
[17] Matteo 9,21–22; Matteo 15,21–28; Luca 13,11–13.
[18] Giovanni 4,4–26.
[19] Luca 7,36–44.
[20] Luca 8,1–3.
[21] Kenneth E. Bailey, Jesus Through Middle Eastern Eyes (Downers Grove: InterVarsity Press, 2008), p. 202–203.
[22] Il corpo principale della legge civile e religiosa ebraica, formante la prima parte del Talmud. Queste leggi furono tramandate oralmente fino alla prima stesura scritta nel 200 d.C. circa. (Dal dizionario Microsoft Encarta.)
[23] Kenneth E. Bailey, Jesus Through Middle Eastern Eyes (Downers Grove: InterVarsity Press, 2008), p. 248, 250.
[24] Galati 3,27–28.
[25] Amy Orr-Ewing, C’è discriminazione sessuale nella Bibbia? [Isn’t the Bible Sexist?] http://rzim.org/usa/usfv/tabid/436/articleid/11197/cbmoduleid/1133/default.aspx.
[26] James Leo Garrett, Jr., Systematic Theology, Biblical, Historical, and Evangelical, Vol. 1 (N. Richland Hills: BIBAL Press, 2000), p. 494.
[27] Genesi 2,18.
[28] Genesi 2,19–24.
[29] 1 Corinzi 11,3.
[30] Gordon R. Lewis and Bruce A. Demarest, Integrative Theology, Vol. 2 (Grand Rapids: Zondervan, 1996), p. 206.
[31] Genesi 3,16.
[32] Wayne Grudem, Systematic Theology, An Introduction to Biblical Doctrine (Grand Rapids: InterVarsity Press, 2000), p. 464.
[33] Colossesi 3,18–19.
[34] 2 Corinzi 3,18.
Titolo originale: The Heart of It All: Humanity – The Creation of Man as Male and Female
Pubblicato originariamente in Inglese il 24 Luglio 2012
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