Vivere il Cristianesimo: i Dieci Comandamenti (Proteggere la vita umana, parte 4)

Di Peter Amsterdam

Maggio 26, 2020

Eutanasia

[Living Christianity: The Ten Commandments (Safeguarding Human Life, Part 4)]

(I punti presentati in questo articolo sono tratti da Christian Ethics, di Wayne Grudem.1)

Nessuno di noi sa quando incontrerà la morte e come cristiani crediamo che quel momento sia nelle mani di Dio.2 Immagino che la maggior parte di noi speri di condurre una vita lunga e felice e che quando raggiungeremo una buona e veneranda età avremo una morte indolore alla presenza dei nostri cari, così da poter esprimere il nostro amore e fare i nostri ultimi saluti. Naturalmente, per molti la morte non arriva in quel modo e spesso le persone sperimentano vari livelli di dolore e difficoltà man mano che invecchiano e l’ora della morte si avvicina.

In alcuni paesi (per lo più occidentali) per le persone che soffrono dolori intollerabili a causa di malattie incurabili è diventato legale porre termine alla propria vita mediante assistenza medica per evitare interminabili sofferenze. Questa pratica è chiamata eutanasia. Questa parola deriva dal greco: eu significa “buona” o “bene” e thanatos significa “morte”; quindi indica “una buona morte”. La questione dell’eutanasia in genere sorge nel caso di malati terminali che soffrono di dolori cronici e non hanno più voglia di vivere. Entra in discussione anche nel caso di persone che hanno perso gran parte delle loro facoltà mentali a causa della demenza senile o che sono in uno stato di coma permanente. In questi casi è moralmente giusto intraprendere azioni destinate a mettere fine alla vita di qualcuno, se lo richiede? Oppure, se non è in grado di richiederlo, è giusto che i parenti o il medico decidano di intraprendere azioni che ne causeranno la morte?

Uno dei punti centrali nella discussione sulla moralità dell’eutanasia è il valore della vita umana. Il punto di vista cristiano è che la vita sia un dono di Dio. La vita umana possiede una dignità e un valore intrinseci perché l’uomo è stato creato da Dio a propria immagine e somiglianza.3 Di conseguenza la vita umana ha un valore di per sé. Gli anziani, gli infermi, le persone che soffrono disabilità mentali o fisiche, quelle in permanente stato vegetativo o prossime alla morte hanno tutte lo stesso valore di qualsiasi altro essere umano. Poiché tutti gli esseri umani hanno un valore intrinseco, il cristianesimo non accetta il concetto che sia morale eutanizzare una persona. Le Scritture affermano: Non uccidere;4 questo include la scelta di porre termine alla vita per terminare le sofferenze.

C’è chi afferma che i diritti individuali hanno un’importanza primaria, quindi una persona ha il diritto di mettere fine alla propria vita (oppure, nel caso di una persona in stato comatoso permanente che non ha anticipato chiare disposizioni di trattamento,5 un’altra persona autorizzata può fare la scelta per lei), se è malata, ha dolori insopportabili o è incapace di avere una certa qualità di vita.

Alcuni degli argomenti presentati da chi crede che l’eutanasia sia legittima sono:

Tutti gli individui hanno libero arbitrio. Ogni individuo quindi ha il diritto di fare delle scelte riguardanti il proprio corpo, il che include il mettere fine alla propria vita.

Una persona ha il diritto morale di morire con dignità. Le persone dovrebbero avere la possibilità di scegliere una morte dignitosa. Non c’è dignità in una morte lenta e dolorosa, quindi un individuo dovrebbe avere diritto all’eutanasia.

La mancanza di vita è meglio di una vita piena di sofferenza. Poiché la sofferenza può compromettere gravemente la qualità della vita di una persona, è meglio per quella persona morire che vivere soffrendo.

È un gesto di misericordia nei confronti del sofferente. Se la persona è in uno stato vegetativo permanente, il gesto compassionevole da fare è mettere fine alle sue sofferenze.

È un gesto di misericordia nei confronti della famiglia del sofferente. La persona malata non è l’unica a soffrire. Spesso i suoi familiari soffrono socialmente e fisiologicamente.

Solleva la famiglia da un grande peso finanziario. Una malattia grave può costituire un grande peso finanziario che può avere seri effetti sulla situazione finanziaria della sua famiglia.

Solleva la società in generale da un grande peso. Le spese mediche per gli anziani possono diventare un peso per la società.

In alcuni paesi, e in alcuni stati USA, l’eutanasia è legale. Poiché è legale, si può pensare che sia moralmente ammissibile.

Il punto di vista cristiano è molto diverso:

Una persona non ha il diritto morale di uccidersi o di uccidere qualcun altro a causa di una malattia. Il sesto comandamento dice: Non uccidere.6 Le Scritture insegnano che il momento della morte di una persona è nelle mani di Dio.

Io faccio morire e faccio vivere […] e nessuno può liberare dalla mia mano.7

Quando Giobbe udì che i suoi figli erano morti, disse:

Nudo sono uscito dal grembo di mia madre, e nudo tornerò in grembo alla terra; il SIGNORE ha dato, il SIGNORE ha tolto; sia benedetto il nome del SIGNORE.8

Non è un gesto di misericordia. Uccidere chi soffre non evita il tormento umano; infligge il tormento della morte. Togliere la vita di una persona inferma non è un gesto buono né giusto; le Scritture insegnano che è un male.

Si può imparare molto dalla sofferenza. L’apostolo Paolo scrisse:

Ci vantiamo anche nelle afflizioni, sapendo che l’afflizione produce perseveranza, la perseveranza esperienza e l’esperienza speranza.9

Nell’epistola di Giacomo leggiamo:

Considerate una grande gioia, fratelli miei, quando vi trovate di fronte a prove di vario genere, sapendo che la prova della vostra fede produce costanza. E la costanza compia in voi un’opera perfetta, affinché siate perfetti e completi, in nulla mancanti.10

La vita umana ha un valore enorme. Non si può stabilire alcun valore materiale per il valore spirituale di una vita fatta a immagine di Dio. Gesù disse:

Che gioverà infatti all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde l’anima sua?11

Indicò anche il valore della vita umana quando disse:

Osservate gli uccelli del cielo: essi non seminano, non mietono e non raccolgono in granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete voi molto più di loro?12

L’idea che uno debba mettere fine alla propria vita a causa del peso finanziario che le sue cure costituiranno per gli altri o per il governo, non si armonizza con la prospettiva divina del reale valore di ogni essere umano.

Il solo fatto che l’eutanasia sia legale in alcuni paesi non indica che sia moralmente giusta. Le leggi di un paese non sempre sono in linea con le leggi di Dio. Come cristiani siamo tenuti ad allineare le nostre scelte e le nostre decisioni agli insegnamenti delle Scritture. Perciò l’eutanasia non è un corso d’azione moralmente legittimo per un cristiano.

È necessaria una distinzione tra il fare attivamente qualcosa che affretta o causa la morte di una persona malata (l’eutanasia) e il permettere che uno muoia naturalmente a causa di una malattia senza interferire con quel processo. Anche se sarebbe immorale rifiutare a un malato dei normali mezzi di sostentamento come il cibo o l’acqua (anche se dispensati con tubi), non sarebbe necessariamente immorale togliere meccanismi salvavita innaturali come un respiratore automatico o un sistema di supporto vitale che mantiene il battito cardiaco, ma non può aiutare la persona a guarire dalla sua malattia e si limita a prolungarne la morte. Quando i sistemi di supporto vitale interferiscono con il processo naturale della morte, allora non è più moralmente obbligatorio continuare a usarli. Se una persona in stato di coma è avviata irreversibilmente alla morte, non ci sono impedimenti morali a permettere che il processo naturale della morte abbia il suo corso. Se uno ha firmato un ordine di non rianimazione, il suo desiderio dovrebbe essere rispettato.

Nel caso di una persona che soffre intensamente e non è in grado di comunicare i propri desideri riguardo ai medicamenti, è moralmente giusto somministrarle farmaci forti per alleviare il dolore. Vi si fa cenno nel libro dei Proverbi: Date bevande inebrianti a chi sta per perire.13 Un paziente terminale dovrebbe ricevere farmaci adatti ad alleviare il dolore. Farmaci come la morfina o altri oppioidi evitano ai malati dolori forti e continui mentre si avvicinano alla morte. A volte, comunque, questi farmaci affrettano la morte. In casi simili è moralmente ammissibile somministrarli? In alcuni casi lo sarebbe, perché lo scopo dei farmaci è di alleviare il dolore, non di uccidere il paziente.

Un altro autore spiega:

In casi del genere si potrebbe invocare il principio del doppio effetto. Quando la stessa azione provoca due effetti, uno buono e uno cattivo, la nostra responsabilità morale è desiderare quello buono. L’effetto cattivo è semplicemente un processo concomitante [che accompagna naturalmente] della buona azione; non vi è colpevolezza morale. Per esempio, quando è necessario amputare una gamba in cancrena, ci sono due effetti. Come prima cosa, si salva la vita di una persona. Secondariamente, il corpo sarà mutilato e handicappato. Questa cattiva conseguenza dell’amputazione, però, è controbilanciata dalla vita salvata. Similmente, a volte il dolore è così forte che i farmaci necessari a combatterlo affretteranno la morte. A volte alcuni pazienti muoiono per un intervento chirurgico, ma i possibili benefici sono più importanti dei rischi.14

I coautori di un altro libro sui problemi etici hanno scritto:

Nel caso di una persona che soffra terribilmente a causa di una malattia terminale, suggeriamo questo: fate ciò che è moralmente accettabile per alleviare il dolore e non costringete il paziente a sottoporsi a procedure o ad assumere medicine già dimostrate inefficaci o prive di benefici prevedibili. Comunque, per via del comando di non uccidere una vita innocente, non uccidete il paziente né aiutatelo a commettere suicidio. Se gli antidolorifici affrettano la morte, ma c’è l’intento di alleviare il dolore, la somministrazione di antidolorifici è moralmente ammissibile. In questo caso è applicabile il principio del doppio effetto.15

Anche se la morte è una parte inevitabile della vita, l’ora della nostra morte è nelle mani di Dio. Il suo comandamento – non uccidere – non include soltanto la morte di altri, ma anche il togliersi la vita mediante suicidio o eutanasia. Ci sono momenti in cui la vita può essere molto difficile e in quei frangenti mettervi fine può sembrare il modo migliore di sopportare i suoi problemi o le sue sofferenze, ma l’amore, la grazia e la forza di Dio sono sempre lì a nostra disposizione.

Dio è fedele e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze, ma con la tentazione vi darà anche la via d’uscita e la forza per sopportarla.16


Nota

Se non altrimenti indicato, tutte le citazioni bibliche sono tratte da: La Nuova Diodati, © Edizioni La Buona Novella, Bari. Tutti i diritti riservati.


1 Wayne Grudem, Christian Ethics (Wheaton: Crossway, 2018).

2 Salmi 31,15.

3 Vedi “Creato a immagine e somiglianza di Dio”, parte 1 e 2:

https://directors.tfionline.com/it/post/al-cuore-di-tutto-lumanita-immagine-somiglianza-1/https://directors.tfionline.com/it/post/al-cuore-di-tutto-lumanita-immagine-somiglianza-2/

4 Esodo 20,13.

5 Per informazioni sulle Disposizioni anticipate di trattamento (DAT o Testamento biologico), visita http://www.salute.gov.it/portale/dat/dettaglioContenutiDat.jsp?lingua=italiano&id=4954&area=dat&menu=vuoto

6 Esodo 20,13 .

7 Deuteronomio 32,39 NR.

8 Giobbe 1,21 NR.

9 Romani 5,3–4.

10 Giacomo 1,2–4.

11 Marco 8,36.

12 Matteo 6,26.

13 Proverbi 31,6.

14 Norman L. Geisler, Christian Ethics, Contemporary Issues & Options (Grand Rapids: Baker Academic, 2010), 177–78.

15 John S. Feinberg e Paul D. Feinberg, Ethics for a Brave New World (Wheaton: Crossway, 2010), 224.

16 1 Corinzi 10,13.


Pubblicato originariamente in inglese il 7 maggio 2019.

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