Al cuore di tutto: l’umanità

Agosto 19, 2012

di Peter Amsterdam

Fatti a immagine e somiglianza di Dio (prima parte)

Poi Dio disse: “Facciamo l’uomo a nostra immagine e a nostra somiglianza” […] Così Dio creò l’uomo a sua immagine; lo creò a immagine di Dio; li creò maschio e femmina.[1]

Come dice il versetto sopra citato, gli esseri umani (maschio e femmina) furono creati a immagine e somiglianza di Dio. Con questo Dio stava dicendo che avrebbe creato degli esseri simili a Lui. Non diceva che gli esseri umani sarebbero stati esattamente come Lui o che avrebbe creato altri esseri divini come Lui, ma piuttosto che essi avrebbero avuto delle somiglianze con Dio.

La parola ebraica usata per “immagine” è tselem, che significa aspetto, apparenza, somiglianza, copia. Un altro suo significato sarebbe qualcosa che “rappresenta qualcos’altro”. La parola ebraica tradotta come “somiglianza”, dĕmuwth, significa allo stesso modo qualcosa di “simile a”, “fatto come”. Queste due parole sono praticamente dei sinonimi. Così, parlando del tipo di creatura che avrebbe fatto, Dio disse che avrebbe creato esseri umani simili a Se stesso, allo stesso modo in cui una copia è simile all’originale, ma non è l’originale né è esattamente la stessa cosa. Le parole dĕmuwth (somiglianza) e tselem (immagine) sono entrambe usate ancora in questo versetto:

Adamo visse centotrent’anni e generò un figlio a sua somiglianza, conforme alla sua immagine, e lo chiamò Seth.[2]

Qui il significato è che Seth, anche se non era esattamente come suo padre, gli assomigliava sotto molti aspetti, come è spesso il caso tra genitori e figli. Questo versetto contribuisce a farci comprendere cosa significa a immagine e somiglianza di Dio.

Wayne Grudem lo spiega così:

È evidente che ogni modo in cui Seth assomigliava ad Adamo farebbe parte della somiglianza a lui e quindi di essere “conforme alla sua immagine”. Similmente, ogni modo in cui l’uomo è come Dio fa parte del suo essere a immagine e somiglianza di Dio.[3]

Gli esseri umani furono creati in modo da avere alcune somiglianze con Dio. Anche se Adamo ed Eva peccarono e divennero separati da Dio e anche se, a causa del peccato, tutta l’umanità è separata da Dio, ciò non ha del tutto annullato quell’immagine e somiglianza. Dopo aver distrutto nel diluvio tutta l’umanità, tranne Noè e la sua famiglia, Dio ripeté che gli esseri umani sono fatti a sua immagine. Anche nel Nuovo Testamento ci sono riferimenti a che le persone sono un’immagine di Dio.

Chiunque spargerà il sangue di un uomo, il suo sangue sarà sparso per mezzo di un uomo, perché Dio ha fatto l’uomo a sua immagine.[4]

Con essa [la lingua] benediciamo Dio e Padre, e con essa malediciamo gli uomini che sono fatti a somiglianza di Dio.[5]

Anche se gli esseri umani sono ancora fatti a immagine e somiglianza di Dio, non è esattamente lo stesso com’era prima della Caduta. Prima di peccare, Adamo ed Eva erano puri e in grado di “posse non peccare”, un termine teologico che significa che potevano non peccare. Sebbene potessero scegliere di peccare, potevano anche scegliere di non farlo e così restare senza peccato. Dopo la caduta erano diversi. La loro purezza morale era sparita, il loro desiderio e la loro capacità di restare in sintonia con la volontà divina erano distorti. Non avevano più la capacità di non peccare e quindi restare privi di peccato, perché da quel punto in poi loro, e tutta l’umanità dopo di loro, erano soggetti a “non posse non peccare”: non potevano non peccare. Da quel momento gli esseri umani divennero peccatori per natura e, anche se a volte possono astenersi dal peccato, è nel loro carattere peccare e sono privi della capacità di non farlo. Anche se siamo ancora nell’immagine di Dio, quell’immagine si è alterata per colpa del peccato.

La natura umana originale era quella dell’uomo prima della caduta, ma da quel momento la natura umana è stata corrotta dagli effetti del peccato. Felicemente, come cristiani possiamo contrastare alcuni effetti della nostra natura peccaminosa credendo nella Parola di Dio, rispettandola, assorbendola e mettendola in pratica; e al momento della risurrezione dei morti, quando i cristiani risusciteranno in gloria e si riuniranno al proprio corpo, saremo liberi dagli effetti della nostra natura umana peccaminosa. Ne riparleremo in seguito.

“Immagine” e “somiglianza” sono la stessa cosa?

Nella storia del cristianesimo ci sono stati diversi punti di vista sul significato di immagine e somiglianza di Dio. Alcuni dei primi Padri della Chiesa ritenevano che immagine (tselem) e somiglianza (dĕmuwth) rappresentassero due cose diverse. Alcuni pensavano che l’immagine avesse a che fare con caratteristiche corporee e la somiglianza con la natura spirituale dell’uomo. Altri insegnavano che l’immagine avesse a che fare con le caratteristiche dell’uomo in quanto tale e la somiglianza con le qualità non essenziali dell’uomo. Altri pensavano che l’immagine fosse la capacità di ragionare e la somiglianza fosse la giustizia originale.[6] Alcuni ritenevano che l’immagine fosse la mente razionale e il libero arbitrio, che gli esseri umani conservarono dopo la caduta, mentre la somiglianza era uno speciale dono di giustizia che andò perso a causa del peccato.

I cattolici oggi fanno una distinzione tra immagine e somiglianza, secondo la quale l’immagine rappresenta la ragione e il libero arbitrio, mentre la somiglianza è una speciale dispensazione di giustizia.[7] Credono che l’immagine, la mente razionale e il libero arbitrio rimasero immuni dalla caduta, ma la somiglianza, la giustizia addizionale, andò persa, ma viene ora restituita dal battesimo.

Martin Lutero aveva idee diverse e insegnava che immagine e somiglianza andarono perse quando l’uomo peccò, mentre l’intelletto e la volontà rimasero, sebbene indeboliti. Giovanni Calvino riteneva che l’Adamo prima della caduta fosse giusto e possedesse una santità vera che non era un dono addizionale, e che l’immagine si riferisse principalmente alla mente e al cuore. Asserì che l’immagine era stata distrutta e annientata dalla caduta, anche se ne rimanevano alcune tracce nell’umanità. Secondo le sue vedute, però, anche questo rimanente era menomato e completamente contaminato.[8]

Teologi successivi, e la maggioranza dei teologi moderni, credono che immagine e somiglianza non si riferiscano a cose diverse ma siano sinonimi e possano essere usati intercambiabilmente; e che l’uso di entrambe le parole sia un esempio di parallelismo sinonimico ebraico,[9] cioè la tecnica letteraria di sottolineare il punto espresso ripetendolo, che viene utilizzata molte volte nel Vecchio Testamento.

Anche se nel corso dei secoli sono state lanciate diverse teorie sull’immagine e la somiglianza e sul loro esatto significato, in nessun punto delle Scritture Dio afferma specificamente ed esattamente in che modo gli esseri umani siano fatti a sua immagine e somiglianza. Sembra che, come espresso più sopra da Wayne Grudem, sia meglio considerare che ogni modo in cui l’uomo è simile a Dio fa parte del suo essere fatto a immagine e somiglianza di Dio.

Caratteristiche uniche dell’umanità

Poiché gli esseri umani sono le uniche creature che Dio afferma essere fatte a sua immagine e somiglianza, ciò li rende significativamente diversi da tutte le creature animali. Anche se gli animali possono avere alcuni elementi di queste caratteristiche, o averle in qualche grado, l’uomo le possiede in maniera qualitativamente molto superiore. Ecco alcune delle similarità che possiamo vedere tra gli esseri umani e Dio, che le altre creature terrene non hanno, o non hanno allo stesso livello:

  • Come Dio è un essere plurale nella Trinità, similmente gli esseri umani rispecchiano parte di quella pluralità nel fatto che l’uomo e la donna sono due persone che diventano una sola carne nel matrimonio. (Vedi Al cuore di tutto: l’umanità — La creazione dell’uomo come maschio e femmina.)
  • Gli esseri umani sono persone. Interagiamo e stabiliamo rapporti personali profondi e complessi con gli altri.
  • Dio è spirito; gli esseri umani hanno uno spirito.
  • Abbiamo consapevolezza di noi stessi; siamo consci di quello che siamo, della nostra esistenza. Possiamo conoscere, esaminare e giudicare noi stessi.[10]
  • Possediamo libero arbitrio e auto-determinazione. Abbiamo la capacità di decidere tra varie possibilità e, dopo averne scelta una, possiamo muoverci verso il raggiungimento di quell’obiettivo.
  • Siamo esseri morali e abbiamo un senso interiore di ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.
  • Il nostro spirito immateriale e invisibile è immortale. Dio è sempre esistito e l’immortalità fa parte della sua essenza; essendo fatti a sua somiglianza (anche se non esattamente come Lui), gli spiriti degli esseri umani sono immortali, poiché vivono per sempre dopo la loro separazione dal corpo al momento della morte.
  • Siamo creature razionali con la capacità di pensare in modo logico, di ragionare, di essere consapevoli del passato, del presente e del futuro.
  • Siamo creativi. Anche se non creiamo allo stesso livello di Dio, possediamo creatività d’idee e pensieri e quindi possiamo “creare” opere musicali, artistiche e letterarie nuove.
  • Usiamo un linguaggio complesso per comunicare.
  • Proviamo una vasta gamma di emozioni. Alcuni animali con una parvenza d’“anima” dimostrano alcune emozioni, ma la varietà delle emozioni umane li sorpassa notevolmente.

J.I. Packer offre la seguente interpretazione:

Al momento della creazione, dunque, l’immagine di Dio nell’uomo consisteva: (a) nel fatto che l’uomo era un’“anima” o uno “spirito” (in Genesi 2,7, dove la CEI e la Nuova Diodati dicono correttamente “essere vivente”; e in Ecclesiaste 12,7), cioè una creatura simile a Dio, consapevole di sé e con una personalità propria, con una capacità divina di conoscere, pensare e agire; (b) nel fatto che l’uomo era moralmente integro, una qualità che perse con la Caduta e che ora viene progressivamente ripristinata in Cristo (Efesini 4,24; Colossesi 3,10); (c) nel dominio dell’uomo sull’ambiente. Di solito, e ragionevolmente, si aggiunge che (d) l’immortalità umana donata da Dio ed (e) il corpo umano, mediante il quale sperimentiamo la realtà, ci esprimiamo ed esercitiamo il nostro dominio, pertengono anch’essi all’immagine. Il corpo pertiene all’immagine, non direttamente, dato che Dio […] non ne ha uno, ma indirettamente, in quanto le attività simil-divine di esercitare dominio sopra la creazione materiale e dimostrare affetto agli altri esseri razionali rendono necessaria la nostra realtà corporea.[11]

Esistono altri modi in cui l’immagine e la somiglianza di Dio si manifestano nell’umanità, ma questi cinque sono tra i più significativi.

La bontà originale

La Bibbia dice che quando Dio completò la creazione affermò che tutto ciò che aveva fatto era molto buono. Questo includeva Adamo ed Eva. Dice anche che l’uomo fu creato onesto.

Allora Dio vide tutto ciò che aveva fatto, ed ecco, era molto buono. Così fu sera, poi fu mattina: il sesto giorno.[12]

Dio ha fatto l’uomo retto, ma gli uomini hanno ricercato molti artifici.[13]

Il Nuovo Testamento fa riferimento all’immagine e somiglianza di Dio come aventi a che fare con la conoscenza, la giustizia e la santità. Ciò indicherebbe che parte della natura dei primi due esseri umani, prima della caduta, includeva alcuni elementi di “conoscenza, vera giustizia e santità”.[14]

Ma ora deponete anche voi tutte queste cose: ira, collera, cattiveria; e non esca dalla vostra bocca maldicenza e alcun parlare disonesto. Non mentite gli uni agli altri, perché vi siete spogliati dell’uomo vecchio con i suoi atti, e vi siete rivestiti dell’uomo nuovo, che si va rinnovando nella conoscenza ad immagine di colui che l’ha creato.[15]

Per spogliarvi, per quanto riguarda la condotta di prima, dell’uomo vecchio che si corrompe per mezzo delle concupiscenze della seduzione, per essere rinnovati nello spirito della vostra mente e per essere rivestiti dell’uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e santità della verità.[16]

L’essere stati creati molto buoni, con elementi di conoscenza, giustizia e santità, avrebbe significato che Adamo ed Eva non erano stati creati con una condizione d’innocenza e moralmente neutri, ma piuttosto moralmente integri.

Dal momento in cui furono creati fino al momento in cui peccarono, Adamo ed Eva furono moralmente integri ed erano capaci di non commettere peccato. Non è possibile sapere per quanto tempo fossero in questo stato prima di peccare. Ciò che sappiamo è che il loro primogenito, Caino, e il loro secondogenito, Abele, nacquero dopo il loro peccato. Il loro terzo figlio, Seth, nacque dopo che Caino uccise Abele, il che significa che nacque qualche tempo dopo Caino e Abele. Secondo la genealogia riportata nel quinto capitolo della Genesi, Seth nacque quando Adamo aveva centotrenta anni, quindi è possibile che il periodo prima della caduta possa essere durato decenni.

Quando Adamo ed Eva peccarono, continuarono a essere a immagine e somiglianza di Dio; comunque, non erano più del tutto simili a Dio come prima. Non erano più moralmente integri come in precedenza, perché avevano scelto di disubbidire agli ordini divini. Il peccato corruppe la natura umana originale.

Cambiò anche il loro rapporto con Dio, perché furono scacciati dal Giardino e fu loro impedito di tornarci, per non “permettergli di stendere la sua mano per prendere anche dell’albero della vita perché, mangiandone, viva per sempre”. Insieme a questo entrò nella condizione umana anche la mortalità. Il fatto che Dio avesse detto loro che se avessero mangiato del frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male sarebbero certamente morti, implica che, se non ne avessero mangiato, non sarebbero morti. Le Scritture non ci dicono esattamente come sarebbe successo, ma esprimono chiaramente che la morte entrò nell’umanità a causa del peccato.

E l’Eterno Dio fece spuntare dal suolo ogni sorta di alberi piacevoli a vedersi e i cui frutti erano buoni da mangiare; in mezzo al giardino vi erano anche l’albero della vita e l’albero della conoscenza del bene e del male.[17]

E l’Eterno Dio comandò l’uomo dicendo: “Mangia pure liberamente di ogni albero del giardino; ma dell’albero della conoscenza del bene e del male non ne mangiare, perché nel giorno che tu ne mangerai, per certo morrai”.[18]

Mangerai il pane col sudore del tuo volto, finché tu ritorni alla terra perché da essa fosti tratto; poiché tu sei polvere, e in polvere ritornerai.[19]

E l’Eterno Dio disse: “Ecco, l’uomo è divenuto come uno di noi, perché conosce il bene e il male. Ed ora non bisogna permettergli di stendere la sua mano per prendere anche dell’albero della vita perché, mangiandone, viva per sempre”. Perciò l’Eterno Dio mandò via l’uomo dal giardino di Eden, perché lavorasse la terra da cui era stato tratto.[20]

Louis Berkhof lo ha spiegato così:

L’uomo, come era stato creato da Dio, non aveva in sé il seme della morte e non sarebbe necessariamente morto, grazie alla composizione originale della sua natura.[21]

J. Rodman Williams spiega:

Diciamolo chiaramente: la morte fisica non è assolutamente raffigurata come l’esito “naturale” dell’esistenza umana. “Ritornare alla polvere” non è il risultato del fatto che l’uomo è umano e finito, ma piuttosto il risultato della mancanza dell’uomo finito di accettare l’offerta che Dio fa di Se stesso, cercando invece i propri scopi orgogliosi.[22]

Il piano divino della salvezza

Il peccato di Adamo ed Eva portò cambiamenti enormi all’umanità. Le sue conseguenze portarono alla separazione tra Dio e il genere umano. Ciò causò una distorsione e una degradazione dell’immagine divina nell’uomo, così che questi non fu più moralmente puro, e fu costretto a vivere in uno stato di peccaminosità, senza più avere la capacità di non peccare. Perciò la Parola di Dio dice che tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio.[23]

Sebbene lo spirito umano sopravviva alla morte del corpo fisico, il corpo ritorna alla polvere, in conformità con il giudizio divino sul peccato.

Le conseguenze del peccato sull’umanità sono strettamente collegate al piano divino della salvezza. Queste conseguenze sono superate grazie all’incarnazione, alla morte, alla risurrezione e al ritorno di Gesù. La sua morte e risurrezione hanno portato alla salvezza delle nostre anime, significando con questo che i peccati dell’umanità sono stati riscattati da Cristo e che la redenzione è disponibile a tutti quelli che lo accettano. La separazione tra Dio e il credente non esiste più e la morte di Gesù ha portato alla riconciliazione tra Dio e chi riceve suo Figlio.

Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, tutte le cose sono diventate nuove. Ora tutte le cose sono da Dio, che ci ha riconciliati a sé per mezzo di Gesù Cristo e ha dato a noi il ministero della riconciliazione, poiché Dio ha riconciliato il mondo con sé in Cristo, non imputando agli uomini i loro falli, ed ha posto in noi la parola della riconciliazione.[24]

E voi stessi, che un tempo eravate estranei e nemici nella mente con le vostre opere malvagie, ora vi ha riconciliati nel corpo della sua carne, mediante la morte, per farvi comparire davanti a sé santi, irreprensibili e senza colpa.[25]

Infatti, se mentre eravamo nemici siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del suo Figlio, molto più ora, che siamo stati riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita. E non solo, ma anche ci vantiamo in Dio per mezzo del Signor nostro Gesù Cristo, tramite il quale ora abbiamo ricevuto la riconciliazione.[26]

Sebbene i corpi di tutti i credenti muoiano, al ritorno di Gesù questi corpi risusciteranno (e i corpi dei credenti ancora in vita in quel momento saranno immediatamente cambiati) e i loro spiriti si riuniranno ai corpi risorti per vivere in eterno.

Ecco, io vi dico un mistero: non tutti morremo, ma tutti saremo mutati in un momento, in un batter d’occhio, al suono dell’ultima tromba; la tromba infatti suonerà, i morti risusciteranno incorruttibili e noi saremo mutati, poiché bisogna che questo corruttibile rivesta l’incorruttibilità e questo mortale rivesta l’immortalità. Così quando questo corruttibile avrà rivestito l’incorruttibilità e questo mortale avrà rivestito l’immortalità, allora sarà adempiuta la parola che fu scritta: “La morte è stata inghiottita nella vittoria”.[27]

Ora vi diciamo questo per parola del Signore: noi viventi, che saremo rimasti fino alla venuta del Signore, non precederemo coloro che si sono addormentati, perché il Signore stesso con un potente comando, con voce di arcangelo e con la tromba di Dio discenderà dal cielo, e quelli che sono morti in Cristo risusciteranno per primi; poi noi viventi, che saremo rimasti, saremo rapiti assieme a loro sulle nuvole, per incontrare il Signore nell’aria; e così saremo sempre col Signore.[28]

Grazie all’amore, alla grazia e alla misericordia di Dio, manifestati nella morte e nella risurrezione di Gesù, gli esseri umani hanno ricevuto l’opportunità di superare tutti gli effetti dei loro peccati e della loro natura peccaminosa. La morte fisica sarà sconfitta quando risorgeremo e riceveremo corpi risorti e immortali. La separazione spirituale causata dal peccato scomparirà e sarà completamente ristabilita la comunione con Dio. Invece di essere come il primo uomo, l’uomo di polvere, Adamo, saremo come l’uomo celeste, Gesù, e porteremo la sua immagine.

Il primo uomo, tratto dalla terra, è terrestre; il secondo uomo, che è il Signore, è dal cielo.[29]

E come abbiamo portato l’immagine del terrestre, porteremo anche l’immagine del celeste.[30]


[1] Genesi 1,26–27.

[2] Genesi 5,3.

[3] Wayne Grudem, Systematic Theology, An Introduction to Biblical Doctrine (Grand Rapids: InterVarsity Press, 2000), p. 444.

[4] Genesi 9,6.

[5] Giacomo 3,9.

[6] Louis Berkhof, Systematic Theology (Grand Rapids: Wm. B. Eerdmans Publishing Company, 1996), p. 202.

[7] Gordon R. Lewis, and Bruce A. Demarest, Integrative Theology (Grand Rapids: Zondervan, 1996), Vol. 2, p. 124–125.

[8] James Leo Garrett, Jr., Systematic Theology, Biblical, Historical, and Evangelical, Vol. 1 (N. Richland Hills: BIBAL Press, 2000), p. 459.

[9] James Leo Garrett, Jr., Systematic Theology, Biblical, Historical, and Evangelical, Vol. 1 (N. Richland Hills: BIBAL Press, 2000), p. 153.

[10] Gordon R. Lewis and Bruce A. Demarest, Vol. 2 Integrative Theology (Grand Rapids: Zondervan, 1996), p. 150.

[11] J. I. Packer, Concise Theology, Chapter; Humanness (Tyndale House Publishers, 1993), p. 72.

[12] Genesi 1,31.

[13] Ecclesiaste 7,29.

[14] Louis Berkhof, Systematic Theology (Grand Rapids: Wm. B. Eerdmans Publishing Company, 1996), p. 204.

[15] Colossesi 3,8–10.

[16] Efesini 4,22–24.

[17] Genesi 2,9.

[18] Genesi 2,16–17.

[19] Genesi 3,19.

[20] Genesi 3,22–23.

[21] Louis Berkhof, Systematic Theology (Grand Rapids: Wm. B. Eerdmans Publishing Company, 1996), p. 209.

[22] J. Rodman Williams, Renewal Theology, Systematic Theology from a Charismatic Perspective, Vol. 1 (Grand Rapids: Zondervan, 1996), p. 259.

[23] Romani 3,23.

[24] 2 Corinzi 5,17–19.

[25] Colossesi 1,21–22.

[26] Romani 5,10–11.

[27] 1 Corinzi 15,51–54.

[28] 1 Tessalonicesi 4,15–17.

[29] 1 Corinzi 15,47.

[30] 1 Corinzi 15,49.


Titolo originale: The Heart of It All: Humanity –
Created in the Image and Likeness of God, Part 1
Pubblicato originariamente in Inglese il 31 Luglio 2012