Al cuore di tutto: l’umanità

Agosto 26, 2012

di Peter Amsterdam

Fatti a immagine e somiglianza di Dio (seconda parte)

L’articolo precedente descriveva il cambiamento che avvenne quando il peccato entrò nell’umanità: la degradazione dell’immagine e della somiglianza di Dio nell’umanità. Con tutto ciò, gli esseri umani sono ancora fatti a immagine di Dio, anche se non più così completamente.

Così, in che modo la nostra vita quotidiana è influenzata dalla conoscenza che tutti noi esseri umani siamo individualmente fatti a immagine di Dio? È importante? Dovrebbe influenzare i nostri pensieri e le nostre azioni? La risposta è semplicemente sì.

Il fatto che gli esseri umani siano la sola creazione che Dio ha detto di aver fatto a sua immagine e somiglianza dimostra che sono speciali ai suoi occhi. La Bibbia afferma che l’umanità è all’apice della creazione fisica e che Dio ha messo l’uomo lì perché regni sulla terra e se ne prenda cura.

Che cosa è l’uomo, perché te ne ricordi, e il figlio dell’uomo, perché lo visiti? Eppure tu lo hai fatto di poco inferiore a Dio, e lo hai coronato di gloria e di onore. Lo hai fatto regnare sulle opere delle tue mani e hai posto ogni cosa sotto i suoi piedi! Pecore e buoi tutti quanti, e anche le fiere della campagna, gli uccelli del cielo e i pesci del mare, tutto quello che passa per i sentieri del mare.[1]

Così Dio creò l’uomo a sua immagine; lo creò a immagine di Dio; li creò maschio e femmina. E Dio li benedisse; e Dio disse loro: “Siate fruttiferi e moltiplicatevi, riempite la terra e soggiogatela, e dominate sui pesci del mare, sugli uccelli del cielo e sopra ogni essere vivente che si muove sulla terra”.[2]

Dio ha reso gli esseri umani diversi da tutte le altre creature fisiche. Li ha messi sopra alle altre creature e li ha distinti da esse. Vediamo cosa ci dice di noi stessi l’essere fatti a immagine di Dio.

Il valore degli esseri umani

La cosa principale è che noi, come persone, abbiamo valore agli occhi di Dio. Ci ha reso diversi da tutte le altre cose create facendoci a sua immagine. Ci ha creato come esseri unici e ha soffiato in noi la vita.

Allora l’Eterno Dio formò l’uomo dalla polvere della terra, gli soffiò nelle narici un alito di vita, e l’uomo divenne un essere vivente.[3]

Il teologo e martire tedesco Dietrich Bonhoeffer afferma:

La Bibbia esprime la differenza essenziale tra questa opera di creazione e tutto il resto della precedente attività creatrice di Dio grazie al modo in cui la presenta. In ebraico, il plurale in questo punto indica il significato e la sublimità dell’azione del Creatore. Bisogna anche notare, comunque, che Dio non chiama semplicemente in vita l’umanità dalla non-esistenza, come aveva fatto con tutto il resto; invece siamo resi parte del piano divino, in un certo senso, e quindi diventiamo consapevoli che sta per succedere qualcosa di nuovo, qualcosa che non è ancora stato, qualcosa di completamente originale. E Dio disse: “Facciamo l’essere umano a nostra immagine, a nostra somiglianza”. L’umanità deve avere origine da Dio come l’ultima opera, l’opera nuova, come immagine di Dio nell’opera divina. Qui non c’è una transizione da qualcos’altro; qui c’è una nuova creazione.[4]

Dio ci ha creato come esseri dotati di personalità, in grado di avere un rapporto con Lui e con altri esseri umani. Ci ha creato come esseri con una combinazione di materiale e spirituale, dandoci corpo e spirito. Anche se tutti gli esseri umani hanno peccato contro di Lui, ci ama così tanto che ha fatto in modo che l’umanità potesse riconciliarsi con Lui grazie alla vita, morte e risurrezione di suo Figlio, Gesù. Dio ama le creature che portano la sua immagine; noi abbiamo valore per Lui.

Poiché, dunque, Dio dà valore agli esseri umani, ognuno di essi ha un suo valore intrinseco ed essenziale. Questo dovrebbe spingere anche noi a valutare ognuno di essi. Tutti gli esseri umani, qualunque sesso, razza, colore della pelle, o religione abbiano, sono creati uguali. Ogni persona porta in sé l’immagine di Dio e dovrebbe essere rispettata e trattata come tale. Il posto di una persona nella società o il valore che la società le attribuisce non hanno niente a che fare con il suo valore intrinseco.

Gli autori Lewis e Demarest lo spiegano così:

Ogni persona ha un valore e un significato temporale ed eterno inestimabile. Ognuna d’esse ha questo valore interiore inalienabile in quanto creazione divina fatta a immagine di Dio. Il suo valore supera quello del suo corpo meraviglioso o quello di essere l’animale più intelligente sulla terra. Il suo valore non diminuisce quando per qualche motivo e per qualche periodo non è utile alla società — che si tratti della sua famiglia, della sua chiesa o della sua nazione. Ogni essere umano vivente — che sia povero o ricco, femmina o maschio, istruito o non istruito, più chiaro o più scuro — ha un suo valore intrinseco perché è una persona eternamente esistente, attiva e spirituale come Dio.[5]

I neonati, i bambini, gli anziani, gli ammalati, i disabili, i ritardati mentali, i nati morti, gli affamati, le vedove e i carcerati, quelli con cui non si va d’accordo e perfino i nemici — ogni essere umano, qualunque siano le sue condizioni, le sue circostanze, o le sue convinzioni religiose — hanno la dignità di essere portatori dell’immagine di Dio e meritano (e dovrebbero ricevere) pari onore e rispetto da parte di tutti gli altri esseri umani.

Vedere gli altri come portatori dell’immagine di Dio dovrebbe liberarci da pregiudizi razziali, religiosi e di ogni tipo. Dovrebbe spingere ognuno di noi, individualmente, nella nostra vita quotidiana, a vedere e trattare gli altri con rispetto, senza badare a differenze o divergenze.

Dovrebbe farci vedere noi stessi con rispetto e dignità. Renderci conto che Dio ci ama e ci stima dovrebbe aiutarci ad avere stima noi stessi mentalmente, fisicamente e spiritualmente. Dovrebbe spingerci a vedere noi stessi in modo positivo, a prenderci cura di noi stessi fisicamente e a nutrire il nostro spirito con elementi positivi e edificanti. Dovrebbe ricordarci la santità della nostra vita, impedendoci così di danneggiare noi stessi in qualsiasi modo.

Dovremmo riconoscere che, nonostante ogni debolezza o incapacità personale, o il modo in cui percepiamo il nostro valore o vediamo il nostro aspetto fisico, la nostra educazione o le nostre capacità mentali, abbiamo valore per Dio e quindi dovremmo averlo anche per noi stessi.

Renderci conto che Dio dà valore agli esseri umani, che ci ama e che si cura di noi, dovrebbe farci stimare l’umanità, farci riconoscere il valore di ogni persona, compresi noi stessi, e spingerci a fare il possibile per vivere in pace e armonia con gli altri. In breve, dovremmo amare il nostro prossimo perché anche Dio lo ama.

Oltre ad amare e prenderci cura degli altri e di noi stessi, dovremmo comprendere che, avendo ricevuto dominio sulla terra, siamo responsabili di prendercene cura e di usare con saggezza le sue risorse. Quando Dio creò la terra con tutto ciò che contiene, disse che era buono. Poi disse all’uomo di incaricarsene e di prendersene cura. Sta a noi che abbiamo ricevuto questo dominio essere buoni custodi dell’ambiente e usare le sue risorse saggiamente, giudiziosamente ed equamente a beneficio di tutta l’umanità. Dobbiamo riconoscere il valore della terra come parte della creazione divina e non sfruttarla avidamente, o danneggiarla, metterla in pericolo o distruggerla.

La salvezza e l’immagine di Dio

Credere in Gesù e nella salvezza effettua qualche cambiamento nel credente per quanto riguarda l’essere fatto a immagine e somiglianza di Dio? Abbiamo visto che il peccato portò alla separazione da Dio e causò nell’umanità un grave deterioramento della sua immagine e somiglianza. Il peccato ha influenzato negativamente la nostra coscienza, la nostra capacità di fare la volontà di Dio, il nostro desiderio di allineare la nostra volontà alla sua, i nostri processi mentali, le nostre decisioni, i nostri motivi e così via. La Parola di Dio dice che, poiché il peccato è entrato nell’umanità, noi ne siamo schiavi. (Prenderemo di nuovo in esame l’argomento del peccato in articoli futuri.) Chiaramente siamo molto diversi da com’erano Adamo ed Eva prima del peccato, quando erano moralmente integri, con elementi di giustizia, conoscenza e santità e con la capacità di non peccare.

Grazie alla salvezza siamo nati di nuovo spiritualmente. Ciò ci rende nuove creature in Cristo e influenza grandemente la nostra vita. Tanto per cominciare, ci fa entrare nella famiglia di Dio, ci offre il perdono dei peccati e ci toglie la colpa del nostro peccato; significa che vivremo eternamente con Dio, in spirito, quando moriremo, e in corpo e spirito, dopo il ritorno di Gesù.

La salvezza spezza i legami del peccato; e l’infusione dello Spirito Santo, Dio che vive in noi, ci permette di avvicinarci sempre più all’immagine di Cristo. Gesù era l’immagine di Dio sulla terra; diventando più simili a Lui ci avviciniamo all’immagine e alla somiglianza di Dio.

Egli ci ha riscossi dalla potestà delle tenebre e ci ha trasportati nel regno del suo amato Figlio, in cui abbiamo la redenzione per mezzo del suo sangue e il perdono dei peccati. Egli è l’immagine dell’invisibile Dio, il primogenito di ogni creatura.[6]

Il primo uomo, tratto dalla terra, è terrestre; il secondo uomo, che è il Signore, è dal cielo. Qual è il terrestre tali sono anche i terrestri; e qual è il celeste, tali saranno anche i celesti. E come abbiamo portato l’immagine del terrestre, porteremo anche l’immagine del celeste.[7]

Il dio di questo secolo ha accecato le menti di quelli che non credono, affinché non risplenda loro la luce dell’evangelo della gloria di Cristo, che è l’immagine di Dio.[8]

Avvicinarci all’immagine di Cristo è una crescita progressiva che succede con il tempo, poco a poco, mediante l’opera dello Spirito Santo nella nostra vita.

E noi tutti, contemplando a faccia scoperta come in uno specchio la gloria del Signore, siamo trasformati nella stessa immagine di gloria in gloria, come per lo Spirito del Signore.[9]

Anche se come cristiani possiamo ancora peccare, la salvezza ci ha liberato dal dominio che il peccato ha su di noi. Diventiamo morti al peccato, perché abbiamo il potere di superare azioni o modelli di un comportamento peccaminoso.[10]

Così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi a Dio, in Gesù Cristo, nostro Signore. […] Infatti il peccato non avrà più potere su di voi, poiché non siete sotto la legge, ma sotto la grazia. […] Ora sia ringraziato Dio, perché eravate servi del peccato, ma avete ubbidito di cuore a quell’insegnamento che vi è stato trasmesso. […] E, essendo stati liberati dal peccato, siete stati fatti servi della giustizia. […] Ora invece, essendo stati liberati dal peccato e fatti servi di Dio, voi avete per vostro frutto la santificazione e per fine la vita eterna.[11]

La salvezza non ci priva del peccato, però, man mano che facciamo progressi nella nostra vita cristiana e camminiamo con il Signore – un processo chiamato in teologia santificazione* — siamo sempre più in grado di non peccare. In questa vita nessuno può raggiungere uno stato di perfezione priva di peccato, perché il peccato non sarà interamente sradicato. La santificazione, cioè la crescita nel nostro cammino con il Signore, è un processo in cui le persone rigenerate e dipendenti dall’amore di Dio cercano di raggiungere gradualmente la crescita spirituale, l’obbedienza alla Parola di Dio e l’attuazione della Parola nella loro vita.[12] Quando cresciamo spiritualmente, possiamo avvicinarci progressivamente all’immagine di Dio. Quando cresciamo e maturiamo nella fede, dimostriamo maggiormente i frutti dello Spirito di Dio nella nostra vita.

Ma il frutto dello Spirito è: amore, gioia, pace, pazienza, gentilezza, bontà, fede, mansuetudine, autocontrollo.[13]

Secondo le Scritture, maturare nella nostra vita spirituale e nel nostro cammino con il Signore è uno degli obiettivi dei cristiani.

Ed Egli stesso ha dato alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti e altri come pastori e dottori, per il perfezionamento dei santi, per l’opera del ministero e per l’edificazione del corpo di Cristo, finché giungiamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, a un uomo perfetto, alla misura della statura della pienezza di Cristo, affinché non siamo più bambini, sballottati e trasportati da ogni vento di dottrina, per la frode degli uomini, per la loro astuzia, mediante gli inganni dell’errore, ma dicendo la verità con amore, cresciamo in ogni cosa verso colui che è il capo, cioè Cristo.[14]

Come cristiani, crescendo nella fede possiamo essere più simili a Gesù e così mostrare meglio l’immagine e la somiglianza di Dio a cui siamo fatti. Come portatori della sua immagine, dovremmo sforzarci di diventare più simili a Lui. Come suoi testimoni, dovremmo rispecchiare Lui, in modo che gli altri vedano Lui in noi e vogliano arrivare a conoscerlo.

Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, affinché vedano le vostre buone opere e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli.[15]

(*Altre informazioni sulla santificazione saranno prese in esame in un futuro articolo.)


[1] Salmi 8,4–8.

[2] Genesi 1,27–28.

[3] Genesi 2,7.

[4] Dietrich Bonhoeffer, Dietrich Bonhoeffer Works, Volume 3, Creation and Fall (Fortress Press, 1997), p. 61–62.

[5] Gordon R. Lewis and Bruce A. Demarest. Integrative Theology, Vol. 2 (Grand Rapids: Zondervan, 1996), p. 172.

[6] Colossesi 1,13–15.

[7] 1 Corinzi 15,47–49.

[8] 2 Corinzi 4,4.

[9] 2 Corinzi 3,18.

[10] Wayne Grudem, Systematic Theology, An Introduction to Biblical Doctrine (Grand Rapids: InterVarsity Press, 2000), p. 747.

[11] Romani 6,11. 14. 17. 18. 22.

[12] J. I. Packer, Concise Theology (Tyndale House Publishers, 1993) p. 170.

[13] Galati 5,22–23.

[14] Efesini 4,11–15.

[15] Matteo 5,16.


Titolo originale: The Heart of It All: Humanity – Created in the Image and Likeness of God, Part 2
Pubblicato originariamente in Inglese il 7 Agosto 2012