1 Corinzi: capitolo 4 (versetti 6-14)
Gennaio 7, 2025
di Peter Amsterdam
1 Corinzi: capitolo 4 (versetti 6-14)
[1 Corinthians: Chapter 4 (verses 6–14)]
In questa parte della sua lettera ai Corinzi, Paolo parla dello spirito competitivo che aveva spinto alcuni credenti a ritenersi più grandi degli altri.
Ora, fratelli, per amore vostro, io ho applicato queste cose a me e ad Apollo, affinché per mezzo di noi impariate a non andare al di là di ciò che è scritto, per non gonfiarvi l’un per l’altro a danno di terzi.1
Paolo spiega il motivo per cui ha usato sé e Apollo come esempi di leader della chiesa. Il suo obiettivo erano i leader corinzi che creavano divisione, ma scelse di moderare la sua riprovazione applicando i principi del messaggio a sé e ad Apollo. Secondo la maggior parte dei commentatori faceva questo esempio per non causare una reazione negativi tra i Corinzi a causa di ciò che diceva dei loro capi.
Paolo attira l’attenzione su come lui e Apollo avevano lavorato insieme. La loro umiltà, la mancanza di vanterie o di comparazioni tra di loro dimostra che il ministero si impernia su Cristo. Non vuole che i credenti “si gonfino”, che non si pavoneggino gli uni davanti agli altri. Paolo è preoccupato per come i Corinzi si paragonavano gli uni gli altri. È quello che sta dividendo la comunità. I Corinzi non devono darsi delle arie tra di loro in base ai doni ricevuti.
Paolo fa riferimento alle Scritture quando li ammonisce a non andare al di là di ciò che è scritto. I Corinzi dovevano imparare da Paolo e Apollo e non andare oltre ciò che le Scritture insegnano (ciò che è scritto).
Infatti, chi ti distingue dagli altri? E che cosa possiedi che tu non abbia ricevuto? E se l’hai ricevuto, perché ti vanti come se tu non l’avessi ricevuto?2
Con queste tre domande, Paolo va al cuore di ciò che non va nella chiesa corinzia. Per iniziare, chiede chi può vedere qualcosa di diverso in loro? Che cosa li rende più speciali degli altri? Quali qualità hanno che gli altri credenti non abbiano? Cosa dà loro il diritto di giudicare i loro capi? Non sono diversi dagli altri credenti; tutti sono importanti agli occhi di Dio.
Poi chiede cosa non abbiano ricevuto. Quali capacità o qualità chiunque di loro avesse non erano state date loro da Dio? La risposta, ovviamente, è nessuna; ogni buon dono è stato dato loro liberamente da Dio, compresi i loro talenti e le loro qualità personali.3
Poi chiede: se le uniche cose buone in loro sono quelle che hanno ricevuto in dono da Dio, come possono vantarsene? Come possono esaltarsi ed esaltare le proprie opinioni sopra quelle degli altri credenti, se ciò che è buono in loro non è venuto da loro stessi, ma dalla grazia di Dio?
Già siete sazi, già vi siete arricchiti, già siete diventati re senza di noi; e magari foste diventati re, affinché noi pure regnassimo con voi!4
Da qui fino al versetto 13 Paolo parla in modo sarcastico. Indica la vasta differenza tra la via della croce, seguita da Paolo e dagli apostoli, e quella di chi nella chiesa corinzia si considera spiritualmente superiore. L’uso della parola “già” esprime qualcosa con forza e chiarezza e contribuisce a stabilire il tono e lo stile di ciò che Paolo sta per dire. Usando l’espressione “senza di noi”, Paolo fa notare che gli “spirituali” dicono di avere qualcosa che nemmeno gli apostoli hanno. Si comportano come se la croce fosse priva d’importanza.
Paolo parla come se fosse un padre che li vede come figli diletti e si aspetta che gli rispondano come figli a un genitore. Sa che il suo rapporto con loro è profondo e personale; sa di avere abbastanza autorità perché non solo lo ascoltino, ma ubbidiscano alla sua esortazione a “imitarlo”.
Esprime un desiderio che non sarà esaudito. Se fossero “diventati re”, vorrebbe anche lui regnare con loro. Paolo sa che verrà il momento in cui tutti saranno saziati, diventeranno ricchi e “regneranno” con Dio. I Corinzi dovevano capire che questa gloria arriverà solo con la venuta di Cristo e che non ha alcun rapporto con la loro nozione terrena di gloria.
Poiché io ritengo che Dio abbia messo in mostra noi, gli apostoli, ultimi fra tutti, come uomini condannati a morte; poiché siamo diventati uno spettacolo al mondo, agli angeli e agli uomini.5
Dio ha messo in mostra gli apostoli come dei criminali condannati a morte. Ai tempi di Paolo, i condannati a morte venivano spesso messi in mostra per divertire il popolo nell’anfiteatro. Qui Paolo non indica solo se sesso, ma tutti gli apostoli. Addita la loro sofferenza come una vita che porta lode a Dio.
Noi stolti a causa di Cristo, voi sapienti in Cristo; noi deboli, voi forti; voi onorati, noi disprezzati.6
Per essere giudicato stolto a causa di Cristo uno deve avere una grande dedizione al vangelo. I suoi seguaci devono vivere in maniera da mettere la fedeltà a Cristo sopra ogni sapienza o fama del mondo. Devono mettere la fedeltà a Cristo al di sopra della sapienza mondana e accettare umiltà, sacrificio e servizio a favore del vangelo, anche se ciò va contro le aspettative del mondo.
Fino ad ora noi soffriamo la fame, la sete e la nudità; siamo schiaffeggiati e non abbiamo alcuna fissa dimora, e ci affatichiamo, lavorando con le nostre mani.7
Paolo introduce un elenco di sofferenze con la frase fino ad ora, il che ricorda ai Corinzi che nella sua vita le cose non sono cambiate da quando li ha lasciati. La sofferenza degli apostoli non è una fase temporanea che terminerà quando saranno diventati più spirituali. Anzi, nel momento in cui Paolo scrive, lui e altri subivano sofferenze per amore di Cristo.
Poi elenca tutte le sofferenze relative alla sua vita di apostolo; persecuzione, percosse, mancanza di cibo e acqua, nessuna dimora fissa. In questo modo descrive le cose che lo distinguono dagli onorati cittadini di Corinto, che non erano sottoposti a percosse e non dovevano lavorare con le loro mani.
Paolo parla delle sue esperienze di vita e le offre ai Corinzi come esempio da seguire. È un esempio degli insegnamenti di Cristo. Probabilmente “soffrire la fame e la sete” rifletteva le sue esperienze nei viaggi fatti per diffondere il vangelo e durante la sua prigionia.
Gesù disse che i suoi discepoli avrebbero avuto fame.8 Disse anche che sarebbero stati “odiati”, “messi al bando” e insultati dalla società,9 cose di cui Paolo e gli apostoli facevano esperienza. Il termine nudità, o “vestiti male”, si trova solo in questo punto del Nuovo Testamento. I cosiddetti “sapienti” probabilmente erano ben vestiti, con uno stile adatto alla loro posizione sociale. Il verbo “schiaffeggiati” probabilmente indica danni fisici causati dalle folle o ricevuti in prigione.
“Senza dimora” era la condizione di molti missionari, perché viaggiavano costantemente. La parola può anche significare “vagabondo”, una persona che viaggia di luogo in luogo senza una dimora fissa. Paolo lo indica come un aspetto della sua vita che i credenti corinzi dovrebbero imitare.
Paolo poi disse che lui e gli apostoli lavoravano con le loro mani. Probabilmente si trattava della sua esperienza di persona che passava gran parte del suo tempo a insegnare e predicare, spesso fino a notte inoltrata, ma che aveva anche un “lavoro sicuro” che lo teneva occupato. Perché, fratelli, voi ricordate la nostra fatica e la nostra pena; infatti è lavorando notte e giorno per non essere di peso a nessuno di voi, che vi abbiamo predicato il vangelo di Dio.10
Ingiuriati, benediciamo; perseguitati, sopportiamo; diffamati, esortiamo; siamo diventati, e siamo tuttora, come la spazzatura del mondo, come il rifiuto di tutti.11
Paolo ripete ciò che Pietro scrisse a proposito di Gesù: Oltraggiato, non rendeva gli oltraggi; soffrendo, non minacciava, ma si rimetteva a colui che giudica giustamente.12 La reazione del cristiano a ingiurie e insulti è di benedire, dire qualcosa di buono. La loro reazione alla persecuzione era la sopportazione; non contrattaccavano. Pietro e Paolo seguivano gli insegnamenti del Signore che i cristiani sarebbero stati perseguitati, ma che nella sopportazione avrebbero “trovato la vita”, o “salvato la loro anima”.13
Diffamare significa lanciare accuse false contro qualcuno, cosa a cui Paolo disse bisognerebbe rispondere con preghiera, con bontà. Paolo dice che, quando gli apostoli erano calunniati, continuavano a parlare sinceramente di Cristo e a trattare gli altri con bontà, anche se i loro oppositori distorcevano deliberatamente il loro messaggio.
La frase come la spazzatura del mondo, come il rifiuto di tutti viene usata solo qui nel Nuovo Testamento. Queste parole trasmettono il senso di qualcosa che viene raschiato o ripulito. Paolo vuole che i Corinzi capiscano di non potersi aspettare che una vita passata al servizio di Dio sia piena di ricchezza o prestigio agli occhi del mondo.
Vi scrivo queste cose non per farvi vergognare, ma per ammonirvi come miei cari figli.14
La lettera di Paolo era piuttosto franca nei confronti dei Corinzi, tuttavia lui si preoccupava per loro come un padre per i figli. Si era rivolto a loro come “fratelli e sorelle”,15 ma qui insistette che lo scopo delle sue lettere era di avvertirli come un padre farebbe con i figli. I padri a volte devono ammonire vigorosamente i figli, ma lo fanno perché li amano. Paolo voleva assicurarsi che i Corinzi lo capissero e mantenessero buoni rapporti con lui.
Spiegò che non scriveva queste cose per “farli vergognare”. Volle chiarire che non cercava di offenderli. Non intendeva sminuire nessuno di loro davanti agli altri. Al contrario, la sua intenzione era aiutarli a capire che le loro “ricchezze” sono sicure, anche se “in Cristo” questo si vedrà in modi che il mondo non riconosce.
(Continua.)
Nota
Se non altrimenti indicato, tutte le citazioni bibliche sono tratte da: La Nuova Riveduta, Copyright © 2006 Società Biblica di Ginevra. Tutti i diritti riservati.
1 1 Corinzi 4:6 LND.
2 1 Corinzi 4:7.
3 Giacomo 1:17.
4 1 Corinzi 4:8 LND.
5 1 Corinzi 4:9.
6 1 Corinzi 4:10 CEI.
7 1 Corinzi 4:11–12 LND.
8 Luca 6:21.
9 Luca 6:22.
10 1 Tessalonicesi 2:9. Vedi anche 1 Tessalonicesi 4:11, 2 Tessalonicesi 3:6–10.
11 1 Corinzi 4:12–13.
12 1 Pietro 2:23.
13 Luca 21:12–19 NR, LND.
14 1 Corinzi 4:14.
15 1 Corinzi 1:10, 26; 2:1; 3:1; 4:6.
Pubblicato originariamente in inglese il 20 agosto 2024.