1 Tessalonicesi: capitolo 3
Agosto 8, 2023
di Peter Amsterdam
1 Tessalonicesi: capitolo 3
[1 Thessalonians: Chapter 3]
Dopo essere fuggito da Tessalonica per via della persecuzione. L’apostolo Paolo scrisse alla chiesa tessalonicese, spiegando che aveva tentato più volte di ritornare, ma Satana ce lo ha impedito. Paolo e i suoi compagni, Sila e Timoteo, erano ad Atene.
Poiché era difficile essere separati dai credenti tessalonicesi, senza sapere come se la cavavano, presero la decisione di rimandare a Tessalonica Timoteo, il membro più giovane del loro gruppo.1
Perciò, non potendo più resistere, preferimmo restare soli ad Atene; e mandammo Timoteo, nostro fratello e collaboratore di Dio nel vangelo di Cristo, per confermarvi e confortarvi nella vostra fede, affinché nessuno fosse scosso in mezzo a queste tribolazioni; infatti voi stessi sapete che a questo siamo destinati.2
Il libro degli Atti colma parte delle lacune. Racconta come Paolo finì ad Atene e come Timoteo e Sila lo raggiunsero là. Quando a Tessalonica cominciarono i problemi, i credenti della città mandarono Paolo a Berea.
Ma, quando i Giudei di Tessalonica vennero a sapere che la parola di Dio era stata annunziata da Paolo anche a Berea, andarono pure là, mettendo in agitazione le folle.3
A questo punto, i credenti mandarono Paolo da Berea ad Atene; comunque, Sila e Timoteo rimasero a Berea per un certo tempo. È probabile che Paolo viaggiò via mare, un percorso di oltre 480 km.
Quelli che scortavano Paolo lo condussero fino ad Atene; poi, ricevuto da lui l’incarico di dire a Sila e a Timoteo di raggiungerlo quanto prima, tornarono indietro.4
In seguito, Sila e Timoteo raggiunsero Paolo ad Atene.
Fu da Atene che Paolo e Sila rimandarono Timoteo dai credenti tessalonicesi. Paolo parla positivamente di Timoteo nelle sue lettere.
Per questa ragione vi ho mandato Timoteo, che è mio figlio diletto e fedele nel Signore, che vi ricorderà quali sono le mie vie in Cristo e come insegno dappertutto in ogni chiesa.5
Ora, se viene Timoteo, fate in modo che rimanga con voi senza timore, perché si adopera nell’opera del Signore, come faccio io stesso.6
Ora spero nel Signore Gesù di mandarvi presto Timoteo, affinché anch’io sia incoraggiato nel conoscere le vostre condizioni, perché non ho alcuno d’animo uguale al suo e che abbia sinceramente cura delle vostre cose. Ma voi conoscete la sua prova come ha servito con me nell’evangelo, come un figlio serve al padre.7
Timoteo fu rimandato a Tessalonica per confermarvi e confortarvi nella vostra fede, affinché nessuno fosse scosso in mezzo a queste tribolazioni. Quella di Tessalonica era una chiesa giovane che Paolo e il suo gruppo avevano dovuto lasciare prima che fosse pienamente fondata nella fede. Vediamo la preoccupazione di Paolo per la loro fede nel fatto che menziona la loro fede cinque volte in questo capitolo.8
Paolo attribuisce due titoli a Timoteo. Il primo, “nostro fratello”, era probabilmente un termine usato da Paolo in riferimento a una persona impegnata al suo fianco nell’opera del ministero cristiano, come collaboratore. Il secondo titolo, “collaboratore di Dio” dava una posizione elevata a Timoteo. Un commentatore spiega: Entrambi i titoli hanno la funzione di evidenziare l’autorità di Timoteo; non è un semplice postino o fattorino, ma un collaboratore stimato di Paolo e perfino di Dio.9 Anche se Paolo non era stato in grado di ritornare personalmente dai Tessalonicesi, era presente con loro mediante Timoteo, che era un suo stimato rappresentante.
Voi stessi sapete che a questo noi siamo stati designati. Infatti anche quando eravamo tra voi, vi predicevamo che avremmo sofferto tribolazioni, proprio come è avvenuto, e voi lo sapete.10
Paolo ricorda ai Tessalonicesi ciò che aveva detto loro ripetutamente, cioè che avrebbero affrontato una persecuzione e che quella persecuzione, per difficile che fosse da subire, era una parte normale della vita cristiana e c’era perfino da aspettarsela. Paolo ripete questo punto molte volte nelle sue opere.
E non soltanto questo, ma ci vantiamo anche nelle afflizioni, sapendo che l’afflizione produce perseveranza.11
Noi siamo afflitti in ogni maniera, ma non ridotti agli estremi; perplessi, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; abbattuti, ma non distrutti, portando del continuo nel nostro corpo il morire del Signore Gesù, affinché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo.12
Per questa ragione, io pure mandai ad informarmi sulla vostra fede, che talora il tentatore non vi avesse tentati, e la nostra fatica non fosse riuscita vana.13
Paolo ripete ciò che aveva detto quattro versetti prima, che non poteva più resistere. Sottolinea che era stato lui a mandare Timoteo da loro. Il passaggio dal precedente “noi” al singolare “io” dimostrava ai Tessalonicesi la profonda preoccupazione personale di Paolo per il loro benessere, specialmente considerando la sua impossibilità a tornare da loro.
Paolo mandò Timoteo a Tessalonica ad informarmi sulla vostra fede. Timoteo aveva l’incarico di scoprire se i credenti continuavano a essere fedeli a Cristo, Paolo voleva sapere se i nuovi credenti avevano abbandonato la chiesa a causa della pressione della persecuzione. Era consapevole che Satana si sarebbe messo al lavoro e avrebbe potuto spingere alcuni di loro ad abbandonare la fede. Si chiedeva anche se il suo ministero nel predicare il vangelo e fondare la chiesa fosse stato invano. Le domande di Paolo ottennero una risposta quando Timoteo ritornò.
Ma ora che Timoteo da voi è ritornato a noi e ci ha riferito buone notizie della vostra fede e amore, e che voi conservate sempre un buon ricordo di noi e desiderate grandemente vederci, come anche noi desideriamo vedere voi, per questo, fratelli, noi siamo stati consolati a vostro riguardo, in tutta la nostra afflizione e sofferenza, a motivo della vostra fede.14
Da Atene, Sila era ritornato in Macedonia, mentre Paolo era rimasto da solo in città. Adesso Timoteo era ritornato da Paolo con delle buone notizie sulla chiesa tessalonicese. Paolo si era aspettato il peggio, nel timore che le loro fatiche a Tessalonica fossero state vane. Timoteo, però, riferì che la chiesa stava andando bene.
Il rapporto di Timoteo arrivò in due parti. Per prima cosa, pose attenzione sulla fede e l’amore della chiesa di Tessalonica. In 1 e 2 Tessalonicesi, Paolo menziona la fede e l’amore dei credenti.
Noi dobbiamo sempre ringraziare Dio per voi, fratelli, com’è giusto, perché la vostra fede cresce in modo eccellente, e l’amore di ciascuno di voi tutti per gli altri abbonda sempre di più.15
Infatti da voi la parola del Signore ha echeggiato non soltanto nella Macedonia e nell’Acaia, ma anzi la fama della fede che avete in Dio si è sparsa in ogni luogo, di modo che non abbiamo bisogno di parlarne.16
Dopo aver accennato alla fede, Paolo fece riferimento all’amore, di cui parlò in tutto questo libro.
Quanto all’amore fraterno non avete bisogno che io ve ne scriva, poiché voi stessi avete imparato da Dio ad amarvi gli uni gli altri, e veramente lo fate verso tutti i fratelli che sono nell’intera Macedonia. Ma vi esortiamo, fratelli, ad abbondare in questo sempre di più.17
Fratelli, vi preghiamo di aver riguardo per coloro che faticano in mezzo a voi, che vi sono preposti nel Signore e vi istruiscono, e di tenerli in grande stima e di amarli a motivo della loro opera. Vivete in pace tra di voi.18
Le notizie riportate da Timoteo furono molto incoraggianti per Paolo: fratelli, noi siamo stati consolati a vostro riguardo, in tutta la nostra afflizione e sofferenza, a motivo della vostra fede. Paolo, insieme ai suoi compagni, aveva sofferto molto. Erano stati picchiati, incarcerati e calunniati;19 erano stati perseguitati e cacciati da Tessalonica,20 oltre che da Berea.21 Quando era a Corinto, viveva con debolezza, con timore e con gran tremore.22 Tutto questo era un adempimento della rivelazione del Signore sulle sofferenze che Paolo avrebbe dovuto sopportare.
Ma il Signore gli disse [ad Anania]: «Va', perché costui è uno strumento da me scelto per portare il mio nome davanti alle genti, ai re e ai figli d'Israele. 16 Poiché io gli mostrerò quante cose egli deve soffrire per il mio nome».23
Paolo poteva capire i Tessalonicesi che soffrivano per la loro fede.
Anche in mezzo alla sofferenza dei Tessalonicesi, Paolo affermò che noi siamo stati consolati a vostro riguardo, in tutta la nostra afflizione e sofferenza, a motivo della vostra fede. Anche se Timoteo aveva fatto visita ai fratelli per fortificare e incoraggiare la loro fede, anche Paolo e i suoi compagni erano stati incoraggiati dalla notizia che i Tessalonicesi erano rimasti forti. Chiaramente, il rapporto riguardante i Tessalonicesi aveva portato un po’ di sollievo a Paolo.
Ora, sì, ci sentiamo rivivere, se rimanete saldi nel Signore.24
In confronto ai tempi in cui erano in attesa di ricevere notizie da Tessalonica, ora erano “vivi”. Paolo si era sentito oppresso dalle circostanze e angosciato dalla preoccupazione per la chiesa. In ogni caso, in lui e in quelli che erano con lui si era rinnovata la speranza, nonostante avessero i loro problemi, a causa della fede dei Tessalonicesi, che erano rimasti saldi nel Signore. Nonostante la persecuzione che avevano subito, erano rimasti stabili e persistenti.
Come potremmo, infatti, esprimere a Dio la nostra gratitudine a vostro riguardo, per la gioia che ci date davanti al nostro Dio, mentre notte e giorno preghiamo intensamente di poter vedere il vostro volto e di colmare le lacune della vostra fede?25
Qui Paolo esprime una gioia evidente al sentire ciò che Timoteo riferisce sui Tessalonicesi, perché avevano mantenuto fede, amore e speranza. La sua gratitudine a Dio e la sua gioia si manifestano nella domanda: Come potremmo esprimere a Dio la nostra gratitudine a vostro riguardo? Paolo aveva ricevuto una benedizione da Dio, la notizia che i Tessalonicesi avevano mantenuto la fede, e voleva trovare il modo di ripagare quel debito di gratitudine. Ciò indica che Paolo e i suoi compagni non riuscivano a trovare la maniera adeguata di ringraziare Dio, tanto era grande la loro gioia.
A quel punto, quelli che avevano fondato la chiesa tessalonicese, Paolo e i suoi collaboratori, passarono da gratitudine e gioia alla preghiera di poter tornare a Tessalonica, per continuare ad assistere i credenti. Pregavano notte e giorno per questo. Paolo insiste in tre modi sull’intensità delle loro preghiere di potersi riunire alla chiesa. Primo, pregavano giorno e notte, cioè lo facevano costantemente. Secondo, Paolo afferma che le loro preghiere erano molto intense. Terzo, l’espressione greca qui riportata indica che pregarono con insistenza, che implorarono. Misero molta energia nelle loro preghiere, perché volevano vedere la chiesa di Tessalonica e aiutarla.
Poiché Paolo e il suo gruppo erano potuti restare a Tessalonica per un periodo breve, c’era stato poco tempo per dare loro tutti gli insegnamenti nella fede di cui avevano bisogno. Come vedremo in seguito, Paolo menziona che non si erano resi pienamente conto, né avevano preso a cuore o accettato, tutti gli insegnamenti che avevano già ricevuto. Paolo voleva colmare le lacune della vostra fede.
Ora Dio stesso, nostro Padre, e il Signor nostro Gesù Cristo appianino il nostro cammino per venire da voi. E il Signore vi faccia crescere e abbondare nell’amore gli uni verso gli altri e verso tutti, come anche noi abbondiamo verso di voi, per rendere fermi i vostri cuori, affinché siano irreprensibili nella santità davanti a Dio e Padre nostro, alla venuta del Signor nostro Gesù Cristo con tutti i suoi santi.26
La preghiera di Paolo che lui e i suoi collaboratori potessero rivedere i Tessalonicesi faccia a faccia inizia ricordando Dio stesso, loro Padre. Questo ricorda la preghiera che Gesù insegnò ai suoi discepoli:
Voi dunque pregate così:“Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome”.27
In tutto 1 e 2 Tessalonicesi, Paolo fa riferimento a Dio come al Padre dei cristiani.
Alla chiesa dei Tessalonicesi, che è in Dio nostro Padre e nel Signore Gesù Cristo.28
Ora, il Signor nostro Gesù Cristo stesso e Dio nostro Padre, che ci ha amati e ci ha dato per grazia una consolazione eterna e una buona speranza, …29
Nelle preghiere di Paolo e dei suoi collaboratori il Signor nostro Gesù Cristo viene incluso insieme a Dio Padre. Un commentatore ha detto: Indirizzare preghiere a Gesù il Signore allo stesso tempo che a Dio Padre implica una cristologia molto elevata. Questa preghiera sarebbe corretta solo se gli apostoli avessero creduto nella divinità di Cristo.30 Chiaramente è proprio ciò che Paolo credeva. Esprime lo stesso concetto in 2 Tessalonicesi 3,5: Il Signore diriga i vostri cuori all’amore di Dio e alla perseveranza di Cristo.
La preghiera degli apostoli chiede al loro Padre e al Signore Gesù che appianino il nostro cammino per venire da voi. In quei giorni, viaggiare era molto più difficile e pericoloso di oggi. Chiedevano a Dio guida e protezione per tornare dai Tessalonicesi senza problemi né cambi di programma. In precedenza, Paolo aveva scritto: Abbiamo voluto, almeno io, Paolo, venire da voi; ma Satana ce lo ha impedito.31 Adesso prega che il Padre e Gesù dirigano il loro cammino.
Il versetto prosegue dicendo: il Signore vi faccia crescere e abbondare nell’amore gli uni verso gli altri e verso tutti, come anche noi abbondiamo verso di voi.32 La preghiera di Paolo per i Tessalonicesi continua; lui chiede a Gesù di aiutarli a crescere abbondantemente nell’amore. La chiesa tessalonicese era conosciuta per l’amore reciproco tra i credenti. Era un tale esempio di questo, che in seguito Paolo parlò di loro come di un modello per gli altri cristiani.33
Per rendere i vostri cuori saldi, irreprensibili in santità davanti a Dio nostro Padre, quando il nostro Signore Gesù verrà con tutti i suoi santi.34
Questo versetto è la continuazione della preghiera contenuta in quello precedente. Dopo aver pregato che il Signore li facesse crescere e abbondare nell’amore, Paolo proseguì pregando che rendesse i loro cuori saldi nella santità. In alcuni contesti, il cuore di una persona si riferisce alla sua vita interiore, ma in altri fa riferimento al centro della sua vita e delle sue decisioni morali. Paolo lo usa in questo secondo senso. Paolo prega che al Giudizio Finale i Tessalonicesi siano trovati irreprensibili e che la chiesa di Tessalonica non sia trovata colpevole in alcun modo. Paolo indica che il giudizio finale che avverrà davanti a Dio Padre, che è anche il Giudice, sarà il momento in cui verranno giudicati tutti quelli che non ubbidiscono al vangelo.35
Alla fine di questo capitolo, la preghiera di Paolo presenta ciò che verrà nella seconda parte della sua lettera: la venuta del Signore.
Nota
Se non altrimenti indicato, tutte le citazioni bibliche sono tratte da: La Nuova Diodati, © Edizioni La Buona Novella, Bari. Tutti i diritti riservati.
1 1 Tessalonicesi2,18.
2 1 Tessalonicesi3,1–3 NR.
3 Atti 17,13.
4 Atti 17,15.
5 1 Corinzi 4,17.
6 1 Corinzi 16,10.
7 Filippesi 2,19.20.22.
8 1 Tessalonicesi 3,2,5.6-7.10.
9 Jeffrey A. D. Weima, 1–2 Thessalonians: Baker Exegetical Commentary on the New Testament (Grand Rapids, Baker Academic, 2014), 209.
10 1 Tessalonicesi 3,3–4.
11 Romani 5,3.
12 2 Corinzi 4,8–10. Vedi anche Romani 8,16–17 e 2 Corinzi 6,4–10.
13 1 Tessalonicesi 3,5.
14 1 Tessalonicesi 3,6–7.
15 2 Tessalonicesi 1,3 NR.
16 1 Tessalonicesi 1,8 NR.
17 1 Tessalonicesi 4,9–10 NR.
18 1 Tessalonicesi 5,12–13 NR.
19 Atti 16,22–24; Filippesi 1,29–30; 1 Tessalonicesi 2,2.
20 Atti 17,10.
21 Atti 17,13–14.
22 1 Corinzi 2,3; Atti 18,9–10.
23 Atti 9,15–16.
24 1 Tessalonicesi 3,8 CEI.
25 1 Tessalonicesi 3,9–10 NR.
26 1 Tessalonicesi 3,11–13.
27 Matteo 6,9; Luca 11,2.
28 2 Tessalonicesi 1,1–2 NR.
29 2 Tessalonicesi 2,16; vedi anche 1 Tessalonicesi 1,1.3; 3,13.
30 Gene L. Green, The Letters to the Thessalonians (Grand Rapids: William B. Eerdmans Publishing Company, 2002), 176.
31 1 Tessalonicesi 2,18.
32 1 Tessalonicesi 3,12.
33 2 Tessalonicesi 1,3–4.
34 1 Tessalonicesi 3,13 NR.
35Vedi 2 Tessalonicesi 2,1–12.
Pubblicato originariamente in inglese il 14 febbraio 2023.