1 Tessalonicesi: capitolo 5 (parte 1)

Settembre 26, 2023

di Peter Amsterdam

[1 Thessalonians: Chapter 5 (Part 1)]

Alla fine di 1 Tessalonicesi 4, Paolo ci parlò di come i morti in Cristo risusciteranno per primi, poi i viventi saranno rapiti sulle nuvole con loro per incontrare il Signore e vivere per sempre con Lui. Disse ai credenti tessalonicesi di consolarsi gli uni gli altri con queste parole.1 In 1 Tessalonicesi 5, Paolo risponde alla terza domanda dei credenti tessalonicesi: quando sarebbe arrivato il giorno del Signore?

Ora, quanto ai tempi e alle stagioni, fratelli, non avete bisogno che ve ne scriva, poiché voi stessi sapete molto bene che il giorno del Signore verrà come un ladro di notte.2

Paolo iniziò questa parte della sua lettera con le parole “ora, quanto a…”, che indicano che sta rispondendo a un’altra delle domande dei Tessalonicesi, che probabilmente gli avevano fatto in una lettera mandata a Paolo attraverso Timoteo. Aveva usato le stesse parole in precedenza: Ora, quanto all’amore fraterno.3Nelle sue lettere, Paolo usa queste parole per introdurre un argomento nuovo.4

Non c’è da sorprendersi che Paolo abbia affrontato la questione della cronologia del giorno del Signore. Negli scritti ebraici, oltre che nelle Scritture, si dava molta attenzione a questo argomento. Nel libro di Daniele viene fatta la domanda: Quando sarà la fine di queste meraviglie?5 Sul Monte degli Ulivi, i discepoli di Gesù gli si accostarono in disparte, dicendo: «Dicci, quando avverranno queste cose? E quale sarà il segno della tua venuta e della fine dell’età presente?»6 Nel libro degli Atti lo interrogarono, dicendo: «Signore, è in questo tempo che ristabilirai il regno a Israele?» Ma egli disse loro: «Non sta a voi di sapere i tempi e i momenti adatti, che il Padre ha stabilito di sua propria autorità».7 Nei Vangeli, Gesù indicò chiaramente che solo suo Padre conosceva il momento del giorno del Signore: Quanto poi a quel giorno e a quell’ora, nessuno li conosce, neppure gli angeli dei cieli, ma soltanto il Padre mio.8

Paolo non riteneva necessario scrivere ai credenti di Tessalonica a proposito del momento del ritorno del Signore. Sapevano già che il giorno del Signore verrà come un ladro di notte. In questa lettera, Paolo si riferisce a cose che i Tessalonicesi sapevano già. Voi sapete come ci siamo comportati fra voi.9 Voi stessi infatti, fratelli, sapete che la nostra venuta fra voi non è stata vana.10 Non abbiamo mai fatto uso di parole di adulazione, come ben sapete, né siamo stati mossi da pretesti di avidità.11 Voi stessi sapete che a questo noi siamo stati designati.12 Infatti sapete quali istruzioni vi abbiamo date nel nome del Signore Gesù.13A causa della loro conoscenza e della loro fede, Paolo sapeva che non doveva ripetere i suoi insegnamenti riguardo al giorno del Signore.

Nelle Scritture, il giorno del Signore spesso si riferisce al momento in cui Gesù tornerà per giudicare i popoli della terra e verserà la sua ira a causa del peccato.14 Comunque, per il popolo di Dio, il giorno del Signore sarà un giorno di salvezza.15 Nelle lettere di Paolo questo evento è noto come “il giorno del Signore nostro Gesù Cristo”,16 quando verrà a mettere in atto il giudizio divino.

E ho questa fiducia: che colui che ha cominciato in voi un’opera buona, la condurrà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù.17

E prego che il vostro amore abbondi sempre più in conoscenza e in ogni discernimento, perché possiate apprezzare le cose migliori, affinché siate limpidi e irreprensibili per il giorno di Cristo.18

Dato che non era possibile per i credenti sapere quando quel giorno sarebbe arrivato, dovevano essere sempre pronti. (Questo si applica a tutti i cristiani, passati, presenti e futuri.) Or sappiate questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe forzare la casa. Il giorno del Signore arriverà all’improvviso, in un momento inaspettato, come quando un ladro entra in una casa nel mezzo della notte. Anche voi dunque siate pronti, perché il Figlio dell’uomo verrà nell’ora che non pensate.19 Paolo non disse che non ci saranno dei segni prima della fine, ma voleva sottolineare che è impossibile sapere il momento esatto del ritorno di Cristo.

Quando diranno: «Pace e sicurezza», allora una rovina improvvisa verrà loro addosso, come le doglie alla donna incinta; e non scamperanno.20

Dopo aver affermato che il Signore verrà come un ladro di notte e che il suo arrivo sarà inaspettato, Paolo proseguì, spiegando che i non credenti non riusciranno a trovare rifugio dal giudizio a venire. La popolazione di Tessalonica aveva beneficiato della pace che i Romani avevano portato alla loro terra. L’imperatore romano, Augusto, veniva chiamato “figlio di dio”. L’assenza di guerre e una società ben governata sotto il governo romano aveva portato prosperità alla gente. I Tessalonicesi godevano di pace e sicurezza.

Paolo, comunque, affermò che la distruzione sarebbe arrivata all’improvviso, in un tempo di prosperità e tranquillità politica. Gesù aveva insegnato che il giudizio finale sarebbe arrivato improvvisamente.

Or fate attenzione che talora i vostri cuori non siano aggravati da gozzoviglie, da ubriachezza e dalle preoccupazioni di questa vita, e che quel giorno vi piombi addosso all’improvviso. Perché verrà come un laccio su tutti quelli che abitano sulla faccia di tutta la terra.21

Paolo non specifica la natura della distruzione, ma paragona il giudizio finale alle doglie del travaglio che giungono all’improvviso per una donna incinta. L’ora del giudizio arriverà in un momento inaspettato. Quando quel giorno arriverà, non scamperanno, proprio come una donna non può evitare il travaglio quando è il momento di dare alla luce un bambino. Paolo dichiara che non c’è modo che gli increduli possano sfuggire alla distruzione in arrivo; quando arriverà, non ci sarà modo di fuggire.

Ma voi, fratelli, non siete nelle tenebre, così che quel giorno vi sorprenda come un ladro.22

Paolo indica la differenza tra i credenti e i non credenti di Tessalonica. I credenti della chiesa tessalonicese sono preparati per il giorno del Signore; non li sorprenderà, perché non sono nel buio. Per i non credenti, però, il giorno del Signore arriverà inatteso, come un ladro che entra in una casa per rubare in un momento inaspettato. Paolo non dice che la chiesa saprà quando arriverà quel giorno, ma afferma che i cristiani sono preparati per l’evento finale, quini non sono nelle tenebre.

Troviamo l’associazione tra il vivere nella luce e il vivere nelle tenebre anche nel Vecchio Testamento.

Il sentiero dei giusti è come la luce dell’aurora, che risplende sempre più radiosa fino a giorno pieno. La via degli empi è come l’oscurità; essi non scorgono ciò che li farà cadere.23

O casa di Giacobbe, venite e camminiamo nella luce dell’Eterno!24

Guai a quelli che chiamano bene il male, e male il bene, che cambiano le tenebre in luce e la luce in tenebre!25

Gli scrittori del Nuovo Testamento descrivono la salvezza come il passare dal buio alla luce.

Un tempo infatti eravate tenebre, ma ora siete luce nel Signore; camminate dunque come figli di luce.26

Egli ci ha riscossi dalla potestà delle tenebre e ci ha trasportati nel regno del suo amato Figlio. 27

Voi siete una stirpe eletta, un sacerdozio regale, una gente santa, un popolo che Dio si è acquistato, perché proclamiate le virtù di colui che vi ha chiamati dalle tenebre alla sua luce meravigliosa.28

I credenti tessalonicesi (come i cristiani in generale) non vedono il giorno del Signore come una specie di evento disastroso. Sono preparati perché credono, perché conducono una vita morale; quindi possono guardare a quel giorno con anticipazione, perché non sono nel buio ma nella luce del Signore.

Voi tutti siete figli della luce e figli del giorno; noi non siamo della notte né delle tenebre.29

In questo versetto Paolo indica il motivo per cui è fiducioso nel dire che i credenti tessalonicesi “non sono delle tenebre”, come ha scritto nel versetto 4. Chiamandoli figli della luce, si rivolgeva a tutta la chiesa di Tessalonica, maschi e femmine. Come spiega un commentatore: L’espressione figli della luce abbracciava sia gli uomini che le donne della congregazione.30

I “figli della luce” sono le persone salvate dalle tenebre; ora appartengono al regno della “luce”. L’apostolo Pietro scrisse:

Voi siete una stirpe eletta, un sacerdozio regale, una gente santa, un popolo che Dio si è acquistato, perché proclamiate le virtù di colui che vi ha chiamati dalle tenebre alla sua luce meravigliosa.31

Essere figli della luce e figli del giorno significa che non siamo della notte né delle tenebre. A questo punto l’apostolo Paolo passa dal parlare di ciò che loro, i Tessalonicesi, fanno, a ciò che noi, i cristiani, facciamo.

Perciò non dormiamo come gli altri, ma vegliamo e siamo sobri.32

[I cristiani] diventano “figli della luce” e “figli del giorno” grazie alla loro salvezza e ora viene chiesto loro di agire in conformità a ciò che sono diventati. Devono essere vigili e controllati. Non devono dormire, ma stare all’erta. Un commentatore dice: La condotta dei cristiani dovrebbe distinguersi da quella degli “altri”, i non credenti le cui vite sono marcate dal “sonno” dell’indifferenza morale e del peccato.33

Paolo dice ai credenti di Tessalonica che, invece di “dormire” nel peccato, devono “vegliare ed essere sobri”. Altre traduzioni parlano di “rimanere svegli e pronti” per il suo ritorno. È una chiamata a essere svegli e vigili sia spiritualmente che moralmente. I credenti devono esercitare un autocontrollo morale.

Quelli che dormono, dormono di notte, e quelli che si ubriacano, lo fanno di notte.34

Paolo parla di attività che in genere la gente svolge di notte: dormire e ubriacarsi. Anche se alcuni di notte lavorano, in genere in quelle ore la gente dorme. È anche più probabile che, se uno vuole ubriacarsi, non lo faccia durante il giorno, ma aspetti la sera. La notte, in genere, aveva una connotazione negativa nell’antichità. L’ubriachezza di cui parla Paolo si riferisce a una condizione morale, che non è limitata all’abuso di alcol. È l’opposto della sobrietà descritta nel versetto precedente: vegliamo e siamo sobri. Ciò che Paolo voleva dire ai Tessalonicesi era che chi dorme e chi si ubriaca non sarà pronto per il giorno del Signore.

A causa delle loro condizioni, il giorno del Signore piomberà su di loro come un ladro di notte.35

Ma noi, poiché siamo del giorno, siamo sobri, avendo rivestito la corazza della fede e dell’amore, e preso per elmo la speranza della salvezza.36

Paolo mette a confronto quelli che “dormono” e quelli che “si ubriacano” con i credenti. Ha già detto chiaramente che lui e i suoi compagni, oltre ai credenti tessalonicesi, sono del giorno e quindi dovrebbero essere controllati e moralmente “sobri”. Oltre a essere sobri e pronti per il giorno del Signore, devono essere armati delle virtù cristiane: fede, amore e speranza. Paolo usò Isaia 59,17 come fonte del suo insegnamento.

Si è rivestito di giustizia come di una corazza e si è posto in capo l’elmo della salvezza, ha indossato gli abiti della vendetta e si è ricoperto di gelosia come di un manto.37

Paolo fece alcune modifiche al testo del Vecchio Testamento, perché si riferisse ai cristiani, a quelli che hanno indossato corazza ed elmo. Anche nel libro degli Efesini Paolo usa molte di queste stesse immagini militari.38

Dio non ci ha destinati all’ira, ma ad ottenere salvezza per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo, il quale è morto per noi perché, sia che vegliamo sia che dormiamo, viviamo insieme con lui.39

Finora, Paolo si è concentrato sulle differenze tra i cristiani e i non credenti dei tempi che precedono il ritorno del Signore. Adesso passa al destino dei due gruppi. Uno subirà l’ira, mentre l’altro sarà salvato e la eviterà. Paolo spiega che al momento del ritorno del Signore i cristiani otterranno la salvezza. Non la riceveranno grazie ai loro meriti personali, ma grazie all’amore e alla grazia di Dio ricevute per mezzo della morte e della risurrezione di Gesù.

Questo è l’unico punto nella prima e nella seconda lettera ai Tessalonicesi in cui viene spiegato lo scopo della morte di Gesù. Gesù è morto per noi. Questo punto indica la sua morte come sostitutiva per i nostri peccati. La sua morte ha portato la salvezza a chi crede, sia che vegliamo sia che dormiamo, cioè sia che siamo vivi o morti. È interessante vedere che nel versetto 6 Paolo parla anche di dormire o restare svegli, ma qui parla di essere “moralmente” svegli o addormentati. Questo versetto (5,10) è l’unico punto del Nuovo testamento in cui “essere svegli” è un modo per dire “essere vivi”.

La salvezza finale viene descritta nel versetto 10 come il vivere insieme al nostro Signore Gesù Cristo. Questa manifestazione di speranza ha a che fare con la risurrezione dei morti seguita da quella dei vivi, così che insieme possano andare a vivere con Gesù.

Perciò consolatevi gli uni gli altri ed edificatevi l’un l’altro, come già fate.40

Paolo chiese ai credenti tessalonicesi di usare questo insegnamento per edificazione e consolazione. Erano preoccupati per il giorno del Signore, che era collegato alla loro domanda a proposito dei morti in Cristo. Lui dice loro di incoraggiarsi e consolarsi a vicenda, di ricordare gli uni agli altri che Dio li ha condotti alla salvezza, sia quelli ancora in vita sia quelli già deceduti. Devono anche edificarsi a vicenda, aiutarsi a maturare e a progredire nella fede. Poiché la chiesa tessalonicese stava già facendo gran parte di ciò di cui Paolo parlava, lui li incoraggiò a continuare in quello che facevano. Con questo punto terminano le sue risposte alle loro domande.

(Continua.)


Nota

Se non altrimenti indicato, tutte le citazioni bibliche sono tratte da: La Nuova Diodati, © Edizioni La Buona Novella, Bari. Tutti i diritti riservati.


1 1 Tessalonicesi 4,18.

2 1 Tessalonicesi 5,1–2.

3 1 Tessalonicesi 4,9.

4 1 Corinzi 7,1.25; 8,1; 12,1; 16,1.12.

5 Daniele 12,6.

6 Matteo 24,3.

7 Atti 1,6–7.

8 Matteo 24,36. Vedi anche Marco 13,32.

9 1 Tessalonicesi 1,4–5.

10 1 Tessalonicesi 2,1.

11 1 Tessalonicesi 2,5.

12 1 Tessalonicesi 3,3.

13 1 Tessalonicesi 4,2.

14 Geremia 46,10; Ezechiele 30,3; Gioele 1,15; 2,1; 3,14; Amos 5,18.20; Sofonia 1,14; Atti 2,20; 2 Pietro 3,10.

15 Gioele 3,18; Obadia 1,8–21; Zaccaria 14,1–21.

16 1 Corinzi 1,8; 2 Corinzi 1,14.

17 Filippesi 1,6 NR.

18 Filippesi 1,9–10 NR.

19 Luca 12,39–40.

20 1 Tessalonicesi 5,3 NR.

21 Luca 21,34–35.

22 1 Tessalonicesi 5,4.

23 Proverbi 4,18–19.

24 Isaia 2,5.

25 Isaia 5,20.

26 Efesini 5,8.

27 Colossesi 1,13.

28 1 Pietro 2,9 NR.

29 1 Tessalonicesi 5,5.

30 Gene L. Green, The Letters to the Thessalonians (Grand Rapids: William B. Eerdmans Publishing Company, 2002), 236.

31 1 Pietro 2,9 NR.

32 1 Tessalonicesi 5,6.

33 Green, The Letters to the Thessalonians, 238.

34 1 Tessalonicesi 5,7 NR.

35 1 Tessalonicesi 5,2.

36 1 Tessalonicesi 5,8.

37 Isaia 59,17.

38 Efesini 6,13–17.

39 1 Tessalonicesi 5,9–10.

40 1 Tessalonicesi 5,11.


Pubblicato originariamente in inglese il 28 marzo 2023.