Al cuore di tutto: la salvezza

Marzo 24, 2013

di Peter Amsterdam

I risultati: giustificazione, adozione e rigenerazione

Nei precedenti articoli sulla salvezza, abbiamo visto i quattro concetti che illustrano il funzionamento del piano divino della redenzione, come ci riconcilia con Dio e ci evita di essere puniti per i nostri peccati. L’amore di Dio nei nostri confronti è il motivo del suo piano per la salvezza; quell’amore si manifestò nella morte di suo Figlio Gesù come propiziazione per i nostri peccati. La morte sacrificale di Gesù portò a un cambiamento nel rapporto tra Dio e noi. Il prezzo pagato da Gesù per la nostra salvezza fu il massimo che si potesse pagare; fu un sacrificio incommensurabile. La nostra redenzione è dovuta all’amore infinito di Dio – Padre, Figlio e Spirito Santo.

Tre importanti risultati della morte e della risurrezione di Gesù sono la giustificazione, l’adozione e la rigenerazione, che portano enormi cambiamenti nella vita di chi si riconcilia con Dio attraverso Gesù. La giustificazione si riferisce alla nostra situazione “legale” davanti a Dio, l’adozione ha a che fare con il nostro rapporto personale e familiare con Lui e la rigenerazione è un cambiamento nella nostra natura spirituale.

La giustificazione

Grazie alla morte sacrificale di Gesù, Dio perdona i nostri peccati. Essi sono stati imputati a Gesù, cioè sono diventati suoi e non sono più nostri. Allo stesso tempo, la giustizia di Gesù è stata attribuita a chi l’ha ricevuto e ha accettato il suo dono della salvezza, così Dio non ci vede più come peccatori degni di punizione, ma come persone giuste ai suoi occhi. La nostra colpa “legale” e la nostra condanna sono state rimosse e la separazione tra Dio e noi non esiste più.

La parola giustificare usata nel Nuovo Testamento è la parola greca dikaioo. Tra i suoi significati c’è quello di dichiarare qualcuno giusto. Come nostra giustificazione s’intende che Dio ci dichiara giusti, cioè non più colpevoli e condannati. Ciò non vuol dire che ora che abbiamo ricevuto il dono della salvezza siamo senza peccato, perché siamo sempre peccatori, ma significa che “legalmente” siamo giusti agli occhi di Dio. Come i nostri peccati sono stati imputati a Gesù e quindi sono visti come suoi, così la sua giustizia viene attribuita a noi, quindi Dio la vede come nostra.

Tutto ciò è opera di Dio, non nostra. Non potremmo fare o realizzare niente che possa meritarci questo perdono e questa giustizia. È un dono di Dio. A causa del suo amore ha fatto sì che potessimo essere giusti ai suoi occhi, non per opera nostra, o per buone azioni che abbiamo compiuto, ma per la sua grazia, la sua misericordia e il suo amore. È un dono d’amore, costoso per Dio, gratuito per noi.

Voi infatti siete stati salvati per grazia, mediante la fede, e ciò non viene da voi, è il dono di Dio, non per opere, perché nessuno si glori.[1]

Le Scritture indicano chiaramente che non si ottiene la salvezza essendo buoni o facendo del bene, oppure osservando le leggi mosaiche — o facendo qualsiasi altra cosa. La salvezza che porta alla giustificazione dipende soltanto da Dio e dal suo piano. Tutto quello che dobbiamo fare è credere che Dio l’ha messa a nostra diposizione mediante Gesù, e poi accettarla per fede.

Se confessi con la tua bocca il Signore Gesù, e credi nel tuo cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvato. Col cuore infatti si crede per ottenere giustizia e con la bocca si fa confessione per ottenere salvezza.[2]

Sapendo che l’uomo non è giustificato per le opere della legge ma per mezzo della fede in Gesù Cristo, abbiamo creduto anche noi in Cristo Gesù, affinché fossimo giustificati mediante la fede di Cristo e non mediante le opere della legge, poiché nessuna carne sarà giustificata per mezzo della legge.[3]

Una bella caratteristica della giustificazione è che, come cristiani, non dobbiamo più provare angoscia per la nostra posizione davanti a Dio. Anche se continuiamo a peccare, il fatto che abbiamo la giustizia di Cristo non cambia. Non dobbiamo più chiederci se abbiamo fatto abbastanza o se siamo sufficientemente vicini a Dio da meritare la salvezza. Ha fatto tutto Dio e grazie alla morte e risurrezione di Gesù siamo e saremo sempre giusti agli occhi di Dio.

Quando pecchiamo dobbiamo pentirci e chiedere a Dio di perdonarci, oltre a cercare attivamente di essere più forti nel resistere alla tentazione. Comunque, il punto essenziale della giustificazione è che se siamo in Cristo i nostri peccati sono perdonati e grazie a Lui siamo dichiarati giusti agli occhi di Dio. Ciò non significa che il peccato non abbia delle conseguenze. Le Scritture insegnano che Dio corregge i suoi figli e il peccato può portare alla correzione divina nei nostri confronti. Un peccato privo di pentimento può portare a uno sconvolgimento del nostro rapporto con Dio e alla perdita delle sue benedizioni. La Bibbia insegna anche che nell’aldilà dovremo apparire davanti al trono del giudizio di Cristo. Il peccato, comunque, non causa la perdita della nostra salvezza o della nostra giustificazione e “se confessiamo i nostri peccati, Egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità” (1 Giovanni 1,9).

L’amore e il sacrificio di Dio, mediante la morte di Gesù sulla croce, hanno portato alla nostra giustificazione ai suoi occhi. Hanno annullato la nostra separazione e ci hanno riconciliati con Lui. Che dono prezioso e inestimabile, quello offerto all’umanità dall’amore divino!

Giustificati dunque per fede, abbiamo pace presso Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore.[4]

L’adozione

Oltre al cambiamento “legale” causato dalla giustificazione, per cui Dio ci considera giusti mediante il sacrificio di Gesù, c’è un altro cambiamento importante nella nostra posizione e nel nostro rapporto con Dio, grazie alla salvezza. Poiché il peccato non ci separa più da Dio, il nostro rapporto con Lui cambia e diventiamo parte della famiglia divina: diventiamo i suoi figli.

A tutti quelli che l’hanno ricevuto Egli ha dato il diritto di diventare figli di Dio: a quelli, cioè, che credono nel suo nome.[5]

 Questo cambiamento di rapporto, questo ingresso nella famiglia di Dio come suoi figli, è chiamata adozione. Non siamo figli e figlie di Dio nello stesso senso in cui lo è Gesù, che è il Figlio unigenito, ma entriamo a far parte della sua famiglia per adozione. In un certo senso anche questo è un cambiamento legale, poiché come figli di Dio diventiamo suoi eredi, con tutti i diritti di quella posizione; ma, ancora meglio, ora c’è un rapporto basato sull’appartenenza alla sua famiglia. Dio è nostro Padre.

Quando è venuto il compimento del tempo, Dio ha mandato suo Figlio, nato da donna, sottoposto alla legge, perché riscattasse quelli che erano sotto la legge, affinché noi ricevessimo l’adozione. Ora perché voi siete figli, Dio ha mandato lo Spirito del Figlio suo nei vostri cuori che grida: «Abba, Padre». Perciò tu non sei più servo, ma figlio; e se sei figlio, sei anche erede di Dio per mezzo di Cristo.[6]

Poiché tutti quelli che sono condotti dallo Spirito di Dio sono figli di Dio. Voi infatti non avete ricevuto uno spirito di schiavitù per cadere nuovamente nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito di adozione per il quale gridiamo: «Abba, Padre». Lo Spirito stesso rende testimonianza al nostro spirito che noi siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi, eredi di Dio e coeredi di Cristo.[7]

Perché voi tutti siete figli di Dio per mezzo della fede in Cristo Gesù.[8]

Anche se nel Vecchio Testamento Dio era visto come Padre, c’era più enfasi sulla sua santità, che definiva in gran parte il rapporto tra Lui e gli esseri umani. L’immagine generale di Dio era che fosse potente, santo, puro e separato e che gli esseri umani peccatori dovevano essere umili davanti a Lui, ubbidirgli e venerarlo.

Parlando del rapporto con Dio nel Vecchio Testamento, J. I. Packer ha scritto:

La religione era “il timore di Dio”: avere la consapevolezza della propria piccolezza, confessare le proprie colpe e abbassarsi alla presenza di Dio; cercare con gratitudine rifugio nelle sue promesse di misericordia e preoccuparsi soprattutto di evitare peccati di presunzione. Veniva sottolineato più volte che dovevamo stare al nostro posto e mantenere le distanze di fronte a un Dio santo. Questa enfasi eclissava tutto il resto.[9]

La redenzione dovuta a Gesù trasformò questo rapporto in uno molto più personale. Adesso possiamo avere con Dio il rapporto che un bambino ha con un padre amorevole. È un rapporto molto più intimo di quello esistente ai tempi del Vecchio Testamento. Possiamo vedere questa vicinanza a Dio come Padre in ciò che disse Gesù:

Osservate gli uccelli del cielo: essi non seminano, non mietono e non raccolgono in granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete voi molto più di loro?[10]

Se dunque voi, che siete malvagi, sapete dare buoni doni ai vostri figli, quanto più il Padre vostro, che è nei cieli, darà cose buone a coloro che gliele chiedono![11]

È la gente del mondo che ricerca tutte queste cose; ma il Padre vostro sa che ne avete bisogno. Cercate piuttosto il suo regno, e queste cose vi saranno date in più.[12]

Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti; e nessuno le può rapire dalla mano del Padre mio.[13]

Se uno mi serve, il Padre l’onorerà.[14]

Chi ha i miei comandamenti e li osserva, è uno che mi ama; e chi mi ama sarà amato dal Padre mio.[15]

Tutto ciò che domanderete al Padre nel mio nome, Egli ve lo darà.[16]

Il Padre stesso infatti vi ama, poiché voi mi avete amato e avete creduto che io sono proceduto da Dio.[17]

Nella nostra adozione vediamo il profondo amore di Dio. Non era costretto a invitarci a far parte della sua famiglia, non doveva adottarci, ma lo fece. L’adozione è un gesto d’amore da parte di una persona che non è obbligata ad accogliere, amare e prendersi cura di un figlio — lo fa per amore. Dio non ci adotta perché siamo fantastici o stupendi, o perché facciamo buone opere per Lui. Ci adotta perché ci ama, perché ama l’umanità. Ha reso possibile — con grande sacrificio — che i peccatori, separati da Lui, fossero redenti e perdonati ed entrassero nella sua famiglia. Questi sono l’amore, la misericordia e la bontà del nostro Dio, che è amore.

Vedete quale amore ci ha manifestato il Padre, dandoci di essere chiamati figli di Dio! E tali siamo.[18]

J. I. Packer descrive in questo modo l’amore di Dio nell’adottarci:

L’idea dell’adozione ha a che fare con la famiglia, è concepita in termini d’amore e vede Dio come Padre. Adottandoci, Dio ci accoglie nella sua famiglia e nella sua compagnia; ci stabilisce come suoi figli ed eredi. Al cuore di questa relazione ci sono intimità, affetto e generosità. Essere a posto davanti a Dio come Giudice, è una cosa, ma essere amati e curati da Dio come Padre è molto meglio.[19]

Come suoi figli e suoi eredi, possiamo essere sicuri di ereditare la vita eterna. Le Scritture affermano che siamo eredi di Dio e coeredi di Cristo.[20] L’adozione ci fa entrare nella famiglia di Dio e ci dà ogni diritto di eredità. Ciò significa che abbiamo la benedizione della salvezza in questa vita e nella prossima. L’apostolo Paolo fa riferimento alle benedizioni future, dopo le sofferenze di questa vita.

E se siamo figli, siamo anche eredi, eredi di Dio e coeredi di Cristo, se pure soffriamo con lui per essere anche con lui glorificati. Io ritengo infatti che le sofferenze del tempo presente non sono affatto da eguagliarsi alla gloria che sarà manifestata in noi.[21]

La rigenerazione

Un altro risultato della morte e della risurrezione di Gesù nella vita dei credenti è un cambiamento spirituale a cui si fa riferimento in questi termini: nascere di nuovo,[22] risorgere a nuova vita,[23] rigenerazione,[24] nascere dallo Spirito[25] e diventare una nuova creatura.[26]

Tutti questi si riferiscono in genere a un cambiamento spirituale che avviene nel cuore della persona redenta da Cristo. Anche se la giustificazione effettua un cambiamento nella nostra posizione “legale” davanti a Dio, la rigenerazione, o rinascita, lo effettua nella nostra natura spirituale. Lo Spirito Santo trasforma la natura peccatrice della persona redenta in modo tale da rinnovarla e compiere in lei un cambiamento spirituale. Questa rinascita è la “tabula rasa”, o il fondamento nuovo su cui il cristiano comincia la sua vita spirituale, crescendo da lì.

Essere nati di nuovo, o nascere dallo Spirito, è un elemento essenziale della salvezza. Gesù disse a Nicodemo che senza di ciò non si può vedere né entrare nel regno di Dio.

Gesù gli rispose e disse: «In verità, in verità ti dico che se uno non è nato di nuovo, non può vedere il regno di Dio». Nicodemo gli disse: «Come può un uomo nascere quando è vecchio? Può egli entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e nascere?». Gesù rispose: «In verità, in verità ti dico che se uno non è nato d’acqua e di Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Ciò che è nato dalla carne è carne; ma ciò che è nato dallo Spirito è spirito. Non meravigliarti se ti ho detto: "Dovete nascere di nuovo". Il vento soffia dove vuole e tu ne odi il suono, ma non sai da dove viene né dove va; così è per chiunque è nato dallo Spirito».[27]

Questa rinascita è il risultato della fede nel sacrificio redentore di Gesù e della sua accettazione. Quando qualcuno crede nel piano divino della salvezza e lo accetta, quando riconosce che Gesù è il suo Salvatore, nasce di nuovo. Che lo avverta o no, il cambiamento è avvenuto. È nato da Dio perché ha creduto in Lui.

Chiunque crede che Gesù è il Cristo, è nato da Dio.[28]

A tutti quelli che l’hanno ricevuto Egli ha dato il diritto di diventar figli di Dio: a quelli, cioè, che credono nel suo nome; i quali non sono nati da sangue, né da volontà di carne, né da volontà d’uomo, ma sono nati da Dio.[29]

Nella storia della chiesa ci sono state opinioni diverse sul momento in cui avviene la rinascita o rigenerazione. Secondo alcuni avviene in qualche modo durante il battesimo infantile. Altri ritengono che avvenga prima della salvezza vera e propria, poiché uno prima rinasce e poi è in grado di prendere la decisione di credere in Gesù e riceverlo. Altri credono che la rinascita avvenga quando si accetta Gesù come Salvatore. Quest’ultima interpretazione, cioè la rinascita conseguente all’accettazione di Cristo, è la più accettata.

Diventare una creatura nuova non significa che la natura originalmente creata della persona non esista più e venga sostituita, ma che la sua natura peccatrice viene cambiata o ri-creata.[30] È un rinnovamento spirituale o morale della natura della persona redenta. È una nuova personalità in armonia con l’immagine divina.

Se dunque uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, tutte le cose sono diventate nuove. Ora tutte le cose sono da Dio, che ci ha riconciliati a sé per mezzo di Gesù Cristo e ha dato a noi il ministero della riconciliazione.[31]

Per spogliarvi, per quanto riguarda la condotta di prima, dell’uomo vecchio che si corrompe per mezzo delle concupiscenze della seduzione, per essere rinnovati nello spirito della vostra mente e per essere rivestiti dell’uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e santità della verità.[32]

Noi infatti siamo opera sua, creati in Cristo Gesù per le buone opere che Dio ha precedentemente preparato, perché le compiamo.[33]

La rinascita spirituale di un cristiano è interpretata anche come il ritornare in vita dopo una morte spirituale, avendo fede nella risurrezione di Gesù.

Dio, che è ricco in misericordia, per il suo grande amore con il quale ci ha amati, anche quando eravamo morti nei falli, ci ha vivificati con Cristo (voi siete salvati per grazia), e ci ha risuscitati con lui e con lui ci ha fatti sedere nei luoghi celesti in Cristo Gesù.[34]

E con lui Dio ha vivificato voi, che eravate morti nei peccati e nell’incirconcisione della carne, perdonandovi tutti i peccati. Egli ha annientato il documento fatto di ordinamenti, che era contro di noi e che ci era nemico, e l’ha tolto di mezzo inchiodandolo alla croce.[35]

La Bibbia generalmente si riferisce alla rigenerazione come a un’opera dello Spirito Santo, perché Gesù parlò di nascere dallo Spirito. Anche l’apostolo Paolo si riferì a questo come a un’opera dello Spirito Santo.

Così è per chiunque è nato dallo Spirito.[36]

Ma quando apparvero la bontà di Dio, nostro Salvatore, e il suo amore verso gli uomini, Egli ci ha salvati non per mezzo di opere giuste che noi avessimo fatto, ma secondo la sua misericordia, mediante il lavacro della rigenerazione e il rinnovamento dello Spirito Santo, che Egli ha copiosamente sparso su di noi, per mezzo di Gesù Cristo, nostro Salvatore…[37]

Ci sono altri versetti che parlano del ruolo del Padre nella nuova nascita.

Benedetto sia il Dio e Padre del Signor nostro Gesù Cristo, il quale nella sua grande misericordia ci ha rigenerati a una viva speranza per mezzo della risurrezione di Gesù Cristo dai morti…[38]

Ogni buona donazione e ogni dono perfetto vengono dall’alto e discendono dal Padre dei lumi, presso il quale non vi è mutamento né ombra di rivolgimento. Egli ci ha generati di sua volontà mediante la parola di verità, affinché siamo in certo modo le primizie delle sue creature.[39]

Sia Dio Padre che Dio Spirito Santo hanno nella nuova nascita e nella rigenerazione un ruolo già prefigurato nel Vecchio Testamento.

Vi darò un cuore nuovo e metterò dentro di voi uno spirito nuovo; toglierò dalla vostra carne il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. Metterò dentro di voi il mio Spirito…[40]

Ricevendo Gesù come nostro Salvatore otteniamo una vita nuova, una rinascita, una rigenerazione, insieme alla vita eterna.

L’amorevole piano divino della salvezza ci ha giustificato, così che siamo da Lui ritenuti giusti. Siamo diventati suoi figli per adozione. Siamo membri della sua famiglia e non siamo più separati da Lui. Siamo eredi della salvezza eterna e delle altre promesse di Dio. Siamo anche diventati creature nuove, perché siamo nati di nuovo. Questi doni preziosi sono il frutto dell’amore di Dio, che molto gli è costato: la vita di Gesù, spesa per noi. Siamo riconciliati con Dio e niente può cambiare questo fatto.

Infatti io sono persuaso che né morte né vita né angeli né principati né potenze né cose presenti né cose future, né altezze né profondità, né alcun’altra creatura potrà separarci dall’amore di Dio che è in Cristo Gesù, nostro Signore.[41]

Dobbiamo veramente capire e apprezzare l’amore profondo che Dio prova per l’umanità, in tutto quello che ha fatto per noi. Dobbiamo anche essere consapevoli e preoccuparci di chi vive intorno a noi e non conosce o non capisce che può essere giustificato e adottato da Dio, che può diventare suo figlio o sua figlia. Dobbiamo avere l’amore e la determinazione di condividere con gli altri la buona notizia e di invitarli a diventare figli di Dio.


[1] Efesini 2,8–9.

[2] Romani 10,9–10.

[3] Galati 2,16.

[4] Romani 5,1.

[5] Giovanni 1,12 NR.

[6] Galati 4,4–7.

[7] Romani 8,14–17.

[8] Galati 3,26.

[9] J. I. Packer, Knowing God (Downers Grove, Illinois: InterVarsity Press, 1973), 203.

[10] Matteo 6,26.

[11] Matteo  7,11.

[12] Luca 12,30–31 NR.

[13] Giovanni 10,29.

[14] Giovanni 12,26.

[15] Giovanni 14,21.

[16] Giovanni 16,23.

[17] Giovanni 16,27.

[18] 1 Giovanni 3,1 NR.

[19] J. I. Packer, Knowing God (Downers Grove, Illinois: InterVarsity Press, 1973), 207.

[20] Romani  8,17.

[21] Romani  8,17–18.

[22] Giovanni 3,3–8.

[23] Tito 3,5 TILC.

[24] Tito 3,5 LND.

[25] Giovanni 3,6–8.

[26] 2 Corinzi 5,17.

[27] Giovanni 3,3–8.

[28] 1 Giovanni 5,1.

[29] Giovanni 1,12–13 NR.

[30] James Leo Garrett, Jr., Systematic Theology, Biblical, Historical, and Evangelical, Vol. 2 (N. Richland Hills: BIBAL Press, 2000), 309.

[31] 2 Corinzi 5,17–18.

[32] Efesini 4,22–24.

[33] Efesini 2,10.

[34] Efesini 2,4–6.

[35] Colossesi 2,13–14.

[36] Giovanni 3,8.

[37] Tito 3,4–6.

[38] 1 Pietro 1,3.

[39] Giacomo 1,17–18 NIV.

[40] Ezechiele 36,26–27.

[41] Romani 8,38–39.


Titolo originale: The Heart of It All: Salvation – Results—Justification, Adoption, and Regeneration
Pubblicato originariamente in Inglese il 13 Novembre 2012