Al cuore di tutto: l’uomo-Dio (parte 1)

Maggio 14, 2011

di Peter Amsterdam

Dovreste leggere “Al cuore di tutto: introduzione” prima di leggere questo articolo o il resto della serie.

Al cuore della nostra fede di cristiani c’è la risposta a una domanda semplice ma decisamente cruciale: chi è Gesù? Per capire la nostra fede, per capire la storia di Gesù e il significato della sua vita – i suoi insegnamenti, il motivo della sua venuta – è necessario capire chi Lui è.

Gesù è Dio. È la seconda persona della Trinità che comprende Dio Padre, Dio Figlio e Dio Spirito Santo. (Per altre informazioni sull’argomento, vedi la serie di articoli di Al cuore di tutto sulla Trinità.)

La bellezza di questa verità è che la sua natura divina significa che ogni persona di ogni epoca, che abbia invitato Gesù nella propria vita, ha ricevuto il perdono dei suoi peccati e la vita eterna. Poiché noi, come esseri umani, pecchiamo e quei peccati sono un’offesa contro Dio, è necessario che siamo perdonati da Dio e riconciliati con Lui; il solo modo in cui ciò potesse accadere era che Gesù, che è Dio, diventasse uomo, vivesse una vita senza peccato, morisse per i nostri peccati e risorgesse. Ed è esattamente quel che accadde.

Il perché e il percome la morte di Gesù porti il perdono divino, sarà argomento di un futuro articolo di questa serie. Per il momento basti dire che le Scritture insegnano che la morte di Cristo per i peccati del mondo è la base e il piano per la salvezza dell’umanità. Gesù adempì tutti i requisiti necessari perché i peccati degli uomini fossero perdonati da Dio.

Il Logos

Gesù, essendo un membro della Trinità insieme a Dio Padre e a Dio Spirito Santo, è Dio Figlio. Come tale ha tutti gli attributi di Dio. (Per altre informazioni sugli attributi, o qualità, di Dio vedi la serie di articoli Al cuore di tutto su “Natura e carattere di Dio”.)

Dio è il creatore di tutte le cose. Dio è eterno ed esisteva prima che qualsiasi altra cosa fosse in esistenza. In questo caso, se Gesù è Dio, allora deve essere eterno e deve essere esistito prima di qualsiasi altra cosa. Deve aver avuto parte nella creazione di ogni cosa. Secondo le Scritture, tutte queste cose sono vere nei confronti di Gesù.

I primi tre versetti del Vangelo di Giovanni lo spiegano bene:

Nel principio era la Parola e la Parola era presso Dio, e la Parola era Dio. Egli era nel principio con Dio. Tutte le cose sono state fatte per mezzo di Lui, e senza di Lui nessuna delle cose fatte è stata fatta.

Quando Giovanni parlava di Dio Figlio prima che nascesse sulla terra, si riferiva a Lui come alla Parola, non come Gesù. Questi versetti indicano che la Parola/Gesù ha preso parte alla creazione, perché “tutte le cose sono state fatte per mezzo di Lui”. La parola usata da Giovanni, tradotta qui come Parola, nell’originale greco era Logos. Questo termine fu usato per la prima volta nel VI secolo a.C. da un filosofo greco di nome Eraclito per indicare la ragione divina o il piano divino che coordina un universo mutabile.  Di conseguenza, per chi all’epoca parlasse greco, Logos significa ragione, quindi avrebbe inteso il versetto come “nel principio era la ragione o la mente di Dio”. Avrebbe compreso che prima della creazione il Logos esisteva con Dio eternamente.  Quindi il Logos, la Parola, Dio Figlio, esisteva prima dell’esistenza di ogni cosa creata – compreso il tempo, lo spazio o l’energia.

Come scrisse Atanasio, uno dei primi padri della chiesa, “non ci fu mai un tempo in cui Egli (il Logos) non esistesse.[1] Egli è eterno. Il Logos, Dio Figlio, era insieme a Dio Padre ed era Dio.

Giovanni 1,14 continua col dire:

E la Parola si è fatta carne ed ha abitato fra di noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, come gloria dell’Unigenito proceduto dal Padre, piena di grazia e di verità.

Giovanni afferma chiaramente che il Logos, la Parola, Dio Figlio, si fece carne e visse sulla terra. Ciò significa che Dio Figlio visse sulla terra per un certo tempo come essere umano. Significa che Egli, un essere immateriale ed eterno, entrò nella sua creazione nel tempo e nello spazio. Questo sarebbe potuto accadere solo se Dio si fosse incarnato, se fosse diventato uomo, che è esattamente ciò che avvenne quando nacque Gesù di Nazareth. Divenne l’uomo-Dio, Dio che dimorò tra di noi in carne umana.

Dato che questo è un punto fondamentale della nostra fede cristiana, ho pensato di ripassare ciò che Gesù disse di se stesso a proposito di essere Dio.

Gesù rivendica la propria divinità

È importante notare che, secondo la legge mosaica, chiunque affermi di essere Dio commette una bestemmia, la cui punizione è la morte. In più di un’occasione i giudei raccolsero pietre per lapidare Gesù, e al suo processo davanti ai capi religiosi ebraici, lo condannarono a morte per la sua affermazione di essere Dio. Chiaramente gli Ebrei dei suoi giorni avevano compreso che rivendicava la propria divinità.

Una delle sue esplicite rivendicazioni è in Giovanni, capitolo 8, che dice:

«Abrahamo, vostro padre, giubilò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e se ne rallegrò». I Giudei dunque gli dissero: «Tu non hai ancora cinquant’anni e hai visto Abrahamo?». Gesù disse loro: «In verità, in verità Io vi dico: Prima che Abrahamo fosse nato, Io sono». Allora essi presero delle pietre, per lanciarle addosso a Lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio, passando in mezzo a loro, e così se ne andò..[2]

Ciò che Gesù affermò in questo passo è significativo in due modi. Per prima cosa, anche se non aveva nemmeno cinquant’anni, affermava di essere stato in vita prima di Abraamo, che era vissuto e morto duemila anni prima. Solo Dio ha un’esistenza eterna, che è ciò che Gesù rivendicava. Poi, nel dire “prima che Abraamo fosse nato, Io sono”, Gesù associava a se stesso il nome di Dio.

In Esodo 3,14, Dio rivela a Mosè “Io sono Colui che sono”, poi gli dice di dire al popolo di Israele che IO SONO l’aveva mandato. Il nome di Dio, IO SONO, è il nome YHWH, o Yahweh, nel Vecchio Testamento. È così sacro che da prima dei tempi di Gesù fino a oggi, gli ebrei devoti evitano di dirlo. (Dato che gli ebrei religiosi non proferiscono il nome YHWH, usano invece la parola Adonai, tradotta con “Signore”.)  Ma Gesù usò questo nome di Dio riferendosi a sé stesso. I giudei a cui stava parlando compresero perfettamente la sua dichiarazione e raccolsero delle pietre per ucciderlo.

Un’altra occasione in cui gli ebrei capirono che Gesù affermava la propria divinità è descritta in Giovanni, capitolo 10:

Si celebrava allora a Gerusalemme la festa della Dedicazione, ed era inverno. E Gesù passeggiava nel tempio, sotto il portico di Salomone. Lo circondarono dunque i Giudei e gli dissero: «Fino a quando ci terrai con l’animo sospeso? Se tu sei il Cristo, diccelo apertamente». Gesù rispose loro: «Io ve l’ho detto, ma voi non credete; le opere che faccio nel nome del Padre mio, sono quelle che testimoniano di me. Ma voi non credete, perché non siete delle mie pecore, come vi ho detto. Le mie pecore ascoltano la mia voce, Io le conosco ed esse mi seguono; e Io do loro la vita eterna e non periranno mai, e nessuno le rapirà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti; e nessuno le può rapire dalla mano del Padre mio. Io e il Padre siamo uno».

Perciò i Giudei raccolsero di nuovo delle pietre per lapidarlo. Gesù rispose loro: «Io vi ho fatto vedere molte buone opere da parte del Padre mio; per quali di esse mi lapidate?». I Giudei gli risposero, dicendo: «Noi non ti lapidiamo per nessuna opera buona, ma per bestemmia, e perché tu che sei uomo ti fai Dio».

«Se non faccio le opere del Padre mio, non credetemi, ma se le faccio, anche se non credete a Me, credete almeno alle opere, affinché conosciate e crediate che il Padre è in Me e Io in Lui». Perciò essi cercavano nuovamente di prenderlo, ma egli sfuggì dalle loro mani..[3]

In questi passi Gesù si riferisce ai miracoli che aveva operato, dicendo che i giudei avrebbero dovuto credere a causa delle opere che aveva fatto, perché dimostravano che “il Padre è in Me ed Io in Lui”.

Diverse affermazioni di Io sono, fatte da Gesù, sono rivendicazioni indirette della sua divinità. Fece miracoli che confermarono le sue affermazioni. Per esempio, il giorno dopo aver nutrito cinquemila persone con pane e pesci moltiplicati partendo da due pesci e cinque pani d’orzo, Gesù disse:

«Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà mai più fame e chi crede in me non avrà mai più sete».[4]

«Io sono il pane vivente che è disceso dal cielo; se uno mangia di questo pane vivrà in eterno; or il pane che darò è la mia carne, che darò per la vita del mondo».[5]

I Giudei dunque mormoravano di lui, perché aveva detto: «Io sono il pane che è disceso dal cielo», e dicevano: «Non è costui Gesù, il figlio di Giuseppe, di cui conosciamo il padre e la madre? Come può egli dire: “Io sono disceso dal cielo”?».[6]

Nel nono capitolo di Giovanni, Gesù fece una nuova affermazione di Io sono, seguita da un corrispondente miracolo. Mentre lasciava il tempio, Gesù vide un uomo cieco dalla nascita e disse:

«Mentre sono nel mondo, io sono la luce del mondo». Dopo aver detto queste cose, sputò in terra, con la saliva fece del fango e ne impiastrò gli occhi del cieco. Poi gli disse: «Va’, lavati nella piscina di Siloe» (che significa: “Mandato”); egli dunque vi andò, si lavò e ritornò che ci vedeva.[7]

Quando i farisei interrogarono quest’uomo e gli chiesero come fosse stato guarito, questi spiegò che era stato Gesù a farlo. Poi fu cacciato dal tempio. Il capitolo continua con queste parole:

Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori e, trovatolo, gli disse: «Credi tu nel Figlio di Dio?». Egli rispose e disse: «Chi è, Signore, perché io creda in lui?». E Gesù gli disse: «Tu l’hai visto; è proprio colui che ti sta parlando».Allora egli disse: «Io credo, Signore»; e l’adorò..[8]

Un altro Io sono seguito da un miracolo di conferma viene riportato nel capitolo 11 di Giovanni, quando morì Lazzaro, amico di Gesù. Quattro giorni dopo Gesù arrivò a Betania, dove Lazzaro era stato sepolto. Sua sorella Marta disse che se Gesù fosse stato là, suo fratello non sarebbe morto.

Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chiunque crede in me, anche se dovesse morire, vivrà. E chiunque vive e crede in me, non morrà mai in eterno. Credi tu questo?». Ella gli disse: «Sì, Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, che doveva venire nel mondo».[9]

Gesù poi resuscitò Lazzaro e ciò spinse molti a credere in Lui. La reazione dei sommi sacerdoti e dei farisei fu di convocare un consiglio e “da quel giorno dunque deliberarono di farlo morire”.[10]

Altre dichiarazioni di Io sono fatte da Gesù comprendono:

Io sono la porta; se uno entra per mezzo di me, sarà salvato; entrerà, uscirà e troverà pascolo.[11]

Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se mi aveste conosciuto, avreste conosciuto anche mio Padre; fin da ora lo conoscete e l’avete visto.[12]

Di nuovo, il sommo sacerdote lo interrogò e gli disse: «Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto?». E Gesù disse: «Sì, io lo sono. E voi vedrete il Figlio dell’uomo sedere alla destra della Potenza e venire con le nuvole del cielo». Allora il sommo sacerdote, stracciandosi le vesti, disse: «Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? Avete udito la bestemmia; che ve ne pare?». E tutti lo giudicarono reo di morte.[13]

Il modo in cui usò sia Io sono sia Figlio dell’uomo fu interpretato dai farisei come una dichiarazione della sua divinità, che loro intesero come bestemmia e per cui lo ritennero punibile con la morte.

Figlio dell’uomo

Gesù usa il termine Figlio dell’uomo in tutti i Vangeli e ogni volta lo usa riferendosi a se stesso. Esso si rifà a Daniele 7,13-14, che descrive come il Figlio dell’uomo riceva autorità, gloria, potere sovrano e un regno che durerà in eterno. Questo passaggio parla chiaramente di una persona già esistente in cielo e che riceve potere eterno sopra il mondo. Gli ebrei dei tempi di Gesù conoscevano bene questo passo in Daniele e sapevano a che cosa si stesse riferendo Gesù quando usava questo termine.

Io guardavo nelle visioni notturne, ed ecco sulle nubi del cielo venire uno simile a un Figlio dell’uomo; Egli giunse fino all’Antico di giorni e fu fatto avvicinare a Lui. A Lui fu dato dominio, gloria e regno, perché tutti i popoli, nazioni e lingue lo servissero; il suo dominio è un dominio eterno che non passerà, e il suo regno è un regno che non sarà mai distrutto..[14]

Alcuni altri versetti importanti in cui Gesù si riferisce a se stesso come al Figlio dell’uomo sono:

Affinché sappiate che il Figlio dell’uomo ha autorità in terra di perdonare i peccati..[15]

Perché il Figlio dell’uomo verrà nella gloria del Padre suo con i suoi angeli; e allora Egli renderà a ciascuno secondo il suo operato..[16]

E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che il Figlio dell’uomo sia innalzato, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna.[17]

Oltre alle sue affermazioni su Io sono e sul Figlio dell’uomo, Gesù fece anche alcuni accenni alla sua esistenza con Dio prima di venire sulla terra:

Io sono proceduto dal Padre e sono venuto nel mondo; di nuovo lascio il mondo e torno al Padre..[18]

Io ti ho glorificato sulla terra, avendo compiuta l’opera che tu mi hai dato da fare. Ora dunque, o Padre, glorificami presso di te della gloria che io avevo presso di te prima che il mondo fosse..[19]

Il perdono dei peccati

In aggiunta alle sue dichiarazioni dirette, Gesù fece e disse cose che suggerivano la sua divinità per mezzi indiretti. In questi casi non diceva: “Sono Dio”, ma fece affermazioni o azioni che potevano essere attribuite solo a Dio. Gesù disse loro: “Il Padre mio opera fino ad ora, e anch’io opero”.[20] Un esempio di questo è che perdonava i peccati. Mentre qualunque persona può perdonare i peccati commessi contro di lei, Gesù perdonò i peccati di chi aveva peccato contro altri.

C. S. Lewis lo esprime così: “Tutti possiamo capire come un uomo possa perdonare offese fatte a lui. Mi pesti i piedi e io ti perdono, mi rubi del denaro e io ti perdono. Ma cosa dovremmo dire di un uomo, a cui nessuno ha rubato nulla e pestato nulla, che annunciasse di averti perdonato per aver pestato i piedi a qualcun altro e di aver rubato il denaro di un altro? Stoltezza asinina è la descrizione più semplice che potremmo dare della sua condotta. Tuttavia è proprio quel che Gesù fece. Disse alle persone che i loro peccati erano perdonati, senza mai fermarsi a consultare tutte le altre persone che quei peccati avevano indubbiamente danneggiato. Si comportò, senza alcuna esitazione, come se fosse la persona più interessata, la più offesa in tutte trasgressioni. Ciò ha senso solo se era veramente il Dio le cui leggi sono infrante e il cui amore è ferito a ogni peccato fatto”.[21]

Nei due passi seguenti Gesù perdona i peccati e facendolo provoca delle domande nella mente dei capi giudei, perché ne capivano le implicazioni.

Allora vennero da Lui alcuni a presentargli un paralitico, portato da quattro uomini. Ma, non potendo accostarsi a Lui a causa della folla, scoperchiarono il tetto sul punto ove era Gesù e, fatta un’apertura, calarono il lettuccio sul quale giaceva il paralitico. Come Gesù vide la loro fede, disse al paralitico: «Figliolo, i tuoi peccati ti sono perdonati!». Or vi erano là seduti alcuni scribi i quali ragionavano in cuor loro: «Perché mai costui parla in questo modo? Egli bestemmia. Chi può perdonare i peccati, se non Dio solo?». Ma Gesù, avendo subito conosciuto nel suo spirito che ragionavano queste cose dentro di sé, disse loro: «Perché ragionate voi queste cose nei vostri cuori? Che cosa è più facile dire al paralitico: “I tuoi peccati ti sono perdonati”, oppure dire: “Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina”? Ora, affinché sappiate che il Figlio dell’uomo ha potestà di perdonare i peccati in terra, Io ti dico (disse al paralitico): Alzati, prendi il tuo lettuccio e vattene a casa tua». Ed egli si alzò immediatamente, prese il suo lettuccio e uscì in presenza di tutti, così che tutti stupivano e glorificavano Dio dicendo: «Non abbiamo mai visto nulla di simile!».[22]

Gesù perdonò i peccati di quell’uomo, poi, per aggiungere credito alla sua autorità divina, operò un miracolo.

Il secondo esempio è la volta in cui Gesù andò in visita alla casa di un fariseo di nome Simone, e mentre era là, entrò una donna che era una nota peccatrice. Piangendo, lei gli bagnò i piedi di lacrime, li asciugò con i suoi capelli e li unse con un unguento.

Poi, volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Io sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato dell’acqua per lavare i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i capelli del suo capo. Tu non mi hai dato neppure un bacio; ma lei da quando sono entrato, non ha smesso di baciarmi i piedi. Tu non mi hai unto il capo di olio; ma lei, ha unto i miei piedi di olio profumato. Perciò ti dico che i suoi molti peccati le sono perdonati, perché ha molto amato; ma colui al quale poco è perdonato, poco ama». Poi disse a lei: «I tuoi peccati ti sono perdonati». Allora quelli che erano a tavola con lui cominciarono a dire fra loro: «Chi è costui che perdona anche i peccati?». Ma Gesù disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!».[23]

Spessissimo le cose che Gesù fece e disse, e che direttamente o indirettamente esprimevano la sua rivendicazione della propria divinità, erano chiaramente intese dagli insegnanti e dai capi giudei, e come tali erano considerate blasfeme.

Il giudizio degli uomini

Un’altra dichiarazione indiretta fatta da Gesù, fu che avrebbe giudicato gli uomini nell’aldilà, mentre gli ebrei sapevano che il giudizio era strettamente riservato a Dio, secondo le loro scritture.

Ora, quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria con tutti i santi angeli, allora si siederà sul trono della sua gloria. E tutte le genti saranno radunate davanti a Lui; ed Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri. E metterà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. Allora il Re dirà a coloro che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio; ricevete in eredità il regno che vi è stato preparato sin dalla fondazione del mondo. Allora Egli dirà ancora a coloro che saranno a sinistra: “Andate via da me, maledetti, nel fuoco eterno che è stato preparato per il diavolo e per i suoi angeli”.[24]

Poiché il Padre non giudica nessuno, ma ha dato tutto il giudizio al Figlio, affinché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre; chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato.[25]

 

Il rapporto con il Padre

Gesù affermò anche di avere un rapporto unico e speciale con il Padre.

In verità, in verità vi dico che il Figlio non può far nulla da se stesso, se non quello che vede fare dal Padre; le cose infatti che fa il Padre, le fa ugualmente anche il Figlio. Poiché il Padre ama il Figlio e gli mostra tutte le cose che egli fa; e gli mostrerà opere più grandi di queste, affinché voi ne siate meravigliati.[26]

 

Io e il Padre siamo uno.[27]

 

Ogni cosa mi è stata data in mano dal Padre mio, e nessuno conosce il Figlio, se non il Padre; e nessuno conosce il Padre, se non il Figlio e colui al quale il Figlio avrà voluto rivelarlo.[28]

John Stott, pastore anglicano, noto leader del movimento evangelico e scrittore rinomato, espresse così il rapporto unico che Gesù ha con il Padre:

L’identificazione [di Gesù] con il Padre era tanto stretta che gli era naturale equiparare l’atteggiamento dell’uomo nei suoi confronti con quello nei confronti di Dio. Così,

 

conoscere Lui era conoscere Dio;

vedere Lui era vedere Dio;

credere in Lui era credere in Dio;

ricevere Lui era ricevere Dio;

odiare Lui era odiare Dio;

onorare Lui era onorare Dio..[29]

 

Che Gesù facesse simili rivendicazioni non sta necessariamente a dimostrare che fosse Dio, ma esse indicano che aveva la consapevolezza interiore di essere Dio. Naturalmente anche un pazzo può credere di essere Dio, ma non vuol dire che lo sia. Nel suo libro Il caso Gesù, Lee Strobel intervistò il dott. Gary R. Collins, autore di quarantacinque libri su argomenti riguardanti la psicologia, per chiedergli della salute mentale di Gesù. Collins indicò diversi motivi per cui Gesù sembrava perfettamente sano. Vi darò una breve citazione dal suo eccellente libro e, se volete saperne di più, vi suggerisco di leggerlo.

 

“Le persone con difficoltà psicologiche possono avere disturbi del pensiero: non riescono a condurre una conversazione logica, balzano a conclusioni errate, sono irrazionali. Non vediamo questo in Gesù. Parlava chiaramente, con forza ed eloquenza. Era brillante e aveva una comprensione assolutamente sorprendente della natura umana.

Un altro segno dei disturbi mentali è un tipo di comportamento inadeguato, come vestirsi in maniera strana o essere incapace di contatti sociali. Il comportamento di Gesù era bene in linea con quello che ci si aspetterebbe; egli aveva rapporti profondi e duraturi con una gran varietà di gente d’ogni ceto.

 

 

Era amorevole ma non si lasciava immobilizzare dalla sua compassione; non aveva un io esagerato, anche se era spesso circondato da folle adoranti; manteneva il suo controllo nonostante un tipo di vita spesso esigente; sapeva sempre quel che faceva e dove andava; si preoccupava molto delle persone, compreso le donne e i bambini, che a quei tempi non erano ritenuti importanti; sapeva accettare le persone, senza fingere di non vedere i loro peccati; rispondeva ai singoli individui secondo la loro situazione personale e le loro necessità”.

 

 

“Dunque, qual è la sua diagnosi, dottore?” chiesi.

 

 

“Tutto considerato, non vedo segni che Gesù soffrisse di alcuna malattia mentale conosciuta”, concluse, aggiungendo con un sorriso: “Era molto più sano di qualunque altra persona io conosca, compreso me stesso!”[30]

C’è una famosa argomentazione avanzata da C. S. Lewis, chiamata “il trilemma di Lewis”, che affronta la questione se Gesù sia pazzo o sia Dio. Vi si fa spesso riferimento come a “Signore, bugiardo, o pazzo”. In Il Cristianesimo così com’è Lewis scrisse:

Sto cercando qui di evitare che qualcuno segua l’esempio delle persone che spesso si pronunciano in modo insensato nei suoi riguardi, dicendo: ‘Sono disposto ad accettare Gesù come un grande insegnante di etica morale, ma non accetto le sue pretese di essere Dio’. È un’affermazione insensata. Un uomo che fosse solo tale e affermasse quello che ha detto Gesù non sarebbe un grande insegnante di etica, ma un folle, sullo stesso piano di chi crede di essere un uovo sodo; oppure sarebbe il Diavolo in persona! Bisogna decidersi: o quest’uomo era ed è il Figlio di Dio, o era un pazzo, per non dir di peggio! Possiamo zittirlo come si fa con un pazzo; possiamo sputargli in faccia e ucciderlo come se fosse un demonio; oppure possiamo gettarci ai suoi piedi e chiamarlo Signore e Dio. In ogni modo, non diamogli una definizione insulsa come quella di ‘grande insegnante umanitario’. Non ci ha dato quella scelta, perché non era sua intenzione farlo”.[31]

 

Alcuni argomentano contro il trilemma di Lewis, dicendo che ci sono altre opzioni. Nel loro libro Handbook of Christian Apologetics, Peter Kreeft e Ronald Tacelli aggiungono altre due possibilità all’argomentazione “Signore, bugiardo, o pazzo” di Lewis: “guru” o “mito”. Dimostrano con successo che Gesù non era né un bugiardo, né un pazzo, né guru, né un mito, ma che era esattamente ciò che aveva detto di essere: Dio Figlio.[32]

Quando aggiunte ai suoi miracoli, alla sua resurrezione e alla sua ascensione al cielo, oltre che alle profezie del Vecchio Testamento adempiute in Lui, le sue affermazioni riguardo alla propria divinità indicano molto chiaramente che Gesù è Dio.

E non fu il solo ad affermarlo. Nel prossimo articolo di questa serie vedremo cosa ebbero a dire in proposito quelli che lo conobbero personalmente.


Nota

Se non altrimenti indicato, tutti i versetti biblici sono tratti dalla Sacra Bibbia, versione Nuova Diodati, copyright © La Buona Novella, Brindisi. Altre versioni spesso citate sono la versione Nuova Riveduta (NR), la versione C.E.I. (CEI) e la Traduzione in Lingua Corrente (TILC).


Bibliografia

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Garrett, Jr., James Leo. Systematic Theology, Biblical, Historical, and Evangelical, Vol. 1. N. Richland Hills: BIBAL Press, 2000.

Grudem, Wayne. Systematic Theology, An Introduction to Biblical Doctrine. Grand Rapids: InterVarsity Press, 2000.

Kreeft, Peter, and Ronald K. Tacelli. Handbook of Christian Apologetics. Downers Grove: InterVarsity Press, 1994.

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Ott, Ludwig. Fundamentals of Catholic Dogma. Rockford: Tan Books and Publishers, Inc., 1960.

Stott, John. Basic Christianity. Downers Grove: InterVarsity Press, 1971.

Williams, J. Rodman. Renewal Theology, Systematic Theology from a Charismatic Perspective. Grand Rapids: Zondervan, 1996.


[1] Phillip Cary, serie di lezioni su The History of Christian Theology (Chantilly: The Teaching Company, 2008), lezione 10.

[2] Giovanni 8,56–59.

[3] Giovanni 10,22–33. 37–39.

[4] Giovanni 6,35.

[5] Giovanni 6,51.

[6] Giovanni 6,41–42.

[7] Giovanni 9,5–7.

[8] Giovanni 9,35–38.

[9] Giovanni 11,25–27.

[10] Giovanni 11,53.

[11] Giovanni 10,9.

[12] Giovanni 14,6–7.

[13] Marco 14,61–64.

[14] Daniele 7,13–14.

[15] Matteo 9,6.

[16] Matteo 16,27.

[17] Giovanni 3,14–15.

[18] Giovanni 16,28.

[19] Giovanni 17,4–5.

[20] Giovanni 5,17.

[21] C. S. Lewis, Il Cristianesimo così com’è (Adelphi, 1997), libro 2, capitolo 3, “La scioccante alternativa”.

[22] Marco 2,3–12.

[23] Luca 7,44–50.

[24] Matteo 25,31–34. 41.

[25] Giovanni 5,22–23.

[26] Giovanni 5,19–20.

[27] Giovanni 10,30.

[28] Matteo 11,27.

[29] J. Stott, Le basi del cristianesimo (GBU 1988).

[30] Lee Strobel, Il caso Gesù (Centro Biblico 2009).

[31] C. S. Lewis, Il Cristianesimo così com’è (Adelphi, 1997), libro 2, capitolo 3, “La scioccante alternativa”.

[32] Peter Kreeft e Ronald Tacelli, Handbook of Christian Apologetics (InterVarsity Press 2003), capitolo 10.


Titolo originale: The Heart of It All: The God Man, Part 1
Pubblicato originariamente in Inglese il 19 Aprile 2011