Gesù – la sua vita e il suo messaggio: il primo contatto
Aprile 9, 2016
di Peter Amsterdam
Gesù – la sua vita e il suo messaggio: il primo contatto
[Jesus—His Life and Message: First Contact]
Dopo essere stato tentato nel deserto, Gesù ritornò in Galilea e iniziò il suo ministero predicando, insegnando e facendo miracoli. Matteo e Marco collocano entrambi l’inizio del ministero di Gesù dopo l’arresto di Giovanni Battista, indicando forse che Gesù rimase per qualche tempo nella zona in cui era stato battezzato, prima di tornare in Galilea.1 In qualche momento prima dell’inizio del suo ministero se ne andò dal paese in cui viveva, Nazareth, per andare a Capernaum.2
Or Gesù, avendo udito che Giovanni era stato messo in prigione, si ritirò nella Galilea. Poi lasciò Nazaret e venne ad abitare a Capernaum, città posta sulla riva del mare… Da quel tempo Gesù cominciò a predicare e a dire: «Ravvedetevi, perché il regno dei cieli è vicino!»3
Nel Vangelo di Giovanni, ci viene detto che prima del suo ritorno in Galilea Gesù entrò in contatto con alcuni degli uomini che sarebbero stati tra i suoi primi discepoli. Nei Vangeli sinottici leggiamo che la chiamata di Gesù a questi stessi uomini avvenne in un secondo momento. È possibile che Giovanni parli del primo contatto di Gesù con alcuni di loro e di come qualche tempo dopo li abbia invitati a seguirlo come discepoli. È anche possibile che Giovanni abbia incorporato la chiamata di questi discepoli in un momento precedente a quello indicato dai Vangeli sinottici, per motivi letterari.
Ecco come Giovanni racconta la sua storia:
Il giorno seguente, Giovanni era nuovamente là con due dei suoi discepoli. E, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’Agnello di Dio». E i due discepoli, avendolo sentito parlare, seguirono Gesù.
Ma Gesù, voltatosi e vedendo che lo seguivano, disse loro: «Che cercate?». Essi gli dissero: «Rabbi (che, tradotto, vuol dire maestro), dove abiti?» Egli disse loro: «Venite e vedete». Essi dunque andarono e videro dove egli abitava, e stettero con lui quel giorno. Era circa l’ora decima.
Andrea, fratello di Simon Pietro, era uno dei due che avevano udito questo da Giovanni e avevano seguito Gesù. Costui trovò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia che, tradotto, vuol dire: “Il Cristo”»; e lo condusse da Gesù. Gesù allora, fissandolo, disse: «Tu sei Simone, figlio di Giona; tu sarai chiamato Cefa, che vuol dire: sasso [Pietro]».4
Dopo aver udito Giovanni identificare Gesù come “l’Agnello di Dio” mentre passava, Andrea e un discepolo del Battista non meglio identificato decisero di seguirlo. Come discepoli di Giovanni, che l’avevano sentito predicare su chi sarebbe venuto dopo di lui e sarebbe stato più forte di lui, sembra naturale che volessero scoprire di più su quest’uomo che Giovanni aveva chiamato l’Agnello di Dio. A merito di Giovanni va detto che informò i suoi discepoli su chi fosse Gesù e non obiettò a che lo seguissero.
Gesù chiese loro perché lo seguissero e, in linea con la cultura dei tempi e il suo senso di rispetto sociale, lo chiamarono rispettosamente “Rabbi”. Chiedendogli dove abitava, diedero a Gesù l’opportunità di estendere ospitalità invitandoli nei suoi alloggi, o in casa sua. Poiché era già tardo pomeriggio – la decima ora, cioè circa le sedici – sarebbe stato troppo tardi perché i due uomini potessero viaggiare oltre prima di sera, quindi l’usanza avrebbe imposto di invitarli a passare la notte.
Il percorso fino all’alloggio di Gesù e il tempo passato con Lui quella sera fu molto probabilmente passato in una conversazione che toccò profondamente questi due discepoli di Giovanni Battista. Ne uscirono convinti che Gesù era il Messia, il che si vede da come Andrea andò a trovare suo fratello Simone e gli disse che “avevano trovato il Messia”, portandolo poi da Gesù.
Gesù poi incontrò Filippo, che veniva dallo stesso paesino di Andrea e Pietro. A questo punto Pietro e suo fratello non vivevano più a Betsaida, ma a Capernaum, dove lavoravano. Filippo è un nome greco, ma la cosa non sarebbe stata strana per gli Ebrei di Galilea, in quanto la zona era molto ellenizzata.
Filippo a sua volta incontrò Natanaele e gli disse: “Abbiamo trovato colui, del quale hanno scritto Mosè nella legge e i profeti: Gesù da Nazaret, il figlio di Giuseppe”.5 Nazaret, un paesino insignificante della Galilea, giaceva fuori dalla corrente principale della vita ebraica e forse fu questo che provocò il commento di Natanale: “Può venire qualcosa di buono da Nazaret?” Può darsi che, visto che Nazaret era vicino a Cana, il paese natale di Natanaele,6 ci fosse una certa rivalità tra i due villaggi, come succedeva spesso nell’antichità.7 La domanda di Natanaele è simile a quella di alcuni altri avversari di Gesù che più tardi chiesero: “Viene forse il Cristo dalla Galilea?” e dissero: “Ricerca le Scritture e vedrai che dalla Galilea non sorse mai alcun profeta”.8 In ogni caso, come vedremo, Natanaele si rese conto in fretta che il paese d’origine di Gesù non gli impediva di essere il Messia.
Seguendo l’invito di Filippo, “Vieni e vedi”, Natanaele lo seguì e andò a vedere Gesù.
Gesù vide venirgli incontro Natanaele e disse di lui: «Ecco un vero Israelita, in cui non c’è inganno». Natanaele gli disse: «Come fai a conoscermi?». Gesù gli rispose, dicendo: «Ti ho visto quando eri sotto il fico, prima che Filippo ti chiamasse». Natanaele, rispondendogli, disse: «Maestro, tu sei il Figlio di Dio; tu sei il re d’Israele».
Gesù rispose e gli disse: «Poiché ho detto di averti visto sotto il fico, tu credi; vedrai cose maggiori di queste». Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico che da ora in poi vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo».9
Gesù poteva intuire il carattere di Natanaele e lo vedeva coma un uomo onesto. La risposta di Natanaele confermò che Gesù aveva capito precisamente il suo carattere, pur non avendolo mai incontrato.10 Ci furono altri casi in cui Gesù dimostrò la sua capacità di conoscere soprannaturalmente qualcosa sugli altri:
La donna rispose e gli disse: «Io non ho marito». Gesù le disse: «Hai detto bene: “Non ho marito”, perché tu hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto la verità». La donna gli disse: «Signore, vedo che tu sei un profeta».11
Gesù rispose loro: «Non ho io scelto voi dodici? Eppure uno di voi è un diavolo». Or Egli alludeva a Giuda Iscariota, figlio di Simone, perché egli stava per tradirlo.12
Oltre ad accennare al carattere di Natanaele, Gesù disse anche di averlo visto seduto sotto un fico quando Filippo l’aveva chiamato. Anche se non viene spiegato cosa stesse facendo sotto quell’albero, considerando la risposta di Natanaele, «Maestro, tu sei il Figlio di Dio; tu sei il re d’Israele», per lui aveva grande importanza che Gesù l’avesse visto e fosse consapevole di cosa stesse facendo prima che Filippo lo chiamasse.
La spontanea confessione di fede di Natanaele, quando affermò che Gesù era Figlio di Dio e Re d’Israele, echeggia ciò che Dio disse di Gesù al momento del suo battesimo, secondo i Vangeli sinottici: «Questi è il mio amato Figlio, nel quale mi sono compiaciuto»13 – e ciò che disse Giovanni Battista nel Vangelo di Giovanni: «Ed io ho visto ed ho attestato che questi è il Figlio di Dio».14 Dichiara anche ciò che il popolo d’Israele si aspettava dal Messia, cioè che sarebbe stato il re d’Israele. Vedremo in seguito questa aspettativa, quando pochi giorni prima della crocifissione di Gesù la gente gridava: «Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore, il re d’Israele!»15
Gesù disse che, anche se Natanaele aveva creduto a causa di quello che gli era stato rivelato, in futuro i discepoli avrebbero visto “cose maggiori di queste”.16 Poi proseguì dicendo: «In verità, in verità io vi dico che da ora in poi vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo».17
Qui Gesù citava Genesi 28,12, la storia del sogno di Giacobbe:
E [Giacobbe] sognò di vedere una scala appoggiata sulla terra, la cui cima toccava il cielo; ed ecco, gli angeli di Dio salivano e scendevano su di essa.
Gesù voleva indicare chiaramente che era Lui la scala di Giacobbe, il collegamento tra il cielo e “Israele”, per tutti quelli che avrebbero creduto come aveva fatto Natanaele, il “vero Israelita”. Gesù è il mediatore tra Dio in cielo e la gente sulla terra; è la via tra Dio e il mondo.18
Questo Vangelo parla del primo incontro di questi quattro uomini con Gesù. Vediamo tra di loro alcuni esempi dei vari modi in cui la gente arriva a conoscere il Signore. Andrea venne perché il suo interesse era stato stuzzicato da qualcuno (Giovanni Battista) che aveva detto una verità su Gesù. Pietro fu portato da un parente, Andrea. Filippo fu trovato direttamente da Gesù; e Natanaele perché Filippo gli aveva detto che Gesù era il Messia predetto dalle Scritture.
In questi uomini vediamo anche come diversi tipi di persone reagiscono all’invito a conoscere Cristo. Andrea forse aveva vissuto all’ombra di suo fratello Pietro, che era irascibile e impetuoso. La vita di molte persone è oscurata dai loro genitori, parenti o amici. Ciononostante Andrea fece in modo di portare suo fratello da Gesù, rendendo così un grande favore a lui e alla chiesa.
Simone era una persona con un carattere forte ed esplosivo, un possibile leader. Incontrandolo, Gesù lo soprannominò Cefas (in Aramaico) o Pietro (in Greco), che vogliono dire sasso, roccia. Gesù vide oltre la sua personalità e riconobbe le sue possibilità e ciò che sarebbe potuto divenire.
Filippo non sembra un personaggio notevole come alcuni degli altri discepoli, almeno prima della morte e risurrezione di Gesù. Nei tre casi in cui ci viene detto qualcosa di lui nel Vangelo di Giovanni, si presenta come una persona timida e un po’ fuori dal suo elemento: quando Gesù gli chiese come nutrire i cinquemila;19 quando alcuni Greci lo accostarono per essere presentati a Gesù e lui andò da Andrea perché non sapeva cosa fare;20 e quando chiese a Gesù di mostrargli il Padre.21 Tuttavia Gesù vide il suo valore e lo reclutò personalmente. Alcuni di noi potrebbero essere timidi e restare in sottofondo, ma possiamo lo stesso portare le persone al Signore, come fece Filippo con Natanaele e altri.
Natanaele, l’uomo “in cui non c’è inganno”, può essere visto come una persona che risponde ai segni o a qualche cosa di sensazionale per fare un passo in direzione della fede.
Questa presentazione di alcuni dei discepoli dimostra il modo in cui persone diverse, con personalità diverse, sono chiamate a seguire Gesù, e qual è la loro reazione. Personalità e temperamento, come razza, colore e credo, non hanno alcuna importanza, perché la chiamata di Dio per essere salvati e per servirlo è rivolta a tutti.
Nota
Se non altrimenti indicato, tutte le citazioni bibliche sono tratte da: La Nuova Diodati, © Edizioni La Buona Novella, Bari. Tutti i diritti riservati.
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1 Ora, dopo che Giovanni fu messo in prigione, Gesù venne in Galilea predicando l’evangelo del regno di Dio (Marco 1,14).
Vedi anche Matteo 4,12.
2 Poi lasciò Nazaret e venne ad abitare a Capernaum, città posta sulla riva del mare, ai confini di Zabulon e di Neftali (Matteo 4,13).
Alcuni giorni dopo, Egli entrò di nuovo in Capernaum e si venne a sapere che Egli si trovava in casa (Marco 2,1).
3 Matteo 4,12–13, 17. Vedi anche Marco 1,14–15.
4 Giovanni 1,35–42.
5 Giovanni 1,45.
6 Giovanni 21,2. Simon Pietro, Tommaso (detto Didimo, o il Gemello), Natanaele di Cana in Galilea, i figli di Zebedeo e altri due dei suoi discepoli erano insieme.
7 Keener, The Gospel of John, 484.
8 Giovanni 7,41, 52.
9 Giovanni 1,47–51.
10 Morris, The Gospel According to Matthew, 145. Michaels, The Gospel of John, 130.
11 Giovanni 4,17–19.
12 Giovanni 6,70–71.
13 Matteo 3,17. Vedi anche Marco 1,11, Luca 3,22.
14 Giovanni 1,34.
15 Giovanni 12,13.
16 Quando dice “vedrete il cielo aperto e gli angeli salire e scendere”, il verbo al plurale indica che a questo punto Gesù sta parlando anche ad altri e non solo a Natanaele.
17 Giovanni 1,51.
18 Keener, The Gospel of John, 490.
19 Giovanni 6,5–7.
20 Giovanni 12,20–22.
21 Giovanni 14,8–9.
Pubblicato originariamente in Inglese il 14 aprile 2015.