Gesù – la sua vita e il suo messaggio: la prova
Settembre 13, 2015
di Peter Amsterdam
Gesù – la sua vita e il suo messaggio: la prova
(Puoi leggere lo scopo di questa serie e una sua veduta d’insieme in questo articolo introduttivo.)
Quando Gesù fu battezzato da Giovanni Battista, la voce di Dio proclamò che Gesù era suo figlio. In quel momento Gesù ricevette dallo Spirito Santo la potenza per svolgere il suo ministero di predicare il regno di Dio e realizzare il compito che suo Padre gli aveva dato: portare salvezza all’umanità.
Tutti e tre i Vangeli sinottici parlano di un periodo di prova che Gesù dovette attraversare subito dopo il suo battesimo. In Marco troviamo il racconto più breve:
Subito dopo lo Spirito lo sospinse nel deserto; e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava tra le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano.1
Le versioni di Luca e Matteo sono molto più lunghe e si assomigliano, pur con qualche variazione. Entrambe parlano di tre tentazioni specifiche e ne raccontano l’esito, anche se invertono l’ordine della seconda e della terza tentazione. Il Vangelo di Matteo racconta la storia in questo modo:
Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo.2 E, dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Ora il tentatore, accostandosi, gli disse: «Se tu sei il Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». Ma Egli, rispondendo, disse: «Sta scritto: “L’uomo non vive di solo pane, ma di ogni parola che procede dalla bocca di Dio”».
Allora il diavolo lo trasportò nella santa città, lo pose sull’orlo del tempio e gli disse: «Se sei il Figlio di Dio, gettati giù, perché sta scritto: “Egli darà ordine ai suoi angeli riguardo a te; ed essi ti porteranno sulle loro mani, perché non urti col tuo piede in alcuna pietra”». Gesù gli disse: «Sta anche scritto: “Non tentare il Signore Dio tuo”».
Di nuovo il diavolo lo trasportò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria, e gli disse: «Io ti darò tutte queste cose se, prostrandoti a terra, mi adori». Allora Gesù gli disse: «Vattene Satana, poiché sta scritto: “Adora il Signore Dio tuo e servi a Lui solo”». Allora il diavolo lo lasciò; ed ecco degli angeli gli si accostarono e lo servivano.3
Lo Spirito Santo, che era disceso ed era rimasto su Gesù al momento del battesimo,4 lo aveva portato nel deserto per un periodo di prova. Questo ci dice che Gesù non fu sottoposto alla tentazione per qualcosa di sbagliato che avesse fatto, ma come risultato diretto delle indicazioni divine.5 Il deserto era il terreno di prova prima della sua missione, dove il diavolo cercò di distoglierlo dal fare la volontà di suo Padre.
Il digiuno di Gesù di quaranta giorni ricorda quelli di Mosè ed Elia. Così Mosè rimase là con l’Eterno quaranta giorni e quaranta notti; non mangiò pane né bevve acqua. E l’Eterno scrisse sulle tavole le parole del patto, i dieci comandamenti.6 [Elia] si alzò, mangiò e bevve; poi, nella forza datagli da quel cibo, camminò quaranta giorni e quaranta notti fino al monte di Dio, l’Horeb.7
Come vedremo, vi sono altri punti che collegano le tentazioni di Gesù a Mosè e al passato di Israele.
La radice delle parole tradotte con tentazione, tentato e tentatore, qui e in molti altri punti del Nuovo Testamento, hanno il significato di mettere alla prova qualcuno per stabilire o dimostrare il suo valore o la sua fedeltà. È vista come una prova, un esame. Dopo essere stato battezzato e aver ricevuto il suo mandato, Gesù fu messo alla prova. Le sue prove furono simili a quelle sperimentate da Israele (chiamato “figlio di Dio” nel Vecchio Testamento8) durante i quarant’anni passati nel deserto.
La sua prima tentazione è quella di trasformare le pietre in pane: Il tentatore, accostandosi, gli disse: «Se tu sei il Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». Nell’originale greco, il significato della frase “se sei” può essere inteso come “visto che sei”, così molto probabilmente Satana riconosce che Gesù, come Figlio di Dio, ha la possibilità di ordinare alle pietre di diventare pane. Sia la sfida, sia la risposta di Gesù, presuppongono che se avesse voluto avrebbe potuto farlo.9
Perché questa era una prova, e cosa ci sarebbe stato di male se Gesù avesse trasformato le pietre in pane? Questo riguardava il modo in cui Gesù avrebbe condotto il suo ministero, il tipo di Messia che sarebbe stato e il modo in cui avrebbe usato la sua potenza e la sua autorità. Avrebbe usato i suoi poteri per fini personali, per soddisfare le sue necessità? O li avrebbe usati secondo la volontà del Padre e in sottomissione a Lui? Chi avrebbe insegnato ai suoi discepoli a confidare che Dio avrebbe dato loro il pane quotidiano, avrebbe Lui stesso confidato che suo Padre avrebbe fatto lo stesso per Lui quando aveva fame? Avrebbe confidato che Dio l’avrebbe nutrito come aveva fatto con Israele per quarant’anni nel deserto?
Alla fine del periodo che Israele trascorse nel deserto, Mosè disse alle persone che stavano per entrare nella terra promessa:
Ricordati di tutta la strada che l’Eterno, il tuo Dio, ti ha fatto fare in questi quarant’anni nel deserto per umiliarti e metterti alla prova, per sapere quello che c’era nel tuo cuore e se tu osserveresti o no i suoi comandamenti. Così Egli ti ha umiliato, ti ha fatto provar la fame, poi ti ha nutrito di manna che tu non conoscevi e che neppure i tuoi padri avevano mai conosciuto, per farti comprendere che l’uomo non vive soltanto di pane, ma vive di ogni parola che procede dalla bocca dell’Eterno.10
Dio si era preso cura d’Israele, suo figlio, e aveva supplito ai suoi bisogni nel deserto. Quando Israele era fanciullo, io l’amai e dall’Egitto chiamai mio figlio.11 Gesù, suo Figlio, avrebbe confidato in Lui o avrebbe fatto di testa sua? Quella decisione avrebbe plasmato il suo ministero e deciso che tipo di Messia sarebbe stato. Questa era la prova che gli stava davanti.
La risposta di Gesù fu una citazione dal capitolo 8 del Deuteronomio, cioè che “l’uomo non vive solo di pane”, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio. Ciò affermava chiaramente che, come Figlio unigenito di Dio, avrebbe fatto ciò che Israele non aveva fatto. Avrebbe confidato in Dio. Si sarebbe comportato secondo la volontà e la direzione di Dio. Non avrebbe agito per conto suo. Se il Figlio, che era stato guidato dallo Spirito Santo nel deserto, doveva ricevere del cibo, avrebbe confidato che l’avrebbe provveduto il Padre, invece di agire indipendentemente da Lui. Non avrebbe dubitato che Dio si sarebbe preso cura di Lui, né rifiutato di dipendere da suo Padre. S’impegnò ad affidare il controllo della sua vita al Padre.
La tentazione, o prova, successiva nel Vangelo di Matteo fu la sfida che il diavolo rivolse a Gesù di buttarsi dal pinnacolo del tempio, affermando che se l’avesse fatto Dio l’avrebbe protetto. Non ci viene detto come il diavolo portò Gesù al tempio, soltanto che lo fece. La parola greca pterugion, qui tradotta con orlo, o in genere pinnacolo o perfino tetto, era usata figurativamente per parlare della parte più alta e visibile del tempio.12 Nessuno sa esattamente in quale parte del tempio fosse questo pinnacolo, ma molti commentatori credono che facesse parte del complesso del tempio sul lato prospicente la valle di Kidron, che è un burrone ripido.
Il diavolo disse: “Se sei il Figlio di Dio, gettati giù…”. La reazione di Gesù alla prima tentazione fu di citare le Scritture, e questa volta è il diavolo a citare Salmi 91,11–12: Egli comanderà ai suoi Angeli di custodirti in tutte le tue vie, ed essi ti porteranno nelle loro mani, perché il tuo piede non inciampi in alcuna pietra. Perché il diavolo portò Gesù al tempio e perché lo sfidò a gettarsi giù? Sfidava Gesù a mettere alla prova la protezione divina, a “costringere” Dio a fare un miracolo per proteggerlo, invece di confidare semplicemente nelle sue promesse. Dato che il tempio era considerato la dimora di Dio sulla terra, l’implicazione era che la vicinanza di Dio avrebbe dovuto rendere quel gesto sicuro per Gesù. La citazione dalle Scritture indicavano chiaramente che Dio l’avrebbe protetto. L’argomento di Satana era che, siccome Dio l’avrebbe protetto, Gesù avrebbe dovuto semplicemente saltare giù. Se l’avesse fatto, la gente dentro e intorno al tempio avrebbe visto che Dio l’aveva protetto e Lui avrebbe avuto riconoscimento, fama e gloria istantanei.
Gesù capì che era un tentativo di spingerlo a mettere alla prova la protezione di Dio. Morris scrive:
Il suggerimento di Satana è che Gesù debba mettersi inutilmente in pericolo; che debba creare un rischio dove in precedenza non esisteva. Per che cosa? Per obbligare Dio a salvarlo miracolosamente. È la tentazione di manipolare Dio, di creare una situazione da Lui non scelta e in cui sarebbe stato costretto ad agire in un modo dettato da Gesù.13
La sottile implicazione di questa tentazione era che forse Dio non l’avrebbe protetto. Mettere Dio davanti a una simile prova sarebbe stata miscredenza mascherata da fede.
La natura di questa tentazione è lo sfidare Dio, in base alla “fede”, a salvare suo Figlio in maniera soprannaturale dopo che si fosse gettato dalla cima del tempio. Gesù riconobbe la linea sottile tra la fiducia in Dio per le necessità della vita e la sfida a soccorrerlo da difficoltà create artificialmente. La prima azione sarebbe stata un atto di fede; la seconda una sfida empia nei confronti di Dio.14
Gesù non fece obiezioni all’uso delle Scritture da parte di Satana, ma citò un altro passo a dimostrazione che l’uso fattone era sbagliato. Quel passo è Deuteronomio 6,16 che nella sua versione completa dice: Non tenterete l’Eterno, il vostro Dio, come lo tentaste a Massa. L’avvenimento a cui si riferisce questo versetto ebbe luogo quando il popolo d’Israele nel deserto si lamentò con Mosè che non c’era acqua da bere. Mosè disse: “Perché protestate contro di me? Perché tentate l’Eterno?” Dio disse a Mosè che sarebbe stato davanti a lui sulla roccia a Horeb e gli diede istruzioni di colpire la roccia perché ne sarebbe scaturita l’acqua. Mosè chiamò quel luogo Massa e Meriba a motivo della contesa dei figli d’Israele, e perché avevano tentato l’Eterno, dicendo: «È l’Eterno in mezzo a noi, o no?»15
Per la terza prova, lo trasportò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria, e gli disse: «Io ti darò tutte queste cose se, prostrandoti a terra, mi adori». La maggior parte dei commentatori la considerano un’esperienza visionaria. Morris scrive: Il fatto che non esista una montagna da cui si possa vedere letteralmente tutto il mondo favorisce l’idea che il tentatore mostri tutte queste cose nella mente di Gesù.16 Nel suo Vangelo, Luca non cita nessuna montagna: Il diavolo lo condusse su di un alto monte e gli mostrò in un attimo tutti i regni del mondo.17 In qualunque modo il diavolo sia stato in grado di farlo, mostrò a Gesù la gloria dei regni del mondo e glieli offrì. Luca descrive la tentazione di Satana in questo modo:
«Io ti darò tutto il potere di questi regni e la loro gloria, perché essa mi è stata data nelle mani e io la do a chi voglio. Se dunque tu prostrandoti mi adori, sarà tutta tua».18
Darrel Bock spiega cosa avrebbe significato adorare Satana:
La condizione di Satana è che il Figlio rinneghi la sua fedeltà al padre. Deve inchinarsi e adorare Satana, un gesto che non avrebbe richiesto soltanto un’azione momentanea, ma avrebbe cambiato la sua vita. Spesso questa tentazione è descritta come se tutto ciò che Gesù doveva fare fosse mettersi in ginocchio e tutto sarebbe stato suo. La sfida invece rappresenta una defezione da Dio, di una portata tale da avere conseguenze per tutta la vita. Gesù avrebbe dovuto dare al diavolo l’onore e il rispetto dovuti soltanto a Dio. Perché, inchinandosi davanti al diavolo, Gesù avrebbe accettato la sua autorità e la sua sovranità. Il significato dell’offerta era chiaro: se Gesù avesse dato il suo cuore a Satana e si fosse prostrato davanti a lui, questi gli avrebbe permesso di regnare.19
Ancora una volta rispose con le Scritture:
Allora Gesù gli disse:
«Vattene Satana, poiché sta scritto: “Adora il Signore Dio tuo e servi Lui solo”».20
Questo versetto viene da Deuteronomio 6, in cui Mosè ammonisce gli Israeliti contro l’idolatria quando fossero entrati nella terra promessa. Nel Vecchio Testamento idolatria e adorazione del demonio erano strettamente associate.21 La risposta di Gesù mette ben in chiaro che la sua lealtà era rivolta al Padre, perché Egli è il Signore Dio tuo e quindi è l’unico degno di adorazione e servizio.22
Satana offrì a Gesù potere, autorità e la gloria del mondo, se solo l’avesse adorato e servito. Rifiutando questa offerta, Gesù si dimostrò fedele a suo Padre e al piano di redimere il mondo. Si dimostrò un Figlio fedele che non era interessato al potere terreno, che sceglieva di camminare sulla strada che Dio aveva scelto per Lui e che si sarebbe sacrificato per la salvezza dell’umanità. Si dimostrò un Figlio degno del compito affidatogli. Resistette alle tentazioni e passò le prove. Anche se il diavolo gli aveva offerto questo mondo e tutta la sua gloria, scegliendo suo Padre, Gesù ricevette molto di più. In seguito fu in grado di dire: “Ogni potere mi è stato dato in cielo e sulla terra”.23 Se avesse scelto l’autorità e il potere di Satana sulla terra, non avrebbe avuto anche quella sul cielo.
Matteo dice:
Allora il diavolo lo lasciò; ed ecco degli angeli gli si accostarono e lo servivano.24 Luca termina con: Allora il diavolo, dopo aver finito ogni tentazione, si allontanò da Lui fino a un momento determinato.25
Il periodo di prova era terminato. Gesù si era dimostrato degno e leale e gli angeli furono mandati a servirlo e occuparsi dei suoi bisogni. La parola greca usata per “servire” significa essere d’aiuto, fornire il cibo e le necessità della vita, prendersi cura dei poveri e dei malati.
L’allontanamento del diavolo non significa che Gesù non sia più stato tentato, ma che resistette alle prove e sconfisse i tentativi di sviarlo agli inizi del suo ministero.
Le informazioni sulla tentazione nel deserto potevano venire soltanto da Lui, perché nessun altro era presente. Deve aver parlato di questo incontro ai suoi discepoli in qualche momento del suo ministero.
Nei Vangeli ci sono altri casi in cui Gesù accennò a incontri o tentazioni di Satana. Uno di questi fu quando disse ai suoi discepoli che sarebbe stato ucciso a Gerusalemme. Pietro lo sgridò per questo e Gesù reagì con forza, dicendo a Pietro: Vattene via da me, Satana! Le parole di Pietro echeggiavano ciò che Satana gli aveva detto nel deserto. Pietro suggeriva che Gesù non doveva morire, ma che poteva prendere la soluzione più semplice ed evitare la sofferenza. In pratica era ciò che il diavolo gli aveva offerto nel deserto.
Da quel momento Gesù cominciò a dichiarare ai suoi discepoli che era necessario per Lui andare a Gerusalemme e soffrire molte cose da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, essere ucciso e risuscitare il terzo giorno. Allora Pietro lo prese in disparte e cominciò a riprenderlo, dicendo: «Signore, Dio te ne liberi; questo non ti avverrà mai». Ma Egli, voltatosi, disse a Pietro: «Vattene via da me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non hai il senso delle cose di Dio, ma delle cose degli uomini».26
Gesù si riferì alle sue prove quando disse ai discepoli:
Voi siete quelli che siete rimasti con me nelle mie prove.27
Quando fu accusato di scacciare i demoni nel potere di Satana, Gesù rispose con una breve parabola che voleva significare che invece lo faceva perché aveva sconfitto Satana.
Nessuno può entrare in casa dell’uomo forte e rapirgli i suoi beni, se prima non ha legato l’uomo forte; solo allora potrà saccheggiare la sua casa.28
Quando i settantadue discepoli ritornarono dopo essere usciti a due a due, rallegrandosi perché i demoni erano sottomessi a loro nel nome di Gesù, Lui rispose: Io ho visto Satana cadere dal cielo come un fulmine,29 indicando che Satana era stato da Lui sconfitto e che grazie a Lui i discepoli potevano “saccheggiare la casa del diavolo”. Gesù sconfisse Satana durante il suo incontro con il tentatore nel deserto e, anche se il diavolo continuò a cercare di sconfiggerlo durante tutto il suo ministero, rimase sempre fedele a suo Padre, fino alla morte sulla croce; grazie a quella fedeltà sconfisse Satana una volta per tutte.
Nota
Se non altrimenti indicato, tutte le citazioni bibliche sono tratte da: La Nuova Diodati, © Edizioni La Buona Novella, Bari. Tutti i diritti riservati.
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1 Marco 1,12–13 NR.
2 “Deserto”, in altri punti “solitudine”, in alcune versioni “steppa”: un terreno fondamentalmente selvaggio, non arabile, scarsamente abitato o inadatto a un’occupazione permanente. Può trattarsi di deserto, montagne, foreste, o paludi. Nel Vicino Oriente è un terreno caratteristicamente arido, desolato e per lo più roccioso e sabbioso. È aspro, accidentato e intersecato da letti di fiume secchi.
In Italiano, “deserto” o “solitudine” traduce varie parole ebraiche (e anche greche): tra le altre, midbar, “luogo per condurre il bestiame”, designante steppe, terre bruciate dal calore estivo, in genere terreni desolati, rocciosi o sabbiosi, con precipitazioni scarse, in cui si trovavano solo insediamenti nomadi; jeschimon, principalmente le terre disabitate a entrambi i lati del Giordano, a nord del Mar Morto; e arabah, che, usata con un articolo, si riferisce alle terre a sud del Mar Morto verso il Golfo di Aqaba, ma anche a qualsiasi estensione di terreno arido. Così, nella Bibbia, “deserto” (o “solitudine”) indica le regioni montagnose e le pianure che dopo la pioggia possono essere utilizzate come pascoli. —L. Ryken, J. Wilhoit, T. Longman, C. Duriez, D. Penney, and D. G. Reid. In electronic ed., Dictionary of Biblical Imagery (Downers Grove, IL: InterVarsity Press, 2000), 948–949.
3 Matteo 4,1–11.
4 Giovanni 1,32.
5 Bock, Luke Volume 1 1:1–9,50, 368.
6 Esodo 34,28. Anche Deuteronomio 9,9: Quando salii sul monte per ricevere le tavole di pietra, le tavole del patto che l’Eterno aveva fatto con voi, io rimasi sul monte quaranta giorni e quaranta notti, senza mangiare pane né bere acqua.
7 1 Re 19,8.
8 E tu dirai al Faraone: “Così dice l’Eterno: Israele è il mio figlio, il mio primogenito”. Perciò io ti dico: Lascia andare il mio figlio, affinché mi serva; ma se tu rifiuti di lasciarlo andare, ecco io ucciderò il tuo figlio, il tuo primogenito (Esodo 4,22–23).
9 Stein, Jesus the Messiah, 106.
10 Deuteronomio 8,2–3.
11 Osea 11,1.
12 G. H. Twelftree, The Dictionary of Jesus and the Gospels, 827.
13 Morris, The Gospel According to Matthew, 76.
14 Stein, Jesus the Messiah, 108.
15 Esodo 17,2–7.
16 Morris, The Gospel According to Matthew, 77.
17 Luca 4,5.
18 Luca 4,6–7.
19 Bock, Jesus According to Scripture, Luke 1,1–9:50, 379.
20 Matteo 4,10.
21 Hanno sacrificato a demoni che non sono Dio, a dei che non avevano conosciuto, a dei nuovi, apparsi di recente, che i vostri padri non avevano temuto (Deuteronomio 32,17).
Sacrificarono i loro figli e le loro figlie ai demoni, e sparsero il sangue innocente, il sangue dei loro figli e delle loro figlie, che sacrificarono agli idoli di Canaan; e il paese fu contaminato dal sangue versato (Salmi 106,37–38).
22 Twelftree, The Dictionary of Jesus and the Gospels, 824.
23 Matteo 28,18 NR.
24 Matteo 4,11.
25 Luca 4,13.
26 Matteo 16,21–23.
27 Luca 22,28.
28 Marco 3,27.
29 Luca 10,18.
Titolo originale: Jesus—His Life and Message: The Test
Pubblicato originariamente in Inglese il 10 Marzo 2015
versione italiana affissa il 13 Settembre 2015;
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