Gesù — la sua vita e il suo messaggio: il complotto dei farisei

Aprile 12, 2022

di Peter Amsterdam

[Jesus—His Life and Message: The Pharisees Plot]

Il Vangelo di Giovanni ci fa dare un’occhiata nel retroscena di un incontro in cui i leader ebrei presero in considerazione cosa fare con Gesù e progettarono un corso d’azione. Prima di questo incontro leggiamo che Gesù aveva risuscitato Lazzaro dai morti1 e che molti dei Giudei, che erano venuti da Maria e avevano visto tutto quello che Gesù aveva fatto, credettero in lui. Ma alcuni di loro andarono dai farisei e riferirono loro quanto Gesù aveva fatto.2 Ecco la reazione dei leader ebrei:

Allora i capi dei sacerdoti e i farisei riunirono il sinedrio e dicevano: «Che facciamo? Quest’uomo fa molti segni. Se lo lasciamo andare avanti così, tutti crederanno in lui, verranno i Romani e distruggeranno il nostro luogo e la nostra nazione».3

Gesù stava diventando molto famoso in mezzo al popolo perché guariva i malati e aveva risuscitato Lazzaro. Poiché la sua crescente popolarità minacciava la loro posizione come capi religiosi di Israele, questi uomini si radunarono per discutere dei mezzi per eliminare il problema.

Non è chiaro se questa riunione includesse l’intero sinedrio – che consisteva di settantun membri, con a capo il sommo sacerdote – o se fosse un incontro informale solo di alcuni dei suoi membri. In ogni caso, questo gruppo si riunì per discutere cosa fare con Gesù, perché il successo del suo ministero costituiva una minaccia per il loro potere politico e religioso. In questo Vangelo vediamo che avevano affrontato Gesù, sfidato i suoi insegnamenti e cercato di screditarlo, tutto invano. Lui continuò a insegnare e a fare miracoli e adesso aveva risuscitato Lazzaro dai morti. Questi uomini riconoscevano i miracoli fatti da Gesù, ma, invece di accettarlo, pensavano che la sua popolarità avrebbe causato ripercussioni politiche da parte dei Romani.

Chiaramente i capi dei sacerdoti e i farisei si preoccupavano di mantenere lo status quo, perché erano membri del sinedrio e avevano potere e privilegio all’interno dello stato. Andava a loro vantaggio eliminare il ministero di Gesù per evitare che la sua influenza ponesse una sfida alla loro posizione di fronte a Roma.

Ma uno di loro, Caiafa, che era sommo sacerdote in quell’anno, disse loro: «Voi non capite nulla; e non considerate che conviene per noi che un sol uomo muoia per il popolo e non perisca tutta la nazione».4

Giuseppe Caiafa [o Caifa] era il genero di Anna, che era stato sommo sacerdote prima di lui. Caiafa fu sommo sacerdote tra il 18 e il 26 d.C. circa, quindi dire che era sommo sacerdote in quell’anno si riferiva alla sua posizione nell’anno della morte di Gesù.

Caiafa parlò in modo condiscendente ai membri del sinedrio, dicendo che “non capivano nulla”, suggerendo in questo modo che lui invece capiva le cose meglio di loro. Poi fece notare che andava a loro vantaggio che quest’uomo, Gesù, fosse il capro espiatorio destinato a morire perché non fosse distrutta l’intera nazione. Lo scrittore Leon Morris ha scritto:

Né Caifa né gli altri erano minimamente preoccupati di ciò che fosse teoricamente giusto o sbagliato, né della nazione in sé. A essere minacciata era la loro posizione di classe privilegiata, che era ciò che la loro azione avrebbe salvato.5

Un altro scrittore fa notare:

I guardiani delle tradizioni sacre di Israele erano ridotti al rango di funzionari politici. […] Ciò che era giusto si era ridotto all’evitare i problemi e a preservare la loro stretta sul potere.6

L’autore del vangelo ora si allontana dalla storia per fare un commento sull’affermazione di Caiafa:

Or egli non disse questo da se stesso; ma, essendo sommo sacerdote in quell’anno, profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione, e non solo per la nazione, ma anche per raccogliere in uno i figli di Dio dispersi.7

In questo caso particolare Caiafa profetizzò la morte di Gesù come sacrificio sia per gli Ebrei che per i Gentili che sarebbero venuti a Lui da tutto il mondo. Ciò non significa che Caiafa fosse considerato un profeta, solo che in questa occasione “profetizzò”, cioè parlò da parte di Dio.8

Leggiamo che Gesù sarebbe dovuto “morire per la nazione”. Questo comunque non va interpretato nel senso che avrebbe liberato Israele dall’oppressione di Roma, ma che sarebbe “morto per la nazione” per redimerla, perché avrebbe “deposto la sua vita per le sue pecore”.

Il buon pastore depone la sua vita per le pecore.9

[Io] depongo la mia vita per le pecore.10

Gesù moriva per gli altri; la sua era una morte sostitutiva. Non era solo per il popolo d’Israele, ma anche per i figli di Dio dispersi.

Dopo aver chiarito queste cose, lo scrittore del Vangelo ritorna all’incontro in cui si discutevano le misure da prendere a proposito Gesù e alla conclusione cui arrivarono i partecipanti.

Da quel giorno dunque deliberarono di farlo morire.11

Il sinedrio, che comprendeva il sommo sacerdote Caiafa, concordò che era la morte di Gesù era conveniente, così cominciarono a tramare per mettere in atto il loro piano.

Un po’ prima nel Vangelo abbiamo visto che alcuni erano già arrivati alla conclusione che Gesù doveva morire.

Per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo, perché non solo violava il sabato, ma addirittura chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio.12

[Gesù] non voleva andare per la Giudea, perché i Giudei cercavano di ucciderlo.13

Ora cercate di uccidere me, uno che vi ha detto la verità che ho udito da Dio; Abrahamo non fece questo.14

Questa volta, comunque, era diverso, perché il sommo sacerdote e almeno alcuni dei membri del sinedrio avevano deciso con un atto semiufficiale che Gesù doveva essere ucciso, quindi Lui ora era chiaramente in pericolo. Questo punto viene espresso anche nel Vangelo di Matteo.

Allora i capi dei sacerdoti, gli scribi e gli anziani del popolo si riunirono nella corte del sommo sacerdote di nome Caiafa. E tennero consiglio per prendere Gesù con l’inganno e farlo morire.15

Perciò Gesù non si aggirava più pubblicamente tra i Giudei, ma si ritirò nella regione vicina al deserto, in una città detta Efraim, e lì rimase con i suoi discepoli.16

Non ci viene detto come faceva Gesù a sapere che il sinedrio stava progettando di ucciderlo, ma da quel momento prese delle precauzioni per la propria sicurezza. In questo caso andò nella città di Efraim. La posizione esatta di questa città è ignota, ma si pensa che fosse situata a nordest di Gerusalemme. Quello che sappiamo è che per Gesù Efraim era un posto più sicuro di Gerusalemme

L’affermazione che non si aggirava più pubblicamente tra i Giudei indica che non rimase nei pressi di Gerusalemme. È simile ad altre affermazioni nel Vangelo di Giovanni su come Gesù dovette prendere delle precauzioni per salvarsi la vita ed evitare l’arresto.

Dopo queste cose, Gesù andava in giro per la Galilea, perché non voleva andare per la Giudea, perché i Giudei cercavano di ucciderlo.17

Allora essi presero delle pietre, per lanciarle addosso a lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio, passando in mezzo a loro, e così se ne andò.18

Perciò essi cercavano nuovamente di prenderlo, ma egli sfuggì dalle loro mani.19

Andando nella città di Efraim con i suoi discepoli Gesù era al sicuro — almeno per il momento.


Nota

Se non altrimenti indicato, tutte le citazioni bibliche sono tratte da: La Nuova Diodati, © Edizioni La Buona Novella, Bari. Tutti i diritti riservati.


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1 Giovanni 11,1–46. Vedi anche Gesù – la sua vita e il suo messaggio: i miracoli (parte 18) Risuscitare i morti (parte 4).

2 Giovanni 11,45–46.

3 Giovanni 11,47–48.

4 Giovanni 11,49–50.

5 Morris, The Gospel According to John, 503.

6 Milne, The Message of John, 173.

7 Giovanni 11,51–52.

8 Michaels, The Gospel of John, 652.

9 Giovanni 10,11.

10 Giovanni 10,15.

11 Giovanni 11,53.

12 Giovanni 5,18.

13 Giovanni 7,1.

14 Giovanni 8,40.

15 Matteo 26,3–4.

16 Giovanni 11,54.

17 Giovanni 7,1.

18 Giovanni 8,59.

19 Giovanni 10,39.

Pubblicato originariamente in inglese il 10 novembre 2020