Gesù — la sua vita e il suo messaggio: Gesù e i pubblicani

Giugno 5, 2021

di Peter Amsterdam

[Jesus—His Life and Message: Jesus and the Tax Collectors]

I Vangeli contengono diverse descrizioni delle interazioni di Gesù con i pubblicani, cioè gli esattori delle tasse ebrei, che erano tra le persone più disprezzate dal popolo. Tutti i tre Vangeli sinottici1 contengono la storia di quando Gesù mangiò con gli esattori.2 In questo caso ci concentreremo sul racconto fatto nel Vangelo di Marco, con alcuni punti tratti dai Vangeli di Matteo e Luca.

La storia comincia così:

Gesù uscì di nuovo verso il mare; e tutta la gente andava da lui, ed egli insegnava loro. E, passando, vide Levi, figlio d’Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli, alzatosi, lo seguì.3

(Nota: I commentatori in genere considerano Levi e Matteo la stessa persona, chiamata con nomi diversi, come Pietro a volte era chiamato Simone.)

Levi era un esattore delle tasse o, più esattamente un esattore del dazio. C’era una differenza tra tasse e dazi. Le tasse erano pagate sul reddito e sulla proprietà. Le persone che le riscuotevano in Israele erano considerate dei collaboratori dei Romani e la gente comune li disprezzava. Molto probabilmente Levi era un funzionario doganale che sedeva a un casello di fianco a una strada molto trafficata, come la Via Maris, la via del mare, una strada commerciale che andava da Damasco a Cesarea, passando per Capernaum (Cafarnao). I dazieri non lavoravano solo nei porti, ma anche ai confini delle città e delle tetrarchie che imponevano dazi, aumentando il costo dei beni importati. Il denaro raccolto di solito andava al tesoro municipale. Vari scritti ebraici stigmatizzavano i dazieri e gli esattori ebrei, che in genere erano disprezzati dalla popolazione, perché spesso chiedevano cifre eccessive, aggiungendo ulteriori costi a tasse già esorbitanti. Gli studiosi concordano che all’epoca le tasse fossero costose e rappresentassero tra il 30 e il 40 percento del reddito delle persone, se queste pagavano sia le tasse che le decime.

Mentre egli era a tavola in casa di Levi, molti pubblicani e peccatori si misero a tavola con Gesù e con i suoi discepoli; infatti erano molti quelli che lo seguivano.4

Apparentemente Levi decise di tenere un banchetto per festeggiare la sua chiamata come discepolo. Normalmente gli Ebrei si sedevano per mangiare; in occasione di qualche festa o quando c’erano degli ospiti speciali, si sdraiavano su cuscini o tappeti mentre mangiavano. In questi banchetti, i commensali mangiavano stando sdraiati su un fianco con un cuscino sotto il braccio, rivolti verso la tavola su cui erano serviti i cibi. A quanto pare Levi era benestante, perché al banchetto partecipavano molte persone, compresi numerosi esattori e peccatori, oltre a Gesù e ai suoi discepoli.

Gli scribi e i farisei, vedendolo mangiare con i pubblicani e con i peccatori, dissero ai suoi discepoli: «Come mai mangia e beve egli in compagnia dei pubblicani e dei peccatori?»5

Il termine scriba indica una professione, piuttosto che l’appartenenza a un gruppo religioso; in questo caso gli scribi sono collegati ai farisei.6 I farisei si consideravano i “separati” e non avrebbero mai partecipato a un simile banchetto, perché gli altri partecipanti erano esattori e peccatori ritualmente impuri. Dal loro punto di vista mangiare con persone del genere avrebbe significato contaminarsi.

Tutti i pubblicani e i peccatori, si accostavano a lui per udirlo. E i farisei e gli scribi mormoravano, dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».7

Gesù mangiò a casa di Zaccheo, un altro esattore delle tasse, e vedendo ciò, tutti mormoravano, dicendo: «Egli è andato ad alloggiare in casa di un uomo peccatore».8

I farisei non cercavano innocentemente un chiarimento né avevano domande sincere sul motivo per cui Gesù mangiava con quelle persone. La loro era un’accusa sotto forma di domanda. Lo consideravano un gesto scandaloso. Mangiare in compagnia di qualcuno era come dichiarare che gli altri commensali erano amici e “fratelli”.9 Dal loro punto di vista, quello che Gesù stava facendo rendeva impuri, perché ignorava le leggi sulla compagnia da tenere a tavola, che per i farisei erano importanti. Dal punto di vista di Gesù, mangiare intenzionalmente con esattori e peccatori era un gesto simbolico per indicare che li invitava a entrare nel regno di Dio. Le azioni di Gesù influenzarono i suoi discepoli e la prima chiesa nella loro accettazione delle persone considerate impure o inaccettabili: i poveri, i mutilati, gli zoppi, i ciechi, i reietti, gli esattori, i Gentili e così via.10

E Gesù, udito ciò, disse loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori a ravvedimento».11

Ovviamente i medici esistono per prestare aiuto a chi è malato; l’unico modo per farlo è frequentarli. Gesù voleva indicare che il suo ministero era diretto agli umili, i perduti, i peccatori, le persone immorali. Mentre i medici lavoravano per guarire le persone malate fisicamente, l’attenzione di Gesù era diretta a portare guarigione a chi era malato spiritualmente, offrendo il perdono dei peccati.

Gesù dichiarò di essere venuto a chiamare i peccatori al ravvedimento, al pentimento, indicando di avere un incarico divino e di venire dal Padre, un principio indicato chiaramente nei Vangeli.

Chiunque riceve me, non riceve me, ma colui che mi ha mandato.12

Bisogna che io annunzi la buona novella del regno di Dio […], perché sono stato mandato per questo.13

Io sono proceduto e sono venuto da Dio; non sono venuto infatti da me stesso, ma è lui che mi ha mandato.14

Gesù fu mandato per portare il perdono dei peccati; diede la vita sulla croce per gli esattori delle tasse, anzi, per tutti i peccatori. Era venuto sulla terra per questo.

Io sono la risurrezione e la vita; chiunque crede in me, anche se dovesse morire, vivrà. E chiunque vive e crede in me, non morrà mai in eterno. Credi tu questo?15

Se con la bocca avrai confessato Gesù come Signore e avrai creduto con il cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvato; infatti con il cuore si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa confessione per essere salvati.16

In ognuno dei Vangeli sinottici l’incontro con gli scribi e i farisei è seguito da un’altra sfida riguardante la differenza tra le azioni dei discepoli di Gesù e quelle dei discepoli di Giovanni Battista e dei discepoli dei farisei.

Allora i discepoli di Giovanni e quelli dei farisei stavano digiunando. Ora essi vennero da Gesù e gli dissero: «Perché i discepoli di Giovanni e quelli dei farisei digiunano mentre i tuoi discepoli non digiunano?»17

Il digiuno era piuttosto comune in quell’epoca in Israele. Nel Giudaismo ci sono due tipi principali di digiuno: quello del giorno dell’espiazione (noto come Yom Kippur) e un digiuno nazionale per calamità avvenute in precedenza. Comunque nel Vecchio Testamento si facevano anche digiuni personali per vari altri motivi. Il digiuno era spesso associato alla morte di una persona cara,18 a una malattia,19 a momenti difficili,20 al pentimento21 e al lutto.22 Più spesso era utilizzato come segno di pentimento e contrizione per i peccati, oltre che come segno esteriore di autonegazione e autoumiliazione, per dimostrarsi sottomessi alla volontà di Dio. I farisei digiunavano due volte la settimana, al lunedì e al giovedì, dall’alba al tramonto. Il digiuno era considerato un gesto di grande devozione. La domanda riguardante il motivo per cui i discepoli di Gesù non digiunavano si riferiva molto probabilmente al digiuno personale, perché loro probabilmente digiunavano insieme al resto del paese durante le due occasioni principali, ma non due volte la settimana come i farisei.

E Gesù disse loro: «Possono forse gli amici dello sposo digiunare, mentre lo sposo è con loro? Per tutto il tempo che hanno lo sposo con loro, non possono digiunare».23

Gli “amici dello sposo” di cui si parla qui sono uomini che accompagnavano lo sposo al momento del matrimonio. Gesù chiedeva se è possibile che i testimoni dello sposo, i testimoni delle nozze, digiunino quando il loro amico che si è appena sposato è lì con loro alla festa di nozze. La risposta è ovvia: no. Se il loro amico appena sposato era presente con loro alla festa, la cosa giusta da fare sarebbe stata continuare a far festa con lui. Gesù il Figlio di Dio, era presente con loro e non era il momento di digiunare.

Nel caso di Giovani Battista, i suoi discepoli riflettevano il suo stile di vita ascetico che includeva il digiuno. Per loro era giusto digiunare, perché aspettavano la venuta del Messia promesso; per loro lo sposo non era ancora arrivato. Per i discepoli di Gesù, invece, lo sposo era arrivato; era presente e loro dovevano gioire alla sua presenza. Era giusto rallegrarsi e rendere grazie.

Ma verranno i giorni in cui sarà loro tolto lo sposo, e allora in quei giorni digiuneranno.24

Mentre la festa di nozze non era il momento giusto per digiunare, sarebbe arrivato il momento in cui farlo sarebbe stato corretto. Dicendo che lo sposo sarà tolto allude alla crocifissione di Gesù. Nell’interpretazione di alcuni studiosi del Nuovo Testamento questo versetto significa che nei giorni tra la morte di Gesù e la sua risurrezione i discepoli avrebbero dovuto digiunare, ma che era necessario solo durante quel periodo. Altri studiosi pensano che sia giusto (anche se non è comandato) che uno digiuni anche adesso, perché la creazione non è stata ancora rinnovata e Gesù non è ancora tornato a restaurarla completamente. Nel libro degli Atti leggiamo che il tempo del rinnovamento non è ancora arrivato:

Per ora Gesù deve rimanere in cielo, finché non verrà il tempo in cui tutte le cose saranno rinnovate, come Dio stesso ha detto, tramite i suoi santi profeti, fin dai tempi dei tempi.25

Ed è il motivo per cui questi studiosi credono che il digiuno sia una pratica cui i cristiani dovrebbero dedicarsi.

Ora viviamo nel periodo in cui lo sposo “è stato tolto”. Naturalmente, anche se è fisicamente lontano da noi, è spiritualmente con noi ogni secondo di ogni giorno. Nel Nuovo Testamento non ci sono prescrizioni al digiuno, ma la loro assenza non significa che i cristiani non debbano digiunare, mentre ci sono versetti che dicono come i credenti digiunassero.

Quando digiunate, non abbiate un aspetto malinconico come gli ipocriti.26

Ma tu, quando digiuni, ungiti il capo e lavati la faccia, per non mostrare agli uomini che tu digiuni, ma al Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, te ne darà la ricompensa pubblicamente.27

Or, mentre celebravano il servizio al Signore e digiunavano, lo Spirito Santo disse: «Mettetemi da parte Barnaba e Saulo per l’opera alla quale li ho chiamati». Allora, dopo aver digiunato e pregato, imposero loro le mani e li congedarono.28

E dopo aver designato per loro degli anziani in ciascuna chiesa, avendo pregato e digiunato, li raccomandarono al Signore nel quale avevano creduto.29

Gesù non ha ordinato ai credenti di digiunare, né ha detto che chi digiuna è più forte spiritualmente. Comunque, nel Nuovo Testamento ci sono esempi di credenti che digiunavano. Il digiuno è una scelta personale. Spesso i cristiani lo fanno per esprimere il loro pentimento per qualche peccato grave o quando invocano il Signore per qualche bisogno disperato, come la guarigione o la protezione. A volte digiunano per esprimere un lutto, un dolore o un lamento; altre volte alcuni digiunano per chiedere al Signore una direzione.

Come cristiani, dobbiamo glorificare Dio sia che mangiamo o beviamo, sia che banchettiamo o digiuniamo. Dobbiamo rallegrarci in ogni momento per il dono di un Salvatore che si abbassò verso quelli che erano considerati i più umili peccatori dei suoi giorni offrendo loro di diventare eternamente figli di Dio.


Nota

Se non altrimenti indicato, tutte le citazioni bibliche sono tratte da: La Nuova Diodati, © Edizioni La Buona Novella, Bari. Tutti i diritti riservati.


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1 I Vangeli di Matteo, Marco e Luca.

2 Matteo 9,9–13, Marco 2,13–17, Luca 5,27–39.

3 Marco 2,13–14 NR.

4 Marco 2,15.

5 Marco 2,16.

6 Per altre informazioni sui farisei vedi: https://directors.tfionline.com/it/post/gesu-la-sua-vita-e-il-suo-messaggio-governanti-e-r/.

7 Luca 15,1–2.

8 Luca 19,7.

9 Stein, Mark, 130.

10 Stein, Mark, 130.

11 Marco 2,17.

12 Marco 9,37.

13 Luca 4,43.

14 Giovanni 8,42.

15 Giovanni 11,25–26.

16 Romani 10,9–10 NR.

17 Marco 2,18.

18 1 Samuele 31,13; 2 Samuele 1,12.

19 2 Samuele 12,16.21–23.

20 Ezra 8,23.

21 Levitico 16; 1 Re 21,27; Isaia 58,3–6; Gioele 2,12–13.

22 Ester 4,3, Matteo 6,16.

23 Marco 2,19.

24 Marco 2,20.

25 Atti 3,21.

26 Matteo 6,16 NR.

27 Matteo 6,17–18.

28 Atti 13,2–3 TILC.

29 Atti 14,23.

30 Per altre informazioni sul digiuno vedi: https://directors.tfionline.com/it/post/le-discipline-spirituali-il-digiuno/.


Pubblicato originariamente in inglese il 25 febbraio 2020.