Gesù – la sua vita e il suo messaggio: guarigione a distanza (parte 3)
Agosto 11, 2018
di Peter Amsterdam
Gesù – la sua vita e il suo messaggio: guarigione a distanza (parte 3)
[Jesus—His Life and Message: Healing from a Distance (Part 3)]
Nel Vangelo di Giovanni leggiamo della terza e ultima guarigione a distanza di Gesù. Leggiamo che Gesù era a Gerusalemme per la Pasqua e che molti credevano in Lui per via dei suoi miracoli.[1] A causa della sua crescente popolarità, che significava folle sempre più grandi, abbandonò la Giudea e si diresse a nord verso la Galilea. Decise di attraversare la Samaria, che gli Ebrei in genere evitavano per via di un’animosità culturale, razziale e religiosa. Spesso erano disposti ad aggiungere un’altra quarantina di chilometri al loro viaggio per girare intorno alla Samaria, pur di non doverla attraversare. Mentre erano in Samaria, Gesù incontrò la Samaritana al pozzo[2] e si fermò due giorni a predicare alla gente nella sua città natale di Sichar, dove molti credettero in Lui. Poi ripartì per la Galilea.
Quando dunque giunse in Galilea, i Galilei lo ricevettero, perché avevano visto tutte le cose che egli aveva fatto in Gerusalemme durante la festa, poiché anch’essi erano andati alla festa. Gesù dunque venne di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva mutato l’acqua in vino. Ora vi era un funzionario regio, il cui figlio era ammalato a Capernaum. Avendo egli udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, andò da lui e lo pregò che scendesse e guarisse suo figlio, perché stava per morire.[3]
La parola greca basilikos è tradotta in altre versioni bibliche con funzionario regio o reale, o ufficiale del re. Ciò indica che quest’uomo era al servizio di Erode Antipa, che nei Vangeli viene chiamato re una volta,[4] ma che era tecnicamente un tetrarca[5] che governava sulla Galilea e sulla Perea.[6] È probabile che questo funzionario fosse ebreo, al contrario degli altri due protagonisti delle precedenti guarigioni a distanza. L’uomo abitava a Capernaum, o Cafarnao, a circa 26 km da Cana, dove Gesù abitava in quel momento. Si recò a Cana, che stava più in alto in collina e per questo è scritto che chiese a Gesù di scendere a guarire suo figlio.
La situazione di suo figlio era disperata, così implorò Gesù di andare a Capernaum a guarirlo. Alcune versioni bibliche dicono che l’uomo chiese a Gesù di venire, mentre la maggior parte delle versioni usano un termine più deciso, come pregò o implorò. Il verbo greco usato qui indica una richiesta insistente, ripetuta, che indica la disperazione del padre nella richiesta di salvare la vita di suo figlio.
Allora Gesù gli disse: «Se non vedete segni e miracoli, voi non credete».[7]
Sembra una risposta piuttosto dura da dare a un uomo disperato, ma il plurale usato qui indica che Gesù si rivolgeva a tutti i presenti. In un altro punto di questo Vangelo leggiamo una frase simile usata per la mancanza di fede di Tommaso, uno dei dodici discepoli, quando disse di non credere che Gesù fosse risorto:
«Se io non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi, e se non metto il mio dito nel segno dei chiodi e la mia mano nel suo costato, io non crederò».[8]
Mentre nel Vangelo di Giovanni la frase “se io non vedo” è usata per indicare una mancanza di fede, nello stesso Vangelo la frase “venite a vedere” è usata come un invito alla fede. Gesù disse a due dei discepoli di Giovanni Battista di “venire a vedere” dove abitava, dopo di che divennero suoi seguaci.[9] Quando Gesù disse a Filippo di seguirlo, Filippo andò da Natanaele e gli disse di “venire a vedere” Gesù.[10] La donna con cui Gesù parlò al pozzo disse ai suoi concittadini:
«Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che io ho fatto; non sarà forse lui il Cristo?»[11]
Gesù sapeva che persone come questo funzionario reale venivano da Lui semplicemente perché avevano sentito parlare dei miracoli di guarigione che aveva operato, ma accettava la loro volontà di venire da Lui come un segno della loro fede. La risposta del funzionario indicò la sua disperazione oltre che la sua fede:
«Signore, scendi prima che il mio ragazzo muoia».[12]
Al contrario del centurione[13] che aveva detto che non serviva che Gesù andasse a casa sua per guarire il suo servo, questo funzionario chiese a Gesù di andare da lui. Probabilmente pensava che Gesù dovesse essere alla presenza del malato per guarirlo. Era disperato perché voleva che Gesù andasse con lui subito, sapendo che il viaggio da Cana a Capernaum richiedeva tempo e che il ragazzo stava per morire.
Invece di andare con lui, Gesù gli disse semplicemente: «Va’, tuo figlio vive».[14] Alcune versioni della Bibbia usano il futuro: vivrà. Il tempo presente, però, indica più chiaramente che la guarigione era avvenuta appena Gesù aveva proferito quelle parole (come scopriamo essere successo). Il verbo al futuro potrebbe essere inteso come qualcosa che sarebbe avvenuto più tardi.
E quell’uomo credette alla parola che gli aveva detto Gesù, e se ne andò.[15]
Anche se all’inizio sembrava che il funzionario ritenesse necessaria la presenza di Gesù per guarire il ragazzo, ora sembra che abbia lo stesso tipo di fede manifestata dal centurione quando aveva detto di’ soltanto una parola, e il mio servo sarà guarito.[16] La fede di quell’uomo passò dal presumere che Gesù dovesse essere presente perché suo figlio guarisse a una fiducia completa nella parola di Gesù, tanto che partì per casa sua con la sicurezza che suo figlio sarebbe guarito.
Proprio mentre egli scendeva, gli vennero incontro i suoi servi e lo informarono, dicendo: «Tuo figlio vive». Ed egli domandò loro a che ora era stato meglio; essi gli dissero: «Ieri all’ora settima la febbre lo lasciò».[17]
Come per la guarigione del servo del centurione, il funzionario non era ancora tornato a casa quando i suoi servi gli portarono la buona notizia. La TILC traduce questa notizia dicendo che il figlio è fuori pericolo, mentre la maggior parte delle altre versioni dicono tuo figlio vive.
Il padre era interessato a sapere quando il bambino era stato guarito, perché aveva accettato la parola di Gesù. Invece di interpretare le parole di Gesù come un’affermazione generica che il bambino avrebbe finito col riprendersi, credeva che suo figlio era guarito non appena Gesù aveva proclamato la guarigione. Per questo voleva la conferma di quello che aveva capito e creduto. In entrambe le altre guarigioni a distanza, la cosa era avvenuta in quell’istante, o in quella stessa ora,[18]e da quel momento.[19] In questo caso era avvenuto “all’ora settima”, cioè alle ore tredici secondo il nostro modo di indicare il tempo. Graig Keener spiega: Se si pensa a una camminata di 24 km e alla guarigione dichiarata alle ore 13, non c’è da stupirsi che l’uomo abbia incontrato i servi il giorno dopo la guarigione del figlio. A parte il caso di marce prolungate, la gente spesso percorreva solo una trentina di chilometri al giorno, partendo la mattina presto. Indubbiamente il padre si era fermato per strada prima del tramonto, in qualche paesino, per riprendere il cammino la mattina dopo”.[20]
Allora il padre riconobbe che era proprio in quell’ora in cui Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive»; e credette lui con tutta la sua casa.[21]
Il tempo del verbo greco tradotto con credette trasmette il concetto che in quel momento l’uomo riconobbe che era la stessa ora in cui Gesù aveva detto che suo figlio era guarito. La fede del funzionario spinse tutta la sua famiglia a credere in Gesù. Anche nel libro degli Atti leggiamo di diverse famiglie che credettero grazie alla fede del loro capofamiglia.[22]
Possiamo vedere il progresso della fede di questo funzionario fino a questo incontro. All’inizio era andato da Gesù in cerca di un miracolo, a causa della situazione disperata di suo figlio, prossimo alla morte. Vivendo a Capernaum, probabilmente aveva sentito che Gesù aveva già guarito altri, e lui aveva bisogno di un simile miracolo per suo figlio. Dopo aver incontrato Gesù e aver sentito che suo figlio sarebbe guarito, vediamo che credette alle sue parole. Quando incontrò i suoi servi e sentì che il figlio era guarito alla stessa ora in cui Gesù ne aveva dichiarata la guarigione, leggiamo che credette lui con tutta la sua casa. Anche se alla sua partenza da casa per chiedere aiuto per suo figlio forse l’uomo non aveva una fede completa, questa fede crebbe passo dopo passo, come succede spesso per lo sviluppo della fede nella vita delle persone.
La nostra vita di fede probabilmente ha seguito in qualche modo lo stesso schema. Come nuovi Cristiani, forse avevamo più speranza che fede che le nostre preghiere fossero esaudite. Col tempo siamo cresciuti nella fede e nella fiducia nel nostro Dio; la sua Parola è sbocciata, il nostro rapporto con Lui si è approfondito. Avendo sperimentato la sua bontà e la sua grazia, abbiamo cominciato a confidare di più nel suo amore, nelle sue cure e nella sua protezione, arrivando alla crescita e alla fioritura del nostro rapporto con Lui. Come ha scritto qualcuno: la fede è una cosa viva che cresce e si sviluppa.[23]
In un certo senso, questa e le altre guarigioni a distanza rispecchiano il modo in cui ognuno di noi sperimenta la presenza del Signore e le sue risposte alle nostre preghiere. Anche se gli inviati del centurione, la donna sirofenicia e il funzionario reale erano tutti alla presenza di Gesù quando chiesero la guarigione di un altro, gli ammalati che furono guariti non lo erano. Il potere di guarigione del Signore non richiedeva la sua presenza fisica con le persone guarite miracolosamente. Anche se il Signore non è presente fisicamente con noi, Lui è sempre presente mediante il suo Spirito. Perciò, quando gli facciamo una richiesta in preghiera, Lui è con noi proprio come lo era con queste tre persone. Allo stesso modo, le nostre preghiere possono essere esaudite anche se le persone per cui preghiamo sono lontane da noi fisicamente – o anche spiritualmente, dato che le persone guarite da Gesù in queste storie non credevano.
Dio è il nostro Padre onnipotente. Poiché siamo diventati suoi figli grazie alla nostra fede in Gesù, Lui è presente nella nostra vita, per parentela. Abbiamo il privilegio di potergli presentare le nostre preghiere con la consapevolezza che ci ascolta e ci esaudisce. Anche se la risposta potrebbe non arrivare immediatamente e forse non sarà la risposta che volevamo o ci aspettavamo, abbiamo l’incredibile privilegio di sapere che nostro Padre ci ascolta e ci risponde con il suo grande amore e la sua saggezza nel modo che ritiene più vantaggioso per noi e per le persone per cui preghiamo.
Nota
Se non altrimenti indicato, tutte le citazioni bibliche sono tratte da: La Nuova Diodati, © Edizioni La Buona Novella, Bari. Tutti i diritti riservati.
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[1] Giovanni 2,23.
[2] Giovanni 4,4–42.
[3] Giovanni 4,45–47.
[4] Marco 6,14.
[5] Il tetrarca era colui che governava su un quarto di una grossa provincia. Alla morte di Erode il Grande, padre di Erode Antipa, il regno fu diviso tra i suoi figli. Erode Antipa governò sulla tetrarchia di Galilea e Perea, che rappresentava un quarto del regno di Erode il Grande.
[6] Luca 3,1.19; 9,7; Matteo 14,1.
[7] Giovanni 4,48.
[8] Giovanni 20,25.
[9] Giovanni 1,38–39.
[10] Giovanni 1,46.
[11] Giovanni 4,29.
[12] Giovanni 4,49.
[13] Vedi “Guarigione a distanza, parte 1“.
[14] Giovanni 4,50.
[15] Giovanni 4,50.
[16] Matteo 8,8.
[17] Giovanni 4,51–52.
[18] Matteo 8,13 LND,NR.
[19] Matteo 15,28 NR.
[20] Keener, The Gospel of John, 632–633.
[21] Giovanni 4,53.
[22] Atti 11,14; 16,15; 16,31–33.
[23] Milne, The Message of John, 92.
Pubblicato originariamente in Inglese il 12 dicembre 2017.