Gesù – la sua vita e il suo messaggio: il sermone sul monte

Agosto 9, 2016

di Peter Amsterdam

(Puoi leggere lo scopo di questa serie e una sua veduta d’insieme in questo articolo introduttivo.)

La legge e i profeti (parte 2)

[Jesus—His Life and Message: The Sermon on the Mount, The Law and the Prophets, Part 2]

Nella prima parte, abbiamo letto di come Gesù affermò che la giustizia di chi dimora nel regno di Dio deve superare quella degli scribi e dei farisei. Disse anche che non era venuto per abolire la Legge e i Profeti (le scritture sacre ebraiche) ma per adempierle. Poi fece sei esempi che illustrano un concetto di giustizia che va oltre l’osservazione della Legge, così com’era prescritta dagli scribi e dai farisei, e rivela la radice delle nostre azioni nel cuore e nello spirito. Questi esempi sono presentati creando un contrasto tra ciò che “fu detto” nelle Scritture e la spiegazione più completa ed esauriente che Gesù dà del loro vero significato per quelli che lo seguono. 1

La forma usata da Gesù per esprimere i suoi insegnamenti era “avete udito che fu detto… ma io vi dico…”. Nel primo esempio dice: “Voi avete udito che fu detto agli antichi…”. In quattro dei cinque esempi successivi la frase è abbreviata, ma il significato è lo stesso. Gesù voleva indicare che anche se la Legge aveva fatto una certa affermazione, come “non uccidere”, Lui ne stava dando ora un significato più completo.

Ognuno dei sei esempi citati da Gesù si basa su un passo o un tema della legge mosaica. La prima affermazione dice: “Voi avete udito che fu detto agli antichi: ‘Non uccidere’; e: ‘Chiunque ucciderà, sarà sottoposto al giudizio’”.2 Alcune traduzioni moderne, per specificare, dicono: “Sapete che nella Bibbia è stato detto ai nostri padri…” o “Secondo la legge di Mosè, la regola era…”. Gesù metteva in contrasto ciò che veniva affermato nella Torah – la Legge, i libri di Mosè – con la sua interpretazione più completa. Ognuno dei sei esempi usava la frase “fu detto”. Il termine greco per “detto” in questi esempi è utilizzato nel Nuovo Testamento solo come riferimento a qualcosa che aveva detto Dio.3 Non si riferiva agli insegnamenti dei farisei.

I sei esempi includono l’omicidio, l’adulterio, il giuramento, la punizione e l’amore per il prossimo. Parlando di ognuno d’essi, Gesù mette in evidenza i principi generali di come vivere i suoi insegnamenti.4 Il primo è che quel che conta è lo spirito della Legge, non solo la lettera. Per esempio, esaminando il comandamento “non uccidere”,5 Gesù non si limita al gesto esteriore dell’omicidio. Parla di rabbia e disprezzo che, anche se potrebbero non portare a un’azione pratica, possono essere lo stesso peccati contro Dio e contro gli altri. Osservare realmente la Legge, cioè seguirne lo spirito, non è soltanto questione di non fare ciò che la Legge impedisce. Gesù affronta il nocciolo delle nostre azioni: i nostri atteggiamenti, i nostri motivi e i pensieri e le intenzioni del nostro cuore. Dio si preoccupa della sorgente interna che conduce all’azione, non soltanto dell’azione in sé. Rispettare lo scopo della Legge non è soltanto evitare di uccidere, ma evitare di provare disprezzo e odio per gli altri, adoperarsi per il perdono e avere verso gli altri un atteggiamento positivo e amorevole.

Un altro principio che Gesù vuole sottolineare è che la Legge non va concepita solo come un elenco di tutte le cose che non dovremmo fare, con il loro bel “non” davanti. La nostra attenzione dovrebbe essere rivolta non alle cose che non dobbiamo fare, ma al vivere in maniera da compiacere e glorificare Dio. Dobbiamo scoprire e seguire la volontà divina, avere fame e sete di giustizia e vivere in modo cristiano.

Gesù offrì un modo nuovo di vedere e comprendere che vuole farci passare dal semplice adeguamento a certe regole fisse (la mentalità di “non fare questo, non fare quello”), a una vita vissuta secondo i principi che sorreggono la Legge e che Lui indicò nei suoi insegnamenti.

L’obiettivo non è seguire una serie di regole che ci renderanno buoni e faranno piacere a Dio. Il vero obiettivo è avere un rapporto con Lui e vivere per la sua gloria. La domanda non è se stiamo seguendo meccanicamente una serie di regole specifiche, ma se stiamo vivendo a immagine di Cristo e se la nostra vita interiore è sincronizzata con ciò che Lui ha insegnato. Forse non abbiamo commesso omicidi, ma il nostro cuore e i nostri pensieri sono stati pieni di rabbia e disprezzo? Se sì, allora stiamo peccando.

Gesù usò i sei esempi per aiutare i suoi seguaci a superare la stretta osservanza della Legge e ad avere una comprensione più profonda dei principi che stavano dietro alla Legge originale. Stava creando un nuovo popolo di Dio, uomini e donne che sarebbero vissuti all’interno del regno di Dio, che non si sarebbero limitati alla ricerca della giustizia in ubbidienza a una serie di regole, ma si sarebbero anche preoccupati di allinearsi allo spirito e allo scopo della Legge divina.

Diamo un’occhiata più ravvicinata al primo esempio:

Voi avete udito che fu detto agli antichi: “Non uccidere”; e: “Chiunque ucciderà, sarà sottoposto al giudizio”; ma io vi dico: Chiunque si adira contro suo fratello senza motivo, sarà sottoposto al giudizio; e chi avrà detto al proprio fratello: “Raca”, sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli avrà detto: “Stolto”, sarà sottoposto al fuoco della Geenna.

Se tu dunque stai per presentare la tua offerta all’altare, e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia lì la tua offerta davanti all’altare e va’ prima a riconciliarti con tuo fratello; poi torna e presenta la tua offerta.

Fa’ presto un accordo amichevole con il tuo avversario, mentre sei sulla via con lui, che talora il tuo avversario non ti dia in mano del giudice e il giudice ti consegni alla guardia e tu sia messo in prigione. In verità ti dico, che non uscirai di là finché tu non abbia pagato l’ultimo centesimo.6

Il Vecchio Testamento (le scritture ebraiche) contiene il comandamento di non commettere omicidio e afferma la condanna a morte per chi lo fa. Non uccidere.7 Chiunque spargerà il sangue di un uomo, il suo sangue sarà sparso per mezzo di un uomo, perché Dio ha fatto l’uomo a sua immagine.8 Il libro dei Numeri9 definisce l’omicidio dando degli esempi: colpire un altro essere umano con un colpo fatale mediante un oggetto di ferro o di legno, una pietra, un pugno, oppure spingendolo o lanciandogli qualcosa addosso intenzionalmente, così da causarne la morte. Chi commetteva intenzionalmente un omicidio doveva essere messo a morte, dopo essere correttamente giudicato e provato colpevole, dal “vendicatore del sangue”.10 Il libro dei Numeri fa anche una differenza tra l’omicidio intenzionale e quello colposo, quando uno uccide un’altra persona senza premeditazione o intenzione.11 Chi commetteva un omicidio colposo trovava protezione dal vendicatore del sangue recandosi in una delle città di rifugio, o di asilo.12

La maggior parte delle traduzioni della Bibbia rendono il versetto con le parole non uccidere. Una traduzione più corretta sarebbe non commettere omicidio, perché rende meglio l’idea dell’intenzionalità ed è diverso dall’uccidere accidentalmente, per difendere se stessi o altri, o in guerra ecc.

Quando Gesù disse: “Voi avete udito che fu detto agli antichi: ‘Non uccidere’; e: ‘Chiunque ucciderà, sarà sottoposto al giudizio’”, si riferiva a vari versetti del Vecchio Testamento riguardanti l’omicidio, le procedure per stabilire la colpa e la pena.13 La Legge mosaica diceva chiaramente di non commettere omicidio, ma Gesù c’insegnò a guardare più a fondo di ciò che era prescritto dalla Legge, per vedere ciò che stava dietro a quell’azione.

Ma io vi dico: Chiunque si adira contro suo fratello [senza motivo],14 sarà sottoposto al giudizio; e chi avrà detto al proprio fratello: “Raca”, sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli avrà detto: “Stolto”, sarà sottoposto al fuoco della Geenna.

Il principio insegnato da Gesù è che il vero e proprio atto dell’omicidio è solo una manifestazione esteriore di un atteggiamento interiore.15 Parla di ira e insulti, affermando che chi umilia gli altri con parole ingiuriose sarà giudicato da Dio. Qui alcune traduzioni usano il termine aramaico raca, che la Bibbia utilizza solo in questo caso ed è un insulto che indica una persona stupida16 o dalla testa vuota, un idiota o un buono a nulla.

L’omicidio è un gesto che nasce dalle intenzioni del cuore di una persona. In genere è preceduto da sentimenti d’odio, rabbia o disprezzo. Gesù indica che una persona potrebbe ritenersi perfettamente a posto davanti a Dio perché non ha ucciso nessuno, ma per comprendere e interpretare correttamente il significato di questo comandamento bisogna andare alla radice e vederne le intenzioni. In questo modo Lui mette gli ascoltatori davanti a domande come: siete mai stati ingiustamente arrabbiati con qualcuno? L’avete odiato o disprezzato? L’avete insultato o calunniato? Avete mai desiderato che fosse morto? Se la risposta è sì, allora sono colpevoli di aver peccato contro Dio e gli altri, anche se non si sono spinti fino a uccidere davvero qualcuno. Il punto che vuole evidenziare è che non basta semplicemente ubbidire al codice scritto della Legge; anche quello che c’è nel cuore e nella mente conta.

Nei Vangeli sono riportati alcuni esempi di quando Gesù si arrabbiò. Quando chiese ai farisei se era lecito fare del bene o salvare una vita durante il Sabato e quelli rifiutarono di rispondere, Egli, guardatili tutt’intorno con indignazione, rattristato per la durezza del loro cuore, disse a quell’uomo: ‘Stendi la tua mano!’ Egli la stese e la sua mano fu risanata come l’altra.17 Dimostrò la sua rabbia quando scacciò quelli che compravano e vendevano nel tempio e rovesciò i tavoli dei cambiavalute.18 Quando sgridò i farisei per essere degli ipocriti,19 li chiamò stolti e ciechi. In questi casi Gesù era forse incoerente con se stesso?

D. A. Carson spiega:

C’è un momento giusto per bruciare di rabbia contro il peccato e l’ingiustizia. Il nostro problema è che bruciamo di rabbia e indignazione, non contro il peccato e l’ingiustizia, ma per le offese fatte a noi. In nessuno dei casi in cui Gesù si arrabbiò c’era di mezzo il suo ego. Ancora più significativo è il fatto che, quando fu ingiustamente arrestato e processato, illegalmente picchiato, sprezzantemente coperto di sputi, crocifisso e schernito; quando aveva ogni motivo di sentirsi personalmente coinvolto, in quei momenti, come disse Pietro, “oltraggiato, non rispondeva con oltraggi; soffrendo, non minacciava”.20 Dalle sue labbra riarse uscirono quelle parole piene di grazia: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”.21 22

Gesù proseguì dando un’illustrazione di cosa vuol dire vivere senz’ira e riconciliando i rapporti con gli altri.

Se tu dunque stai per presentare la tua offerta all’altare, e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia lì la tua offerta davanti all’altare e va’ prima a riconciliarti con tuo fratello; poi torna e presenta la tua offerta.

Questa illustrazione indica che la riconciliazione con gli altri è più importante della sacralità di offrire sacrifici nel tempio.23 Considerando che Gesù passò la maggior parte del tempo a predicare in Galilea, dire a qualcuno di lasciare la sua offerta davanti all’altare – che era a Gerusalemme – e di riconciliarsi con suo fratello – che molto probabilmente era in Galilea – con le sue parole voleva suggerirgli un’azione che avrebbe richiesto un viaggio di circa una settimana! Questo rispecchia l’importanza data da Gesù all’avere i rapporti giusti con gli altri e, se necessario, compiere un gesto decisivo per ripararli.

Poi Gesù dà un’altra illustrazione:

Fa’ presto un accordo amichevole con il tuo avversario, mentre sei sulla via con lui, che talora il tuo avversario non ti dia in mano del giudice e il giudice ti consegni alla guardia e tu sia messo in prigione. In verità ti dico, che non uscirai di là finché tu non abbia pagato l’ultimo centesimo.

Ai tempi di Gesù, una persona che non pagava i debiti poteva essere rinchiusa nel carcere dei debitori finché il denaro non fosse stato restituito. Dicendo “fa’ un accordo amichevole con il tuo avversario prima di presentarti al giudice”, Gesù sottolineava l’urgenza e l’importanza di una riconciliazione personale, del trovare la pace nei nostri rapporti con gli altri.

Scott Mc Knight ha scritto:

Penso che faremmo meglio a meditare sulla normalità degli esempi di Gesù: sospendere immediatamente quello che stiamo facendo per trovare la pace nei nostri rapporti. Quelli che mi vengono in mente sono i rapporti tra moglie e marito, tra padri e madri e i loro figli, tra fratelli e sorelle, tra vicini, tra i membri della comunità e le persone con cui lavoriamo. È molto più facile meditare sulla riconciliazione di problemi enormi come quelli del Ruanda, che sulla ricerca quotidiana di pace e riconciliazione con familiari, amici e conoscenti. Ecco il nocciolo della questione: dobbiamo cercare intenzionalmente la riconciliazione, perché diventi uno stile di vita pervasivo. Dobbiamo pensare alle persone con cui non siamo completamente riconciliati e a quelle che forse non sanno nemmeno che sono oggetto del nostro risentimento e del nostro rancore. La riconciliazione non è tanto una cosa che avviene per caso, quanto qualcosa che dobbiamo cercare attivamente.24

Per riassumere: in Matteo 5,21-26 Gesù fece il primo di parecchi esempi di come la giustizia di chi fa parte del regno deve superare quella dei farisei. Dice ai suoi seguaci di evitare l’ira e, quando non ci riescono, di farla svanire mediante la riconciliazione. Accentua l’importanza di una riconciliazione veloce con le persone che abbiamo offeso, per fare lo sforzo di guarire i rapporti rotti in mezzo al popolo di Dio. Dovremmo desiderare l’integrità e la salute di chi vive nel regno.25


Nota

Se non altrimenti indicato, tutte le citazioni bibliche sono tratte da: La Nuova Diodati, © Edizioni La Buona Novella, Bari. Tutti i diritti riservati.


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1 France, The Gospel of Matthew, 194.

2 Matteo 5,21.

3 Matteo 1,22; 2,15.17.23; 3,3; 4,14; 5,21.27.31.33.38; 5,43; 8,17; 12,17; 13,35; 21,4; 22,31; 24,15; 27,9.35; Marco 13,14; Romani 9,12.26; Galati 3,16; Apocalisse 6,11; 9,4.

4 These principles are taken from Lloyd-Jones, Studies in the Sermon on the Mount, chapter 20.

5 Esodo 20,13.

6 Matteo 5,21–26.

7 Esodo 20,13. Anche Deuteronomio 5,17.

8 Genesi 9,5–6.

9 Numeri 35,16–21.

10 McKnight, Sermon on the Mount, 77.

11 Se però in un momento gli dà una spinta senza inimicizia, o gli lancia contro qualcosa ma non intenzionalmente, o se, senza vederlo, gli fa cadere addosso una pietra che può causare la morte, e quello muore, senza che l’altro gli fosse nemico o cercasse il suo male… (Numeri 35,22–23).

12 Numeri 35,23–29.

13 Esodo 20,13; Numeri 35,30–34; Deuteronomio 17,7–13; 19,1–13.

14 Alcune traduzioni della Bibbia (come in questo caso la Nuova Diodati) includono la frase “senza motivo”, così che il tutto dice “…chi si adira contro suo fratello senza motivo”. Alcuni vecchi manoscritti effettivamente includono questa frase, ma i più antichi no. È probabile che ciò sia stato introdotto in qualche momento da uno scrivano cristiano. L’aggiunta riflette il modo di comprendere ciò che Gesù voleva indicare. Gesù non condannava la rabbia giusta, ma quella priva di un giusto fondamento.

15 France, The Gospel of Matteo, 198.

16 Matteo 5,22 CEI.

17 Marco 3,1–5.

18 Matteo 21,12.

19 Matteo 23,17.

20 1 Pietro 2,23 NIV.

21 Luca 23,34.

22 Carson, Jesus’ Sermon on the Mount, 44.

23 McKnight, Sermon on the Mount, 79.

24 Ibid.,83.

25 Talbert, Reading the Sermon on the Mount, 73–74.


Pubblicato originariamente in inglese il 3 novembre 2015.