Gesù — la sua vita e il suo messaggio: l’ingresso a Gerusalemme

Maggio 17, 2022

di Peter Amsterdam

[Jesus—His Life and Message: Entry into Jerusalem]

In questo articolo vedremo il racconto evangelico del ritorno di Gesù a Gerusalemme per l’ultima volta. Tutti e quattro i Vangeli descrivono il suo ingresso nella capitale.1 L’attenzione di questo articolo s’incentrerà sul racconto nel Vangelo di Luca, che inizia con il viaggio di Gesù verso Gerusalemme.

Dette queste cose, Gesù andava avanti, salendo a Gerusalemme. Come fu vicino a Betfage e a Betania, presso il monte detto degli Ulivi, mandò due discepoli, dicendo: «Andate nella borgata di fronte, nella quale, entrando, troverete un puledro legato, su cui non è mai salito nessuno; slegatelo e conducetelo qui da me. Se qualcuno vi domanda perché lo slegate, direte così: “Il Signore ne ha bisogno”».2

Quando Gesù fu a circa 3km dalla capitale, vicino alla città di Betania, sul lato orientale del Monte degli Ulivi e vicino a Betfage (l’esatta posizione di questo villaggio è incerta, ma era vicino a Betania), diede istruzioni a due dei suoi discepoli. Dovevano entrare in città, dove avrebbero trovato un puledro, che poteva essere di cavallo o di asino. Nel Vangelo di Matteo si presume che sia il puledro di un asino, perché cita dal Vecchio Testamento:

«Dite alla figlia di Sion: Ecco il tuo re viene a te mansueto, cavalcando un asino, anzi un puledro, figlio di una bestia da soma».3

L’asino che i due discepoli avrebbero trovato in città non era mai stato cavalcato. Nel Vecchio Testamento un animale giovane che non era stato cavalcato era considerato idoneo a eseguire compiti sacri. Questo asino avrebbe portato il Figlio di Dio.

E quelli che erano stati mandati andarono e trovarono come egli aveva loro detto. E, mentre scioglievano il puledro, i suoi padroni dissero loro: «Perché sciogliete il puledro?». Ed essi dissero: «Il Signore ne ha bisogno».4

Quando i due discepoli eseguirono le istruzioni di Gesù, scoprirono che tutto quello che Lui aveva detto avvenne proprio come aveva predetto. Mentre preparavano l’animale secondo le istruzioni di Gesù, i suoi padroni chiesero cosa stessero facendo. La reazione dei padroni indica che Gesù non aveva preso con loro in precedenza degli accordi che gli permettessero di prendere il puledro. Tuttavia, appena udirono che Gesù ne aveva bisogno, acconsentirono che lo prendessero.

Lo condussero a Gesù; e, gettati i loro mantelli sul puledro, vi fecero salire Gesù. Mentre egli avanzava stendevano i loro mantelli sulla via.5

Anche se Gesù aveva iniziato il viaggio a Gerusalemme a piedi, adesso cavalcava un asino. Alcuni di quelli che erano con Lui si tolsero i mantelli e li misero sull’asino, come una specie di sella. Altri stesero i mantelli sulla strada davanti a Lui. Stendere i mantelli sulla strada era un atto d’omaggio, una dimostrazione pubblica di onore e rispetto. Troviamo un simile esempio di rispetto nel Vecchio Testamento quando Jehu fu consacrato re d’Israele. Quando i suoi uomini scoprirono che era il nuovo re, leggiamo che si affrettarono a prendere ciascuno il proprio mantello e a stenderlo sotto di lui sugli stessi gradini; poi suonarono la tromba e dissero: «Jehu è re!»6

L’ingresso di Gesù a Gerusalemme su un asino era un gesto altamente simbolico. Possiamo trovare un precedente riferimento scritturale a un re che cavalcò un asino in 1 Re:

Poi il re Davide disse: «Chiamatemi il sacerdote Tsadok, il profeta Nathan e Benaiah, figlio di Jehoiada». Essi vennero alla presenza del re. Il re disse loro: «Prendete con voi i servi del vostro signore, fate montare mio figlio Salomone sulla mia mula e fatelo scendere a Ghihon. Lì il sacerdote Tsadok e il profeta Nathan lo ungano re d’Israele».7

L’ingresso di Gesù a Gerusalemme fatto in questo modo fu predetto in Zaccaria 9,9, dove leggiamo: Esulta grandemente, o figlia di Sion, manda grida di gioia, o figlia di Gerusalemme! Ecco, il tuo re viene a te; egli è giusto e porta salvezza, umile e montato sopra un asino, sopra un puledro d’asina.

Quando egli fu vicino alla discesa del monte degli Ulivi, tutta la folla dei discepoli iniziò con gioia a lodare Dio a gran voce per tutte le opere potenti che avevano visto, dicendo: «Benedetto il Re che viene nel nome del Signore; pace in cielo e gloria nei luoghi altissimi».8

Iniziando la discesa dal Monte degli Ulivi, Gesù era a meno di cento metri dalla città di Gerusalemme e dal tempio. L’oggetto delle lodi dei discepoli era l’opera miracolosa di Dio svolta attraverso Gesù. Il suo ministero era una dimostrazione della potenza di Dio, con i ciechi che avevano ricevuto la vista, gli zoppi che potevano camminare, i lebbrosi che erano stati guariti, i sordi che udivano e i morti che erano stati risuscitati.9 È importante notare che in questo Vangelo era la folla dei discepoli che lodava Dio con gioia, non necessariamente il popolo di Gerusalemme.10

Alcuni farisei fra la folla gli dissero: «Maestro, sgrida i tuoi discepoli!» Ed egli, rispondendo, disse loro: «Io vi dico che se costoro tacessero, griderebbero le pietre».11

Questa è l’ultima volta che i farisei sono menzionati nel Vangelo di Luca. La richiesta che Gesù sgridasse i suoi discepoli indica che erano offesi o preoccupati dalle proclamazioni messianiche dei discepoli. La risposta di Gesù, comunque, dimostra che Lui approvava quelle dichiarazioni e che elogiava per la loro perspicacia quelli che le avevano fatte. Un po’ prima in questo Vangelo Gesù aveva chiesto ai discepoli: «Voi, chi dite che io sia?» Pietro rispose: «Il Cristo di Dio». Allora egli ingiunse loro severamente di non dirlo a nessuno».12 Questa volta, invece, non c’era motivo di fare silenzio, perché i discepoli accolsero apertamente il Re che viene nel nome del Signore.13

Quando fu vicino, vedendo la città, pianse su di essa, dicendo: «Oh se tu sapessi, almeno oggi, ciò che occorre per la tua pace! Ma ora è nascosto ai tuoi occhi. Poiché verranno su di te dei giorni nei quali i tuoi nemici ti faranno attorno delle trincee, ti accerchieranno e ti stringeranno da ogni parte; abbatteranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché tu non hai conosciuto il tempo nel quale sei stata visitata».14

Avvicinandosi a Gerusalemme, Gesù pianse. Sapeva che il popolo di Gerusalemme avrebbe voltato la schiena al messaggio di Dio da Lui portato. La parola greca usata per pianse è una forma forte che indica singhiozzi e lamenti. In altri punti del Nuovo Testamento questa parola è anche usata in riferimento ad acquazzoni. Gesù era profondamente turbato da quelle che sapeva sarebbero state le conseguenze del loro rifiuto.

La frase verranno dei giorni era usata dai profeti del Vecchio Testamento per indicare avvenimenti futuri di grande significato.15 Gesù disse loro che sarebbero arrivati i giorni in cui Gerusalemme sarebbe stata assediata e circondata dalle barriere dei loro nemici. Il risultato finale sarebbe stato la distruzione della città. Questo avvenne storicamente nel 70 d.C. quando l’esercito romano guidato da Tito circondò Gerusalemme in un assedio che durò circa cinque mesi. Poi l’esercito di Tito entrò nella città, la saccheggiò e la distrusse completamente, compreso il tempio.

Secondo l’antico storico ebreo Giuseppe, dopo la caduta della città gli Ebrei sopravvissuti furono presi prigionieri. I soldati ebrei catturati furono tutti messi a morte, insieme agli anziani della città. Dei 97.000 cittadini rimasti, quelli sotto i diciassette anni furono venduti come schiavi. Molti degli uomini più anziani furono costretti a diventare gladiatori e finirono per morire nell’arena. Altri furono costretti a lavorare alla costruzione del Colosseo a Roma. Vicino al Colosseo si erge l’arco di Tito, costruito per commemorare il regno di Tito come imperatore. Una delle scene scolpite nell’arco raffigura una grande menorah e i cittadini di Gerusalemme condotti in schiavitù.

L’affermazione di Gesù, perché tu non hai conosciuto il tempo nel quale sei stata visitata, indica il motivo per la sconfitta di Israele e la distruzione di Gerusalemme. La nazione perse l’opportunità di rispondere alla presenza del Messia promesso, il Figlio di Dio, e come risultato il giudizio di Dio cadde su di essa.

Entrato nel tempio, cominciò a cacciarne fuori coloro che vendevano e comperavano, dicendo loro: «Sta scritto: “La mia casa è casa di preghiera, ma voi ne avete fatto un covo di ladroni”».16

Gesù entrò nella parte più esterna del tempio, nota come Cortile dei Gentili. Era l’unica parte del tempio in cui potevano andare a pregare i non-ebrei. Quest’area, destinata alla preghiera, era usata per la vendita degli animali che potevano essere usati per i sacrifici, oltre che per il pagamento della tassa del tempio. Anche se queste due attività servivano al funzionamento del tempio. Non era necessario che venissero svolte nell’area del tempio. Per questo Gesù li cacciò fuori. Il racconto nel Vangelo di Marco aggiunge alcuni dettagli alla reazione di Gesù. Lì leggiamo che rovesciò le tavole dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombi. E non permetteva ad alcuno di portare oggetti attraverso il tempio.17

Ogni giorno egli insegnava nel tempio. E i capi dei sacerdoti, gli scribi e i capi del popolo cercavano di farlo morire. Ma non riuscivano a decidere che cosa fare, perché tutto il popolo lo ascoltava pendendo dalle sue labbra.18

Anche se Gesù continuò a insegnare nel tempio, dietro alle quinte tre gruppi diversi della classe dirigente cospiravano per distruggerlo. Avevano bisogno di qualche motivo per arrestarlo e sbarazzarsi di Lui, ma a questo punto non era possibile farlo a causa della sua popolarità tra la gente, che era affascinata dai suoi insegnamenti. Per il momento Gesù era al sicuro, ma ciò non sarebbe durato a lungo.


Nota

Se non altrimenti indicato, tutte le citazioni bibliche sono tratte da: La Nuova Diodati, © Edizioni La Buona Novella, Bari. Tutti i diritti riservati.


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1 Matteo 21,1–11; Marco 11,1–11; Luca 19,28–48; Giovanni 12,12–17.

2 Luca 19,28–31 NR.

3 Matteo 21,3–5.

4 Luca 19,32–34.

5 Luca 19,35–36 NR.

6 2 Re 9,13.

7 1 Re 1,32–34.

8 Luca 19,37–38.

9 Luca 7,22.

10 Nei libri di Matteo (21,9) e di Giovanni (12,12) era la folla, non i discepoli, a far festa e lodare Dio.

11 Luca 19,39–40.

12 Luca 9,20–21.

13 Luca 19,38.

14 Luca 19,41–44.

15 1 Samuele 2,31; 2 Re 20,17; Geremia 7,32–34; 31,38; 33,14; 49,2; Isaia 39,6; Zaccaria 14,1.

16 Luca 19,45–46.

17 Marco 11,15–16.

18 Luca 19,47–48.


Pubblicato originariamente in inglese il 5 gennaio 2020.