Gesù, la sua vita e il suo messaggio: “Io sono”

Gennaio 12, 2019

di Peter Amsterdam

Il buon pastore

[Jesus—His Life and Message: The “I Am” Sayings—The Good Shepherd

Nella prima parte del decimo capitolo di Giovanni, Gesù affermò:

In verità, in verità vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti quelli che sono venuti prima di me sono stati ladri e briganti […] Io sono la porta; se uno entra per mezzo di me, sarà salvato; entrerà, uscirà e troverà pascolo.1

Gesù indicò la differenza tra sé e i “ladri e briganti”, riferendosi alla gerarchia ecclesiastica ebraica dei suoi tempi. Continuando nel capitolo 10, vediamo che Gesù fa risaltare anche le differenze tra i braccianti salariati (i mercenari) e il pastore cui le pecore appartengono.

Gesù cominciò dicendo:

Io sono il buon pastore; il buon pastore depone la sua vita per le pecore. Ma il mercenario, che non è pastore e a cui non appartengono le pecore, vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge; e il lupo rapisce e disperde le pecore. Or il mercenario fugge, perché è mercenario e non si cura delle pecore.2

Gesù fece risaltare il contrasto tra le azioni di un buon pastore e quelle di uno che è semplicemente pagato per badare alle pecore. L’interesse principale del mercenario era il suo salario. Vedendo arrivare un lupo, non si sarebbe esposto al pericolo e probabilmente sarebbe fuggito per salvarsi la vita mentre alcune pecore sarebbero state uccise e divorate e il resto del gregge si sarebbe disperso in ogni direzione.

Nel Vecchio Testamento, Dio paragonò metaforicamente i governanti di Israele a pastore che si comportavano da mercenari.

«Guai ai pastori che distruggono e disperdono il gregge del mio pascolo», dice l’Eterno. Perciò così dice l’Eterno, il DIO d’Israele, contro i pastori che pascolano il mio popolo: «Voi avete disperso le mie pecore, le avete scacciate e non ne avete avuto cura; ecco, io vi punirò per la malvagità delle vostre azioni», dice l’Eterno.3

Così dice il Signore, l’Eterno: Guai ai pastori d’Israele che pascolano se stessi! I pastori non dovrebbero invece pascere il gregge? Voi mangiate il grasso, vi vestite di lana, ammazzate le pecore grasse, ma non pascete il gregge. Non avete fortificato le pecore deboli, non avete curato la malata, non avete fasciato quella ferita, non avete riportato a casa la smarrita e non avete cercato la perduta, ma avete dominato su loro con forza e durezza. Così esse per mancanza di pastore si sono disperse, sono diventate pasto di tutte le fiere della campagna e si sono disperse.4

È in questo contesto che Gesù afferma: Io sono il buon pastore.5Il buon pastore è molto più di un bracciante; è fedele alle pecore. Potrebbe essere il proprietario del gregge o un suo parente. Quando le pecore sono in pericolo, farà tutto il possibile per difenderle. Il buon pastore si preoccupa delle pecore perché per lui sono importanti. Si prende cura fedelmente dei loro bisogni: condurle a un buon pascolo e a una sorgente d’acqua, spuntare gli zoccoli se necessario, aiutare le madri al momento del parto e tosarle una o due volte l’anno, a seconda della razza. La salute e il benessere delle pecore dipendono dalla fedeltà del pastore ai suoi doveri. Perché un gregge prosperi, il pastore deve essere diligente.

Gesù non si limitò a dichiararsi il pastore delle pecore, ma aggiunse di essere “il buon pastore”. Perché? Come ha scritto un commentatore:

Gesù sembra usare il termine “buono” allo stesso modo in cui in altri casi viene usato l’aggettivo “vero” (per esempio in Giovanni 1,9: “la luce vera”; Giovanni 6,32: “il vero pane”; Giovanni 15,1: “la vera vite”), come riferimento a ciò che è “vero” o “leale” agli occhi di Dio, il modello o prototipo di quello che un pastore dovrebbe essere.6

Dopo aver affermato Io sono il buon pastore, Gesù aggiunse:

Io sono il buon pastore, e conosco le mie pecore e le mie conoscono me, come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e depongo la mia vita per le pecore.7

La frase conosco le mie pecore e le mie conoscono me si rifà a un punto precedente di questo capitolo, quando disse:

Le pecore ascoltano la sua voce, ed egli chiama le sue pecore per nome e le conduce fuori. E, quando ha fatto uscire le sue pecore, va davanti a loro; e le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce.8

Le sue sono le pecore che gli ha dato il Padre, come vediamo nella preghiera di Gesù in un punto successivo del vangelo:

Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che tu mi hai dato, perché sono tuoi.9

Il riferimento di Gesù al conoscere le pecore ed esserne conosciuto non è solo questione di riconoscimento, ma esprime un rapporto, indicando un profondo legame e un forte attaccamento. Troviamo espressioni simili in altri punti delle Scritture, come:

Vi prenderò per mio popolo, e sarò il vostro DIO; e voi conoscerete che io sono l’Eterno, il vostro DIO.10

Darò loro un cuore per conoscere me che sono l’Eterno; essi saranno il mio popolo e io sarò il loro DIO, perché ritorneranno a me con tutto il loro cuore.11

«Ma questo è il patto che stabilirò con la casa d’Israele dopo quei giorni», dice l’Eterno: «Metterò la mia legge nella loro mente e la scriverò sul loro cuore, e io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo. Non insegneranno più ciascuno il proprio vicino né ciascuno il proprio fratello, dicendo: "Conoscete l’Eterno!", perché tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande», dice l’Eterno.12

È bello che Gesù paragoni il rapporto con i suoi alla relazione intima che ha con suo Padre.

Conosco le mie pecore e le mie conoscono me, come il Padre conosce me e io conosco il Padre.13 

In questo stesso Vangelo ci sono altri casi che dimostrano che una simile intimità con Dio dovrebbe essere una caratteristica dei credenti.14 Per esempio, come credenti conosciamo il Padre:

Se mi aveste conosciuto, avreste conosciuto anche mio Padre; fin da ora lo conoscete e l’avete visto.15

Impariamo continuamente dallo Spirito:

Il Consolatore, lo Spirito Santo, che il Padre manderà nel mio nome, vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che vi ho detto.16

Ma quando verrà lui, lo Spirito di verità, egli vi guiderà in ogni verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutte le cose che ha udito e vi annunzierà le cose a venire. Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve lo annunzierà.17

Il rapporto che Gesù ha con il padre diventa un modello per il rapporto dei suoi discepoli con Lui.

In verità, in verità vi dico che il Figlio non può far nulla da se stesso, se non quello che vede fare dal Padre; le cose infatti che fa il Padre, le fa ugualmente anche il Figlio.18

Faccio sempre le cose che gli piacciono.19

Questo accade affinché il mondo conosca che io amo il Padre e che faccio come il Padre mi ha comandato.20

E io ho fatto loro conoscere il tuo nome e lo farò conoscere ancora, affinché l’amore, del quale tu mi hai amato, sia in loro e io in loro.21

Dopo aver spiegato che come il Padre conosce Lui, Lui conosce le sue pecore, Gesù disse: Io do la mia vita per le pecore.22 Ora Gesù rivela che arriverà fino al punto di sacrificare il suo benessere per amore del suo gregge. In seguito, in questo stesso Vangelo, vedremo che farà ciò che è meglio per le sue pecore morendo sulla croce per i peccati del mondo.

Poi Gesù disse:

Io ho anche delle altre pecore che non sono di quest’ovile; anche quelle io devo raccogliere, ed esse ascolteranno la mia voce, e vi sarà un solo gregge e un solo pastore.23

A questo punto Gesù ci informa che ci saranno altri credenti oltre ai discepoli e ai seguaci dei suoi giorni. Altri Ebrei avrebbero creduto e, oltre a loro, ci sarebbero state persone del mondo pagano che avrebbero ascoltato il suo messaggio e avrebbero creduto. Dice che le sue pecore, di qualsiasi nazionalità o etnia siano, in qualunque periodo storico vivano, ascoltano la mia voce, io le conosco ed esse mi seguono.24

Conosco le mie pecore e le mie conoscono me.25

Io non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me per mezzo della loro parola, affinché siano tutti uno, come tu, o Padre, sei in me e io in te; siano anch’essi uno in noi.26

Il risultato è che tutte le pecore – passate, presenti e future – diventeranno parte di un solo gregge, il gregge di Cristo, con un solo pastore.

Dopo aver parlato delle altre pecore, Gesù aggiunse qualcosa a ciò che stava dicendo prima, quando aveva affermato: Do la mia vita per le pecore.27

Per questo mi ama il Padre, perché io depongo la mia vita per prenderla di nuovo. Nessuno me la toglie, ma la depongo da me stesso; io ho il potere di deporla e il potere di prenderla di nuovo; questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio.28

In questo capitolo Gesù parla di dare la sua vita. Uno scrittore ha detto:

L’amore di Gesù per le pecore e la sua disponibilità a morire per loro è una parte integrante della sua natura di Figlio di Dio e quindi di oggetto dell’amore di suo Padre. Come Pastore rischia la vita per le pecore, ma come figlio del Padre fa qualcosa di più: si consegna alla morte per amor loro.29

Il Vangelo di Giovanni ci indica chi voleva uccidere Gesù:

Per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo, perché non solo violava il sabato, ma addirittura chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio.30

Io so che siete progenie di Abrahamo, ma cercate di uccidermi, perché la mia parola non trova posto in voi.31

Anche se i suoi nemici volevano ucciderlo, Gesù specificò: Nessuno me la toglie, ma la depongo da me stesso. Anche se altri volevano arrestarlo o lapidarlo, non riuscirono a farlo.32

Gesù aveva l’autorità di deporre la sua vita e di riprenderla: quell’autorità veniva da suo Padre. Poiché era volontà del Padre che desse la vita e poiché Lui ubbidiva al Padre, il Padre gli dava l’autorità di riprendersela.

Gesù è il buon Pastore che si spinse più in là di quanto avrebbe fatto la maggior parte degli uomini, morendo sulla croce per amor nostro, per salvarci. Diede la vita secondo la volontà di suo Padre, poi resuscitò dai morti. Come risultato di ciò, anche noi, le sue pecore, risusciteremo dai morti per vivere eternamente con Dio. Grazie, Gesù!


Nota

Se non altrimenti indicato, tutte le citazioni bibliche sono tratte da: La Nuova Diodati, © Edizioni La Buona Novella, Bari. Tutti i diritti riservati.


 

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1 Giovanni 10,7–9.

2 Giovanni 10,11–13.

3 Geremia 23,1–2.

4 Ezechiele 34,2–5.

5 Giovanni 10,14.

6 Michaels, The Gospel of John, 585.

7 Giovanni 10,15.

8 Giovanni 10,3–4.

9 Giovanni 17,9.

10 Esodo 6,7.

11 Geremia 24,7.

12 Geremia 31,33–34.

13 Giovanni 10,14–15.

14 I vari punti in questo e nei paragrafi successivi sono tratti e riassunti da: Keener, The Gospel of John: A Commentary, Volume 1.

15 Giovanni 14,7.

16 Giovanni 14,26.

17 Giovanni 16,13–14.

18 Giovanni 5,19.

19 Giovanni 8,29 NR.

20 Giovanni 14,31.

21 Giovanni 17,26.

22 Giovanni 10,15.

23 Giovanni 10,16.

24 Giovanni 10,27.

25 Giovanni 10,14.

26 Giovanni 17,20–21.

27 Giovanni 10,15.

28 Giovanni 10,17–18.

29 Michaels, The Gospel of John, 590.

30 Giovanni 5,18.

31 Giovanni 8,37.

32 Vedi Giovanni 7,30.32.44; 8,20.59.

Pubblicato originariamente in inglese il 24 aprile 2018.