Gesù – la sua vita e il suo messaggio: i miracoli (parte 3)
Luglio 31, 2017
di Peter Amsterdam
Gesù – la sua vita e il suo messaggio: i miracoli (parte 3)
Guarigione e perdono
[Jesus—His Life and Message: Miracles (Part 3)]
Troviamo la storia di quando Gesù guarì un paralitico in ognuno dei Vangeli sinottici (Matteo 9,1-8; Marco 2,1-12; Luca 5,17-26). Pur essendo una storia di guarigione, è anche la storia di una controversia che rivela al lettore informazioni importanti su Gesù. Diamo uno sguardo alla storia come la racconta Marco:
Alcuni giorni dopo, egli entrò di nuovo in Capernaum e si venne a sapere che egli si trovava in casa; e subito si radunò tanta gente da non trovare più posto neppure davanti alla porta; ed egli annunziava loro la parola. Allora vennero da lui alcuni a presentargli un paralitico, portato da quattro uomini. Ma, non potendo accostarsi a lui a causa della folla, scoperchiarono il tetto sul punto ove era Gesù e, fatta un’apertura, calarono il lettuccio sul quale giaceva il paralitico. Come Gesù vide la loro fede, disse al paralitico: «Figliolo, i tuoi peccati ti sono perdonati!».
Or vi erano là seduti alcuni scribi i quali ragionavano in cuor loro: «Perché mai costui parla in questo modo? Egli bestemmia. Chi può perdonare i peccati, se non Dio solo?». Ma Gesù, avendo subito conosciuto nel suo spirito che ragionavano queste cose dentro di sé, disse loro: «Perché ragionate voi queste cose nei vostri cuori? Che cosa è più facile, dire al paralitico: “I tuoi peccati ti sono perdonati”, oppure dire: “Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina”? Ora, affinché sappiate che il Figlio dell’uomo ha potestà di perdonare i peccati in terra, io ti dico (disse al paralitico): Alzati, prendi il tuo lettuccio e vattene a casa tua». Ed egli si alzò immediatamente, prese il suo lettuccio e uscì in presenza di tutti, così che tutti stupivano e glorificavano Dio dicendo: «Non abbiamo mai visto nulla di simile!»1
Leggiamo che tornando a Capernaum Gesù era “in casa”. Secondo la maggior parte dei commentatori il “in casa” significa nella casa di Simon Pietro, perché nel capitolo precedente Gesù era a casa di Simone, dove aveva guarito sua suocera e tutta la città era affollata davanti alla porta2 mentre Lui guarì molti che soffrivano di diverse malattie, e scacciò molti demòni.3 Altri commentatori credono che Gesù avesse una casa propria, a causa di versetti come lasciò Nazaret e venne ad abitare a Capernaum, città posta sulla riva del mare.4 O una o l’altra imterpretazione potrebbe esser corretta, ma non c’è modo di saperlo con certezza.5
Come nella volta precedente in cui Gesù era stato a Capernaum, la gente riempì la casa e si affollò fuori dalla porta principale per ascoltarlo insegnare. Nel sottolineare le dimensioni della folla Marco allude alla crescente fama e popolarità di Gesù. Arrivarono quattro uomini che portavano un paralitico sopra un letto o una stuoia. Era impossibile entrare in casa, per via della folla, così salirono sul tetto. A quei tempi, in Palestina, molte case avevano una scala sul muro esterno, per dare accesso al tetto. I tetti in genere erano piatti e fatti di paglia e fango. Il testo greco dice letteralmente che “scoperchiarono il tetto”. Rimossero la paglia coperta di fango, fecero un buco e ci calarono l’uomo, portandolo alla presenza di Gesù. Marco dice che Gesù vide la loro fede. La loro fede che Gesù potesse e volesse guarirlo doveva essere forte, considerando che osarono scoperchiare il tetto di una casa che non era la loro. Gesù lo riconobbe.
Come risposta alla loro fede temeraria e alla loro azione coraggiosa (c’è da chiedersi cosa pensasse il proprietario della casa, di un buco enorme nel suo tetto), Gesù disse: Figliolo, i tuoi peccati ti sono perdonati! Avesse semplicemente detto all’uomo di alzarsi e camminare, la storia sarebbe finita lì, ma queste parole aggiungono una controversia alla storia. Menzionare il peccato a fianco della guarigione non era fuori dal comune, perché nella Palestina del primo secolo il peccato e la malattia erano intimamente collegati. Quello che suscitò delle domande fu che Gesù perdonò i peccati del paralitico.6 Non disse che il Signore Dio avrebbe perdonato i peccati dell’uomo, ma che Lui, Gesù, li stava perdonando personalmente. Lo vediamo dalla reazione degli scribi.
Per piazzare gli scribi in questo scenario, è necessario avere un’idea di chi erano e cosa facevano.
Gli Scribi7
Nei giorni prima che il popolo ebreo fosse esiliato a Babilonia, gli scribi erano dei segretari. Erano impiegati per tenere i conti, trascrivere informazioni legali, scrivere lettere personali per chi non sapeva scrivere; fungevano anche da cancellieri per gli affari del tempio. Dopo l’esilio babilonese, quando alcuni Ebrei tornarono in Israele, il termine “scriba” cominciò a essere associato in maniera più rigida alle persone che compilavano, studiavano e interpretavano la Torah (la legge ebraica). Divenne una professione di insegnanti che erano in grado di conservare e interpretare accuratamente le leggi di Mosè. Entro il secondo secolo a.C. gli scribi erano diventati una classe ben distinta nella società ebraica. Fu più o meno in quel periodo che gli scribi cominciarono a essere associati ai farisei, un’altra categoria che aveva cominciato ad acquisire importanza in Israele. Inizialmente, dopo il ritorno da Babilonia, gli scribi provenivano generalmente da famiglie sacerdotali, ma in seguito la preparazione per diventarlo fu disponibile a tutte le classi sociali; al tempo di Gesù gli scribi che non provenivano da famiglie sacerdotali erano numerosi e influenti.
Poiché dopo il ritorno da Babilonia le condizioni erano cambiate, le leggi mosaiche scritte dovevano essere interpretate in maniera da essere applicabili alle nuove circostanze in cui viveva il popolo d’Israele. Questo portò all’interpretazione orale e all’applicazione della legge scritta per opera degli scribi. Questa “legge orale” finì per essere considerata equivalente alla legge scritta e ugualmente vincolante. Poiché gli scribi erano esperti nella legge orale, alcuni dei più importanti furono inclusi nel Sinedrio, il consiglio giudiziario supremo di Israele. Essendo autorevoli insegnanti della Legge nel tempio, come nelle sinagoghe, erano molto rispettati. Le persone si rivolgevano loro chiamandoli “rabbino” o “maestro” e davano loro un posto d’onore sia nel culto sia nelle attività sociali.
Nei Vangeli (anche se in Giovanni gli scribi sono menzionati solo una volta) gli scribi sono visti come studiosi che si occupavano di preservare la Legge, sia scritta sia orale. Luca si riferisce a loro anche come a dottori della legge, perché la loro funzione principale era l’interpretazione della legge giudaica. Poiché Gesù vedeva la Legge, specialmente quella orale, in maniera diversa, quando gli scribi facevano parte del suo pubblico lo criticavano e spesso lo accusavano di violare la Legge. Guariva di sabato, non seguiva le prescrizioni per la purificazione rituale, ignorava la loro pratica di digiunare e si mescolava agli impuri e agli emarginati della società giudaica. Spesso gli ponevano domande sulla Legge per intrappolarlo. Esigevano che Gesù indicasse chiaramente la sua identità e rivelasse la fonte della sua autorità di fare miracoli. Con alcune eccezioni, gli scribi avevano un atteggiamento ostile nei confronti di Gesù e del suo messaggio. La sua popolarità era una minaccia per la loro autorità.
Erano ostili anche perché spesso Gesù smascherava la loro ipocrisia e la loro corruzione. Li accusò di essere corrotti all’interno, pur cercando di sembrare santi all’esterno. Attaccò la legge orale, chiamandola un carico pesante che sviava la gente e che gli stessi scribi non seguivano. Li accusò di accentuare i punti minori della Legge mentre ignoravano quelli più importanti di giustizia, misericordia e fede. Affermò che, se i profeti antichi fossero stati vivi ai loro giorni, gli scribi li avrebbero uccisi. Tutto ciò che Gesù insegnava e faceva poneva una minaccia alla loro posizione e alla loro autorità all’interno della comunità. Per questo si unirono a quelli che normalmente erano i loro oppositori (i sommi sacerdoti) per favorire l’arresto di Gesù. Aiutarono a costruire un caso contro di Lui perché fosse giustiziato e si unirono agli altri membri del Sinedrio nello schernire Gesù sulla croce.
Nei Vangeli sinottici gli scribi a volte sono menzionati insieme ai farisei. Alcuni scribi appartenevano al gruppo di fedeli ebrei noti come farisei.8 Allora gli scribi e i farisei, vedendolo mangiare con i pubblicani e con i peccatori…9 Ma gli scribi e i farisei di quel luogo mormoravano contro i discepoli di Gesù…10 Anche se la frase “scribi e farisei” è usata sedici volte, gli scribi sono ricordati insieme ai sommi sacerdoti e/o agli anziani ventiquattro volte; sono anche menzionati quindici volte senza connessione ad altri. Così, anche se alcuni scribi erano farisei, non tutti lo erano; quando Gesù parlava di “scribi e farisei” si riferiva a due gruppi diversi di persone.
Dopo aver sentito Gesù dire che i peccati del paralitico erano perdonati, gli scribi lì presenti cominciarono a porsi delle domande, a causa della loro preparazione e della loro interpretazione delle Scritture. “Perché mai costui parla in questo modo? Egli bestemmia. Chi può perdonare i peccati, se non Dio solo?” Dal loro punto di vista, Gesù stava chiaramente affermando di fare una cosa che era prerogativa esclusiva di Dio. Gesù non offre spiegazioni; non dice: “Oh no, avete capito male. Stavo solo dicendo che Dio ha perdonato i suoi peccati”. Anzi, nel Vangelo di Luca leggiamo che Gesù disse la stessa cosa alla donna che gli aveva lavato i piedi con le sue lacrime e glieli aveva asciugati con i suoi capelli.11 Gli scribi non fraintesero l’affermazione di Gesù. Videro la sua affermazione di per perdonare i peccati come una bestemmia, perché si comportava come Dio. Vedevano Gesù come un semplice galileo, un normale essere umano; che una persona del genere perdonasse i peccati era una bestemmia. L’accusa di bestemmia era molto seria, perché, se provata, poteva portare alla morte. Anzi, fu proprio un’accusa di bestemmia che in seguito portò alla sentenza di morte contro Gesù:
Allora il sommo sacerdote si stracciò le vesti, dicendo: «Egli ha bestemmiato; che bisogno abbiamo ancora di testimoni? Ecco, ora avete udito la sua bestemmia; che ve ne pare?» Ed essi risposero: «È reo di morte».12
Ma Gesù, avendo subito conosciuto nel suo spirito che ragionavano queste cose dentro di sé… I commentatori della Bibbia hanno opinioni diverse su cosa “conosciuto nello spirito” voglia dire in questo contesto, perché indica che Gesù sapeva cosa stava succedendo nella loro testa, ma non dice esattamente come. Ci sono tre punti di vista generali: 1) alcuni affermano che è un’intuizione naturale; che Gesù osservò le reazioni degli scribi e quindi si trattava solo della sua perspicacia; in questo contesto, però, sembra qualcosa di più di una semplice percezione. 2) Altri la considerano una comprensione profetica. 3) Altri ancora credono che qui si alluda a una percezione divina, che Gesù avesse una conoscenza divina o stesse rivelando la sua divinità.13 Anche se non è completamente chiaro, in altri punti dei Vangeli possiamo vedere che Gesù aveva quella che sembra una conoscenza divina. Per esempio:
Gesù le disse [alla donna al pozzo]: «Va’ a chiamare tuo marito e torna qui». La donna rispose e gli disse: «Io non ho marito». Gesù le disse: «Hai detto bene: “Non ho marito”, perché tu hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto la verità».14
E, mentre erano a tavola e mangiavano, Gesù disse: «In verità vi dico che uno di voi, che mangia con me, mi tradirà». Allora essi cominciarono a rattristarsi e a dirgli uno dopo l’altro: «Sono forse io?». E un altro disse: «Sono forse io?». Ed egli, rispondendo, disse loro: «È uno dei dodici che intinge con me nel piatto».15
Comprendendo quello che stavano pensando, Gesù chiede loro: “Perché ragionate voi queste cose nei vostri cuori? Che cosa è più facile, dire al paralitico: ‘I tuoi peccati ti sono perdonati’, oppure dire: ‘Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina’?” Qui Gesù utilizza una forma chiamata qalwahomer (in ebraico leggero e pesante), nota anche come “argomento a fortiori”. Le affermazioni “a fortiori” sono un tipo di argomento logico secondo il quale, se una cosa è vera, ne consegue che una seconda cosa ha un motivo ancora più valido per essere considerata tale. Era una tecnica d’insegnamento utilizzata dai rabbini ebraici per insegnare “dal minore al maggiore” o “dal più debole al più forte”, nel senso che se una conclusione è valida per un caso minore, tanto più lo è per uno maggiore. Questo argomento si nota quando il testo dice qualcosa di simile a “se… quanto più…”.16
Gesù chiede: È più facile dire qualcosa che non si può verificare con gli occhi, o dire qualcosa che si può verificare? Ovviamente è più facile dire “I tuoi peccati son perdonati”, che dire a un paralitico: “Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina”. Dopo aver chiarito questo punto, Gesù fa la cosa più difficile. Con il suo gesto di guarire l’uomo, dimostra che la sua affermazione di poter perdonare i peccati non è inconsistente. Guarendo il paralitico dimostra di possedere anche l’autorità di perdonare i peccati. «Ora, affinché sappiate che il Figlio dell’uomo ha potestà di perdonare i peccati in terra, io ti dico (disse al paralitico): Alzati, prendi il tuo lettuccio e vattene a casa tua». Ed egli si alzò immediatamente, prese il suo lettuccio e uscì in presenza di tutti.
Questa è la prima volta che usa il termine Figlio dell’Uomo sia nel Vangelo di Marco sia in quello di Luca, e l’unica in cui viene fatto in connessione a un miracolo specifico. Il titolo di Figlio dell’Uomo, che Gesù usa per se stesso nei Vangeli, era un titolo non-messianico tratto dal libro di Daniele.17 (Nel prossimo articolo vedremo una spiegazione più completa di questo titolo.)
Gesù comandò all’uomo di alzarsi, prendere il suo letto e tornare a casa; cosa che lui fece immediatamente, dimostrando la sua guarigione. Il fatto che fosse in grado di fare queste tre cose dopo il comando di Gesù, causò stupore: Tutti stupivano e glorificavano Dio dicendo: «Non abbiamo mai visto nulla di simile!» Gli obiettivi di Gesù nel fare miracoli erano dimostrare compassione verso i bisognosi, cambiare in meglio la loro situazione, dimostrare la potenza divina che operava attraverso di Lui, dimostrare l’amore e la generosità del Padre verso i bisognosi e, in questo caso, dimostrare di avere dal Padre l’autorità di perdonare i peccati.
Nota
Se non altrimenti indicato, tutte le citazioni bibliche sono tratte da: La Nuova Diodati, © Edizioni La Buona Novella, Bari. Tutti i diritti riservati.
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1 Marco 2,1–12.
2 Marco 1,33.
3 Marco 1,34.
4 Matteo 4,13.
5 Marco 2,15.
6 Stein, The Method and Message of Jesus’ Teachings, 118.
7 This section about the scribes was condensed from David C. Carlson’s article in Elwell, Baker Encyclopedia of the Bible, 1913–15.
8 In Israele, ai tempi di Gesù, esistevano diversi gruppi religiosi ebraici. I più noti erano i farisei, che avevano acquistato importanza circa centrotrenta anni prima della nascita di Gesù. Non erano necessariamente un gruppo numeroso, ma avevano molta influenza. Il nome “fariseo” deriva dalla parola aramaica che significa “separato” e i farisei erano visti come separati. Basavano le loro vedute religiose sia sulla Tanakh (il Vecchio Testamento) che sulle tradizioni orali, che in genere consideravano aventi la stessa autorità. I farisei si opponevano a Gesù perché lo ritenevano permissivo nei confronti delle loro regole; disapprovavano il suo modo di comportarsi con i peccatori, il fatto che mangiasse con loro e i suoi contatti con i Gentili; e soprattutto rifiutavano le sue affermazioni su di Sé e sui suoi rapporti con Dio.
9 Marco 2,16.
10 Luca 5,30.
11 Luca 7,48.
12 Matteo 26,65–66 NR.
13 Bock, Luke Volume 1, 1:1–9:50, 484.
14 Giovanni 4,16–18.
15 Marco 14,18–20.
16 Peter Amsterdam, Gesù – la sua vita e il suo messaggio: i metodi d’insegnamento, 2015. Altri esempi in cui Gesù utilizzò l’argomento a fortiori sono: Matteo 12,9–14; Giovanni 7,21–24; e Matteo 7,11.
17 Daniele 7,13–14.
Pubblicato originariamente in Inglese il 28 febbraio 2017.