Gesù — la sua vita e il suo messaggio: Sei tu il Cristo?

Marzo 15, 2022

di Peter Amsterdam

[Jesus—His Life and Message: Are You the Christ?]

Il Vangelo di Giovanni racconta che Gesù prese parte a una festa religiosa durante la quale i suoi oppositori pretesero di sapere se fosse il Messia. La sua risposta quasi gli costò la vita.

Si celebrava allora a Gerusalemme la festa della Dedicazione, ed era inverno. E Gesù passeggiava nel tempio, sotto il portico di Salomone.1

La Festa della Dedicazione (nota anche come Hanukka) commemora un evento della storia ebraica che avvenne nel 164 a.C. A quell’epoca Israele era governata da Antioco IV Epifane, re dell’impero seleucide. Antioco IV profanò il tempio offrendo in sacrificio a Zeus sull’altare un maiale, animale impuro secondo la legge ebraica. Questo fatto provocò una ribellione, guidata dai Maccabei (i cinque figli di un sacerdote ebreo di nome Mattatia), che alla fine sconfissero i Seleucidi. Dopo questa vittoria il tempio fu purificato, restaurato e ridedicato.

La Festa della Dedicazione è un evento di otto giorni che commemora questa purificazione e durante i festeggiamenti Gesù passeggiava sotto il portico di Salomone. Era una struttura coperta, il cui tetto era sorretto da colonne, e in questo caso sembra che si estendesse lungo il lato orientale del tempio. Probabilmente era il luogo in cui di solito gli insegnanti ebrei, come gli scribi, tenevano le loro lezioni. Gesù probabilmente stava passeggiando là per insegnare o dar vita a un dibattito.

Mentre passeggiava. Un gruppo di persone, probabilmente degli scribi o dei farisei, o entrambi, lo circondarono, forse con intenti ostili.

Lo circondarono dunque i Giudei e gli dissero: «Fino a quando ci terrai con l’animo sospeso? Se tu sei il Cristo, diccelo apertamente».2

La loro domanda su chi fosse Gesù ricorda simili affermazioni e domande fatte in molti punti dei Vangeli. Per esempio:

Molti dunque della folla, udite queste parole, dicevano: «Costui è veramente il profeta». Altri dicevano: «Costui è il Cristo». Alcuni invece dicevano: «Viene forse il Cristo dalla Galilea?»3

Allora alcuni farisei dicevano: «Quest’uomo non è da Dio, perché non osserva il sabato». Altri dicevano: «Come può un uomo peccatore compiere tali segni?». E c’era divisione tra di loro.4

Quelli che circondavano Gesù volevano una risposta precisa su chi fosse, piuttosto che metafore come il Pane, la Luce, il Pastore o la Porta, che Lui usò in questo Vangelo.5

Gesù rispose loro: «Io ve l’ho detto, ma voi non credete; le opere che faccio nel nome del Padre mio, sono quelle che testimoniano di me. Ma voi non credete, perché non siete delle mie pecore».6

Tecnicamente, Gesù non aveva dichiarato specificamente di essere “il Messia che, tradotto, vuol dire: Il Cristo” a quelli che gli avevano posto questa domanda.7 Fino a ora, nel Vangelo di Giovanni, Gesù aveva dichiarato una cosa simile solo alla Samaritana.

La donna gli disse: «Io so che il Messia, che è chiamato Cristo, deve venire; quando sarà venuto lui ci annuncerà ogni cosa». Gesù le disse: «Sono io, io che ti parlo».8

Comunque, Gesù affermò immediatamente che le opere (i miracoli) che aveva fatto nel nome di suo Padre testimoniavano di Lui e di chi fosse. Queste opere erano state fatte secondo la volontà del Padre ed erano concordi con tutto ciò che il Padre rappresenta. Poiché erano state fatte nel nome del Padre, erano opere del Padre stesso. Gesù proseguì affermando il motivo dell’incredulità di chi lo interrogava: perché non siete delle mie pecore. Gesù si riferiva a ciò che aveva detto nella prima parte di questo capitolo, quando parlava delle pecore che entrano nell’ovile e odono e conoscono la voce del pastore.9 Qui Gesù definì l’ascoltare la voce del pastore come “credere”. Quelli che rifiutavano di credere non erano le sue pecore.

Le mie pecore ascoltano la mia voce, io le conosco ed esse mi seguono; e io do loro la vita eterna e non periranno mai, e nessuno le rapirà dalla mia mano.10

In precedenza nel capitolo Gesù affermò che le pecore ascoltano la voce del pastore ed egli chiama le sue pecore per nome e le conduce fuori. E, quando ha fatto uscire le sue pecore, va davanti a loro; e le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce.11 Le pecore di Cristo ascoltano la sua voce e lo seguono, e con questo c’è la meravigliosa rassicurazione che io le conosco. Unita a questa c’è la promessa della vita eterna, della sicurezza eterna, sotto le cure del Pastore.

«Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti; e nessuno le può rapire dalla mano del Padre mio. Io e il Padre siamo uno».12

Fino a questo punto Gesù aveva parlato dei suoi discepoli in relazione a Se stesso: il mio gregge … le mie pecore ascoltano la mia voce … e mi seguono. […] Io do loro la vita eterna … e nessuno le rapirà dalla mia mano.13 Ora precisa che le “pecore”, i suoi discepoli, gli sono stati dati da suo Padre. Per via di chi è il Padre, il suo dono è più grande di tutti. Quelli che credono in Gesù sono un dono di Dio.

Affermando che nessuno le rapirà dalla mia mano e aggiungendo che nessuno le può rapire dalla mano del Padre, Gesù indicava che la sua mano e quella del Padre facevano lo stesso lavoro: fornire protezione al gregge. Poi sottolineò la cosa dicendo: Io e il Padre siamo uno.14 Questa affermazione di Gesù ricorda ciò che aveva detto in precedenza in questo Vangelo: «Il Padre mio opera fino ad ora, e anch’io opero».15

I Giudei che lo ascoltavano giudicarono la sua affermazione una bestemmia, perciò raccolsero di nuovo delle pietre per lapidarlo,16 come avevano fatto in precedenza quando Gesù aveva detto:

«In verità, in verità vi dico: prima che Abraamo fosse nato, io sono». Allora essi presero delle pietre per tirargliele; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio.17

Questa volta, invece di andarsene, Gesù rimase e rispose:

«Io vi ho fatto vedere molte buone opere da parte del Padre mio; per quali di esse mi lapidate?». I Giudei gli risposero, dicendo: «Noi non ti lapidiamo per nessuna opera buona, ma per bestemmia, e perché tu che sei uomo ti fai Dio».18

Gesù non rispose loro concentrandosi sulla sua affermazione che Io e il Padre siamo uno; indicò invece le molte opere buone che aveva fatto, sottolineando che quelle opere erano del Padre. I suoi oppositori, comunque, posero la loro attenzione su quella che consideravano una bestemmia, proprio perché aveva detto che Io e il Padre siamo uno.

Gesù rispose loro: «Non è scritto nella vostra legge: “Io ho detto: Voi siete dèi”? Ora, se essa chiama dèi coloro a cui fu rivolta la parola di Dio (e la Scrittura non può essere annullata), voi dite che colui, che il Padre ha santificato e ha mandato nel mondo, bestemmia, perché ha detto: “Io sono il Figlio di Dio”?»19

Gesù rispose additando loro la Legge, e in particolare il salmo 82,6, che dice: Io ho detto: «Voi siete dèi, siete tutti figli dell’Altissimo». Questo passo del Vecchio Testamento si riferiva ai Giudici di Israele e l’espressione “dei” si applicava loro per l’importanza della loro posizione.

Poiché le Scritture si riferivano a questi uomini come dei, Gesù chiese se era giusto dire che stava bestemmiando quando si era definito il figlio di Dio. Se i Salmi applicavano il termine “dei” agli uomini, quanto più questo poteva dirsi di Lui che il Padre aveva santificato. Anche se Gesù era un essere umano, era qualcosa di più: era colui, che il Padre ha santificato e ha mandato nel mondo.

«Se non faccio le opere del Padre mio, non credetemi, ma se le faccio, anche se non credete a me, credete almeno alle opere, affinché conosciate e crediate che il Padre è in me e io in lui».20

Gesù fece notare le opere che aveva fatto e disse che quelle opere dovevano essere il criterio mediante il quale avrebbero dovuto giudicarlo. Se non aveva fatto le opere del Padre mio, non dovevano credere o avere fede in Lui. Se però aveva fatto le opere di Dio, allora la situazione era diversa. Anche se non erano preparati a credere in Lui, avrebbero dovuto per lo meno credere ai miracoli che aveva fatto.

In greco, la frase affinché conosciate e crediate usa lo stesso verbo per conoscere e credere. Il primo verbo, conoscere, è coniugato al tempo greco aoristo ed esprime il significato “che possiate arrivare a conoscere”; mentre il secondo, credere, è un infinito ed esprime il concetto “e continuate a conoscere”. Gesù voleva che capissero una cosa nuova e poi la conservassero permanentemente nella loro conoscenza. Ciò che voleva capissero era la mutua inabitazione del Padre e del Figlio. Le opere (i miracoli) che Gesù aveva fatto non potevano avvenire per il semplice gesto di un uomo che agiva da solo. Era in grado di fare miracoli perché il Padre è in me e io in lui.

Perciò essi cercavano nuovamente di prenderlo, ma egli sfuggì dalle loro mani.21

Già in precedenza in questo Vangelo i Giudei avevano cercato di arrestare Gesù.22 In quel caso il tentato arresto era un’azione ufficiale dei “farisei”, che comprendeva una delegazione di guardie.23 In questo caso sembra che fosse più l’azione spontanea di un gruppo, perché prima che Gesù si rivolgesse a loro erano già pronti a lapidarlo, poi erano passati a un tentativo di arresto.

E se ne andò di nuovo al di là del Giordano, nel luogo dove prima Giovanni battezzava; e si fermò qui. Or molti vennero da lui e dicevano: «Giovanni certamente non fece alcun segno, ma tutto quello che Giovanni disse di costui era vero». E molti in quel luogo credettero in lui.24

Saggiamente, Gesù lasciò Gerusalemme scappò dall’altra parte del Giordano, dove sarebbe stato al sicuro da chi voleva arrestarlo. Questo cambiamento di scenario, però, non rappresentò un rallentamento o la fine del ministero di Gesù. Anche se Gesù non era più a Gerusalemme, la gente andò a cercarlo sull’altra sponda del fiume.

La gente che andò da Lui si ricordò di Giovanni Battista, del suo messaggio e della testimonianza che aveva dato di Gesù.

Giovanni testimoniò di lui e gridò, dicendo: «Questi è colui del quale dicevo: “Colui che viene dopo di me mi ha preceduto, perché era prima di me” […] Io battezzo con acqua, ma in mezzo a voi sta uno che non conoscete. Egli è colui che viene dopo di me e che mi ha preceduto, a cui io non sono degno di sciogliere il legaccio dei sandali».25

In contrasto con gli abitanti della Giudea che rifiutarono Gesù, molti degli abitanti della Perea, sul lato orientale del Giordano, accettarono Lui e il suo messaggio.


Nota

Se non altrimenti indicato, tutte le citazioni bibliche sono tratte da: La Nuova DIodati, © La Buona Novella, Brindisi. Tutti i diritti riservati.


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1 Giovanni 10,22–23.

2 Giovanni 10,24.

3 Giovanni 7,40–41.

4 Giovanni 9,16.

5 Giovanni 16,25.29.

6 Giovanni 10,25–26.

7 Giovanni 1,41.

8 Giovanni 4,25–26 NR.

9 Giovanni 10,1–4.

10 Giovanni 10,27–28.

11 Giovanni 10,3–4.

12 Giovanni 10,29–30.

13 Giovanni 10,26–28.

14 Giovanni 10,30.

15 Giovanni 5,17.

16 Giovanni 10,31.

17 Giovanni 8,58–59 NR.

18 Giovanni 10,32–33.

19 Giovanni 10,34–36.

20 Giovanni 10,37–38.

21 Giovanni 10,39.

22 Giovanni 7,30.

23 Giovanni 7,32–36.45–47.

24 Giovanni 10,40–42.

25 Giovanni 1,15.26–27.


>Pubblicato originariamente in inglese il 22 settembre 2020.