Gesù – la sua vita e il suo messaggio: il sermone sul monte
Dicembre 20, 2016
di Peter Amsterdam
Gesù – la sua vita e il suo messaggio: il sermone sul monte
(Puoi leggere lo scopo di questa serie e una sua veduta d’insieme in questo articolo introduttivo.)
Come pregare (parte 3)
[Jesus—His Life and Message: The Sermon on the Mount, How to Pray (Part 3)]
Questo è il terzo di una serie di articoli sulla parte del Sermone sul Monte in cui Gesù insegnò ai suoi discepoli a pregare (e come non pregare).
Gesù insegnò ai suoi discepoli il Padre Nostro:
Voi dunque pregate in questa maniera: "Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome. Venga il tuo regno. Sia fatta la tua volontà in terra come in cielo. Dacci oggi il nostro pane necessario. E perdonaci i nostri debiti, come anche noi perdoniamo ai nostri debitori. E non esporci alla tentazione, ma liberaci dal maligno, perché tuo è il regno e la potenza e la gloria in eterno. Amen”.1
All’introduzione, in cui ci si rivolge al Padre nostro che sei nei cieli, seguono sei richieste. Le prime tre riguardano direttamente Dio – il suo nome, il suo regno e la sua volontà. Esse son seguite da altre tre, che hanno a che fare direttamente con noi – le nostre necessità fisiche, i nostri peccati e le nostre tentazioni.
Nei prossimi articoli esamineremo nei dettagli ogni petizione. Nell’articolo precedente, abbiamo visto il concetto di Dio come Padre ma non come maschio. Ora vediamo più da vicino il nostro modo di relazionarci a Dio come nostro Padre, secondo le parole d’apertura della Preghiera del Signore: Padre nostro che sei nei cieli.
La parola utilizzata da Gesù per rivolgersi al Padre è il termine aramaico Abba, che significa proprio Padre. È comprensibile che Gesù, come Figlio unigenito di Dio, chiamasse suo Padre Abba, ma la cosa notevole è che insegnò anche a chi credeva in Lui di chiamare Dio Abba.
Nei suoi insegnamenti durante il Sermone sul Monte, Gesù pose l’accento su “vostro Padre”, usando la frase undici volte (al confronto, usò queste parole nei Vangeli solo altre quattro volte dopo il Sermone, e mai prima).2 Dal Sermone in poi, spesso Gesù parlò di Dio anche come di suo Padre in un modo che sembrava escludere gli altri da quel rapporto speciale. Come Figlio unigenito di Dio, la Parola di Dio divenuta carne,3 il rapporto di Gesù con il Padre era diverso dal nostro. Lo abbiamo visto precedentemente nel Vangelo di Matteo, al momento del battesimo di Gesù, quando Dio disse: «Questi è il mio amato Figlio, nel quale mi sono compiaciuto»;4 e poi anche quando fu tentato dal diavolo: «Se tu sei il Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane»5 Viene espresso più chiaramente nella prima preghiera di Gesù riportata nel Vangelo di Matteo, quando disse:
«Io ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai savi e agli intelligenti, e le hai rivelate ai piccoli fanciulli. Sì, o Padre, perché così ti è piaciuto. Ogni cosa mi è stata data in mano dal Padre mio, e nessuno conosce il Figlio, se non il Padre; e nessuno conosce il Padre, se non il Figlio e colui al quale il Figlio avrà voluto rivelarlo».6
Anche se Gesù era il Figlio unigenito di Dio, pure noi siamo diventati figli di Dio mediante la nostra fede in Lui. La prima chiesa aveva compreso che, grazie alla morte e risurrezione di Gesù, i credenti erano membri della famiglia di Dio e quindi potevano chiamare Dio loro Padre, Abba.
Ma, quando è venuto il compimento del tempo, Dio ha mandato suo Figlio, nato da donna, sottoposto alla legge, perché riscattasse quelli che erano sotto la legge, affinché noi ricevessimo l’adozione. Ora perché voi siete figli, Dio ha mandato lo Spirito del Figlio suo nei vostri cuori che grida: «Abba, Padre».7
Voi infatti non avete ricevuto uno spirito di schiavitù per cadere nuovamente nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito di adozione per il quale gridiamo: «Abba, Padre». Lo Spirito stesso rende testimonianza al nostro spirito che noi siamo figli di Dio.8
Pregare “Padre nostro” implica un senso d’intimità, che ci stiamo rivolgendo a una persona che ci ama e si cura di noi. Questo modo di rivolgersi a Dio era diverso dal normale tipo di preghiera usato dalle religione pagane dei Gentili. La preghiera non deve essere una forma complicata e formale di rivolgersi a una entità imprevedibile, come veniva intesa dai Romani e dai Greci ai tempi di Gesù, ma una comunicazione proveniente dal cuore. La preghiera insegnata da Gesù era breve e senza pretese, un’invocazione semplice fatta da chi sa di dipendere da suo Padre per le proprie necessità quotidiane, di aver bisogno di perdono per i propri peccati, della sua protezione e delle sue attenzioni.
Iniziando la preghiera con “Padre nostro che sei nei cieli”, Gesù non solo indica il rapporto padre/figlio, ma ci ricorda anche che la persona che chiamiamo Padre è allo stesso tempo sommamente grande, perché Lui è in cielo e noi no. C’è equilibrio in questo, perché mentre ci rivolgiamo intimamente a Dio, siamo anche consapevoli della sua potenza e della sua infinita grandezza. È il Dio onnipotente, il sommo Creatore di tutto ciò che esiste. È anche il nostro “Abba” amorevole e noi siamo i suoi figli che in Lui confidano e da Lui dipendono.
Parlare di Dio come del “Padre nostro che è nei cieli” lo mette al di sopra dei padri terreni, perché Egli è perfetto – mentre nessun padre terreno lo è. Anche se Gesù insegnò che dovremmo vedere il nostro rapporto con Dio come quello che si ha con un padre amorevole, dobbiamo anche ricordare che è il nostro “Padre che è nei cieli”, che non è umano e non è propenso all’errore come i nostri padri sulla terra.
Chi crede in Gesù e lo riceve può chiamare Dio suo Padre. Ma a tutti coloro che lo hanno ricevuto, egli ha dato l’autorità di diventare figli di Dio.9 Ovviamente, Dio è il Creatore di tutte le cose e di tutti gli esseri umani, ha dato vita a tutti e in quel contesto tutti fanno parte della “progenie di Dio”,10 ma non è in questo senso che gli scrittori del Nuovo Testamento usano l’illustrazione di padre e figlio nei confronti di Dio e dei suoi figli.11 Nelle Scritture si fa distinzione tra chi crede e quindi appartiene a Dio e chi no. Lo possiamo vedere nella preghiera che Gesù fece la notte prima della sua crocifissione: Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che tu mi hai dato, perché sono tuoi.12 Lo troviamo anche nella prima epistola di Giovanni: Vedete quale amore il Padre ha profuso su di noi, facendoci chiamare figli di Dio. La ragione per cui il mondo non ci conosce è perché non ha conosciuto lui.13 Il rapporto con Dio come Padre è riservato a chi crede in Gesù. È un dono di Dio ed è un grande privilegio rivolgersi a Lui chiamandolo “Padre nostro”.
In quanto a modello per le nostre preghiere, dall’introduzione della Preghiera del Signore impariamo a incentrare la nostra attenzione su nostro Padre che è nei cieli, che è un Essere personale con cui abbiamo un rapporto. Entriamo alla sua presenza, lo lodiamo e lo adoriamo. Ci presentiamo a Lui con l’intendimento che il nostro rapporto con Lui è quello di un bambino con un genitore amorevole. Lui ci ama, conosce i nostri bisogni, vuole prendersi cura di noi e vuole ciò che è meglio per noi. A causa del rapporto con nostro Padre che è nei cieli, confidiamo in Lui, contiamo su di Lui e sappiamo che gli stanno a cuore i nostri migliori interessi. Questa è una visione fondamentale della preghiera cristiana.
(Continua)
Nota
Se non altrimenti indicato, tutte le citazioni bibliche sono tratte da: La Nuova Diodati, © Edizioni La Buona Novella, Bari. Tutti i diritti riservati.
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1 Questa è la traduzione della LND. La maggior parte di noi lo recita nella maniera tradizionale, come usata nella chiesa cattolica: “Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome; venga il tuo regno; sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male” (Matteo 6,9–13 CEI).
2 Nel Sermone: Matteo 5,16.44–45.48; 6,1.4.8.9.14.18.26; 7,11. Dopo il Sermone: Matteo 10,20.29; 13,43; 23,9.
3 Vedi Giovanni 1,1–14.
4 Matteo 3,17.
5 Matteo 4,3.6.
6 Matteo 11,25–27.
7 Galati 4,4–6.
8 Romani 8,15–16.
9 Giovanni 1,12.
10 Atti 17,28–29.
11 Carson, Jesus’ Sermon on the Mount and His Confrontation with the World, 68.
12 Giovanni 17,9.
13 1 Giovanni 3,1.
Pubblicato originariamente in Inglese il 12 luglio 2016.