Gesù – la sua vita e il suo messaggio: il sermone sul monte

Aprile 15, 2017

di Peter Amsterdam

Fate agli altri

[Jesus—His Life and Message: The Sermon on the Mount, Do Unto Others]

Avvicinandoci alla fine del Sermone sul Monte, arriviamo a un detto importante, cui si fa spesso riferimento come la “regola aurea”:

Tutte le cose dunque che voi volete che gli uomini facciano a voi, fatele anche voi a loro, perché questa è la legge ed i profeti.1

La spiegazione tradizionale di come abbia ricevuto il nome di regola aurea è che l’imperatore romano Alessandro Severo (d.C. 208–235), sebbene non fosse cristiano, fu così colpito dalla completezza di questa affermazione che la fece incidere in oro sulla parete della sua stanza.2

Possiamo trovare il concetto della regola aurea nella maggior parte delle religioni del mondo, perché era un principio ben diffuso delle regole etiche dell’antichità. Un libro dà diciannove riferimenti a detti simili in antichi scritti. La maggior parte di queste forme antiche, anche se non tutte, presentano l’insegnamento in forma negativa. Un esempio menzionato è quello del detto del rabbino Hillel (20 a.C.): “Non fare ad altri ciò che non piace a te”.3 Gesù presentò questo concetto in maniera positiva, dicendo che dovremmo trattare gli altri come vorremmo che trattassero noi.

Un filo comune nell’intero Sermone sul Monte è il modo in cui i credenti dovrebbero trattare gli altri. Non dobbiamo arrabbiarci con loro né insultarli,4 dobbiamo riconciliarci con loro,5 mantenere la parola data,6 rifiutare di vendicarci,7 amare i nostri nemici,8 essere misericordiosi,9 adoperarci per la pace,10 essere come sale e luce,11 perdonare12 ed evitare i giudizi critici13. Alla fine del sermone Gesù sintetizza questi punti, insieme al resto delle Scritture, in maniera simile a come aveva risposto in precedenza quando gli avevano chiesto quali fossero i comandamenti più grandi.

«Maestro, qual è il grande comandamento della legge?». E Gesù gli disse: «”Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta l’anima tua e con tutta la tua mente”. Questo è il primo e il gran comandamento. E il secondo, simile a questo, è: “Ama il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono tutta la legge e i profeti».14

In entrambi i casi Gesù riassume l’essenza della Legge e dei Profeti in una frase breve. In quella citata qui sopra, comincia con l’amare Dio, seguito dall’amare il prossimo; mentre nel sermone sottolinea il trattare gli altri come vorremmo essere trattati noi, che dipende dall’amare Dio e gli altri. Il principio è che per i Cristiani tutta la legge del Vecchio Testamento è adempiuta osservando i comandamenti di amare Dio e amare il prossimo come noi stessi; così facendo, faremo loro ciò che vorremmo che fosse fatto a noi.

In precedenza nel Sermone Gesù aveva detto che non era venuto per abrogare la Legge e i Profeti, ma per portarli a compimento.15 Qui, quasi alla fine del Sermone, ci spiega come possiamo vivere secondo gli insegnamenti della Legge senza aderire pedissequamente a ogni iota e ogni apice. Quando amiamo completamente Dio e amiamo e trattiamo gli altri con lo stesso amore e la stessa cura che abbiamo per noi stessi, adempiamo il significato delle Scritture.

L’apostolo Paolo fa eco agli insegnamenti di Gesù:

Non abbiate alcun debito con nessuno, se non di amarvi gli uni gli altri, perché chi ama il suo simile ha adempiuto la legge. Infatti questi comandamenti: «Non commettere adulterio, non uccidere, non rubare, non dir falsa testimonianza, non desiderare», e se vi è qualche altro comandamento, si riassumono tutti in questo: «Ama il tuo prossimo come te stesso». L’amore non fa alcun male al prossimo; l’adempimento dunque della legge è l’amore.16 Giacomo, il fratello di Gesù, lo esprime in questo modo: Se veramente adempite la legge regale secondo la Scrittura: «Ama il tuo prossimo come te stesso», fate bene.17

Trattare gli altri come vorremmo che trattassero noi è un principio essenziale per chiunque creda negli insegnamenti di Cristo e voglia seguirli. Ci spinge ad adeguare il nostro comportamento e i nostri atteggiamenti al modo in cui vorremmo che gli altri pensassero e agissero nei nostri confronti. Come ha detto uno studioso: Sarà un principio che dominerà […] la nostra vita in casa, in fabbrica, sull’autobus, in ufficio, per strada, sul treno, alle partite, dappertutto.18

Scott McKnight ha scritto:

Dobbiamo imparare che le attenzioni che abbiamo per noi stessi sono la base per come trattare gli altri. Invece di pensare soltanto a noi, questo ci porterà a pensare agli altri. Dobbiamo essere disposti ad ascoltare prima noi stessi perché questo succeda. Così, quando vediamo qualcuno che ha bisogno, dobbiamo chiederci: “Che cosa vorrei io? Come vorrei essere trattato?” Forse il braccialetto potrebbe dire “Cosa vorrei io?”, invece di “Cosa farebbe Gesù”.19

Gran parte della vita ha a che fare con i rapporti e le interazioni con gli altri – familiari, amici, vicini, estranei, impiegati, datori di lavoro ecc. Come Cristiani, siamo tenuti a far risplendere la nostra luce davanti agli altri, a riflettere Dio in tutto ciò che facciamo. Trattare gli altri come vorremmo essere trattati è la guida perfetta per interagire con gli altri in maniera santa. Quando siamo di fronte a una persona o una situazione difficile e siamo tentati di reagire con parole dure o con azioni dannose, dobbiamo per prima cosa metterci al posto dell’altra persona e chiederci: “Come vorrei essere trattato?” Dobbiamo capire che ogni persona è amata da Dio, che è creata a sua immagine e che come esseri umani abbiamo tutti lo stesso valore davanti a Dio; e quindi trattare le persone di conseguenza.

Vogliamo che gli altri siano gentili con noi, che pensino bene di noi, che non ci calunnino davanti ad altre persone. Vogliamo che ci trattino con rispetto, che siano tolleranti, che siano comprensivi quando commettiamo qualche errore, che si prendano cura di noi quando siamo malati, che siano amorevoli quando abbiamo bisogno d’amore. Non vogliamo essere discriminati per fede, nazionalità, razza, sesso o qualsiasi altra cosa. Vogliamo che ci dimostrino imparzialità, gentilezza e compassione. L’appello rivolto a ognuno di noi è che fare queste cose per gli altri diventi una regola di vita; che trattare gli altri come vorremmo essere trattati noi diventi il parametro per ogni contatto che abbiamo con gli altri. Fare questo ci permette di vivere secondo gli insegnamenti della Bibbia.

Le Scritture insegnano

Non uccidere. Non commettere adulterio. Non rubare. Non pronunciare falsa testimonianza contro il tuo prossimo. Non desiderare la casa del tuo prossimo. Non desiderare la moglie del tuo prossimo, né il suo schiavo, né la sua schiava, né il suo bue, né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo.20

Nessuno di noi vuole che queste cose, o cose simili, vengano fatte a noi; così, quando abbiamo la tentazione di fare qualcosa di sbagliato nei confronti degli altri, dovremmo scambiare mentalmente posizione con loro, chiedendoci come ci sentiremmo se la stessa cosa fosse fatta a noi.

Quando viviamo seguendo la regola aurea – il principio di amare Dio con tutto ciò che è in noi e di amare e trattare gli altri come vorremmo essere trattati noi – e ne facciamo un valore fondamentale nella nostra vita, siamo in grado di adempiere gli insegnamenti della Parola di Dio.


Nota

Se non altrimenti indicato, tutte le citazioni bibliche sono tratte da: La Nuova Diodati, © Edizioni La Buona Novella, Bari. Tutti i diritti riservati.


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1 Matteo 7,12.

2 France, The Gospel of Matthew, 285.

3 Tobia 4,15. Il libro di Tobia, insieme ad altri libri apocrifi, è incluso nelle bibbie cattoliche e ortodosse, ma non in quelle protestanti.

4 Matteo 5,22.

5 Matteo 5,25.

6 Matteo 5,33–37.

7 Matteo 5,38–39.

8 Matteo 5,43–44.

9 Matteo 5,7.

10 Matteo 5,9.

11 Matteo 5,13–16.

12 Matteo 6,14–15.

13 Matteo 7,1–5.

14 Matteo 22,36–40.

15 Matteo 5,17.

16 Romani 13,8–10.

17 Giacomo 2,8.

18 William Barclay, The Gospel of Matthew, 2 vols. (Edinburgh: St. Andrew Press, 1957), 281.

19 Scot McKnight, Sermon on the Mount, 253.

20 Esodo 20,13–17 CEI.


Pubblicato originariamente in Inglese il 25 ottobre 2016.