Gli effetti del Cristianesimo (Parte 2)
Maggio 5, 2020
di Peter Amsterdam
Gli effetti del Cristianesimo (Parte 2)
[The Effects of Christianity, Part 2]
(I punti presentati in questo articolo sono tratti da How Christianity Changed the World, di Alvin J. Schmidt1.)
In questa stagione della Pasqua, continuiamo a esaminare i profondi effetti che il cristianesimo ha avuto sul corso della storia dell’umanità dalla morte e risurrezione di Gesù. Questo articolo si concentrerà sul cambiamento fondamentale che il cristianesimo ebbe riguardo alla dignità e allo stato sociale delle donne.
Sotto il governo dell’impero romano, le donne erano sottoposte alla legge della patria potestas, secondo la quale il pater familias (il maschio più anziano della famiglia) aveva autorità assoluta sopra i figli, anche adulti. Le donne sposate rimanevano sotto l’autorità del padre, a meno che il matrimonio fosse con manus; ciò voleva dire che la donna cessava di essere sotto l’autorità del padre e passava sotto il controllo del marito. In virtù di ciò, il marito poteva punire fisicamente la moglie, anche da un punto di vista legale. Se lei commetteva adulterio, poteva ucciderla; se commetteva un’altra offesa grave, il marito in genere doveva ricevere il consenso della famiglia estesa prima di ucciderla. Un matrimonio con manus dava al marito autorità assoluta sulla moglie, tanto che lei aveva solo lo stato legale di una figlia adottiva.
Le donne non potevano parlare in pubblico. Tutte le posizioni d’autorità, come i consigli cittadini, il senato e i tribunali, erano aperti solo agli uomini. Se le donne avevano questioni o lamentele legali, dovevano presentarle tramite il marito o il padre, che avrebbe portato la questione d vanti alle autorità pertinenti a nome della donna, perché le donne dovevano restare in silenzio su simili argomenti. In generale le donne erano tenute in bassa considerazione.
Anche nella cultura ebraica del periodo rabbinico (dal 400 a.C. al 300 d.C.) c’erano forti pregiudizi contro le donne. Non era consentito loro di testimoniare nei tribunali, perché erano considerate testimoni inaffidabili. Era anche vietato loro di parlare in pubblico. Non potevano leggere la Torah ad alta voce nelle sinagoghe. Secondo un insegnamento rabbinico, era “vergognoso” udire la voce di una donna in pubblico in mezzo agli uomini.2 Il culto nella sinagoga era diretto da uomini. Le donne presenti erano separate dagli uomini mediante un divisorio.
Alcune donne ebree erano confinate alla loro casa e nemmeno si avvicinavano alla porta che dava sull’esterno. Le donne giovani rimanevano in parti della casa indicate specificamente come quartieri femminili, per evitare di essere viste dagli uomini; quando avevano visitatrici (femmine), le accoglievano in queste stanze . Le donne sposate nelle zone rurali avevano maggiori libertà di movimento, perché aiutavano i mariti nei campi. In ogni caso era proibito loro lavorare o viaggiare da sole. Qualsiasi reddito una donna sposata avesse, comprese le eventuali eredità, appartenevano al marito.
Nei Vangeli scopriamo che nei confronti delle donne Gesù aveva un atteggiamento molto diverso da quello che era consueto in quei giorni, un atteggiamento che migliorava il loro stato sociale. Con i suoi insegnamenti e le sue azioni respinse le idee e le pratiche comuni che implicavano che le donne fossero inferiori agli uomini. Ne è un esempio la sua interazione con la Samaritana, nel Vangelo di Giovanni. A quei tempi gli Ebrei non avevano nessun rapporto con i Samaritani, tuttavia Gesù le chiese di dargli da bere dal pozzo. Lei rimase sorpresa e si chiese come mai Lui le chiedesse di dargli da bere, perché i Giudei non hanno rapporti con i Samaritani.3 Non solo Gesù ignorò il fatto che fosse samaritana, ma anche parlò in pubblico con una donna, cosa che contravveniva alla legge orale (l’insieme di leggi religiose ebraiche che non erano comprese nelle leggi originali di Mosè, ma erano state aggiunte nel corso dei secoli): Chi parla con una donna [in pubblico] nuoce a se stesso.4 Un insegnamento rabbinico simile a questo affermava che un uomo non può conversare con una donna nelle piazze.5
I Vangeli di Matteo, Marco e Luca raccontano tutti che alcune donne seguivano Gesù, cosa molto insolita a quei tempi, perché altri insegnanti e rabbini ebraici non avevano discepole.
Con lui vi erano i dodici, e certe donne, che erano state guarite da spiriti maligni e da infermità: Maria, detta Maddalena, dalla quale erano usciti sette demoni, Giovanna, moglie di Cuza, amministratore di Erode, Susanna e molte altre, le quali lo sostenevano con i loro beni.6
[Alla sua crocifissione] vi erano pure delle donne che guardavano da lontano; fra di esse vi erano Maria Maddalena e Maria madre di Giacomo il minore e di Iose e Salome, che lo seguivano e lo servivano quando era in Galilea; e ce n'erano molte altre che erano salite con lui a Gerusalemme.7
Dopo la sua risurrezione, Gesù apparve prima ad alcune donne e le incaricò di andare a dire al resto dei suoi discepoli che era risorto.
Alla fine dei sabati, all'alba del primo giorno della settimana, Maria Maddalena e l'altra Maria, andarono a vedere il sepolcro. […]ma l'angelo, rivolgendosi alle donne, disse loro: «Non temete, perché io so che cercate Gesù, che è stato crocifisso. Egli non è qui, perché è risorto, come aveva detto». […] Gesù venne loro incontro e disse: «Salve!». Allora esse, accostatesi, gli strinsero i piedi e lo adorarono. Quindi Gesù disse loro: «Non temete, andate ad annunziare ai miei fratelli che vadano in Galilea e che là mi vedranno».8
La prima chiesa seguì il precedente fissato da Gesù, ignorando le norme culturali riguardanti le donne. Queste ebbero un ruolo importante nella chiesa, come vediamo nelle epistole di Paolo, dove si affermava che avevano chiese nelle loro case. Nella lettera a Filemone, Paolo si rivolse alla cara Apfia, ad Archippo, nostro compagno d'armi, e alla chiesa che è in casa tua.9 Ninfa era una donna che aveva una chiesa in casa sua a Laodicea.10 Paolo si riferì anche a Prisca, o Priscilla, e a suo marito Aquila, che avevano una chiesa in casa, come amiei collaboratori in Cristo Gesù.11
Nella lettera ai Romani, Paolo scrisse: Vi raccomando Febe, nostra sorella, che è diaconessa della chiesa che è in Cencrea.12 Il termine greco qui tradotto con diaconessa è diakonos, che nelle Epistole a volte è tradotta con diacono, diaconessa e altre volte con ministro o anche servitore. Nelle sue lettere, Paolo si riferisce molte volte a se stesso come diakonos: [Il Vangelo] di cui sono stato fatto ministro, secondo il dono della grazia di Dio.13 Paolo usò la stessa parola greca diakonos in riferimento ai suoi collaboratori e co-leader. Parlò di Tichico come di un fedele ministro nel Signore14 e di Epafra come di un fedele ministro di Cristo.15 Così, quando elogiò Febe come diakonos della chiesa, sembra che la volesse riconoscere come diaconessa o ministro all’interno della chiesa.
Paolo indicò chiaramente che nel cristianesimo non c'è né Giudeo né Greco, non c'è né schiavo né libero, non c'è né maschio né femmina, perché tutti siete uno in Cristo Gesù.16 Gesù, Paolo e la prima chiesa si opposero al concetto di mantenere le donne isolate, silenziose, remissive e segregate nel culto.
Il messaggio di salvezza di Gesù incontrò il favore delle donne nella prima chiesa, al punto che gli storici che hanno studiato quel periodo sostengono che in genere le donne erano più attive degli uomini nelle chiese. San Crisostomo, nel quarto secolo, disse:
Le donne di quei tempi [la chiesa apostolica primitiva] erano più energiche degli uomini.
Lo storico W. E. H. Lecky ha affermato:
Nelle epoche di persecuzione le figure femminili occupano molti dei primi posti e furono presenti in gran numero nelle file dei martiri.17
Il tedesco Leopold Zscharnack, teologo e storico della chiesa, ha scritto:
Il cristianesimo non osi dimenticare che fu principalmente il genere femminile a causare per la maggior parte la sua rapida crescita. Fu lo zelo evangelista delle donne, nei primi anni della chiesa e in quelli successivi, a conquistare i deboli e i potenti.18
Nei primi secoli, le donne superavano di numero gli uomini nelle chiese e di conseguenza alcune di loro sposarono uomini non credenti. In quei casi, la stragrande maggioranza dei bambini nati da questi “matrimoni misti” furono cresciuti in seno alla chiesa.19
Nei primi centocinquanta anni del cristianesimo, le donne erano ben considerate e molto importanti per la chiesa. Purtroppo, dopo quell’epoca, alcuni dei leader della chiesa cominciarono a ritornare alle pratiche e agli atteggiamenti dei Romani nei confronti delle donne. A poco a poco le donne furono escluse dai ruoli di leadership nella chiesa. Nei tre secoli successivi i capi della chiesa incorporarono nella visione cristiana generale il concetto dell’inferiorità delle donne.
Clemente Alessandrino (m. 215) insegnò che ogni donna dovrebbe arrossire per il fatto di essere donna.20 Tertulliano (m. 220) disse:
Tu [Eva] sei la porta d’ingresso del diavolo. […] Con tanta facilità distruggesti l’immagine di Dio, l’uomo. A causa di ciò che meritasti, la morte, perfino il Figlio di Dio dovette morire.21
Cirillo, vescovo di Gerusalemme, (m. 386) sostenne che in chiesa le donne dovevano pregare soltanto muovendo le labbra. Scrisse:
Che preghi e muova le labbra, ma non faccia sentire la sua voce.22
Questi atteggiamenti erano allo stesso tempo sbagliati e malaccorti.
Pure con questi atteggiamenti distorti nei riguardi delle donne, c’erano ugualmente molti modi in cui le donne erano pari agli uomini all’interno della chiesa. Per esempio, le donne ricevevano la stessa educazione degli uomini quando diventavano membri della chiesa, erano battezzate allo stesso modo degli uomini, partecipavano all’eucarestia insieme agli uomini e pregavano insieme a loro negli stessi luoghi di culto.23
Anche se nel corso dei secoli ci furono alcune divergenze dagli insegnamenti del Nuovo Testamento, per le donne ci furono importanti cambiamenti legali in meglio in tutto il territorio dell’impero romano. Entro i primi cinquant’anni dalla legalizzazione del cristianesimo, nel 374 d.C. l’imperatore Valentiniano I abrogò la patria potestas in vigore da un millennio, così che il paterfamilias perse l’autorità assoluta che aveva sulla moglie e sui figli.
Le donne ricevettero praticamente gli stessi diritti degli uomini riguardo al controllo dei propri beni. […] Ricevettero anche il diritto di custodia dei propri figli, che in precedenza apparteneva esclusivamente agli uomini.24
Ciò significava anche che le donne potevano scegliere chi sposare, invece di dover lasciare a loro padre la scelta di un marito, come succedeva nei tempi antichi. Ciò permetteva loro anche di sposarsi più tardi. Grazie agli insegnamenti di Paolo, i mariti cominciarono a vedere le mogli come compagne, sia spiritualmente sia praticamente. Oggi, nel mondo occidentale le donne non sono più costrette a sposare un uomo contro la propria volontà, né possono essere costrette a sposarsi da bambine, come succede ancora in alcune parti del mondo.
Ai tempi di Gesù, e anche prima, molte società antiche, specialmente in Medioriente, permettevano la poliginia (quando un uomo può essere sposato con più di una donna allo stesso tempo). Molti dei patriarchi e dei re, come Abraamo, Giacobbe, Davide, Salomone e altri, avevano più di una moglie. Anche se Gesù entrò in un mondo che accettava la poliginia, quando parlò del matrimonio fu invariabilmente in un contesto di monogamia.
Perciò l'uomo lascerà il padre e la madre e si unirà con la propria moglie, e i due diverranno una sola carne.25
In verità vi dico che non c'è nessuno che abbia lasciato casa o genitori o fratelli o moglie […]26
Anche San Paolo sembra sostenere il concetto di monogamia quando scrive che i vescovi/supervisori devono essere mariti di una sola moglie.
Bisogna dunque che il vescovo sia irreprensibile, marito di una sola moglie.27
La traduzione letterale dal greco di “marito di una sola moglie” è “uomo di una sola donna”. Anche se le parole di Paolo possono essere viste in altri modi, l’interpretazione tradizionale tende verso il matrimonio monogamo. Nei loro scritti, diversi Padri della prima chiesa del secondo e terzo secolo si opposero alla poligamia. Quando nel Nuovo Testamento si fa riferimento al matrimonio, si sottintende un matrimonio monogamo. La visione cristiana del matrimonio come relazione monogama ha compenetrato le leggi delle società occidentali.
Nei Vangeli vediamo che Gesù provava compassione per le donne rimaste vedove. Risuscitò il figlio di una vedova,28 accusò i farisei di approfittarsi finanziariamente delle vedove,29 ed elogiò la povera vedova che si era sacrificata per dare i suoi spiccioli in offerta al tempio.30 L’apostolo Paolo, scrivendo a Timoteo, ordinò alla chiesa di Efeso di onorare le madri rimaste vedove; nella lettera a Giacomo, poi, leggiamo:
La religione pura e senza macchia davanti a Dio e Padre è questa: soccorrere gli orfani e le vedove nelle loro afflizioni e conservarsi puro dal mondo.31
Agli inizi del secondo secolo, Ignazio, vescovo di Antiochia, scrisse:
Le vedove non siano trascurate. Dopo il Signore, sii tu il loro protettore e amico.32
In seguito, spesso si scelsero delle vedove come diaconesse della chiesa.
La vita, la morte e la risurrezione di Gesù, insieme alla salvezza che portarono a chi credeva in Lui, hanno fatto una differenza enorme nella vita di innumerevoli persone nel corso dei secoli. Il suo esempio e i suoi insegnamenti fecero sì che i suoi discepoli e la prima chiesa accordassero alle donne un livello maggiore di dignità, libertà e diritti. Di conseguenza, oggi, nei paesi che sono stati influenzati dal cristianesimo, per la maggior parte le donne hanno più libertà, opportunità e valore umano che nei paesi che non hanno ricevuto quell’influenza.
Nota
Se non altrimenti indicato, tutte le citazioni bibliche sono tratte da: La Nuova Diodati, © Edizioni La Buona Novella, Bari. Tutti i diritti riservati.
1 Alvin J. Schmidt, How Christianity Changed the World (Grand Rapids: Zondervan, 2004).
2 Berachot, Benedizioni 24a.
3 Giovanni 4,7–9.
4 Pirkei Avot, Capitoli dei Padri 1.5.
5 Berachot, Benedizioni 43b.
6 Luca 8,1–3.
7 Marco 15,40–41.
8 Matteo 28,1.5–6.9–10.
9 Filemone 1,1–2.
10 Colossesi 4,15.
11 Romani 16,3. Vedi anche 1 Corinzi 16,19.
12 Romani 16,1.
13 Efesini 3,7.
14 Efesini 6,21.
15 Colossesi 1,7.
16 Galati 3,28.
17 W. E. H. Lecky, History of European Morals: From Augustus to Charlemagne (New York: D. Appleton, 1927), 73.
18 Leopold Zscharnack, Der Dienst der Frau in den ersten Jabrhunderten der christlich Kirche (Gottingen: n.p., 1902), 19.
19 Rodney Stark, The Rise of Christianity: A Sociologist Reconsiders History (Princeton: Princeton University Press, 1996), 127.
20 Il pedagogo 3.11.
21 L’eleganza delle donne 1.1.
22 Catechesi 14.
23 Schmidt, How Christianity Changed the World, 110.
24 William C. Morey, Outlines of Roman Law (New York: G. P. Putnam’s Sons, 1894), 150–151.
25 Matteo 19,5.
26 Luca 18,29.
27 1 Timoteo 3,2.
28 Luca 7,11–15.
29 Marco 12,40.
30 Luca 21,2–3.
31 1 Timoteo 5,3–4; Giacomo 1,27.
32 Ignazio, “L’epistola di Ignazio a Policarpo”, in The Ante-Nicene Fathers, Volume 1:94.
Pubblicato originariamente in inglese il 6 aprile 2019.