Gli umili e gli stranieri
Dicembre 24, 2012
di Peter Amsterdam
Gli umili e gli stranieri
Nel Vangelo di Luca troviamo una parte particolarmente bella della narrazione del primo Natale, quando ci racconta come i pastori udirono l’annuncio della nascita di Gesù.
Dalle opere ebraiche risulta che i pastori e i mandriani avevano una posizione sociale infima nell’Israele del primo secolo. Ciò era dovuto in parte al fatto che erano sempre nei campi e quindi non erano in grado di rispettare tutte le regole religiose, e in parte al fatto che molti di loro custodivano le pecore di altre persone e quindi avevano ogni opportunità di rubare parte della lana e del latte. Conducevano poi le pecore a pascolare sul terreno altrui senza permesso. Considerando tutto questo, la storia diventa ancora più interessante, perché i pastori non erano visti solo come persone povere o semplici, ma anche come degli emarginati.
La notte della nascita di Gesù, sulle colline intorno a Betlemme, i pastori vegliavano le loro greggi. Improvvisamente apparve loro un angelo del Signore e la gloria di Dio, la sua luce e il suo splendore, brillò su di loro. L’angelo disse loro di non temere, perché portava una buona notizia. Poi rivelò che quella notte, nella città di Davide, era nato un Salvatore, Cristo il Signore. Come segno disse loro che avrebbero trovato un bambino avvolto in fasce che giaceva in una mangiatoia. Appena ebbe annunciato questo, apparve in cielo una moltitudine dell’esercito celeste che lodava Dio. Quando la luce della gloria di Dio, l’angelo e la moltitudine celeste svanirono, i pastori decisero di andare immediatamente a Betlemme per vedere quello di cui Dio aveva parlato.[1]
A Betlemme trovarono Maria, Giuseppe e il bambino. Molto probabilmente avevano chiesto in quale casa fosse nato un bambino quella notte. Nel villaggio sarebbe stato facile avere una notizia del genere, perché simili comunità erano piuttosto piccole e unite e tutti conoscevano tutti e tutto quel che succedeva.
Trovare Gesù coricato in una mangiatoia e avvolto in fasce nella stanza principale di una casa di contadini, con gli animali nella stalla, non sarebbe stata una cosa strana per loro. Sarebbe stato piuttosto normale, dato che probabilmente i loro figli sarebbero stati fasciati allo stesso modo, perché quella era l’abitudine. Coricare un bambino in una mangiatoia probabilmente non veniva normalmente fatto, ma visto l’affollamento dell’alloggio era una soluzione pratica.[2]
Ciò che sarebbe stato straordinario per loro, e quindi indicato come un “segno”, era che in un villaggio, dentro una casa affollata simile alla loro, potessero trovare un bambino la cui nascita era stata annunciata da un angelo accompagnato dalla gloria di Dio e dalle lodi di un esercito celeste. I pastori erano gente umile e povera e quella notte scoprirono che il Messia, il Salvatore del mondo, era nato povero e contadino come loro. Se ne andarono lodando Dio e raccontando agli altri tutto quello che avevano sentito riguardo al bambino.
Il racconto di Luca informa i suoi lettori che Gesù è venuto per i poveri e i bisognosi, gli umili e gli oppressi, e non solo per le persone di alto livello sociale e di buona reputazione. Il messaggio era che tutti sono bene accolti, la salvezza è per tutti.
Il racconto della nascita nel Vangelo di Matteo parla della visita dei Magi, che vennero dall’oriente dopo aver visto una stella speciale che loro interpretarono come il segno che sarebbe nato un re degli ebrei. Viaggiarono fino a Gerusalemme in cerca del re e al loro arrivo cominciarono a informarsi dove fosse questo bimbo che sarebbe diventato re, per potergli rendere omaggio.
Quando il re Erode sentì questo, si turbò, perché la nascita di un nuovo re poteva rappresentare una minaccia per il suo regno. Radunò i sommi sacerdoti e gli scribi per scoprire dove sarebbe nato tale bambino e gli fu detto che secondo le Scritture la nascita sarebbe avvenuta a Betlemme. Anche se i capi religiosi sapevano che le Scritture proclamavano in che luogo sarebbe nato il Messia, non avevano idea che fosse già nato. Anche se Betlemme è a meno di dieci chilometri da Gerusalemme, non c’è testimonianza che qualcuno dei capi religiosi fosse andato a vedere il bambino.
Erode incontrò segretamente i Magi per scoprire quando avevano visto la stella — apparentemente due anni prima. Dopo aver ottenuto questa informazione, li mandò a Betlemme con le istruzioni di riferirgli dove fosse il bambino, così che potesse andare anche lui a rendergli omaggio. I Magi lasciarono Gerusalemme, trovarono Gesù e la sua famiglia, s’inchinarono davanti a Lui e gli resero omaggio, dandogli in dono oro, incenso e mirra.
Matteo non indica specificamente da dove vennero i Magi e nessuno lo sa esattamente. Alcuni studiosi biblici parlano della Persia, altri di Babilonia e altri dell’Arabia. Alcuni dei primi Padri della Chiesa affermano che provenissero dall’Arabia. Oro e incenso erano associati alle carovane di cammelli provenienti da Madian e Sceba, entrambi in Arabia. Incenso e mirra venivano raccolti da arbusti che crescevano nell’Arabia meridionale.[3] Nel Vecchio Testamento il termine “popoli dell’est” si riferisce in genere agli arabi del deserto. Gli arabi conoscevano l’astrologia e quattro delle loro tribù prendevano i loro nomi da stelle.[4]
Dopo aver trovato il re appena nato, i Magi ricevettero istruzioni in sogno di non tornare da Erode. Ubbidirono e quando Erode scoprì che avevano lasciato il paese senza dirgli dove trovare il bambino, s’infuriò. Ordinò ai suoi soldati di uccidere tutti i bambini maschi dai due anni in giù a Betlemme e nella zona circostante, nella speranza di eliminare qualsiasi minaccia al suo trono.
Erode era preoccupato da anni dei possibili rivali al trono e aveva fatto giustiziare tre dei suoi quattro figli che sospettava di complottare contro di lui. Aveva fatto uccidere anche una delle sue dieci mogli. Era un uomo noto per la sua brutalità. Il suo ultimo ordine alle sue truppe, in punto di morte, fu di arrestare migliaia di persone ricche e influenti, rinchiuderle in uno stadio a Gerico e ucciderle tutte quando fosse morto, così che nel paese ci fosse lutto. Fortunatamente per quei notabili, l’ordine non fu eseguito.
Considerando che tipo di persona fosse Erode, il suo ordine di uccidere tutti i bambini maschi a Betlemme e dintorni era compatibile con il suo modo di operare. A causa dell’alto tasso di mortalità in quei tempi, si calcola che il villaggio con i suoi dintorni avesse una popolazione di un migliaio di persone, con un tasso annuale delle nascite di circa trenta; ci sarebbero così stati tra i venti e i trenta bambini sotto i due anni.[5] Erode, comunque non ebbe successo nel trovare e uccidere Gesù, perché Giuseppe prese la sua famiglia e fuggì in Egitto, ubbidendo alle istruzioni che un angelo gli aveva dato in sogno.[6]
Oltre a narrare gli avvenimenti, che cosa stava cercando di comunicare Matteo in questa parte del suo racconto? Erode e i capi religiosi a Gerusalemme erano ignari della nascita del Re promesso, dimostrando che Dio non aveva dato alcun segno ai capi religiosi e politici. D’altra parte, i buoni Magi avevano visto un segno in natura, nella stella. A questo risposero cercando il re appena nato e finirono per rintracciarlo e adorarlo. Matteo voleva indicare che la salvezza promessa da Dio non era riservata esclusivamente a Israele, ma era anche per i gentili, cioè per tutti.
Luca ci dice che otto giorni dopo la sua nascita Gesù fu circonciso. Poco tempo dopo i suoi genitori lo portarono al tempio a Gerusalemme. Poiché Maria aveva dato alla luce un maschio, era ritualmente impura per quaranta giorni — sette giorni prima della sua circoncisione e trentatré dopo. Fu per la sua purificazione che, insieme a Giuseppe e Gesù, Maria andò al tempio. Per diventare ritualmente pura dopo il parto, una donna doveva sacrificare un agnello, insieme a un piccione o una colomba. Se era troppo povera per permettersi un agnello, allora poteva offrire due piccioni o due colombe. Il sacrificio di Maria non incluse l’agnello.
Mentre erano al tempio per la purificazione, Giuseppe e Maria ubbidirono anche alla legge che richiedeva che il primogenito di ogni famiglia fosse consacrato al Signore e redento. (Non era obbligatorio farlo al tempio, ma presumibilmente, dato che dovevano andarci per la purificazione di Maria, scelsero di farlo lì). Dopo aver liberato il popolo ebreo dagli egiziani, Dio aveva detto loro di consacrargli tutti i primogeniti maschi di uomini e animali. Gli animali primogeniti puri dovevano essere uccisi e sacrificati, mentre alcuni animali impuri potevano essere redenti sacrificando al loro posto un agnello. Per i figli primogeniti, Dio richiese che fossero redenti pagando un prezzo di cinque sicli al tempio dell’Eterno.[7]
Così, dopo la purificazione di Maria al tempio, portarono Gesù perché fosse redento. Mentre erano lì, un vecchio ebreo devoto, di nome Simeone, li vide. Dio aveva detto a Simeone che non sarebbe morto prima di vedere il Cristo, il Messia. Vedendo Gesù, lo prese tra le braccia e pregò: “Ora, Signore, lascia che il tuo servo muoia in pace secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza che tu hai preparato davanti a tutti i popoli; luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele”.[8]
La preghiera di Simeone parla di salvezza per tutti i popoli, sia gli ebrei che i gentili. Come per i Magi, il messaggio è che la salvezza è disponibile a tutti tramite Cristo: che il Figlio di Dio Incarnato venne sulla terra per tutti.
Simeone poi li benedisse e profetizzò, dicendo a Maria: “Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l’anima”.[9]
Dopo aver proclamato che la salvezza era allo stesso modo per gli ebrei per i gentili, Simeone profetizzò anche che Gesù sarebbe stato rifiutato da molti del popolo da cui era nato; che nel popolo ebreo alcuni avrebbero creduto e altri no; che alcuni sarebbero stati rovinati e altri risorti; rovinati e rialzati; che ci sarebbe stata una divisione tra il popolo, manifestando i pensieri intimi di molti cuori. Indicò che anche Maria avrebbe sofferto, riferendosi probabilmente a tutto quello che avrebbe visto Gesù soffrire. Simeone predisse la condanna di Gesù da parte delle autorità ebraiche durante il suo ministero.
Nel Vangelo di Luca i pastori, tra i più umili della società ebraica, sono testimoni dell’annuncio soprannaturale di un angelo; e il bambino è figlio di gente di campagna, indicando che era venuto per la gente comune. C’è anche la profezia di un ebreo devoto, secondo la quale il Messia è per tutti, anche se sarà rigettato da alcuni. Nel Vangelo di Matteo, il segno del Salvatore visibile in natura è seguito dai buoni Magi che si presentano a Lui, significando anche qui che la salvezza è per tutti.
Il messaggio costante nei racconti evangelici della nascita di Gesù — anzi, in tutti e quattro i Vangeli — è che Egli venne per l’umanità intera; che morì per la salvezza di tutti. Dio ha tanto amato il mondo che ha dato il suo Figlio unigenito, affinché chiunque creda in Lui non perisca, ma abbia vita eterna.[10] Questa è la buona notizia del Natale. Questa è la notizia proclamata dagli angeli, il messaggio raffigurato dalla stella che guidò i Magi, il messaggio dell’amore di Dio che ognuno di noi porta nel suo cuore. Condividiamolo con gli altri, d’accordo? Buon Natale a tutti!
Bibliografia
Bailey, Kenneth E. Jesus Through Middle Eastern Eyes. Downers Grove: InterVarsity, 2008.
Brown, Raymond E. The Birth of the Messiah. New York: Doubleday, 1993.
Edersheim, Alfred. The Life and Times of Jesus the Messiah. Peabody: Hendrickson, 1993.
Green, Joel B. The Gospel of Luke. Grand Rapids: William B. Eerdmans, 1997.
Green, Joel B., McKnight, Scot. Editors. Dictionary of Jesus and the Gospels. Downers Grove: InterVarsity, 1992.
Jeremias, Joachim. Jerusalem in the Time of Jesus. Philadelphia: Fortress Press, 1975.
Morris, Leon. The Gospel According to Matthew. Grand Rapids: William B. Eerdmans, 1992.
Pentecost, Dwight J. The Words & Works of Jesus Christ. Grand Rapids: Zondervan, 1981.
Sheen, Fulton J. Life of Christ. New York: Doubleday, 1958.
Stein, Robert H. Jesus the Messiah. Downers Grove: InterVarsity, 1996.
[1] Luca 2,8–15.
[2] Bailey, Jesus Through Middle Eastern Eyes, 35.
[3] Bailey, Jesus Through Middle Eastern Eyes, 52.
[4] Brown, The Birth of the Messiah, 169.
[5] Brown, The Birth of the Messiah, 204.
[6] Matteo 2,1–14.
[7] Esodo 13,2.13.15; Numeri 18,15–16.
[8] Luca 2,29–32.
[9] Luca 2,34–35 CEI.
[10] Giovanni 3,16.
Titolo originale: The Humble and the Foreign
Pubblicato originariamente in Inglese il 18 Dicembre 2012
versione italiana affissa il 24 Dicembre 2012;
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