Il libro dei Galati: capitolo 4 (versetti 1­–20)

Aprile 30, 2024

di Peter Amsterdam

[The Book of Galatians: Chapter 4 (verses 1–20)]

Paolo terminò il terzo capitolo dei Galati con l’affermazione: Se siete di Cristo, siete dunque discendenza di Abraamo, eredi secondo la promessa.1 In Galati 4, prosegue spiegando cosa significa essere eredi di Abraamo.

Io dico: finché l’erede è minorenne, non differisce in nulla dal servo, benché sia padrone di tutto; ma è sotto tutori e amministratori fino al tempo prestabilito dal padre.2

Paolo offre un’illustrazione dalla vita quotidiana su come è gestita un’eredità. Un minore che non ha l’età legale per ricevere un’eredità rimarrà sotto supervisione; la riceverà solo quando avrà raggiunto un’età specifica, stabilita da suo padre. Prima di raggiungere la maggiore età, il minore non può avere a disposizione ciò che erediterà.

Così anche noi, quando eravamo bambini, eravamo tenuti in schiavitù dagli elementi del mondo.3

Qui Paolo applica l’illustrazione ai Galati, insegnando loro che, allo stesso modo, erano anche loro schiavi delle forze spirituali e delle potenze di questo mondo prima dell’arrivo di Cristo. Il periodo dell’infanzia, quando eravamo bambini, si riferisce al periodo in cui era in vigore la legge mosaica. Paolo dice che il governo della legge terminò con l’arrivo di Cristo.

Ma quando giunse la pienezza del tempo, Dio mandò suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge.4

Una nuova era nella storia della salvezza era iniziata con l’arrivo del Figlio di Dio, che era umano e visse sotto la legge. Paolo descrive il periodo della legge mosaica paragonandola al periodo della minore età; la compara anche alla schiavitù. Allo stesso modo, la crescita e la maturazione di un bambino è paragonata al compimento delle promesse di Dio nel mandare suo Figlio Gesù. Adesso che Gesù è arrivato, è arrivato anche il compimento dei secoli. Dire che Gesù era “nato da donna” non vuole riferirsi alla nascita da una vergine, ma mette in rilievo la piena umanità di Gesù.

Per riscattare quelli che erano sotto la legge, affinché noi ricevessimo l’adozione.5

Il piano di Dio che la gente venisse liberata dal potere del peccato si è realizzato con l’invio di suo figlio. Gesù ha riscattato “quelli che erano sotto la legge”, così che ora i credenti sono figli e figlie di Dio. In Galati, Paolo raffigura il potere del peccato con la parola “sotto”. Quelli che erano “sotto la legge” (Galati 3,23; 4,4) sono “sotto maledizione” (3,10), “sotto peccato” (3,22), “sotto precettore” (3,25) e sotto gli elementi del mondo (4,3). Il peccato ha sottoposto le persone al suo dominio.

Il Figlio di Dio visse sotto la legge e si sottopose alla maledizione del peccato con la sua morte sulla croce, riscattando così quelli che erano sotto il dominio del peccato. La parola “riscattato” era stata usata in precedenza in Galati 3,13: Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della legge. Il suo uso indica non solo la sua morte sulla croce a favore dei peccatori, ma anche che, grazie a quella morte, era arrivata la liberazione di chi era sotto la legge. Quelli che sono stati liberati dalla schiavitù del peccato sono adottati come figli di Dio. In quanto tali, i credenti sono figli di Dio grazie alla morte di Gesù. Sono la discendenza di Abraamo perché sono una cosa sola con Cristo.

E, perché siete figli, Dio ha mandato lo Spirito del Figlio suo nei nostri cuori, che grida: «Abbà, Padre».6

La prova principale che i Galati sono veramente figli adottivi di Dio è che Dio ha dato loro lo Spirito Santo; la loro qualità di figli è dimostrata dalla loro rivendicazione di Dio come loro Padre. Paolo ritorna al tema di Galati 3,1-5, dove la presenza dello Spirito marca i Galati come parte del popolo di Dio. In Galati 4,4 leggiamo che Dio “mandò” suo Figlio. Qui leggiamo che ha “mandato” anche il suo Spirito. Lo stretto rapporto tra il Padre, il Figlio e lo Spirito è rispecchiato nella frase “lo Spirito del Figlio suo”.

Paolo presenta l’invio dello Spirito come conferma che sono veramente figli di Dio. Lo Spirito conferma la loro figliolanza. È simile a ciò che Paolo scrisse in Romani:

Avete ricevuto lo Spirito di adozione, mediante il quale gridiamo: «Abbà! Padre!» Lo Spirito stesso attesta insieme con il nostro spirito che siamo figli di Dio.7

Nella frase gridiamo: «Abbà! Padre!», i credenti esprimono ad alta voce, per opera dello Spirito Santo, che Dio è loro Padre. La parola “Abba” è il termine aramaico per “Padre”, che Gesù usò rivolgendosi a Dio (Marco 14,36). Significa che Dio è il Padre amorevole di chi crede in Gesù, suo Figlio. I Galati sanno di essere credenti perché lo Spirito lo conferma nei loro cuori.

Così tu non sei più servo, ma figlio; e se sei figlio, sei anche erede per grazia di Dio.8

Con questa frase termina questa sezione. I credenti galati non sono più schiavi del peccato. Ora hanno raggiunto l’età adulta come figli di Dio. Sono stati riscattati dalla legge e hanno ricevuto lo Spirito Santo. Siccome sono figli, sono anche eredi delle promesse fatte ad Abraamo.

In quel tempo, è vero, non avendo conoscenza di Dio, avete servito quelli che per natura non sono dèi.9

Prima di essere convertiti, i Galati erano schiavi di falsi dei. La vita sotto la legge è paragonata a persone che vivono sotto il dominio del peccato (Galati 3,22), sono rinchiusi sotto la custodia della legge (3,23) o sono tenuti in schiavitù dagli elementi del mondo (4,3). Comunque, Paolo scrive che sono stati liberati dai legami che li tenevano intrappolati e non sono più schiavi.

Quando non credevano, avevano servito degli idoli invece del vero Dio. I cosiddetti dei non erano dei veri. Come Paolo scrisse in 1 Corinzi 8,4: L’idolo non è nulla nel mondo e che non c’è che un Dio solo. Il motivo per cui i Galati erano schiavi di falsi dei era che “non avevano conoscenza di Dio”.

Ora invece che avete conosciuto Dio, anzi da lui siete stati conosciuti, come potete rivolgervi di nuovo a quei deboli e miserabili elementi, ai quali di nuovo come un tempo volete servire?10

Qui Paolo parla della conversione, confrontando la loro vita precedente con quella in Cristo. In precedenza non conoscevano Dio, ma dopo la conversione sono arrivati a conoscerlo. Ora lo chiamano il loro Padre diletto (Abba, Padre). I Galati hanno conosciuto Dio perché Dio li ha conosciuti prima, perché li amava e li aveva scelti come suoi.

Paolo era sorpreso che i Galati stessero ritornando alle loro vecchie vie. Vedeva il loro ritorno alla legge mosaica come una forma di paganesimo, perché rinunciavano alla loro fede in Cristo. Si meravigliava11 ed era perplesso12 che i Galati scambiassero la loro libertà per la schiavitù e ritornassero agli dei che avevano servito in precedenza. Le parole di Paolo, che essenzialmente mettevano sullo stesso piano la sottomissione alla Torà e il paganesimo, probabilmente furono uno shock per i giudaizzanti.

Voi osservate giorni, mesi, stagioni e anni!13

I credenti galati stavano cominciando a seguire il calendario del Vecchio Testamento, il che indicava che stavano ritornando alla legge del Vecchio Testamento. I “Giorni” si riferiscono all’osservanza del Sabato, anche se forse aveva in mente anche altri giorni speciali. Paolo usa vari termini per indicare l’osservanza del calendario ebraico da parte dei Galati. Prima della loro conversione al cristianesimo erano devoti a falsi dei (4,8), ora sono attratti dal giudaismo, che Paolo giudica equivalente al paganesimo.

Io temo di essermi affaticato invano per voi.14

Paolo si chiede se forse il suo lavoro con loro era stato invano. Se i Galati si fossero allontanati dal messaggio della grazia di Dio, si sarebbero sottoposti a una maledizione, come aveva scritto in precedenza. Ma anche se noi o un angelo dal cielo vi annunciasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo annunciato, sia anatema. Come abbiamo già detto, lo ripeto di nuovo anche adesso: se qualcuno vi annuncia un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anatema[maledetto].15

In altri punti delle opere di Paolo vediamo che solo chi continua nella fede riceverà l’eredità. Quindi Paolo considera la possibilità che la sua opera sia stata vana, se i neo-credenti non proseguiranno nella fede. Questo avvertimento era fatto per contrastare la letargia dei Galati e riportarli agli insegnamenti di Paolo.

Siate come me, ve ne prego, poiché anch’io sono stato come voi, fratelli. Non mi avete offeso in nulla.16

Paolo dimostra il suo amore per i cristiani galati riferendosi a loro come fratelli, pregandoli e istruendoli come persona che vuole vederli crescere e maturare nella fede. Paolo chiede ai Galati di essere come lui, liberi dalla legge mosaica. Spiega loro che non devono sottoporsi alla circoncisione o essere legati alla legge mosaica. Pregando i credenti di imitarlo, intende dire che non dovrebbero vivere sotto la legge mosaica. In un certo senso, Paolo era diventato come i Gentili, nel fatto di essere libero dalla legge. Di conseguenza, non ha senso che i Gentili, i Galati, vivano come gli Ebrei e siano vincolati dalle leggi del Vecchio Testamento.

Possiamo vedere i buoni rapporti tra Paolo e i Galati nel modo in cui lui parla della sua predicazione iniziale in mezzo a loro. Il calore con cui avevano accolto Paolo non rappresentava soltanto la loro gentilezza; aveva anche un significato teologico, perché Paolo era arrivato come un apostolo che proclamava il vangelo. La loro reazione nei suoi confronti significava la loro reazione a Cristo. Comunque, anche se quando Paolo era con loro non gli avevano fatto torto, adesso la situazione era cambiata.

Sapete che fu a causa di una malattia del corpo che vi annunziai la prima volta il vangelo.17

La prima volta che Paolo aveva predicato ai Galati, apparentemente soffriva di qualche malattia. Alcuni studiosi hanno fatto varie ipotesi sulla malattia di Paolo. Hanno suggerito che fosse una malattia degli occhi; altri pensano che si trattasse di epilessia o malaria. Comunque, queste sono solo congetture, dato che non esistono informazioni sufficienti per saperlo. Di qualunque cosa si trattasse, non gli impedì di diffondere il vangelo. Paolo non considerò la sua malattia e la sua sofferenza un motivo per fermare il suo ministero. La sua debolezza, manifestata nella malattia, era un modo perché la forza di Cristo di manifestasse in lui, come scrisse in un altro punto.

Perché non montassi in superbia per la grandezza delle rivelazioni, mi è stata messa una spina nella carne, un inviato di satana incaricato di schiaffeggiarmi, perché io non vada in superbia. A causa di questo per ben tre volte ho pregato il Signore che l’allontanasse da me. Ed egli mi ha detto: «Ti basta la mia grazia; la mia potenza infatti si manifesta pienamente nella debolezza».18

E quella che nella mia carne era per voi una prova, non la disprezzaste né vi fece ribrezzo; al contrario mi accoglieste come un angelo di Dio, come Cristo Gesù stesso.19

La debolezza di Paolo era probabilmente motivo di tentazione per i Galati, perché poteva sembrare un segno che il suo messaggio non veniva da Dio. Comunque, non lo rispinsero a causa della sua sofferenza. Si resero conto che era un messaggero di Dio e che Gesù parlava attraverso di lui.

Dove sono dunque le vostre manifestazioni di gioia? Poiché vi rendo testimonianza che, se fosse stato possibile, vi sareste cavati gli occhi e me li avreste dati.20

Questa domanda si rifà alla salvezza dei Galati e all’inizio dei loro rapporti con Paolo. Quando Paolo era arrivato ed era malato, lo accolsero bene e la sua presenza era stata una benedizione. Alcuni commentatori pensano che questo versetto confermi il fatto che Paolo aveva qualche malattia degli occhi. Ciò, comunque, non è certo, perché l’espressione è più probabilmente un modo per dire che i Galati erano disposti a dare ciò che era più prezioso per loro a beneficio di Paolo. Con queste parole, Paolo sottolinea il calore del rapporto tra lui e i Galati.

Sono dunque diventato vostro nemico dicendovi la verità?21

Lo stretto rapporto tra Paolo e i Galati ora era teso perché si erano allontanati dal vangelo. La domanda di Paolo è retorica. Non li accusava di essere dei nemici, ma chiedeva se la situazione era arrivata al punto in cui lui era diventato un oppositore invece di un amico. La sua speranza era che le sue parole forti li riportassero alla comunione con lui e li facessero riallineare con lui.

Costoro sono zelanti per voi, ma non per fini onesti; anzi vogliono staccarvi da noi affinché il vostro zelo si volga a loro.22

Lo zelo dei giudaizzanti non piaceva a Dio. Desideravano allontanare i credenti galati dalla chiesa. In questa lettera Paolo si riferisce tre volte ai desideri dei falsi maestri che cercavano di allontanare i credenti da lui per sostituirlo come loro insegnanti. I giudaizzanti avevano un desiderio profondo di essere lodati e onorati. Le loro motivazioni erano corrotte dal desiderio di ricevere le lodi dei credenti. I Galati erano difronte a una scelta: potevano seguire i giudaizzanti o Paolo; potevano dimostrare zelo per il vangelo vero oppure seguire quello falso, che richiedeva la circoncisione.

Or è buona cosa essere sempre zelanti nel bene, e non solo quando sono presente fra voi.23

Non è facile capire il significato di questo versetto. Diverse traduzioni della Bibbia ne danno interpretazioni diverse. Nella mia fonte di ricerca per questo studio dei Galati, l’autore commenta: Lo zelo è una qualità ammirevole, purché sia diretta verso l’oggetto giusto. Se uno è zelante per ciò che è buono, la sua vita farà piacere a Dio. In altre parole, Paolo non era geloso della propria reputazione. Se altri fossero arrivati in Galazia, avessero predicato il vangelo e rafforzato i galati nella fede, lui ne sarebbe stato contento.24

Figli miei, per i quali sono di nuovo in doglie finché Cristo sia formato in voi!25

Paolo, uomo, dice di avere le doglie, dolori come quelli di chi sta per partorire. Prosegue parlando di Cristo come di chi nascerà e dei Galati come la madre. Cambia intenzionalmente immagine, perché teme che i Galati stiano ritornando al paganesimo. Si presenta come la loro madre spirituale, come chi debba sopportare le doglie una seconda volta. L’accenno di Paolo alle doglie del parto si riferisce alla sofferenza che ha sopportato come apostolo.

La locuzione di nuovo si riferisce alla sofferenza che Paolo patì quando aveva testimoniato ai Galati all’inizio. Ora apparentemente queste sofferenze devono essere ripetute, visto che i Galati sono tentati da un vangelo diverso. La debolezza dei Galati colpisce Paolo, che si preoccupa per il loro futuro.

Vorrei essere ora presente tra di voi e cambiare tono, perché sono perplesso a vostro riguardo.26

Paolo preferirebbe visitare i credenti galati di persona; stare faccia a faccia con loro sarebbe molto meglio, perché sarebbe in grado di rispondere immediatamente alle loro domande e potrebbe affrontare i loro problemi. Essendo lontano da loro, doveva dovuto comunicare per iscritto, cosa molto più difficile. Era stupito dall’attrazione dei Galati per il giudaismo e la legge del Vecchio Testamento. Tuttavia, continuò a trattare l’argomento nella sua lettera a loro.

(Continua.)


Nota

Se non altrimenti indicato, tutte le citazioni bibliche sono tratte da: La Nuova Riveduta, Copyright © 2006 Società Biblica di Ginevra. Tutti i diritti riservati.


1 Galati 3,29.

2 Galati 4,1–2.

3 Galati 4,3.

4 Galati 4,4.

5 Galati 4,5.

6 Galati 4,6.

7 Romani 8,15–16.

8 Galati 4,7.

9 Galati 4,8.

10 Galati 4,9.

11 Galati 1,6.

12 Galati 4,20.

13 Galati 4,10.

14 Galati 4,11.

15 Galati 1,8–9.

16 Galati 4,12 NR.

17 Galati 4,13 NR.

18 2 Corinzi 12,7–9 NR.

19 Galati 4,14.

20 Galati 4,15.

21 Galati 4,16.

22 Galati 4,17.

23 Galati 4,18 CEI.

24 Thomas R. Schreiner, Exegetical Commentary on the New Testament: Galatians (Zondervan Academic, 2010), 288.

25 Galati 4,19.

26 Galati 4,20.


Pubblicato originariamente in inglese il 24 ottobre 2023.