Il libro dei Galati, capitolo 6 (versetti 6-18)

Luglio 2, 2024

di Peter Amsterdam

[The Book of Galatians, Chapter 6 (verses 6-18)]

Questo è l’ultimo articolo di questa serie e copre l’ultimo capitolo della lettera di Paolo ai Galati.

Chi viene istruito nella parola faccia parte di tutti i suoi beni a chi lo istruisce.1

Paolo afferma che è responsabilità di chi riceve un’istruzione sostenere finanziariamente i suoi insegnanti. Mette in risalto la funzione dei leader di insegnare fedelmente ai credenti. Probabilmente dice ai credenti di aiutare gli insegnanti così che essi possano investire il tempo necessario nello studio e nella predicazione del messaggio. Chi beneficia dell’insegnamento dovrebbe sostenere i suoi insegnanti, cosa che Paolo insegnò anche in Romani: Infatti, se gli stranieri sono stati fatti partecipi dei loro beni spirituali, sono anche in obbligo di aiutarli con i beni materiali.2

Non vi ingannate; non ci si può beffare di Dio; perché quello che l’uomo avrà seminato, quello pure mieterà.3

Qui e in altri punti,4 Paolo invita i credenti a non ingannarsi. La libertà in Cristo porta con sé la responsabilità di usarla come Dio intendeva. Non essere sottoposti alla Legge mosaica non significa che non ci saranno conseguenze; ogni persona è responsabile davanti a Dio, che conosce i nostri pensieri e le nostre intenzioni.

Dio ha stabilito il principio che uno miete ciò che semina. In questo contesto, seminare e mietere si riferiscono specialmente alla generosità nel dare. Paolo ha sollevato questo stesso punto anche in altri posti: Chi semina scarsamente mieterà altresì scarsamente; e chi semina abbondantemente mieterà altresì abbondantemente.5

Ciò che Paolo dice in questo passo non si limita solo al dare; è un principio che si applica alla vita in genere. Qui, però, l’attenzione è rivolta al dare. Chi vive per gli altri e per la gloria di Dio riceverà ricompense eterne, vita eterna.

Chi semina per la sua carne, mieterà corruzione dalla carne; ma chi semina per lo Spirito mieterà dallo Spirito vita eterna.6

Qui vengono menzionati due tipi diversi di semina. Una persona può seminare per la carne o per lo spirito. Chi semina per la carne dimostra di appartenere alla presente età malvagia (1:4) e morirà. Chi semina per lo Spirito dimostra di far parte della nuova creazione e riceverà la vita eterna (6:15).

In questo versetto, seminare per la carne significa usare i propri beni terreni a proprio vantaggio e secondo i propri desideri egoistici. Seminare per lo Spirito è un altro modo per dire camminare secondo lo Spirito (5:16), essere guidati dallo Spirito (5:18) o camminare per lo Spirito (5:22-23). In questo contesto, questo seminare per lo Spirito si manifesta nel dare generosamente agli altri.

Anche se qui l’attenzione è su ciò che le persone fanno con i propri beni, ciò che Paolo dice rispecchia un principio più ampio e seminare per la carne comprende tutte le azioni che sono cattive. Chi ripone la speranza della salvezza nella circoncisione e nell’ubbidienza alla Torà (la Legge mosaica) non la otterrà. Le “opere della carne” (5:19-21) si manifestano in chi semina per la carne. Seminare per lo Spirito include tutto ciò che è amorevole e buono, come viene riassunto nell’elenco dei frutti dello Spirito (5:22-23).

Chi semina per la carne mieterà corruzione. Il verbo coniugato al futuro indica il giudizio finale. La corruzione si riferisce alla distruzione finale. Dato che la “vita eterna” è messa in contrasto con la “corruzione”, quest’ultima significa che uno non godrà della vita che verrà.

Non ci scoraggiamo di fare il bene; perché, se non ci stanchiamo, mieteremo a suo tempo.7

Paolo esorta i Galati a non scoraggiarsi di fare il bene, perché alla fine saranno ricompensati. Li incoraggia a non stancarsi, a non perdersi d’animo. “Fare il bene” qui è incentrato sul dare denaro e risorse per alleviare la sofferenza degli altri o venire incontro ai loro bisogni. Devono continuare ad aiutare generosamente gli altri e a non stancarsi di farlo. Anche se “fare il bene” va ben oltre l’aiutare altri finanziariamente, in questo caso ciò che era necessario era l’aiuto finanziario.

Al momento giusto, “a suo tempo”­– che solo Dio conosce – chi ha dato generosamente mieterà una ricompensa. Il premio è riservato a chi non si scoraggia, così Paolo dice loro di continuare a camminare secondo lo Spirito, comportandosi generosamente con le persone bisognose.

Così, dunque, finché ne abbiamo l’opportunità, facciamo del bene a tutti; ma specialmente ai fratelli in fede.8

Ora Paolo riassume in breve i versetti dal 6 al 9. Si riferisce all’opportunità di fare il bene finché dura la vita. Il “bene” a cui si riferisce è l’aiutare gli altri materialmente, così da supplire le loro necessità quotidiane. Riconosce che le risorse dei credenti sono limitate e che non è possibile aiutare tutti. Priorità va data agli altri credenti, i fratelli nella fede. I credenti dovrebbero cercare di venire incontro anche ai bisogni degli altri, dovrebbero fare del bene a “tutti”, il che include i non credenti.

Guardate con che grossi caratteri vi ho scritto di mia propria mano!9

A questo punto, Paolo si appresta a concludere la sua lettera. Prende la penna dall’amanuense, la persona che scriveva sotto dettatura, e scrive di propria mano la conclusione della lettera. Anche in altre epistole di Paolo vediamo che conclude le lettere con la propria scrittura.10 Riassume molti dei temi principali della lettera prima di concludere. In questo caso, Paolo firmò l’epistola a grandi caratteri. Lo fece per indicare l’importanza della conclusione e per spingere i lettori a prestare speciale attenzione ai suoi pensieri finali.

Tutti coloro che vogliono fare bella figura nella carne vi costringono a farvi circoncidere, e ciò al solo fine di non essere perseguitati a causa della croce di Cristo. 11

Paolo smaschera le motivazioni dei suoi avversari, dicendo che promuovevano la circoncisione per evitare la persecuzione. I giudaizzanti lo avevano spinto a scrivere la lettera perché avevano disturbato i Galati promuovendo la circoncisione. È qui che Paolo afferma direttamente che l’invito alla circoncisione veniva dai suoi avversari.

Denuncia i loro motivi e afferma che volevano vantarsi della circoncisione dei Galati per fare bella figura nella carne. Volevano la lode e l’ammirazione degli altri. Allo stesso tempo, la circoncisione dei Galati avrebbe protetto i giudaizzanti dalla persecuzione da parte dei Giudei. I loro avversari non potevano dire che avevano rifiutato di osservare la legge, perché potevano presentare la circoncisione dei Galati come prova della loro fedeltà alla legge.

Paolo fa notare che il tentativo di evitare la persecuzione riflette il loro rifiuto della croce di Cristo. Per quel che riguardava Paolo, si è giusti per mezzo della circoncisione o per mezzo della croce di Cristo; o per la legge o per Cristo. Promuovendo la circoncisione, gli avversari evitavano l’offesa della croce (5:11). Allo stesso tempo, però, perdevano ogni beneficio di ciò che Cristo aveva fatto (5:2–4). Non si può confidare nella circoncisione e nella croce allo stesso tempo, perché la croce rappresenta la salvezza mediante Gesù, mentre la circoncisione si concentra sull’ubbidienza umana.

Poiché neppure loro, che sono circoncisi, osservano la legge; ma vogliono che siate circoncisi per potersi vantare della vostra carne.12

Paolo aveva detto che l’insistenza di quegli avversari sulla circoncisione proveniva da motivi sbagliati. Non erano sinceramente devoti alla legge. Il loro obiettivo era evitare la persecuzione facendo circoncidere i credenti galati. Paolo accenna al loro insuccesso nel fare ciò che dice la legge, pur esigendo allo stesso tempo che altri la osservassero.

Ma quanto a me, non sia mai che io mi vanti di altro che della croce del nostro Signore Gesù Cristo, mediante la quale il mondo, per me, è stato crocifisso e io sono stato crocifisso per il mondo.13

Contrariamente ai suoi avversari, Paolo prega di potersi vantare solo della croce di Cristo. Quelli che sono devoti alla legge si vantano di ciò che hanno compiuto e delle loro opere, pur avendo disubbidito alla legge. Quelli che si vantano della croce mettono tutta la loro fiducia in ciò che Cristo ha fatto per loro.

La maledizione della legge è stata rimossa perché Cristo l’ha presa su di sé (3:13); quindi, chi si vanta della croce gioisce della liberazione dagli elementi del mondo e della libertà dalla legge (4:3–5). Il mondo non regna più su di loro e loro non sono più legati a esso.

Infatti, tanto la circoncisione che l’incirconcisione non sono nulla; quello che importa è l’essere una nuova creatura.14

Poiché il mondo è stato crocifisso per Paolo (e per tutti i credenti), che uno sia circonciso o no è totalmente irrilevante. La circoncisione fa parte del vecchio patto, della vecchia creazione. La legge fa parte della vecchia età, mentre la morte di Gesù sulla croce introduce un’età nuova. La nuova età è nata grazie alla croce di Cristo.

È interessante vedere che nel conflitto riguardante la circoncisione Paolo non esalta l’incirconcisione. Anche quelli che danno importanza all’incirconcisione fanno parte del vecchio ordine. Non essere circoncisi non ha significato di per sé; per questo Paolo era disposto a circoncidere Timoteo (Atti 16:3). Se uno è circonciso per motivi culturali e non per ottenere la salvezza, allora essere circonciso è una scelta personale.

Su quanti cammineranno secondo questa regola siano pace e misericordia, e così siano sull’Israele di Dio.15

Paolo aggiunge una preghiera a ciò che ha già scritto. La regola che ha in mente è l’importanza della nuova creazione, il che porta alla conclusione che sia la circoncisione che l’incirconcisione sono irrilevanti. Paolo prega che la pace e la misericordia di Dio siano su quelli che camminano secondo la nuova creazione.

Da ora in poi nessuno mi dia molestia, perché io porto nel mio corpo il marchio di Gesù.16

Paolo basa ciò che ha scritto sulle proprie sofferenze. I marchi che porta nel suo corpo perché apparteneva a Cristo sono la prova che faceva parte della vera Israele. Le sue cicatrici dimostravano chi serviva.  Erano anche segni della sua sincerità nella predicazione. Anche se aveva sofferto per le cose che aveva predicato, non aveva cambiato il suo messaggio, che gli era stato dato da Dio. Era disposto a subire percosse e flagellazioni per proclamare ciò che Dio aveva fatto mediante Gesù.

 La grazia del nostro Signore Gesù Cristo sia con il vostro spirito, fratelli. Amen.17

La lettera di Paolo ai Galati termina con la preghiera che la grazia di Cristo sia con i credenti galati. La parola “spirito” qui si riferisce alla persona intera, quindi il significato è lo stesso, che di dica “la grazia sia con voi” o “la grazia sia con il vostro spirito”.

L’uso di nostro Signore da parte di Paolo indica che voleva rassicurare i Galati che facevano parte della famiglia di Dio, i veri figli di Abraamo. Gesù è il loro Signore e questo dimostra che appartenevano davvero al popolo di Dio. Erano anche “fratelli”, quindi parte della famiglia di Dio. L’”amen” conferma la preghiera per la pace. Paolo conclude la sua lettera ricordando ai Galati il potere della grazia e prega che questa grazia continui a essere presente nella loro vita.


Nota

Se non altrimenti indicato, tutte le citazioni bibliche sono tratte da: La Nuova Riveduta, Copyright © 2006 Società Biblica di Ginevra. Tutti i diritti riservati.


1 Galati 6:6.

2 Romani 15:27.

3 Galati 6:7.

4 1 Corinzi 6:9; 15:33.

5 2 Corinzi 9:6.

6 Galati 6:8.

7 Galati 6:9.

8 Galati 6:10.

9 Galati 6:11.

10 1 Corinzi 16:21; Colossesi 4:18; 2 Tessalonicesi 3:17; Filemone 19.

11 Galati 6:12.

12 Galati 6:13.

13 Galati 6:14.

14 Galati 6:15.

15 Galati 6:16.

16 Galati 6:17.

17 Galati 6:18.

Pubblicato originariamente in inglese il 30 gennaio 2024.