Il libro di 1 Corinzi: introduzione

Agosto 6, 2024

di Peter Amsterdam

[The Book of 1 Corinthians: Introduction]

La città di Corinto, situata su uno stretto istmo tra il Peloponneso e la Grecia continentale, era una città ricca ai tempi di Paolo, a causa della sua posizione e dei suoi porti. La città di Cencrea, circa 9,7 km a est, era la porta d’ingresso dell’Asia; Lecheo, circa 3 km a nord, portava alla repubblica di Roma. Un canale scavato nella roccia, lungo 6,5 km, collegava le due città portuali di Cencrea e Lecheo e permetteva a navi e mercantili di attraversare l’istmo. Usare il canale permetteva alle navi di evitare il pericoloso viaggio di mare attorno al capo del Peloponneso. Corinto era un incrocio naturale per i viaggi sia terrestri che marittimi.

L’antica Corinto era diventata la città principale della Lega Achea, una confederazione di città-stato greche. Aveva rifiutato di sottomettersi quando Roma aveva preteso che la Lega Achea venisse sciolta e di conseguenza l’esercito romano aveva saccheggiato e bruciato la città. Gli uomini furono uccisi e le donne e i bambini furono venduti come schiavi. Dopo la sconfitta, la città rimase desolata e disabitata per centodue anni.

Nel 44 a.C., Giulio Cesare decise di stabilire una colonia romana sul posto. Roma spesso fondava città per risolvere il problema del sovraffollamento nella capitale e per diffondere la civiltà romana. La città era in una buona località per il commercio e aveva una difesa naturale grazie alle alture rocciose prospicenti la città antica. Aveva anche sorgenti che davano una buona provvista d’acqua e due porti per il commercio tra oriente e occidente. La città nuova fu fondata sopra la precedente città greca. Cesare la colonizzò con membri della classe dei “liberti”. I liberti erano schiavi che avevano ricevuto la libertà e godevano di una forma limitata di cittadinanza romana. Non potevano avanzare nella società romana, ma molti di loro diventarono molto ricchi e raggiunsero uno stato sociale elevato.

La città presto risorse dalle rovine e diventò ricca. Ai giorni di Paolo, Corinto era nota per la sua ricchezza e la sua fastosità. La nuova città aveva permesso ai liberti e ai loro eredi di raggiungere la ricchezza con le loro imprese commerciali. Queste opportunità attraevano da tutto l’Impero Romano coloni che con il loro lavoro potevano salire la scala sociale.

Corinto aveva una popolazione mista di liberti romani, cittadini greci e immigranti provenienti da ogni parte del mondo. È probabile che fra questi immigrati ci fossero ebrei provenienti dalla Palestina che avevano buoni rapporti con il resto della società. Nonostante avesse una popolazione variegata, Corinto era influenzata da Roma e i suoi abitanti si consideravano romani. Un commentatore spiega: Quando Paolo visitò la città, questa era geograficamente in Grecia, ma culturalmente a Roma.1 L’architettura corinzia e il disegno della città imitavano Roma. Il tempio dedicato all’imperatore era di disegno romano. Molte delle iscrizioni trovate negli scavi archeologici di Corinto erano in latino anziché in greco.

Ogni due anni la città ospitava i giochi istmici. Questo attirava molte persone da ogni luogo e favoriva l’attività commerciale della città. Sembra che questi giochi abbiamo avuto luogo durante la permanenza di Paolo, perché lui si riferisce a una gara di corsa e ad atleti che esercitano autocontrollo. Ai tempi di Paolo, la città divenne più ricca e potente, quindi un posto importante in cui istituire la chiesa. Da lì, altri sarebbero diventati credenti e si sarebbero uniti alla missione di diffondere il vangelo in ogni luogo.

Come città portuale, Corinto era nota per la sua immoralità. Il nome della città era diventato un sinonimo di promiscuità sessuale ed essere un “corinthiastes” significava essere un libertino o un degenerato. Nella corrispondenza di Paolo leggiamo che l’immoralità era un problema serio a Corinto. Un commentatore scrive: Lì c’erano indubbiamente peccati sessuali in abbondanza, ma sarebbero dello stesso tipo che ci si aspetterebbe in una città portuale dove il denaro scorreva liberamente e c’erano a disposizione uomini e donne.2

Il ministero di Paolo a Corinto

Atti 18:11 riferisce che Paolo rimase a Corinto per diciotto mesi. Probabilmente ci rimase tutto quel tempo perché la città era una destinazione importante per commercianti, viaggiatori e turisti. Era una località ideale da cui diffondere il messaggio. Alcuni dei visitatori o degli immigranti di Corinto sarebbero stati aperti agli insegnamenti di Paolo. Mentre era lì, lui fu in grado di mantenersi come fabbricante di tende. A causa dell’afflusso di visitatori per i giochi, probabilmente le tende erano molto richieste come alloggio, oltre a fare da riparo per i banchi dei commercianti e a fornire vele alle navi mercantili.

Per via della forte immigrazione di schiavi e uomini liberi, la popolazione della città probabilmente era più aperta a cose nuove come il messaggio del vangelo. Paolo probabilmente cercava di fare nuove conoscenze, perché molti si erano trasferiti dalle città o dalle nazioni in cui vivevano, non conoscevano nessuno e vivevano anonimamente in una grande città.

Paolo scrisse quattro lettere ai Corinzi. La prima fu scritta da Efeso e mandata a Corinto tramite Timoteo. Questa lettera non esiste più, quindi non ne conosciamo il contenuto. Nel 55 o 56 d.C., quando era a Efeso, Paolo scrisse la sua seconda lettera ai Corinzi (che ora è la nostra 1 Corinzi). Poco dopo questa seconda lettera, Paolo fece una seconda visita alla città, che chiamò la sua “visita penosa”.3 Alcuni mesi dopo, mandò Tito a Corinto con la sua terza lettera (che, come la prima, è andata persa). Era una lettera in cui “con molte lacrime” implora i Corinzi di cambiare il loro comportamento.4 Tito riferì che la congregazione aveva reagito bene. La quarta lettera di Paolo ai Corinzi fu scritta approssimativamente un anno dopo la sua seconda lettera. È quella che conosciamo come 2 Corinzi.

1 Corinzi

Paolo, chiamato a essere apostolo di Cristo Gesù per volontà di Dio, e il fratello Sostene…5

Paolo inizia la lettera presentandosi come un apostolo di Gesù Cristo chiamato da Dio. La lettera è scritta insieme a Sostene, anche se dopo i primi tre versetti Paolo usa la prima persona e diventa chiaro che è lui a scrivere o almeno a dettare. Si descrive come chiamato da Dio a “essere apostolo”.

Per la maggior parte, le lettere di Paolo (tranne Filippesi e Filemone) si aprono con un’affermazione della sua autorità. Qui indica di essere un apostolo di Cristo Gesù. Nel Nuovo Testamento, apostolo in genere si riferisce a quelli che erano stati scelti da Gesù come discepoli e a pochi altri.6 Gli apostoli erano testimoni oculari del Cristo risorto. Erano stati chiamati da Dio in modo speciale per essere testimoni ufficiali della risurrezione di Gesù ed erano stati incaricati da Lui di diffondere il vangelo. La chiamata di Paolo gli era giunta mediante la visione di Cristo risorto sulla via di Damasco.7

Sostene non viene chiamato apostolo, ma dato che è chiamato “fratello” era probabilmente noto ai Corinzi. Forse era il leader della sinagoga di Corinto quando Paolo aveva predicato il vangelo nella città. Negli Atti leggiamo che tutti afferrarono Sostene, il capo della sinagoga, e lo picchiavano davanti al tribunale.8 Quando Paolo scrisse questa lettera, forse Sostene stava lavorando con lui e forse aveva perfino portato la lettera di Paolo ai Corinzi.

Il modo in cui Paolo si riferisce a sé come chiamato a essere apostolo di Cristo Gesù per volontà di Dio dichiara che la sua chiamata era originata in base ai piani e ai propositi divini più profondi. Era diventato apostolo perché Dio aveva voluto che il messaggio di Gesù fosse consegnato attraverso gli apostoli. In questa lettera Paolo ritorna ancora sull’argomento dell’autorità apostolica.

Alla chiesa di Dio che è in Corinto, ai santificati in Cristo Gesù, chiamati santi, con tutti quelli che in ogni luogo invocano il nome del Signore nostro Gesù Cristo, Signore loro e nostro:9

Paolo indica i destinatari della lettera e li saluta. Scrive alla chiesa di Dio. Immediatamente all’inizio ricorda loro che sono la chiesa di Dio. La chiesa non appartiene a nessuno dei suoi gruppi o dei suoi capi, ma a Dio. In seguito in questa lettera Paolo sottolinea questo principio ripetendo “di Dio” otto volte.

Quando Paolo passa da “chiesa”, singolare, al plurale, parla a tutte le persone che compongono la chiesa di Corinto. Chiamare il popolo di Dio “i santificati” ne fa un parallelo col popolo di Israele che era stato chiamato da Dio a essere una “nazione santa”. Ciò che era successo “in Cristo Gesù” porta a una nuova comunità di persone che devono essere il popolo “santo” secondo la vocazione ricevuta.

Paolo prosegue dicendo che sta scrivendo a quelli che sono chiamati santi. Come lui stesso era stato chiamato a essere un apostolo, ora Paolo ricorda ai Corinzi che Dio ha chiamato loro ad avere un ruolo specifico in cui rispecchieranno santità di vita e di comunità. In seguito, in questa stessa lettera, richiamerà ancora l’attenzione sulla necessità che i credenti si comportino come un popolo santo.

…grazia a voi e pace da Dio nostro Padre e dal Signore Gesù Cristo.10

Dopo aver indicato i destinatari della lettera, Paolo li saluta augurando loro “grazia e pace”. È una preghiera di augurio, in cui grazia e pace vengono invocati sulle persone cui scrive. La parola “grazia” è importante per i credenti. Negli scritti di Paolo spesso è un’abbreviazione che sta per tutte le attenzioni di Dio per il suo popolo e per tutto ciò che i credenti ricevono da Dio e da Cristo, specialmente la salvezza. La parola “grazia” in genere è vista come un riferimento alla grazia e al perdono immeritati che Dio concede all’umanità peccatrice e che nascono dal suo amore.

Paolo usa la parola “pace” come parte dei saluti in tutte le sue lettere e alla fine di diverse di esse. La pace riassume le benedizioni di far parte del popolo di Dio. Incapsula la benedizione del patto divino, quindi è molto più della preghiera che i Corinzi possano provare un sentimento di pace. Include la pace con Dio che viene dalla salvezza. La preghiera-augurio è che i Corinzi possano continuare ad avere un’esperienza quotidiana di Cristo come la persona che li conduce al Padre.

(Continua.)


Nota

Se non altrimenti indicato, tutte le citazioni bibliche sono tratte da: La Nuova Riveduta, Copyright © 2006 Società Biblica di Ginevra. Tutti i diritti riservati.


1 David E. Garland, 1 Corinthians (Grand Rapids: Baker Academic, 2003), 3.

2 Gordon D. Fee, The First Epistle to the Corinthians (Grand Rapids: Eerdmans, 2014), 3.

3 2 Corinzi 2:1–2.

4 2 Corinzi 2:3–9; 7:6–15.

5 1 Corinzi 1:1.

6 Marco 3:14–15.

7 Atti 9:1–7, 1 Corinzi 9:1, Galati 1:12.

8 Atti 18:17.

9 1 Corinzi 1:2.

10 1 Corinzi 1:3.


Pubblicato originariamente in inglese il 2 febbraio 2024.