La storia di Ruth (parte 2)

Giugno 3, 2023

di Peter Amsterdam

[The Story of Ruth (Part 2)]

Naomi, la donna ebrea il cui marito e i cui due figli erano morti in Moab, decise di ritornare a Betlemme, da cui proveniva originariamente. Orpah e Ruth, le due Moabite sposate ai suoi figli deceduti, la accompagnarono all’inizio del suo viaggio. Comunque, dopo aver iniziato il viaggio di ritorno a Betlemme, Naomi disse alle due nuore che sarebbero dovute ritornare in Moab, dove avrebbero potuto risposarsi. Oprah ritorno a Moab, ma Ruth rifiutò di andarsene dicendo:

“Dove andrai tu andrò anch’io, e dove starai tu io pure starò; il tuo popolo sarà il mio popolo, e il tuo DIO sarà il mio DIO; dove morirai tu morirò anch’io, e là sarò sepolta. Così mi faccia l’Eterno e anche peggio, se altra cosa che la morte mi separerà da te! Quando Naomi la vide fermamente decisa ad andare con lei, non gliene parlò più.1

Così fecero il viaggio assieme fino a che giunsero a Betlemme. Quando giunsero a Betlemme, tutta la città fu in agitazione per loro. Le donne dicevano: «È questa Naomi?»  Ella rispose loro: «Non chiamatemi Naomi; chiamatemi Mara, poiché l’Onnipotente mi ha riempita di amarezza. Io partii nell’abbondanza e l’Eterno mi ha riportato a casa spoglia di tutto. Perché chiamarmi Naomi, quando l’Eterno ha testimoniato contro di me e l’Onnipotente mi ha resa infelice?». Così Naomi tornò con Ruth, la Moabita, sua nuora, venuta dal paese di Moab. Esse arrivarono a Betlemme quando si cominciava a mietere l’orzo.2

Fedele alla parola data, Ruth accompagnò Naomi a Betlemme. Non sappiamo quanto tempo durò il viaggio né quanto fosse lungo, perché non sappiamo esattamente dove in Moab avevano abitato. Non ci viene nemmeno detto se avessero fatto tutta la strada a piedi o se avessero un asino e un carretto, né che strada fecero, ma fu probabilmente un viaggio compreso tra i 70 e i 140 km, a seconda del percorso seguito. Tutto quel che sappiamo è che fecero il viaggio e al loro arrivo tutta la città lo venne a sapere. L’arrivo di Naomi e Ruth fece notizia. Erano passati dieci anni da quando Naomi e suo marito avevano lasciato Betlemme e adesso lei era tornata, vedova e con una nuora moabita.

Le donne della città chiesero: “Si tratta proprio di Naomi?” Naomi rispose in tono probabilmente angosciato: Non chiamatemi Naomi [che significa piacevole]; chiamatemi Mara [che significa amara]”. Nonostante le parole di Naomi, non sembra che qualcuno abbia raccolto il suo invito a chiamarla con un nome così negativo. Naomi vedeva il suo ritorno a Betlemme con disperazione, invece che con speranza. Ai suoi occhi, l’Onnipotente l’aveva trattata aspramente. Anni prima aveva lasciato Betlemme con un marito e due figli e probabilmente alcune risorse. Ora era tornata con solo una nuora moabita e probabilmente poche risorse o nulla. Si chiedeva perché Dio l’avesse colpita con quella calamità. Ai suoi occhi, l’Onnipotente le aveva riempito la vita d’amarezza, l’aveva riportata priva di tutto, l’aveva afflitta e le aveva causato una sventura. La storia però non finisce qui.

Or Naomi aveva un parente di suo marito, uomo potente e ricco, della famiglia di Elimelek, che si chiamava Boaz. Ruth, la Moabita, disse a Naomi: «Lasciami andare nei campi a spigolare dietro a colui agli occhi del quale troverò grazia». Ella le rispose: «Va’, figlia mia».3

Le due donne arrivarono a Betlemme agli inizi del raccolto dell’orzo, che probabilmente era alla fine di marzo o agli inizi d’aprile. Il libro del Levitico ordinava che al momento del raccolto, una sua parte doveva essere lasciata ai poveri.

«Quando mieterete la messe della vostra terra, non mieterai fino ai margini del tuo campo e non raccoglierai le spighe lasciate indietro del tuo raccolto; e nella tua vigna non vi ripasserai, né raccoglierai i grappoli rimasti indietro della tua vigna; li lascerai per il povero e per il forestiero. Io sono l’Eterno, il vostro DIO».4

Ruth suggerì a Naomi che sarebbe potuta andare nei campi di Betlemme per spigolare nei campi di qualcuno che glielo avrebbe consentito.

Così Ruth andò e si mise a spigolare in un campo dietro ai mietitori; e le capitò per caso di trovarsi nella parte del campo appartenente a Boaz, che era della famiglia di Elimelek.5

Boaz era un uomo noto a Betlemme e faceva parte della stessa famiglia di Elimelek. Viene descritto come un uomo potente e ricco.6

Or ecco che Boaz venne da Betlemme e disse ai mietitori: «L’Eterno sia con voi!». Essi gli risposero: «L’Eterno ti benedica!» Poi Boaz disse al suo servo incaricato di sorvegliare i mietitori: «Di chi è questa fanciulla?» Il servo incaricato di sorvegliare i mietitori rispose: «È una fanciulla moabita, che è tornata con Naomi dal paese di Moab. Ella ci ha detto: “Vi prego, lasciatemi spigolare e raccogliere le spighe tra i covoni dietro ai mietitori”. Così essa è venuta ed è rimasta da questa mattina fino ad ora; si è riposata in casa solo un momento».7

Dopo aver salutato gli operai, Boaz parlò con il caposquadra. Chiese di Ruth, per sapere chi fosse. Conosceva i suoi operai e apparentemente anche le persone che spigolavano nei campi. Aveva notato Ruth e aveva capito che era nuova. Il caposquadra gli raccontò quel che sapeva di Ruth. Fece anche un commento sul suo modo di lavorare, perché aveva spigolato continuamente dal mattino presto, facendo solo una breve pausa. Il caposquadra rimase colpito da lei, perché gli aveva chiesto gentilmente se poteva spigolare e aveva una buona etica del lavoro.

Allora Boaz disse a Ruth: «Ascolta, figlia mia, non andare a spigolare in un altro campo, non allontanarti da qui, ma rimani con le mie serve. Tieni gli occhi sul campo che mietono e va’ dietro a loro. Non ho forse ordinato ai miei servi di non molestarti? Quando hai sete va’ dove sono i vasi, a bere l’acqua attinta dai servi».8

Avendo sentito i buoni commenti del caposquadra, Boaz andò a parlare direttamente con Ruth. Che si sia rivolto a lei con le parole figlia mia, potrebbe indicare che lei era molto più giovane di lui. Potrebbe anche indicare che da quel momento era sotto la sua protezione. Poteva lavorare di fianco alle sue operaie.

Allora Ruth si gettò giù, prostrandosi con la faccia a terra, e gli disse: «Per quale ragione ho io trovato grazia ai tuoi occhi al punto che tu presti attenzione a me che sono una straniera?» Boaz le rispose, dicendo: «Mi è stato riferito tutto ciò che hai fatto per tua suocera dopo la morte di tuo marito, e come hai lasciato tuo padre, tua madre e il tuo paese natìo, per venire a vivere con un popolo che prima non conoscevi. L’Eterno ti ripaghi di quanto hai fatto, e la tua ricompensa sia piena da parte dell’Eterno, il DIO d’Israele, sotto le cui ali sei venuta a rifugiarti!»9

Ruth rimase stupefatta dalle parole gentili di Boaz e s’inchinò davanti a lui, chiedendogli perché dimostrasse tanta gentilezza lei, una Moabita. Boaz spiegò che sapeva a cosa lei avesse rinunciato (i genitori e la patria) e che si era votata non solo a sua suocera Naomi, ma anche al Dio d’Israele. Pregò che Dio la ripagasse per i sacrifici fatti e le desse una ricompensa abbondante, visto che si era rifugiata sotto le sue ali.

Ella gli disse: «Possa io trovare grazia ai tuoi occhi, o mio signore, poiché tu mi hai consolata e hai parlato al cuore della tua serva, sebbene io non sia neppure come una delle tue serve».10

Ruth fu profondamente toccata dalle parole di Boaz e dal modo in cui l’aveva trattata, specialmente perché era una straniera. Le sue parole gentili le avevano dato conforto e probabilmente ciò l’aveva fatta sentire sicura.

Al momento del pasto, Boaz le disse: «Vieni qui, mangia il pane e intingi il tuo boccone nell’aceto». Così ella si pose a sedere accanto ai mietitori. Boaz le porse del grano arrostito, ed ella mangiò a sazietà e mise da parte gli avanzi.11

Quando gli operai si fermarono a mangiare, Boaz invitò Ruth a sedersi con lui. Le offrì del pane intinto nell’aceto, che era probabilmente una specie di salsa usata per ammollire il pane duro e renderlo più facile da mangiare. A Ruth rimasero degli avanzi che, come vedremo, portò a casa per Naomi.

Poi si levò per tornare a spigolare, e Boaz diede quest’ordine ai suoi servi, dicendo: «Lasciatela spigolare anche fra i covoni e non rimproveratela; inoltre lasciate cadere per lei delle spighe dai manipoli e abbandonatele, perché essa le raccolga, e non sgridatela».12

Quando Ruth ritornò a spigolare, Boaz disse ai suoi operai di aiutarla. Ordinò loro di togliere alcune spighe dai covoni già pronti e di lasciarli cadere davanti a lei, così che potesse raccoglierli. Disse loro anche di non insultarla, sgridarla o umiliarla.

Così ella spigolò nel campo fino alla sera, poi batté quello che aveva raccolto, e ne venne fuori circa un’efa di orzo. Se lo caricò addosso, entrò in città e sua suocera vide ciò che essa aveva spigolato. Ruth tirò quindi fuori ciò che le era rimasto del cibo dopo essersi saziata e glielo diede.13

Ruth lavorò ininterrottamente fino a sera. Dopo aver raccolto l’orzo lo vagliò battendolo. La giornata di lavoro le aveva fruttato un’efa d’orzo, equivalente a circa 22 litri, una quantità che alle due donne sarebbe bastata per diverse settimane.

La suocera le chiese: «Dove hai spigolato oggi? Dove hai lavorato? Benedetto colui che ti ha prestato attenzione!». Così Ruth riferì alla suocera presso chi aveva lavorato e aggiunse: «L’uomo presso il quale ho lavorato oggi si chiama Boaz». Naomi disse alla nuora: «Sia egli benedetto dall’Eterno, che non ha ritirato la sua benignità ai vivi e ai morti». E aggiunse: «Quest’uomo è nostro parente stretto, uno che ha il diritto di riscattarci».14

Naomi volle sapere tutti i particolari della fruttuosa giornata di lavoro di Ruth. Dopotutto aveva portato a casa cibo sufficiente per diverse settimane. Ruth le raccontò i particolari e le parlò di Boaz. Naomi replicò chiedendo al Signore di benedirlo. Poi lodò il Signore per la sua bontà. Anche se si era sentita come se il Signore avesse smesso di prendersi cura di lei e della sua famiglia, ora si rendeva conto che la bontà divina verso lei e Ruth si era manifestata nella bontà di Boaz.

Boaz era un parente con diritto di riscatto. Questa figura era un parente stretto, con la responsabilità di ricomprare terreni appartenenti alla famiglia che erano stati o potevano essere venduti, per assicurarsi che rimanessero in famiglia.15  Col passare del tempo era diventato sottinteso che chi deteneva il diritto di riscatto fosse anche responsabile di prendersi cura dei parenti bisognosi.

Allora Ruth, la Moabita, disse: «Mi ha anche detto: “Rimani con i miei servi, finché abbiano finito tutta la mia mietitura”». Naomi disse a Ruth sua nuora: «È bene, figlia mia, che tu vada con le sue serve e non ti trovino in un altro campo». Ella rimase perciò a spigolare con le serve di Boaz sino alla fine della mietitura dell’orzo e del frumento. Ed abitava con sua suocera.16

Naomi spiegò a Ruth i vantaggi di continuare a spigolare con gli operai di Boaz. Sarebbe stata protetta, perché avrebbe lavorato con le sue serve. Questo le avrebbe impedito di lavorare da qualche altra parte, dove avrebbe corso il rischio di essere assalita. Ruth continuò a lavorare fino alla fine del raccolto dell’orzo e del frumento, cioè per un periodo di circa tre mesi.

(Continua.)


Nota

Se non altrimenti indicato, tutte le citazioni bibliche sono tratte da: La Nuova Diodati, © Edizioni La Buona Novella, Bari. Tutti i diritti riservati.


1 Ruth 1,16–17; LND 1,18 NR.

2 Ruth 1,19–22.

3 Ruth 2,1–2.

4 Levitico 19,9–10.

5 Ruth 2,3.

6 Ruth 2,71.

7 Ruth 2,4–7.

8 Ruth 2,8–9.

9 Ruth 2,10–12.

10 Ruth 2,13.

11 Ruth 2,14.

12 Ruth 2,15–16.

13 Ruth 2,17–18.

14 Ruth 2,19–20.

15 Vedi Levitico 25,25. (Vedi anche Deut. 25,5–10.)

16 Ruth 2,21–23.


Pubblicato originariamente in inglese il 25 ottobre 2022.