Le discipline spirituali: la preghiera

Dicembre 28, 2014

di Peter Amsterdam

La disciplina spirituale della preghiera è un elemento chiave del nostro rapporto con Dio, perché è il nostro mezzo di comunicazione principale con Lui. È con la preghiera che siamo in grado di conversare con il Creatore.

Come cristiani, abbiamo ricevuto il privilegio incredibile di entrare alla presenza di Dio come suoi figli, grazie alla salvezza garantitaci tramite Gesù. Possiamo parlare con Lui, lodarlo e adorarlo, parlargli del nostro amore per Lui e ringraziarlo per tutto ciò che ha fatto e continua a fare per noi. Possiamo mettere a nudo il nostro cuore davanti a Lui, esprimendo tutti i nostri problemi e i nostri bisogni. Possiamo intercedere per gli altri quando ne hanno bisogno. Possiamo presentargli le nostre richieste e chiedere il suo aiuto. Possiamo dirgli quanto apprezziamo le cose belle che ha creato e ringraziarlo per le tantissime benedizioni che abbiamo. Quando siamo deboli e stanchi, possiamo parlarne con Lui. Quando erriamo e pecchiamo, possiamo confessare, chiedere il suo perdono e riceverlo. Possiamo parlare con Lui quando siamo felici o quando siamo tristi, sani o malati, ricchi o poveri, poiché abbiamo un rapporto con Colui che non solo ci ha creato, ma ci ama profondamente e vuole far parte di ogni aspetto della nostra vita.

Rapporto con Dio, e l’esempio di Gesù

Ogni rapporto richiede comunicazione e la preghiera è il mezzo principale attraverso il quale comunichiamo con Dio. È il nostro mezzo per chiedergli di prendere parte alla nostra vita quotidiana, di chiedergli di coinvolgersi direttamente e intimamente nelle cose che hanno importanza per noi. Quando ci presentiamo a Lui in preghiera, gli chiediamo di avere una parte attiva nella nostra vita, o in quella delle persone per cui preghiamo. La preghiera trasmette la realtà della nostra situazione generale, che abbiamo bisogno di Lui e desideriamo la sua presenza nella nostra vita.

Avere una buona comunicazione con Dio rappresenta una parte fondamentale della nostra fede, del nostro rapporto con Lui. Per questo la preghiera è una cosa che dobbiamo coltivare e praticare come disciplina, investendoci il nostro tempo. Comunicare con Dio in preghiera è un mezzo per avvicinarci di più a Lui e approfondire il rapporto tra di noi; così facendo, potremo essere più devoti, più simili a Gesù.

Quando si tratta di pregare, abbiamo molto da imparare dall’esempio dato dalle preghiere di Gesù nei Vangeli e da ciò che c’insegnò al riguardo. Una delle cose più fondamentali che Gesù spiegò ai suoi discepoli sulla preghiera fu quella di avere il rapporto giusto con suo Padre. Nel Vangelo di Marco sentiamo Gesù dire: “Abba, Padre, ogni cosa ti è possibile; allontana da me questo calice! Però non ciò che io voglio, ma ciò che Tu vuoi”.[1] Abba era il nome con cui nella Palestina del primo secolo un figlio o una figlia avrebbe chiamato suo padre; era un termine familiare, come papà o babbo, nella lingua aramaica parlata ai giorni di Gesù. Gesù usò questa parola nelle preghiere e insegnò ai suoi discepoli a fare la stessa cosa, perché esprimeva il rapporto intimo, affettuoso e familiare che i credenti dovrebbero avere con Dio. In tutti i Vangeli, ogni volta che Gesù si rivolgeva a Dio in preghiera chiamandolo Padre, probabilmente usava il termine Abba, perché parlava aramaico.

Nei quattro Vangeli, in tutti i casi tranne uno,[2] quando Gesù prega usa la parola Padre.[3] Pregava costantemente suo padre e insegnò ai suoi discepoli a fare lo stesso. (Dato che il Nuovo Testamento fu scritto in greco, fu utilizzata la parola greca Pater invece di Abba, comunque Abba fu mantenuta in tre casi e da questo capiamo che era il termine usato da Gesù e dai discepoli nella preghiera, tradotto poi con Pater, Padre, nel Nuovo Testamento.[4]) Il modo in cui Gesù utilizzò Abba stabilisce un esempio per il rapporto personale che abbiamo il privilegio di avere con Dio grazie al dono della salvezza. Siamo figli e figlie di Dio; non allo stesso modo in cui lo è Gesù, ma come figli adottivi della famiglia divina. Quando preghiamo, ci presentiamo davanti a Abba, nostro Padre.

Questo modo di rivolgersi a Dio era usato anche nelle chiese di lingua greca dei tempi di Paolo. È una parola associata particolarmente a Gesù nella prima chiesa; dire Abba significava partecipare dello stato di figli e dell’eredità divina insieme a Gesù.[5] Come figli adottati nella famiglia divina abbiamo anche noi un rapporto con il Padre. Possiamo avere una connessione intima con Lui, come l’avremmo con il nostro padre terreno.

Voi infatti non avete ricevuto uno spirito di schiavitù per cadere nuovamente nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito di adozione per il quale gridiamo: «Abba, Padre»[6] Ora perché voi siete figli, Dio ha mandato lo Spirito del Figlio suo nei vostri cuori che grida: «Abba, Padre». Perciò tu non sei più servo, ma figlio; e se sei figlio, sei anche erede di Dio per mezzo di Cristo.[7]

Ciò che i Vangeli insegnano sulla preghiera

Quando Gesù parlò della preghiera nelle sue parabole, fece un confronto con situazioni quali l’amico che chiese in prestito il pane a mezzanotte,[8] o il giudice iniquo[9] che finì per rispondere alle suppliche della donna. Mediante queste storie, vuole indicare che, se l’amico e il giudice hanno risposto alle suppliche rivolte loro, tanto più il Padre avrebbe risposto alle nostre richieste. Dimostra che possiamo avere la sicurezza che le nostre preghiere saranno esaudite da un Padre generoso e amorevole. Qual è l’uomo tra di voi, il quale, se il figlio gli chiede un pane, gli dia una pietra? Oppure se gli chiede un pesce, gli dia un serpente? Se dunque voi, che siete malvagi, sapete dare buoni doni ai vostri figli, quanto più il Padre vostro, che è nei cieli, darà cose buone a quelli che gliele domandano![10]

Nella parabola del pubblicano e del fariseo, Gesù parla di umiltà e confessione nella preghiera.[11] In quella del servitore spietato menziona il perdono, indicando che è la preghiera offerta con uno spirito di perdono che ottiene risposta.[12] Bisogna evitare le preghiere pompose e presuntuose che attirano l’attenzione su di sé; al contrario, le preghiere dovrebbero nascere dalla sincerità del cuore e dei nostri motivi.[13] Parla d’intensità e vigilanza nella preghiera,[14] oltre che di aspettativa.[15] [16]

Grazie al suo esempio impariamo a pregare in solitudine,[17] con gratitudine,[18] quando dobbiamo prendere decisioni[19] e come intercessione per gli altri.[20]

Una volta, dopo che Gesù aveva terminato di pregare, i discepoli gli chiesero di insegnar loro a pregare. Egli rispose insegnando loro la preghiera che oggi viene chiamata “Padre nostro”, o “Preghiera del Signore”.[21] Questa bella preghiera merita una spiegazione più approfondita di quanto possiamo fare qui, ma in breve ci insegna a pregare lodando Dio, Colui che è santo e sopra ogni cosa; a esprimere il nostro desiderio e la nostra disponibilità alla realizzazione della sua volontà nella nostra vita; a riconoscere la nostra dipendenza da Lui per soddisfare i nostri bisogni; a chiedere perdono per i nostri peccati e la liberazione dal male.

Oltre a pregare il Padre nel nome di Gesù, come disse ai suoi discepoli di fare, dagli esempi dati nei Vangeli comprendiamo che bisogna rivolgere le nostre preghiere anche a Gesù.

Ed ecco un lebbroso, avvicinatosi, gli si prostrò davanti, dicendo: «Signore, se vuoi, tu puoi purificarmi».[22]

Uno dei capi della sinagoga si avvicinò e si inchinò davanti a Lui, dicendo: «Mia figlia è morta proprio ora, ma vieni, metti la mano su di lei ed ella vivrà».[23]

Allora quelli che erano nella barca vennero e l’adorarono, dicendo: «Veramente tu sei il Figlio di Dio!»[24]

E Gesù gli disse: «Tu l’hai visto; è proprio colui che ti sta parlando». Allora egli disse: «Io credo, Signore»; e l’adorò.[25]

Mediante il suo esempio, i suoi insegnamenti e l’accento messo sul rapporto con il Padre, Gesù ci ha mostrato l’importanza della preghiera, il modo di pregare e le circostanze in cui farlo; e soprattutto ci ha insegnato che le nostre preghiere dovrebbero basarsi su un rapporto intimo con Dio. Dobbiamo essere come bambini che si arrampicano sulle ginocchia di loro padre, senza pretesti e senza paure, fiduciosi, sapendo che lui li ama, li proteggerà e si prenderà cura di loro.

Un esame della nostra vita di preghiera

La preghiera ha un ruolo determinante nella nostra vita spirituale, nella nostra connessione con Dio, nella nostra crescita interiore e nella nostra efficacia come cristiani. L’esempio che Gesù ci ha dato di come pregare, allontanarsi dalle faccende della vita, dedicar tempo alla preghiera in solitudine, perfino di passare notti intere in preghiera, intercedendo per gli altri in maniera produttiva, segna la via per chi vuole camminare sui suoi passi.

Quando confrontiamo la nostra vita di preghiera con gli insegnamenti e l’esempio di Gesù, come ce la caviamo? Preghiamo con fede, credendo fino in fondo che Dio risponderà? Riconosciamo che pregando chiediamo a Dio di intervenire nella nostra vita? Comprendiamo che stiamo pregando che sia fatta la sua volontà, riconoscendo che potrebbe essere diversa dalla nostra? Ci rendiamo conto che risponde alle preghiere, ma le sue risposte potrebbero non essere sempre un sì?

Come ha detto il mio insegnante nello studio su questo argomento, Dio non è un fattorino cosmico. Non è a nostra completa disposizione, in attesa che gli ordiniamo di fare quello che desideriamo. Come seguaci di Gesù, cerchiamo di vivere secondo la volontà di Dio; ciò significa che quando preghiamo, preghiamo sia nella volontà di Dio, sia per la sua volontà. Come dice il Padre Nostro: “Sia fatta la tua volontà, come in cielo, così in terra”. La preghiera chiede che sia fatta la volontà divina. È qui che la disciplina spirituale della lettura della Bibbia si fonde con la preghiera. Quando leggiamo la sua Parola in meditazione, è più facile per noi capire la sua volontà, contribuendo ad allineare a essa le nostre preghiere.

Come ha scritto Richard Foster:

“Voi domandate e non ricevete, perché domandate male per spendere nei vostri piaceri” (Giacomo 4,3). Chiedere “bene” comporta una trasformazione delle passioni. Nella preghiera, nella vera preghiera, cominciamo a pensare i pensieri di Dio dopo di Lui: a desiderare le cose che desidera, ad amare le cose che ama e a volere le cose che vuole. A poco a poco ci viene insegnato a vedere le cose dal suo punto di vista.[26]

Sviluppare una buona padronanza della preghiera

Quando desideriamo avere una buona padronanza di qualcosa, spesso osserviamo l’esempio di chi è già esperto in essa, per trarne insegnamento. Se giocate a golf, studierete e cercherete di seguire la tecnica dei grandi giocatori. Lo stesso vale per  qualsiasi altro campo: musica, affari, arti varie, medicina ecc. Ci sono persone che si sono dedicate alla preghiera prima di noi e sono diventate esperte; se seguiamo i loro passi e usiamo come modello il loro esempio, anche noi possiamo avere una vita di preghiera più proficua e soddisfacente.

Per esempio, vediamo che Gesù si alzò molto presto al mattino, quando era ancora molto buio, uscì e andò in un luogo solitario a pregare.[27] Gli apostoli si dedicavano alla preghiera e alla Parola e non permettevano ai loro compiti giornalieri di intralciare quello che per loro era più importante.[28] Martin Lutero, di fronte a tante cose da fare, dedicò alla preghiera tre ore al giorno. John Wesley dedicava due ore al giorno a stare alla presenza di Dio. Per questi grandi uomini, come per molti altri che hanno avuto una prospera vita cristiana, il tempo passato in preghiera aveva un ruolo importante.

È ovvio che probabilmente non cominciarono subito con una simile devozione alla preghiera, ma divennero più esperti con il passar del tempo. Anche se la vita frenetica che molti di noi conducono oggi potrebbe non permettere di passare molte ore in preghiera, non dovremmo ignorare questi esempi. Ciascuno di noi, invece, dovrebbe esaminare la sua vita di preghiera e quanto tempo passa alla presenza del Signore, chiedendosi se sta investendo abbastanza tempo nella comunicazione con la persona con cui dovrebbe avere il rapporto più importante. Il tempo che passiamo in preghiera rispecchia il nostro profondo desiderio che Lui faccia parte della nostra vita, o è più un impegno a casaccio?

Una cosa molto efficace è pregare quando si legge o si medita sulla Parola di Dio. Si è già sintonizzati su ciò che Dio dice e si può usare quello che ci sta comunicando come trampolino per parlare con Lui. La preghiera non deve essere una conversazione a senso unico: noi parliamo e ci aspettiamo che Dio stia semplicemente ad ascoltare. Nei periodi di preghiera dovremmo anche aprirci e ascoltare ciò che Dio vuole dirci, tramite la Bibbia, tramite le parole di insegnanti o predicatori, o stando in silenzio davanti a Lui e aprendo il nostro cuore alla sua voce. Può parlarci in molti modi: attraverso  versetti biblici o profezie che riceviamo, oppure con impressioni o con pensieri che mette nella nostra mente. La preghiera è comunicazione e va in entrambi i sensi. Così, oltre a chiedere a Dio di ascoltare ciò che gli diciamo, dovremmo anche dargli l’opportunità di parlare a noi.

Presentarci davanti al Signore in preghiera è una cosa a cui siamo tenuti, come credenti, e lo vediamo da ciò che Gesù disse ai suoi discepoli.

Quando preghi… ma tu, quando preghi[29]… Voi dunque pregate in questa maniera[30]… Perciò vi dico: chiedete… cercate… bussate…[31] Poi propose loro… una parabola, per mostrare che bisogna continuamente pregare.[32]

Nella lettera ai Colossesi, Paolo dice: Perseverate nella preghiera…[33] Perseverare in qualcosa significa prestarle un’attenzione costante. Farlo richiede impegno e disciplina. Significa considerarla abbastanza importante da dedicare regolarmente del tempo alla preghiera e alla conversazione con il Signore.

Siamo invitati ad avere un rapporto continuo con il Signore, nel senso di avere un dialogo costante con Lui, parlargli, chiedere la sua guida, lodarlo e ascoltarlo durante la giornata. Possiamo interpretare in questo modo il significato dell’ammonizione generica di Paolo di pregare “continuamente” o di “non cessare mai” di farlo.[34]

Anche se non prescrivono una formula esatta di come e per quanto tempo pregare, le Scritture dicono molto chiaramente che dobbiamo farlo. Posso affermare piuttosto fiduciosamente che la maggior parte di noi cristiani non dedica alla preghiera il tempo che dovrebbe. Alcuni sondaggi fatti negli anni scorsi indicano che i cristiani, anche i più devoti, pregano in media sette minuti al giorno. Non sembra questo il tempo adeguato da investire nella pratica di un esercizio per riuscire a farlo con competenza. Come facciamo, allora, a sviluppare una vita di preghiera migliore? Non c’è altro modo che pregare. Come si arriva al punto di riuscire a correre cinque chilometri al giorno? Si comincia a correre oggi e lo si fa regolarmente, aumentando il periodo durante il quale si corre e la distanza che si percorre, fino a creare una certa resistenza. Funziona allo stesso modo anche per la preghiera. Si parte dall’inizio. Se non fate il primo passo di ritagliare un po’ di tempo per pregare, molto probabilmente non riuscirete a pregare regolarmente.

Alcuni metodi da considerare

Comincia a dedicare alla preghiera anche solo dieci minuti al giorno. Se non sei sicuro per cosa pregare o come cominciare, prova a seguire questo metodo: adorazione, confessione, ringraziamento e supplica.

Comincia con l’adorazione: loda, adora e glorifica Dio nella preghiera. Potresti trovare utile incorporare nella lode alcuni versetti biblici. (Puoi trovare una raccolta di versetti per glorificare e lodare Dio qui.) Dopo aver lodato e adorato, puoi passare alla confessione: ammetti i tuoi peccati e chiedi perdono. Poi puoi passare al ringraziamento, esprimendo la tua gratitudine per tutto ciò che il Signore ha fatto e continua a fare per te. (Qui ci sono anche i versetti sul ringraziamento.) Dopo di ciò, per la supplica, puoi presentargli le preghiere per te e per gli altri. Se dedichi anche solo pochi minuti a ogni sezione, supererai già la media di sette minuti.

Un altro metodo ottimo è combinare la preghiera con la lettura della Bibbia e la meditazione. Mentre leggi e rifletti sulle tue letture, mentre le applichi alla tua vita e alle tue circostanze, e man mano che il Signore usa la sua Parola per porre dei pensieri nella tua mente, presentaglieli in preghiera.

La preghiera è il nostro mezzo per comunicare con Dio, per arrivare davanti a Lui e restare alla sua presenza. Quando saltiamo sulle sue ginocchia, come bambini, possiamo chiedergli qualsiasi cosa e confidargli qualsiasi cosa. Possiamo sentire il suo amore per noi, le sue rassicurazioni e le sue premure. Durante questa comunicazione impariamo da Lui e col tempo diventeremo più simili a Lui. Se desideriamo sinceramente diventare più simili a Gesù, dobbiamo camminare con Lui sul sentiero della preghiera.


Note

Se non altrimenti indicato, tutte le citazioni bibliche sono tratte da: La Nuova Diodati, © Edizioni La Buona Novella, Bari. Tutti i diritti riservati.


[1] Marco 14,36.

[2] L’unica volta in cui Gesù non utilizzò il nome “Padre” in preghiera, come faceva di solito, fu sulla croce quando “all’ora nona, Gesù gridò a gran voce: «Eloì, Eloì, lammà sabactanì?». Che tradotto vuol dire: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?» (Marco 15,34). In questo caso stava citando (Salmi 22,1).

[3] Matteo 11,25–26. 26-42; Marco 14,36; Luca 10,21.23.34.46; Giovanni 11,41; 12,27–28; 17,1.5.11.21.24–25.

[4] Marco 14,36; Romani 8,15; Galati 4,6.

[5] J. B. Green, S. McKnight, and I. H. Marshall, eds., Dictionary of Jesus and the Gospels (Downers Grove, IL: InterVarsity Press, 1992).

[6] Romani 8,15.

[7] Galati 4,6–7.

[10] Matteo 7,9–11 NR.

[11] Luca 18,10–14.

[12] Matteo 18,21–35.

[13] Matteo 6,5–6; Marco 12,38–40; Luca 20,47.

[14] Matteo 26,41.

[15] Marco 11,24, 9,23.

[16] J. G. S. S. Thomson, Prayer (1996), citato in New Bible Dictionary (Downers Grove, IL: InterVarsity Press).

[17] Luca 5,15–16, 6,12.

[18] Luca 10,21; Giovanni 6,11; 11,41; Matteo 26,27.

[19] Luca 6,12.

[20] Giovanni 17,6–9.20–26.

[21] Matteo 6,9–13; Luca 11,2–4.

[22] Matteo 8,2 NR.

[23] Matteo 9,18.

[24] Matteo 14,33.

[25] Giovanni 9,37–38.

[26] Celebration of Discipline, 3a ed. (HarperCollins, 2002), 33–34.

[27] Marco 1,35.

[28] Atti 6,4.

[29] Matteo 6,5–6.

[30] Matteo 6,9.

[31] Luca 11,9.

[32] Luca 18,1.

[33] Colossesi 4,2.

[34] 1 Tessalonicesi 5,17.


Titolo originale: The Spiritual Disciplines: Prayer
Pubblicato originariamente in Inglese il 4 Febbraio 2014
versione italiana affissa il 28 Dicembre 2014;
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