Pace perfetta

Maggio 30, 2020

di Maria Fontaine

[Perfect peace]

I principi biblici sono eterni, perché a prescindere dalla nostra età, dalle circostanze e dai tempi in cui viviamo, sono veri, oggi come sempre. La Bibbia dice che Dio vuole darci una pace perfetta al posto di ansia, stress e paura.

Recentemente il Signore ha richiamato la mia attenzione su un articolo che è quasi una specie di mini-corso so come ottenere e aumentare la pace che Dio ci offre. L’autore dell’articolo, J. R. Miller, prende in esame ogni passo nel processo di applicazione e sviluppo di questo dono meraviglioso nella nostra vita, come Gesù vuole che facciamo.

Sì, Gesù ci aiuterà quando lo invocheremo nei momenti di crisi, ma vuole anche aiutarci a vivere in modo da permettere alla sua pace di permeare la nostra vita ogni giorno. Per farlo, è necessario praticare il dono della pace. È una cosa che richiede tempo ed energia.

La vita di fede è piena di crisi e difficoltà, di successi e fallimenti. Comunque, in mezzo a tutto, quello che conta di più è imparare a confidare in Lui e trovare quella pace perfetta in qualsiasi situazione. Ho scoperto che più mi riempio il cuore e la mente delle parole di Dio, più mi diventa facile confidare in Lui, più pace trovo.

T’incoraggio a leggere il seguente articolo. Anche se dovrai farlo un po’ alla volta, penso che ne varrà la pena. I brevi aneddoti, gli esempi e le poesie che contiene offrono delle illustrazioni sui vari passi che possiamo fare per continuare a crescere nella sua pace, che non si basa sulla speranza, ma sulla certezza che Lui è lì, pronto ad aiutarci e proteggerci.

L’articolo non è soggetto a copyright, perché è di dominio pubblico, così sentiti libero di passarlo ai tuoi amici e conoscenti e anche a chiunque abbia bisogno di aiuto per diminuire lo stress o la paura. Puoi mandar loro delle citazioni, delle sezioni o tutto quanto, come preferisci.

Leggilo, studialo, mettilo in pratica e condividilo. Possa essere una benedizione per te in tutti i sensi.

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Adattato da “In perfetta pace”, di J. R. Miller, 19021

“Pace perfetta!” È quello che vogliono tutti. È anche quello che Cristo ci offre nel suo vangelo. Tra le sue parole di commiato troviamo questo lascito: “Io vi lascio la pace, vi do la mia pace; io ve la do, non come la dà il mondo; il vostro cuore non sia turbato e non si spaventi” (Giovanni 14,27). Dopo il suo ritorno dalla tomba, in tre occasioni diede la stessa benedizione ai suoi discepoli: “Pace a voi” (Giovanni 20,19.21.26). La pace quindi è una parte del santo Vangelo, un elemento essenziale di una vita cristiana sincera e completa. Cristo desidera che abbiamo la pace. Se non l’abbiamo, ci siamo persi parte della benedizione di essere cristiani, parte della nostra eredità come figli di Dio. Non è un privilegio speciale riservato solo a pochi favoriti; è per tutti quelli che credono in Cristo e lo accettano.

Tuttavia, tutti i cristiani possiedono la pace? Tutti hanno accolto nel cuore e nella vita questa benedizione del Maestro? Quanti di noi oggi hanno veramente la pace di Cristo? Quanti di noi hanno vissuto nella pace di Cristo la settimana scorsa? Quando di noi vivono in una pace perfetta in tutte le circostanze e le esperienze delle nostre mutevoli vite?

Cosa c’è che non va? Il Vangelo non è quello che dice di essere? Le benedizioni che promette sono solo piacevoli sogni che non si realizzano mai, che non posso realizzarsi? La grazia non è in grado di aiutarci a raggiungere quella pace? La Bibbia è piena di grandi parole come riposo, gioia, pace, amore, speranza. Sono soltanto illusioni, oppure queste belle cose si possono ottenere? Di norma, i cristiani si aspettano di ottenere queste qualità divine nella loro vita nel mondo presente?

Possiamo dire con perfetta fiducia che queste parole non descrivono conquiste impossibili. Prendiamo la pace, per esempio: non è una visione beffarda che sfugge sempre a chi cerca di afferrarla e riporla nel proprio cuore. Non è come il raggio di sole che il bambino cerca di raccogliere dal terreno con le sue mani paffute, per vederselo scivolare tra le dita e sfuggire alla presa. Né è semplicemente un raggiungimento celeste per avere il quale dovremo aspettare fin dopo la morte. È uno stato nel quale ogni credente in Cristo può entrare qui sulla terra, nel quale può dimorare durante tutti i cambiamenti della vita.

Vale davvero la pena di riflettere sul significato di pace, nell’uso che le Scritture fanno della parola, e poi chiederci come possiamo ottenere quella benedizione. Troviamo questa parola in tutta la Bibbia. La vediamo nell’Antico Testamento, nella benedizione data dai sacerdoti: “L’Eterno rivolga il suo volto su di te e ti dia la pace” (Numeri 6,26). Qui la pace è offerta come un dono di Dio, una benedizione fatta cadere dal cielo sui cuori fiduciosi. In Giobbe, attraverso le parole di Elifaz di Teman, abbiamo l’esortazione: “Riconciliati dunque con Dio; avrai pace” (Giobbe 22,21). Secondo queste parole, il modo di trovare la pace è riconciliarsi con Dio. È perché non siamo riconciliati con Lui che non troviamo riposo. I salmi parlano molto della pace. Per esempio: “I monti porteranno pace al popolo e i colli giustizia” (Salmi 72,3). I monti sopportano tempeste che battono furiosamente sui loro picchi. Giù alla loro base, allo stesso tempo, giacciono tranquille le valli, protette e in pace. Allo stesso modo Cristo affrontò le tempeste che esaurirono la loro furia su di Lui, mentre chi confida in Lui si accoccola al sicuro nel rifugio del suo amore.

Abbiamo una magnifica illustrazione di questo in due salmi che vengono uno dopo l’altro. Il salmo 22 è chiamato il Salmo della Croce. Racconta la storia della crocifissione. Le sue prime parole furono usate dal Redentore agonizzante in punto di morte. Il salmo è pieno delle esperienze del Calvario. Le tempeste spazzano violentemente la cima della montagna.

Il salmo 23, poi, si rannicchia serenamente all’ombra del ventiduesimo, come una valle tranquilla ai piedi del monte. Ci dà l’immagine di una pace perfetta. Vediamo il pastore che guida il suo gregge lungo le acque calme e le fa giacere in pascoli verdeggianti. Nemmeno nella valle profonda c’è oscurità, perché il pastore cammina con le sue pecore e tranquillizza tutte le loro paure. Questo dolce Salmo del Pastore non poteva trovarsi in altro punto che dopo il Salmo della Croce.

Anche i profeti parlano molto di pace. Specialmente in Isaia troviamo ripetutamente questa parola. Il Messia è predetto come Principe della Pace (Isaia 9,6). Più avanti ritorniamo all’ombra della croce e leggiamo che “il castigo per cui abbiamo la pace è su di Lui” (Isaia 53,5). La sicurezza e l’eternità della nostra pace ci vengono promesse nelle parole meravigliose che annunciano: “Anche se i monti si spostassero e i colli fossero rimossi, il mio amore non si allontanerà da te né il mio patto di pace sarà rimosso, dice l’Eterno, che ha compassione di te” (Isaia 54,10).

Ma è nel Nuovo Testamento che si rivela la pienezza meravigliosa del significato della pace. Questa parola risplende in ogni pagina. Gli angeli la cantarono alla nascita del Redentore: “Pace in terra” (Luca 2,14). Al termine del suo ministero Gesù disse ai suoi amici: “Vi ho detto queste cose, affinché abbiate pace in me; nel mondo avrete tribolazione, ma fatevi coraggio, io ho vinto il mondo” (Giovanni 16,33). La parola pace appare oltre ottanta volte nel Nuovo Testamento, per metà scritta da Paolo, quell’apostolo perseguitato e senza casa.

L’immagine della pace

Un artista cercò di raffigurare la pace. Sulla tela dipinse un mare agitato dalla tempesta, pieno di relitti, una scena di pericolo e terrore. In mezzo al mare dipinse un grande scoglio e su, in una fessura della roccia, una zona erbosa con dei fiori, in mezzo alla quale una colomba giaceva tranquilla nel suo nido. Troviamo questi stessi elementi – la roccia, la fessura, il rifugio dell’anima – nell’inno:

Rocca eterna, spezzata per me,
lascia che mi nasconda in Te.

Perché Gesù disse: “Vi ho detto queste cose, affinché abbiate pace in me; nel mondo avrete tribolazione, ma fatevi coraggio, io ho vinto il mondo” (Giovanni 16,33).

Non troviamo la pace del cristiano in una situazione in cui non esistono problemi: è una cosa che entra nel cuore e lo rende indipendente da ogni condizione esterna. Nelle rovine di molti castelli inglesi è possibile trovare un pozzo profondo che raggiunge le fondamenta. In quel modo l’acqua era disponibile in caso di assedio. Il nemico poteva impedire l’accesso ai fiumi che ordinariamente fornivano acqua agli abitanti del castello. Poteva bloccare le porte, così che nessuno potesse uscire a prendere acqua da qualche ruscello o sorgente esterna; ma i difensori entro le mura non si preoccupavano dell’assedio finché il pozzo nelle fondamenta forniva acqua fresca e pulita in abbondanza. Lo stesso vale per il cristiano nel cui cuore vive la pace divina. Non dipende da condizioni o circostanze esterne, perché porta dentro di sé il segreto della gioia, della speranza, della pace e della forza che gli appartengono.

È più che evidente che in questo mondo non possiamo sperare di vivere senza problemi. Una vita simile è impossibile. Né possiamo sperare in una vita priva di sofferenze. Amare vuol dire piangere a volte durante il nostro viaggio. La religione non ci ripara dal dolore; ma la pace che ci è promessa è un’esperienza che né difficoltà né dolore possono disturbare – è una cosa che trasforma il dolore in gioia.

Un turista scrive di aver trovato una sorgente d’acqua dolce vicino al mare, fresca come quella che si può trovare in mezzo alle rocce della montagna. Estrasse la sua tazza e bevve l’acqua che sgorgava dalla sabbia. Ben presto la marea risalì, coprendo la piccola sorgente con le sue acque salmastre e nascondendola per ore. Quando però le onde amare si ritirarono, la sorgente era di nuovo lì, dolce come sempre. Succede lo stesso con la pace di Dio nel cuore del credente. Vive in profondità. Nel giorno della gioia canta ed è felice. Poi sopraggiunge il dolore e la marea salata si riversa sulla vita, coprendola. Quando però il dolore passa, la pace del cuore rimane dolce e gioiosa come sempre.

Un gruppo di turisti viaggiava su una strada di campagna. Quando la carrozza giunse vicino a una casetta a un lato della strada, udirono cantare. Era una voce dolce e profonda, molto potente. I membri del gruppo ne rimasero affascinati e si fermarono ad ascoltare. Le note della canzone si fecero più chiare e più forti, poi una ragazza uscì dalla casetta, reggendo un cesto.

“Per favore, ci dica chi canta così melodiosamente in casa vostra”, chiese uno di loro.

“È mio zio Tim, signore”, rispose la ragazza. “La sua gamba è peggiorata e lui sta cantando per allontanare il dolore”.

“È una persona giovane? Riuscirà a superare il suo problema?” chiese lo stesso giovane.

“Oh, è invecchiato un po’ adesso, signore”, replicò la ragazza. “Il dottore dice che non migliorerà più in questo mondo, ma lui è così buono che ti fa piangere vederlo soffrire così tanto e sentirlo cantare in maniera tanto più dolce quanto più è forte il dolore”.

È quello che la pace di Dio ci aiuta a fare. Ispira “canti di gioia nella notte”. Mette la gioia nei nostri cuori quando ci troviamo nei guai più profondi. Trasforma per noi le spine in rose.

La vita della fede cristiana non è libera dal dolore, ma dal dolore nasce una grande benedizione. La corona di spine deve essere portata dagli amici del Maestro che lo seguono fedelmente, ma le spine sbocciano in bellissimi fiori quando la luce celestiale del mattino le tocca.

Dio non ha promesso cieli sempre azzurri
e sentieri coperti di fiori ogni giorno della vita.
Dio non ha promesso sole senza pioggia,
gioia senza dolore, pace senza sofferenza.

Ma Dio ha promesso forza per il giorno
riposo dopo la fatica, luce sul nostro cammino,
grazia per le prove, soccorso dall’alto,
comprensione inesauribile, amore eterno.

Il segreto della pace

“Alla mente che riposa inte Tu conservi una pace perfetta, perché confida in te” (Isaia 26,3). C’è musica in queste parole dell’antico profeta ebreo. Perché non possiamo avere questa musica nella nostra vita? Perché non abbiamo tutti questa pace perfetta nei nostri cuori? Perché perdiamo così facilmente la calma e la serenità dello spirito in mezzo alle distrazioni e ai problemi del mondo? Vediamo se riusciamo a imparare il segreto della pace che troviamo nelle parole del profeta. Il segreto consiste di due parti.

Una è che è Dio a conservarla, non noi. Non possiamo conservare la nostra pace. C’è una grande forza nell’autocontrollo e dovremmo cercare di averla. Non essere padroni della nostra vita vuol dire essere pateticamente deboli. Dovremmo imparare a controllare i nostri sentimenti, le nostre emozioni, i nostri appetiti, le nostre passioni, i nostri desideri, il nostro umore, le nostre parole. “Chi è lento all’ira val più di un forte guerriero, e chi domina il suo spirito val più di chi espugna una città” (Proverbi 16,32). Indubbiamente un perfetto autocontrollo ha molto a che fare con il mantenere un cuore saldo in mezzo al pericolo, calmo e tranquillo davanti a un problema improvviso. Questo non è il vero segreto dalla pace, però. Il nostro autocontrollo arriva solo fino a un certo punto. Uno potrebbe averlo e rimanere impassibile nelle esperienze più allarmanti, tuttavia non avere la pace di Dio.

Come quieterò il mio cuore? Come lo terrò in silenzio?
Come impedirò che tremulo sussulti per notizie buone o cattive?
Come troverò soddisfazione, pace e riposo, come li conserverò,
avvolgendo ogni loro dolcezza sul mio petto inquieto?

Lo Spirito di Dio è calmo, mite, dolce e gentile;
quando la sua gloriosa, onnipotente volontà guida i mondi ai suoi piedi,
controllando le più piccole cose, Egli tiene sotto le sue ali
questo mio cuore tumultuoso e gli dona pace serena e divina.

È il segreto della pace rivelato dall’antico profeta. Dio ci protegge. “Tu conservi una pace perfetta”. La Bibbia insegna la verità della protezione divina come fonte di ogni vera sicurezza e certezza. Nessun’altra protezione è veramente utile. Solo quando Dio è il nostro rifugio e la nostra forza possiamo dire: “Perciò noi non temeremo, anche se la terra si dovesse spostare e se i monti fossero gettati nel mezzo del mare” (Salmi 46,2). È come nella storia del vecchio santo che desiderava come unico epitaffio sulla sua tomba la parola: “Protetto”. Quella parola conteneva l’intera storia della sua vita. In uno dei salmi leggiamo questa lezione spiegata per intero. “L’Eterno è colui che ti protegge”. “Colui che ti protegge non sonnecchierà. L’Eterno ti custodirà da ogni male; egli custodirà la tua vita” (Salmi 121,3.5.7). È Dio che ci protegge – è Dio l’unico che può proteggerci e conservarci una pace perfetta.

Solo Dio è eterno; è lo stesso ieri, oggi e in eterno. Solo quando riposiamo in Dio e confidiamo in Lui possiamo avere una pace che non può essere turbata. “Confidate nell’Eterno per sempre, perché l’Eterno, sì l’Eterno, è la roccia eterna” (Isaia 26,4). Quando siamo avvolti nell’abbraccio del suo amore siamo al sicuro da ogni turbamento, poiché Lui è onnipotente. Il nostro rifugio è sicuro per sempre, poiché Lui va d’eternità in eternità.

Troviamo lo stesso insegnamento sulla protezione divina in un passo di una delle epistole di Paolo, nel quale ci confida anche il segreto della pace. “La pace di Dio […] custodirà i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù” (Filippesi 4,7). È un’immagine militare. Gli uomini dormono sicuri nelle loro tende nella notte più buia, in tempo di guerra, alla presenza del nemico, perché le sentinelle vegliano e proteggono nell’oscurità. La pace di Dio custodisce i nostri cuori e i nostri pensieri, così che nulla possa disturbarci o allarmarci. Nulla può disturbare Dio. Egli osserva senza paura le tempeste più feroci. Non è mai turbato da situazioni che a noi sembrano disastrose. La sua pace infinita ed eterna ci proteggerà e ci custodirà nel rifugio della sua calma e della sua quiete.

Questo fa parte del grande segreto della pace che stiamo cercando di imparare: “Tu conservi una pace perfetta”. È l’onnipotenza divina che ci protegge. È lo Spirito di Dio che stende le sue ali sopra le correnti tumultuose della vita e porta l’ordine in mezzo al caos. È il Figlio di Dio che si alza in piedi sulla barca, in mezzo alle tempeste scatenate, e li urge a stare calmi e in silenzio ai suoi piedi. È la grazia di Dio che entra nel cuore dell’incredulo e vi abita come un pozzo d’acqua viva che sgorga a vita eterna. Non possiamo comandare il nostro spirito e obbligarlo a entrare in uno stato di riposo, quando tutto intorno a noi ci sono sofferenze o pericoli. Solo Dio può conservarci la pace. Niente che non sia infinito ed eterno può essere un nascondiglio sicuro per una vita immortale.

La mente della pace

C’è un’altra parte del segreto della pace che è anch’essa importante da imparare. “Alla mente che riposa in te tu conservi una pace perfetta, perché confida in te” (Isaia 26,3). C’è qualcosa che dobbiamo fare noi. Indubbiamente Dio ha il potere di conservarci una pace perfetta. È onnipotente e la sua forza è una difesa e un rifugio per tutti quelli che si nascondono in Lui. Nemmeno Dio, però, può costringerci a sottometterci; siamo noi che dobbiamo arrenderci a Lui. Nemmeno l’onnipotenza ci radunerà a forza nel suo rifugio inespugnabile; dovremo offrirci volenterosamente nel giorno del suo potere (Salmi 110,3). Tutto quello che dobbiamo fare è riposare la mente in Lui. Questo significa confidare in Lui, rannicchiarci nel suo amore. Ricordiamo dov’era Giovanni, la notte dell’ultima cena del Signore con i suoi discepoli: rannicchiato sul petto di Gesù. Si adagiò in quel santo rifugio e riposò sull’amore infinito che batteva in quel petto. Giovanni confidava, semplicemente, e gli fu conservata una pace perfetta.

Si racconta la bella storia di una volta che Rudyard Kipling era gravemente ammalato. L’infermiera era seduta al suo capezzale durante una delle notti angoscianti in cui le condizioni del malato erano più critiche. Lo fissava con attenzione e notò che stava muovendo le labbra. SI chinò su di lui, pensando che volesse dirle qualcosa. Invece lo sentì sussurrare lievemente le parole della famosa preghiera infantile: “Ora mi sdraio a dormire”. Quella è la via della pace. La terra non offre alcun rifugio in cui sia possibile trovarla, ma in Dio anche il più debole la troverà.

“Il vostro cuore non sia turbato”, disse il Maestro, “credete in Dio e credete anche in me” (Giovanni 14,1)

Questa è la grande lezione della fede cristiana: “Credete”. “Nelle tue mani rimetto il mio spirito” (Salmi 31,5; Luca 23,36). “Alla mente che riposa in te tu conservi una pace perfetta, perché confida in te”. Che riposa in Te! Queste parole raccontano tutta la storia. Raffigurano un bimbo accucciato tra le braccia della madre, adagiato completamente su di lei. Non ha timori e niente lo disturba, perché l’amore della madre lo circonda. “Riposa” suggerisce anche il pensiero della continuità della fiducia e dell’affidamento. Una parte troppo grande della nostra fiducia è spezzettata, intermittente: ora cantiamo, ora piangiamo sgomenti. Se vogliamo avere una pace ininterrotta, dobbiamo avere una fiducia ininterrotta, una mente che riposa continuamente in Dio.

Il Dio della pace

Dio è forte, onnipotente. Non dobbiamo temere che la sua capacità di proteggerci possa venir meno. Non ci sarà mai un momento in cui non sarà in grado di sostenerci. Quando ci domandiamo: “Da dove mi verrà l’aiuto?” la risposta è: “Il mio aiuto viene dall’Eterno, che ha fatto i cieli e la terra” (Salmi 121,1). Chi ha fatto il mondo intero può certamente sostenere una piccola vita umana e proteggerla dal pericolo.

Dio è saggio. Noi non siamo abbastanza saggi da gestire gli affari della nostra vita, nemmeno se avessimo il potere di modellare le cose come vorremmo. La nostra visione è limitata, circoscritta dagli orizzonti chiusi della vita. Non sappiamo quale sarà il risultato finale di questa o quella scelta. Spesso le cose di cui pensiamo d’aver bisogno e che riteniamo possano portarci felicità e cose buone non farebbero altro che causarci danno alla fine. Le cose che temiamo e da cui rifuggiamo, pensando che ci danneggeranno e ci faranno male, spesso ci portano grandi benedizioni. Non siamo abbastanza saggi da scegliere le nostre circostanze o di gestire i nostri affari. Solo Dio può farlo per noi.

Non solo Egli ha la forza, ma anche la conoscenza di noi, dei nostri bisogni e dei nostri pericoli. Sa tutto di noi: la nostra condizione, le nostre sofferenze, le nostre difficoltà, i nostri dolori, le piccole cose che ci tormentano e le grandi cose che potrebbero schiacciarci. I seguenti versi ci danno una lezione di fede.

I piccoli crucci taglienti
e le spine che afferrano e tormentano,
perché non portare tutto all’Aiuto
che non ti ha mai deluso?

Parlagli del tuo dolore,
raccontagli i tuoi desideri:
parlagli della tua perplessità
quando a malapena sai cosa fare.

Poi, lasciando la tua debolezza
a Lui ch’è divinamente forte,
dimentica d’aver sostenuto quel peso
e porta con te una canzone.

Dio è amore. La forza da sola non basterebbe. La forza non è sempre gentile. Un tiranno può essere forte, ma non vorremmo affidargli la nostra vita. Bramiamo affetto e tenerezza. Dio è amore. La sua gentilezza è infinita. Le mani cui siamo invitati ad affidare il nostro spirito sono mani ferite: ferite per salvarci. Il cuore su cui siamo invitati ad accoccolarci è il cuore che fu spezzato sulla croce per amor nostro. Non dobbiamo aver timore di affidare le nostre preoccupazioni e le nostre vite a una persona così.

Dio è eterno. L’amore umano è molto dolce. Le braccia protettive di una madre sono un luogo meravigliosamente tenero per un bambino. Un matrimonio amorevole è un rifugio gioioso per la coppia che ne è avvolta.

Tutto ciò che l’amore umano può fare, tutto ciò che il denaro può fare, tutto ciò che i talenti possono fare, non serve a nulla. Le braccia umane possono stringerci molto forte, tuttavia la loro stretta non può strapparci alla forza della malattia o alla mano fredda della morte. L’amore e la forza di Dio sono eterni. Niente può separarci da Lui (Romani 8,38-39). Una promessa dell’Antico Testamento dice: “Il Dio eterno è il tuo rifugio; e sotto di te stanno le braccia eterne”. Se ci appoggiamo al Dio eterno, niente può disturbarci, perché niente può disturbare Colui nel quale riposiamo. Se siamo trattenuti nella stretta delle braccia eterne, non dobbiamo temere di essere separati da quell’abbraccio.

Quelle braccia sono sempre sotto di noi. Non importa quanto affondiamo nella debolezza, nella fragilità, nel dolore, nella sofferenza; non potremo mai affondare sotto quelle braccia eterne. Non potremo cadere fuori dalla loro stretta. Le braccia eterne saranno sotto il figlio di Dio più debole e più in pericolo. La sofferenza è molto forte, ma lo stesso, eternamente, anche nel dolore più grande, queste braccia amorevoli sono sotto il sofferente. Poi, quando sopraggiungerà la morte e ogni sostegno terreno sotto di noi sarà svanito, quando ogni braccio umano mollerà la presa e ogni volto amorevole svanirà davanti ai nostri occhi e noi affonderemo in quelli che sembrano il buio e l’ombra della morte, cadremo soltanto nelle braccia eterne che stanno sotto di noi.

Nemmeno la parola “stanno” va trascurata: “Sotto di te stanno le braccia eterne”. È tra i meravigliosi verbi al presente nella Bibbia. A ogni credente fiducioso, a ognuno di loro in tutte le epoche, a te che oggi leggi queste parole e cerchi di imparare questa lezione, oltre a tutti quelli cui queste parole furono dette all’inizio, Dio dice: “In questo momento, in ogni momento, sotto di te stanno le braccia eterne”.

Il riposo della pace

“Alla mente che riposa in te”. Questo è l’ultimo segreto della pace. Il motivo per cui tanti di noi non trovano questa benedizione e sono turbati così spesso da piccole inezie come preoccupazioni, perdite o dolore, è perché la nostra mente non riposa in Dio. Siamo turbati da ogni piccola delusione, da ogni fallimento di un piano o di un’aspettativa, da ogni difficoltà nelle circostanze o nelle condizioni, da ogni banale perdita di denaro, come se i soldi fossero l’unica cosa su cui fare affidamento nella vita, come se di solo pane vivesse l’uomo. Un’indisposizione insignificante ci spaventa. Le bazzecole più insignificanti della vita ci disturbano e ci fanno cadere in pietosi attacchi d’ansia, rovinandoci la giornata, oscurando l’azzurro del cielo e spegnendo le stelle. Il problema è che non confidiamo in Dio, che la nostra mente non riposa in Lui. Ecco cosa dobbiamo imparare: a riposare nel Signore, a essere silenziosi in Lui e a rimettere la nostra sorte a Lui.

Paolo lo esprime molto chiaramente in un passo in cui ci dice come trovare la pace. “Non angustiatevi di nulla” (Filippesi 4,6 NR). Questa è la prima parte della lezione. “Nulla” significa veramente nulla. Senza eccezioni. Qualsiasi cosa succeda, non angustiatevi di nulla. Non cercate di dire che il vostro è un caso particolare e che avete un buon motivo per angustiarvi, anche se gli altri non hanno motivo per farlo. “Non angustiatevi di nulla”.

Che cosa faremo, allora, con le cose che normalmente ci farebbero angustiare? Perché cose del genere avvengono in ogni vita. Ecco la risposta: “Non angustiatevi di nulla, ma in ogni cosa fate conoscere le vostre richieste a Dio in preghiere e suppliche, accompagnate da ringraziamenti” (Filippesi 4,6 NR). Invece di portare da solo i tuoi problemi e le tue difficoltà, e preoccupartene, porta ansie e angustie a Dio, senza dimenticarti di unire lodi e ringraziamenti alle tue richieste. Toglitele completamente dalle mani e mettile in quelle di Dio, poi lasciale lì.

Sì, affidalo a Lui.
I gigli lo fanno
e crescono —
crescono con la pioggia,
crescono con la rugiada —
crescono, certo;
crescono al buio, nascosti nella notte;
crescono al sole, rivelati dalla luce;
continuamente crescono.

Sì, affidalo a Lui.
È più caro al suo cuore,
lo sai bene,
dei gigli che sbocciano
o dei fiori che nascono
sotto la neve.
Ogni tuo bisogno, se lo chiedi in preghiera,
affidalo a Lui, perché sei il suo protetto,
tu, proprio tu, lo sai bene.

La strada della pace

Risposare la mente in Dio suggerisce che siamo noi ad abbandonarci alla sua forza, nelle braccia del suo amore, e lì riposare senza timore, senza far domande. Ciò non significa che dobbiamo abbandonare i nostri compiti e i nostri doveri.

Sempre, in ogni esortazione a confidare in Dio, si presume e si sottintende l’obbedienza. “Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia”, disse il Maestro. Quando lo facciamo, proseguì, non dobbiamo più stare in ansia, perché tutti i nostri bisogni saranno soddisfatti.
Se la nostra pace è turbata da qualche difficoltà o sofferenza improvvisa o da un problema soverchiante, Dio rimette teneramente nel nido chi ne è stato sbalzato fuori. Un giorno il presidente Lincoln camminava lungo una siepe e vide un uccellino che svolazzava nell’erba. Era caduto dal suo nido nei cespugli e non riusciva a tornarci. Il grand’uomo dal cuore gentile si fermò, raccolse il piccolo, cercò nella siepe fino a trovare il nido e rimise l’uccellino al suo posto. È ciò che Cristo cerca di fare ogni giorno nella vita di chi è stato sbalzato fuori dal nido della pace. Con mani infinitamente gentili ci aiuterà sempre a ritornare alla pace che per un po’ abbiamo perduto.

L’amore è la legge della vita spirituale. Non cominciamo a vivere in nessun senso apprezzabile finché non abbiamo imparato ad amare e servire gli altri. L’egoismo pone sempre degli ostacoli alla pace. La pace è la musica che la vita fa quando è in perfetta armonia; può succedere solo quando tutte le sue corde sono accordate in chiave d’amore.

La pace dona una tale benedizione al cuore ed è un tale ornamento della vita, che nessuno sarebbe disposto a perderla. Qualunque altra grazia Dio ci abbia conferito non dovremmo accontentarcene senza la pace, la più bella di tutte. Per quanto una persona possa avere un buon carattere, se non ha pace le manca l’attrattiva più bella di un ornamento spirituale. Il maestro è disposto a conferire al più umile di noi la più divina delle grazie: la pace, la sua pace beata.


1 https://www.gracegems.org/Miller/in_perfect_peace.htm


Pubblicato originariamente in inglese il 25 aprile 2020.