Le storie raccontate da Gesù: il seminatore e i semi (parte 2), Matteo 13,3–23

Ottobre 11, 2016

di Peter Amsterdam

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[The Stories Jesus Told: The Sower and the Seed (Part 2), Matthew 13:3-23]

Nella prima parte della parabola del seminatore e dei semi, Gesù raccontò la storia alle folle che erano venute ad ascoltarlo. In seguito, quando fu da solo con i suoi discepoli, questi gli chiesero perché insegnasse in parabole. Lui diede loro una spiegazione basata su Isaia 6,9-10 (che abbiamo visto nella prima parte), seguita dall’interpretazione della parabola, che vedremo in questa seconda parte.

Gesù parlò di quattro tipi di terreno su cui furono sparsi i semi: la strada, dove i semi furono mangiati dagli uccelli; il terreno con uno strato di terra poco profondo e uno strato roccioso sottostante; il terreno coperto di rovi; e il terreno buono e fertile. Cominciò la sua interpretazione dicendo:

Voi dunque intendete la parabola del seminatore. Quando qualcuno ode la parola del regno e non la comprende, il maligno viene e porta via ciò che era stato seminato nel suo cuore. Questi è colui che ha ricevuto il seme lungo la strada.

In Matteo, il seme è chiamato la parola del regno; in Marco è la parola; e in Luca è la parola di Dio. L’interpretazione della parabola collega i semi piantati in quattro tipi diversi di terreno a quattro tipi di reazione che le persone hanno quando ascoltano il messaggio della Parola di Dio.

Quando i semi caddero sulla superfice indurita della strada, rimasero esposti e fu facile per gli uccelli mangiarli. Negli scritti ebraici dei tempi di Gesù, gli uccelli a volte simboleggiavano il diavolo. Alcune persone sono come terra indurita. I semi non hanno la possibilità di germinare in un suolo tanto duro, perché la persona non è ricettiva al messaggio. Alcuni potrebbero udire con le orecchie, per cortesia, ma non ascoltano veramente. I semi a quel punto sono portati via dal maligno.

Poi Gesù diede l’interpretazione del secondo tipo di terreno improduttivo.

E quello che ha ricevuto il seme in luoghi rocciosi, è colui che ode la parola e subito la riceve con gioia; ma non ha radice in sé, ed è di corta durata; e quando sopraggiunge la tribolazione o persecuzione, a causa della parola, ne è subito scandalizzato.

Diversamente dai semi caduti sulla strada, in questo tipo di terreno i semi possono germinare. La terra però è poca, perché lo strato roccioso sottostante è vicino alla superficie. Di conseguenza il terreno si scalda all’inizio della stagione e le piante spuntano in fretta, ma a causa della mancanza d’acqua e delle radici poco profonde, seccano e muoiono. Questo terreno produce piante dalla vita breve.

Nel contesto del Vangelo, questo tipo di terreno rappresenta chi udì il messaggio di Gesù, vide alcuni dei suoi miracoli e inizialmente ascoltò con entusiasmo i suoi insegnamenti. Il messaggio li riempì di gioia, ma il loro entusiasmo non si basava su un convincimento personale ma derivava da emozioni e stimoli esterni; una volta cessati questi, le emozioni si raffreddarono e l’entusiasmo svanì.1 Quando giunsero difficoltà, avversità o persecuzioni a causa della fede, il loro entusiasmo iniziale si affievolì e la fede sparì. Gli individui tipo “luoghi rocciosi” hanno una fede superficiale; le loro radici non vanno in profondità. I momenti di prova mettono fine alla loro fede. Anche se germogliano in fretta e crescono in parte, seccano prima di portare frutto.

Poi Gesù parlò dei semi sparsi tra le spine.

E quello che ha ricevuto il seme fra le spine è colui che ode la parola, ma le sollecitudini di questo mondo e l’inganno delle ricchezze soffocano la parola; ed essa diviene infruttuosa.

Questo terreno sembra piuttosto fertile, perché i semi germinano e crescono, ma è quello che fanno anche le spine che crescono nello stesso posto. È chiaro che in questo caso c’è una reazione positiva alla Parola, ma essa non porta frutto perché altre cose le riducono lo spazio e ostacolano la sua capacità di crescere completamente e maturare.

La parola greca usata per “sollecitudini” in sollecitudini del mondo può essere tradotta anche con preoccupazione, come riportano altre versioni. Le preoccupazioni sono una cosa comune a tutti gli esseri umani; è una delle condizioni della vita, perché non sappiamo mai cosa porterà ogni nuovo giorno. Possiamo sempre pensare a cose che minacciano in qualche modo di danneggiarci, e ci sono sempre cose che vorremmo avere ma non abbiamo.2

Leon Morris scrive:

È possibile farci prendere così tanto dalla contemplazione delle minacce e delle opportunità della vita che la parola di Dio che riceviamo e accogliamo non riceve sufficiente attenzione. Gesù dice che queste preoccupazioni o questi interessi mondani soffocano la parola. Una vita può assorbire un numero limitato di cose e Lui si riferisce a una vita così piena di preoccupazioni che non c’è spazio per l’attenzione seria alla parola di Dio.3

Unito alle preoccupazioni di questo mondo c’è l’inganno delle ricchezze. Marco aggiunge l’avidità di altre cose,4 mentre Luca include i piaceri della vita5 fra le cose che soffocano la Parola.

Il concetto che le ricchezze siano ingannevoli è visibile anche in Proverbi 11,28:

Chi confida nelle sue ricchezze cadrà, ma i giusti sbocceranno come foglie.6

Nel Sermone sul monte, Gesù disse ai suoi discepoli che non potevano servire Dio e il denaro; che non dovevano essere ansiosi o preoccupati per il cibo, il denaro o il vestiario, ma cercare di mettere Dio e la sua volontà al primo posto nella loro vita. L’esistenza di un discepolo dovrebbe essere incentrata su Dio e sulla fede in Lui. Non che le altre cose siano insignificanti, ma quando portano a preoccupazioni eccessive e priorità sbagliate, possono distruggere la ricezione spirituale della Parola di Dio e portare all’infruttuosità.7

Gesù poi spiegò il significato dei semi caduti sul terreno buono:

Quello invece che riceve il seme nella buona terra, è colui che ode la parola, la comprende e porta frutto; e produce uno il cento, un altro il sessanta e un altro il trenta per uno.

Il terreno buono produce quelli che ascoltano e capiscono la Parola; quelli che, come dice Marco, odono la parola e l’accolgono8 e che, nella descrizione di Luca, la ritengono in un cuore onesto e buono.9 Il contrario delle persone a cui Gesù si era riferito in precedenza quando aveva detto: Voi udirete ma non intenderete; guarderete ma non vedrete.10 Chi ode e comprende, non si limita a capire il significato della Parola, ma l’accetta, vi crede, l’assimila e s’impegna a seguirla. Sono queste le persone che portano frutto.

Notate anche che, nonostante tutti arrivino al raccolto, la loro produttività è diversa.

R. T. France spiega:

I discepoli non sono tutti uguali e di conseguenza discepoli altrettanto sinceri possono portare a raccolti di quantità diversa, secondo i loro doni e le loro circostanze. […] Il requisito è produrre il miglior raccolto di cui ognuno sia capace e riconoscere che non tutti saranno uguali. Va notato che la differenza qui sta nella “produttività” dei discepoli, non nella loro ricompensa eterna.11

I Cristiani produttivi sono quelli che odono e comprendono la Parola di Dio, che quindi porta frutto nella loro vita e in quella degli altri. In parole povere, i veri Cristiani portano frutto.

Per alcuni, la Parola di Dio entra da un orecchio ed esce dall’altro, senza mai mettere radici. Altri ricevono il messaggio con entusiasmo e si sentono elettrizzati per un momento, ma quando sorgono difficoltà o problemi, queste prove dimostrano la superficialità del loro impegno. Alcuni accettano il Vangelo, ma gradualmente altri interessi lo soffocano e gli tolgono ogni priorità.12 Il risultato che questi tre hanno in comune è che non portano frutto.

Questi tipi improduttivi, insieme a quelli che invece portano frutto, originariamente descrivevano le persone che venivano ad ascoltare gli insegnamenti di Gesù. C’erano grandi folle, a volte migliaia di persone che lo ascoltavano e a volte stavano con Lui per diversi giorni.13 Non tutti però ricevevano le sue parole e ci credevano; e non tutti quelli che udirono e credettero proseguirono nel loro percorso. Alcuni si allontanarono. Ciononostante, Gesù continuò a predicare e insegnare – anche quando alcuni dei suoi stessi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui.14

Gesù predicò fedelmente il messaggio senza preoccuparsi dei risultati, dando un esempio che noi dovremmo seguire nella testimonianza, nell’insegnamento e nell’addestramento dei discepoli. Non tutti quelli a cui testimonieremo crederanno; non tutti quelli che crederanno continueranno a crescere o perfino proseguiranno nella fede. Alcuni s’inaridiranno, altri saranno distratti dalle preoccupazioni del mondo. Il nostro compito è fare il possibile per condividere il Vangelo con gli altri, nutrirli spiritualmente e spronare la loro crescita. I risultati che ci saranno nella loro vita, però, dipenderanno dalle loro decisioni e dal loro impegno a crescere spiritualmente.

Riflettendo su questa parabole e adattando il suo messaggio a noi stessi e alla nostra vita di fede, potrebbero esserci dei momenti in cui rispecchieremo uno di questi tre terreni improduttivi. Forse ci sono momenti in cui ci ritroviamo come la strada dura, avendo perso interesse nella Parola di Dio ed essendo poco ricettivi a Lui. In momenti simili, Dio forse sta cercando di parlarci, ma a causa dell’insensibilità della nostra mente, le sue parole non penetrano nel nostro cuore e rimangono inefficaci.

Forse la gioia che avevamo in precedenza nella nostra vita cristiana si è affievolita e la nostra fede e il nostro impegno stanno appassendo, come i semi nel terreno roccioso. O forse le preoccupazioni della vita, i pesi, i problemi, i malanni fisici e altre cause di preoccupazione ci hanno distratto. Forse la ricerca della stabilità finanziaria – o perché abbiamo un bisogno disperato o perché siamo concentrati a guadagnare di più – sta soffocando la nostra fede e la nostra produttività, come le spine.

Come discepoli che rimangono attenti a vivere secondo gli insegnamenti di Gesù, dobbiamo essere consapevoli delle condizioni del terreno del nostro cuore. Sta a ognuno di noi restare saldamente legati alla Parola di Dio e portare frutto con pazienza; rimanere un terreno buono, ricettivo e fertile, così da portare frutto per il Signore secondo i nostri doni e la nostra chiamata. Come disse Gesù: In questo è glorificato il Padre mio, che portiate molto frutto, e così sarete miei discepoli.15


La parabola del seminatore, Matteo 13,3-23

3 Ed egli espose loro molte cose in parabole, dicendo: «Ecco, un seminatore uscì a seminare.

4 Mentre seminava, una parte del seme cadde lungo la strada; e gli uccelli vennero e lo mangiarono.

5 Un’altra cadde in luoghi rocciosi, dove non c’era molta terra, e subito germogliò perché il terreno non era profondo;

6 ma, levatosi il sole, fu riarso e, perché non aveva radice, si seccò.

7 Un’altra cadde tra le spine; e le spine crebbero e la soffocarono.

8 E un’altra cadde in buona terra e portò frutto dando il cento, il sessanta, ed il trenta per uno.

9 Chi ha orecchi da udire, oda!».

10 Allora i discepoli, accostatisi, gli dissero: «Perché parli loro in parabole?».

11 Ed egli, rispondendo, disse loro: «Perché a voi è dato di conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato.

12 Perché a chiunque ha sarà dato, e sarà nell’abbondanza; ma a chiunque non ha, gli sarà tolto anche quello che ha.

13 Perciò io parlo loro in parabole, perché vedendo non vedano, e udendo non odano né comprendano.

14 Così si adempie in loro la profezia d’Isaia, che dice: "Voi udirete ma non intenderete; guarderete ma non vedrete.

15 Perché il cuore di questo popolo è divenuto insensibile, essi sono diventati duri d’orecchi e hanno chiuso gli occhi, perché non vedano con gli occhi e non odano con gli orecchi, e non intendano col cuore e non si convertano, e io li guarisca".

16 Ma, beati i vostri occhi perché vedono, e i vostri orecchi perché odono.

17 Perché in verità vi dico che molti profeti e giusti desiderarono vedere le cose che voi vedete e non le videro, e udire le cose che voi udite e non le udirono!

18 Voi dunque intendete la parabola del seminatore.

19 Quando qualcuno ode la parola del regno e non la comprende, il maligno viene e porta via ciò che era stato seminato nel suo cuore. Questi è colui che ha ricevuto il seme lungo la strada.

20 E quello che ha ricevuto il seme in luoghi rocciosi, è colui che ode la parola e subito la riceve con gioia;

21 ma non ha radice in sé, ed è di corta durata; e quando sopraggiunge la tribolazione o persecuzione, a causa della parola, ne è subito scandalizzato.

22 E quello che ha ricevuto il seme fra le spine è colui che ode la parola, ma le sollecitudini di questo mondo e l’inganno delle ricchezze soffocano la parola; ed essa diviene infruttuosa.

23 Quello invece che riceve il seme nella buona terra, è colui che ode la parola, la comprende e porta frutto; e produce uno il cento, un altro il sessanta e un altro il trenta per uno».


Nota

Se non altrimenti indicato, tutte le citazioni bibliche sono tratte da: La Nuova Diodati, © Edizioni La Buona Novella, Bari. Tutti i diritti riservati.


1 R. T. France, The Gospel of Matthew (Grand Rapids: William B. Eerdmans Publishing Company, 2007), 520.

2 Leon Morris, The Gospel According to Matthew (Grand Rapids: William B. Eerdmans Publishing Company, 1992), 347.

3 Ibid.

4 Marco 4,19.

5 Luca 8,14.

6 Proverbi 11,28.

7 Darrell L. Bock, Luke Volume 1: 1:1–9:50 (Grand Rapids: Baker Academic, 1994), 737.

8 Marco 4,20 NR.

9 Luca 8,15.

10 Matteo 13,14.

11 France, The Gospel of Matthew, 522.

12 Craig S. Keener, The Gospel of Matthew: A Socio-Rhetorical Commentary (Grand Rapids: William B. Eerdmans Publishing Company, 2009), 384.

13 Matteo 15,32.

14 Giovanni 6,66.

15 Giovanni 15,8.


Pubblicato originariamente in inglese il 29 marzo 2016.