Una prigione di cartapesta

Giugno 27, 2012

di Maria Fontaine

Posso raccontarvi un’esperienza di testimonianza a lungo termine che abbiamo avuto Peter ed io? Non è niente di eccezionale e non è una grande vittoria; è solo una semina quotidiana e costante, insieme alle preghiere che il Signore annaffi quei semi.

Siamo molto grati per quello che il Signore dice di questa situazione e per come sta incoraggiando il nostro ministero, perché in questo caso non abbiamo avuto risultati rapidi e visibili. Ci piace stare con la gente e vogliamo assicurarci che il tempo che passiamo con loro sia utile alle persone che frequentiamo, comunicando con loro in maniera da aiutarle a conoscere la Persona che rappresentiamo. È per questo che cerchiamo sempre di chiedere al Signore non solo quali passi fare lungo quel percorso, ma anche cosa ne pensa dei progressi fatti.

Per darvi un piccolo retroscena, abbiamo avuto frequenti contatti con un uomo che Peter aveva incontrato mentre si occupava di alcune questioni pratiche. Fin dall’inizio è sembrato attratto da noi e ha passato un bel po’ di tempo a conversare con Peter. Durante quelle conversazioni ha espresso vari punti di vista su molti argomenti, ha parlato dei vari posti in cui è vissuto nel mondo, di politica e di religione, facendo alcuni commenti piuttosto negativi sulle chiese e sulle persone che le frequentano.

Sia Peter che io, nelle poche volte in cui ero presente, abbiamo potuto parlare delle nostre esperienze personali e dei nostri punti di vista, equilibrando un po’ alcuni degli atteggiamenti negativi che ha espresso. Con il nostro esempio, le nostre spiegazioni e le nostre opinioni, abbiamo potuto presentare un quadro diverso — il lato positivo — dei cristiani, del cristianesimo e quindi, ovviamente, di Dio e Gesù.

Abbiamo deciso di invitarlo a cena insieme a sua moglie. Nei nostri momenti di preghiera precedenti, il Signore aveva detto a Peter e me:

Quest’uomo sta cominciando a capire che la vostra fede e il vostro amore per me hanno a che fare con quello che siete.

Il vostro amico appartiene a me. È molto vicino al Regno, quasi lo tocca; tuttavia c’è un velo di scetticismo unito a dubbio che lo separa dalla grande gioia che è facilmente raggiungibile. Per questo l’ho messo sulla vostra strada.

È vicino, molto vicino, ma la sua visione è impedita. Fategli capire che non deve essere legato da cose che sembrano forti e minacciose, ma che in realtà possono essere eliminate facilmente.

Non ha bisogno di opere buone; non ha bisogno di prediche; non ha bisogno di versetti biblici ispiranti. Ha semplicemente bisogno di qualcuno che lo prenda per mano e lo aiuti a superare la barriera che lo separa dalla verità.

Vi ricordate la storia di quel carcere in una cittadina della Columbia Britannica, in Canada, nel 1900? Fu in uso per molti decenni e nessuno ne evase mai. I carcerati non si erano mai accorti che uno dei muri era fatto solo di compensato e cartapesta. Era stato abilmente costruito in maniera da sembrare fatto di pietre e ferro; così, anche se in realtà sarebbe bastato un calcio per evadere, nessuno lo fece mai perché i detenuti la consideravano una prigione molto solida. Le loro menti e le loro percezioni li mantenevano incarcerati, anche se la loro prigione non aveva alcuna solidità.

Quest’uomo si trova nello stesso stato. Anche se i muri dei suoi atteggiamenti, dei suoi modi di pensare e dei suoi dinieghi non hanno più sostanza, o più capacità di legare la sua mente e il suo cuore, di quei muri sottili come carta, lui ne è pur sempre incatenato e imprigionato come se fossero catene di ferro e muri di pietra.

Dovete soltanto continuare a penetrare questi muri di diniego e ad aprire piccole fessure di speranza e verità con i tocchi del mio Spirito e del mio amore, finché si renderà conto che la sua prigione è fatta di nulla. Potrebbe avvenire domani, o tra sei mesi. Quando avverrà, finalmente riuscirà a evadere in una dimensione completamente nuova e la verità lo farà veramente libero.

La nostra cena con questa coppia è stata molto piacevole. Anche se la nostra fede era ovvia, il tempo passato con loro non è stata una testimonianza profonda, ma un’occasione per stabilire un legame d’amicizia. Peter ha preparato un’ottima cena indiana, che loro hanno gradito moltissimo. La nostra crescente amicizia sembra suscitare la loro curiosità su quel “qualcosa” che c’è di molto diverso in noi. Possono sentirlo e sembra che faccia loro piacere passare tempo in nostra compagnia, ma stanno ancora cercando di capire che cosa c’è in noi che li attira.

Come avrete indubbiamente sperimentato anche voi, testimoniare mediante un legame d’amicizia è un processo graduale. Di solito non si può predire quale sarà la chiave per il cuore di una persona, o quando la troveremo. Spesso non ci rendiamo nemmeno conto quando una parola apparentemente insignificante o una nostra osservazione sono la chiave per far continuare quel processo e portarli a una decisione. Credo che ogni passo sia importante. La combinazione di ciò che si dice e si fa, insieme alle scelte e ai sentimenti di ogni persona, determina come, quando e dove sceglierà di fare un altro passo verso Gesù. Noi dobbiamo semplicemente essere lì, fare contatto con loro e permettere al Signore di guidare la nostra conversazione e le nostre azioni. Dobbiamo essere pronti a dare il sostegno che faciliterà loro le cose.

Se vi guardate intorno nella vostra vita quotidiana, in qualsiasi situazione il Signore vi abbia messo, credo che troverete persone in questo stato: prigionieri di atteggiamenti e schemi mentali, in attesa di qualcuno come voi che sia sensibile alla guida del Signore e ripien­­o del suo Spirito. Basta solo essere disposti a condividere quello che avete, tanto o apparentemente poco che sia. Le chiavi più piccole possono aprire le porte più grandi con il suo amore e la sua verità. Dobbiamo solo usare quello che abbiamo, dove siamo, e Lui farà il resto.

P.S. Un piccolo punto interessante, nel caso vi chiediate se sia vera la storia piuttosto bizzarra di cui ha parlato il Signore nel suo messaggio sulla prigione di cartapesta. Queste sono le relative informazioni: la prigione era a Fort Alcan, nella Columbia Britannica, e la storia di questa scoperta fu riportata nell’edizione del 9 maggio 1946 dell’Alaska Highway News e successivamente nell’edizione del 5 ottobre 1946 dello Spokane Daily Chronicle. A volte i fatti possono essere più strani della fantasia.


Titolo originale: A Papier-Mȃché Prison
Pubblicato originariamente in Inglese il 28 Aprile 2012
versione italiana affissa il 27 Giugno 2012;
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