Vivere il cristianesimo: i Dieci Comandamenti (Contentezza)

Aprile 30, 2022

di Peter Amsterdam

[Living Christianity: The Ten Commandments (Contentment)]

(Alcuni punti di questo articolo sono tratti da The Doctrine of the Christian Life di John M. Frame.1)

Il decimo comandamento risalta tra gli altri perché si dedica ai nostri pensieri e ai nostri desideri, più che ad azioni peccaminose esteriori. Per esempio, mentre l’ottavo comandamento proibisce il gesto del rubare, il decimo proibisce il desiderio di rubare. Il termine usato in alcune traduzioni per esprimere questo desiderio è concupire, che significa “desiderare ardentemente, bramare, spec. riferito ai sensi”,2 riferito a proprietà altrui. Quando proviamo il forte desiderio di avere qualcosa che appartiene a un altro, manifestiamo concupiscenza [indicata nella Bibbia anche come cupidigia, avidità o avarizia].

Questo comandamento è dato due volte nel Vecchio Testamento. Nel libro dell’Esodo leggiamo:

Non concupire la casa del tuo prossimo; non desiderare la moglie del tuo prossimo, né il suo servo, né la sua serva, né il suo bue, né il suo asino, né cosa alcuna del tuo prossimo.3

Nel libro del Deuteronomio si dichiara:

Non concupire la moglie del tuo prossimo; non bramare la casa del tuo prossimo, né il suo campo, né il suo servo, né la sua serva, né il suo bue, né il suo asino, né cosa alcuna del tuo prossimo.4

Oggi la gente in genere non brama il bue o l’asino del suo prossimo, ma desidera il lavoro, lo stipendio, il conto in banca, i beni materiali, il marito o la moglie, la posizione sociale o lavorativa di qualcun altro. Tutte queste cose rientrano nella categoria di cosa alcuna del tuo prossimo. Desideriamo ardentemente qualcosa quando siamo scontenti della nostra situazione materiale e invidiamo ciò che altri possiedono. La concupiscenza, la cupidigia, è un desiderio di cose altrui che ci causa insoddisfazione e ci fa credere che la nostra felicità e la nostra soddisfazione dipendano dall’ottenimento di quelle cose.

Troviamo degli avvertimenti contro la cupidigia in tutto il Nuovo Testamento. Gesù ammonì contro di essa.

Diceva inoltre: «È quello che esce dall’uomo che contamina l’uomo; perché è dal di dentro, dal cuore degli uomini, che escono cattivi pensieri, […] cupidigie, […] Tutte queste cose cattive escono dal di dentro e contaminano l’uomo».5

Poi disse loro: «Fate attenzione e guardatevi dall’avarizia, perché la vita di uno non consiste nell’abbondanza delle cose che possiede».6

Nella lettera ai Romani Paolo incluse la cupidigia in un elenco dei peccati dei non credenti.

Siccome non ritennero opportuno conoscere Dio, Dio li ha abbandonati ad una mente perversa, da far cose sconvenienti, essendo ripieni d’ogni ingiustizia, fornicazione, malvagità, cupidigia.7

Nella lettera ai Colossesi scrisse:

Fate dunque morire ciò che in voi è terreno: […] cupidigia, che è idolatria.8

Come esseri umani, tutti abbiamo dei desideri e dei sogni che sono dati da Dio e perfettamente legittimi. Non c’è niente d’immorale, iniquo o peccaminoso nel porsi degli obiettivi finanziari o altro e cercare di raggiungerli per migliorare la propria vita. Non è sbagliato darsi da fare per comprare una casa o un’auto nuova, o studiare per diplomarsi o laurearsi, oppure mettere da parte dei soldi per qualche esigenza in futuro. Comunque, quando desideriamo cose che appartengono al nostro prossimo, che si tratti di un bene materiale o della sua posizione, delle sue relazioni o dei suoi talenti e delle sue abilità particolari, allora è un peccato.

Nelle Scritture troviamo esempi di cupidigia che spinsero alcuni a ottenere illecitamente gli oggetti della loro avidità. Nel libro di Giosuè leggiamo di Akan che a causa della sua avidità disubbidì all’ordine di non prendere niente dalla città di Ai.

Akan rispose a Giosuè e disse: «In verità, sono io che ho peccato contro l’Eterno, il DIO d’Israele e questo è ciò che ho fatto. Quando vidi fra il bottino un bel mantello di Scinar, duecento sicli d’argento e un lingotto d’oro del peso di cinquanta sicli, li desiderai grandemente e li presi; ed ecco, ora sono nascosti in terra in mezzo alla mia tenda; e l’argento è sotto».9

Re Davide desiderò Bath-Sceba — moglie di Uria, uno dei soldati di Davide — quando la vide mentre faceva il bagno sulla sua terrazza. Concupì la moglie del suo prossimo e ciò lo portò a commettere adulterio con lei, mettendola incinta. Poi, per nascondere il suo peccato, Davide fece in modo che Uria fosse messo in prima linea, dove la battaglia era più aspra, e che i soldati vicini a lui arretrassero così che venisse ucciso in battaglia.10

Anche se la cupidigia non risulta sempre in azioni come quelle descritte da questi esempi, è pur sempre una gande causa di infelicità. Provoca paragoni tra sé e gli altri e causa insoddisfazione, che può portare a un desiderio intenso di ciò che gli altri hanno, come il lavoro, il denaro la casa, l’auto, la moglie, il marito e così via. La cupidigia può spingere una persona a giudicare il proprio valore dalle cose che possiede; le Scritture invece affermano chiaramente che la nostra vita e il nostro valore come esseri umani non si misurano dal tanto o dal poco che abbiamo.

L’antidoto alla cupidigia è l’accontentarsi: trovare appagamento e felicità in qualsiasi condizione ci troviamo. L’apostolo paolo scrisse:

La pietà è un mezzo di grande guadagno, quando uno è contento del proprio stato. Non abbiamo infatti portato nulla nel mondo, ed è chiaro che non possiamo portarne via nulla, ma quando abbiamo di che mangiare e di che coprirci, saremo di questo contenti. Ma coloro che vogliono arricchirsi cadono nella tentazione, nel laccio e in molte passioni insensate e nocive, che fanno sprofondare gli uomini nella rovina e nella distruzione. L’avidità del denaro infatti è la radice di tutti i mali e, per averlo grandemente desiderato, alcuni hanno deviato dalla fede e si sono procurati molti dolori. Ma tu, o uomo di Dio, fuggi queste cose e procaccia la giustizia, la pietà, la fede, l’amore, la pazienza e la mansuetudine. Combatti il buon combattimento della fede, afferra la vita eterna, alla quale sei stato chiamato e per cui hai fatto la buona confessione di fede davanti a molti testimoni.11

Come lui stesso disse, l’apostolo Paolo aveva sperimentato sia l’abbondanza che il bisogno finanziario.

Ho imparato a essere contento nello stato in cui mi trovo. So essere abbassato, come anche vivere nell’abbondanza; in tutto e per tutto ho imparato ad essere sazio e ad aver fame, ad abbondare e a soffrire penuria. Io posso ogni cosa in Cristo che mi fortifica.12

Essere contenti vuol dire che ringraziamo il Signore per ciò che abbiamo invece di lamentarci per quello che ci manca. Come fece l’apostolo Paolo, è importante imparare a essere contenti in qualsiasi situazione ci troviamo. Essere contenti della situazione presente, comunque, non significa che non possiamo fare dei passi per migliorarla.

Non è moralmente sbagliato sentirsi motivati dal successo di altri a mettersi in azione per migliorare la propria vita. Spesso siamo ispirati dai risultati degli altri e questo ci aiuta a capire che anche noi possiamo fare progressi e raggiungere obiettivi meritori in qualche aspetto della nostra vita. Una simile motivazione non è cupidigia, perché non c’è il desiderio di sottrare a un altro ciò che gli appartiene; piuttosto, siamo motivati dal suo esempio a raggiungere obiettivi legittimi e in qualche modo migliorarci.

Il modo per combattere la cupidigia è avere fiducia che Dio supplirà ai nostri bisogni e avere fede nelle sue promesse. Le Scritture c’insegnano che si prenderà cura di noi — e le nostre esperienze confermano la sua promessa.

La vostra condotta non sia dominata dall’amore del denaro; siate contenti delle cose che avete; perché Dio stesso ha detto: «Io non ti lascerò e non ti abbandonerò».13

A noi cristiani Gesù chiede di non essere in ansia, dicendo: “Che mangeremo? Che berremo? Di che ci vestiremo?” Perché sono i pagani che ricercano tutte queste cose; ma il Padre vostro celeste sa che avete bisogno di tutte queste cose. Cercate prima il regno e la giustizia di Dio, e tutte queste cose vi saranno date in più. Non siate dunque in ansia per il domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. Basta a ciascun giorno il suo affanno.14

L’avidità in fondo ha a che fare con il nostro rapporto con Dio. Crediamo che ci ama, si prende cura di noi e ha a cuore i nostri interessi? Se è così, siamo disposti ad accettare quello che ci ha o non ci ha fornito e a esserne contenti e grati?

 

Come cristiani è importante ricordarci che Gesù rinunciò a tutto per donarci la salvezza.

Voi conoscete infatti la grazia del Signor nostro Gesù Cristo il quale, essendo ricco, si è fatto povero per voi, affinché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà.15

Gesù non lasciò che la sua posizione in cielo gli impedisse di sacrificare tutto per redimerci. Allo stesso modo, ognuno di noi dovrebbe seguire il suo esempio esprimendo la propria gratitudine a Dio per come supplisce a ogni nostro bisogno e dimostrandosi generoso nei confronti degli altri.


Nota

Se non altrimenti indicato, tutte le citazioni bibliche sono tratte da: La Nuova Diodati, © Edizioni La Buona Novella, Bari. Tutti i diritti riservati.


1 John Frame, The Doctrine of the Christian Life (Phillipsburg: P&R Publishing), 2008.

2 https://www.grandidizionari.it/Dizionario_Italiano/parola/c/concupire.aspx

3 Esodo 20,17 NR.

4 Deuteronomio 5,21 NR.

5 Marco 7,20–23 NR.

6 Luca 12,15.

7 Romani 1,28–29.

8 Colossesi 3,5.

9 Giosuè 7,20–21.

10 2 Samuele 11,1–27.

11 1 Timoteo 6,6–12.

12 Filippesi 4,11–13.

13 Ebrei 13,5 NR.

14 Matteo 6,31–34 NR.

15 2 Corinzi 8,9.

Pubblicato originariamente in inglese il 1°dicembre 2020.