Vivere il cristianesimo: I Dieci Comandamenti (divorzio e nuove nozze)

Aprile 6, 2021

di Peter Amsterdam

[Living Christianity: The Ten Commandments (Divorce and Remarriage)]

Troviamo il fondamento biblico del matrimonio nel primo capitolo della Genesi, dove leggiamo che

Dio creò l’uomo a sua immagine; lo creò a immagine di Dio; li creò maschio e femmina. Dio li benedisse; e Dio disse loro: «Siate fecondi e moltiplicatevi; riempite la terra, rendetevela soggetta, dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e sopra ogni animale che si muove sulla terra».1 Nel secondo capitolo Dio affermò:

Perciò l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e saranno una sola carne.2

La visione biblica del matrimonio è che quando un uomo e una donna si uniscono in matrimonio promettono che l’unione sarà un impegno per la vita, “finché morte non ci separi”. Perciò solo la morte di uno degli sposi mette fine al matrimonio. Il fatto che l’apostolo Paolo abbia scritto che le vedove potevano risposarsi3 dimostra che l’impegno matrimoniale era valido solo fino alla morte del loro marito.

Anche se il matrimonio è inteso come un’unione indistruttibile tra marito e moglie finché sono entrambi in vita, tutti i matrimoni, purtroppo, compresi quelli cristiani, non si rivelano essere così.

Nel Vecchio Testamento i pochi versetti che parlano del divorzio non affermano chiaramente la sua base legittima, né offre particolari specifici per la sua giustificazione morale. Indicano, comunque, che i divorzi avvenivano e che, anche se Dio non comandava il divorzio in nessuna circostanza specifica, lo tollerava e in qualche misura lo regolava. Per esempio:

Non sposeranno una prostituta, né una donna disonorata; non sposeranno una donna ripudiata da suo marito, perché sono santi per il loro Dio.4

Questo indica che chi non era un sacerdote poteva sposare una donna ripudiata, o divorziata. Altri versetti del Vecchio Testamento che si riferiscono al divorzio sono:

Il voto di una vedova o di una donna ripudiata, qualunque sia l’impegno che ha assunto, rimarrà valido.5

Se un uomo trova una fanciulla vergine che non sia fidanzata, la prende e si corica con lei, e sono sorpresi in flagrante, l’uomo che si è coricato con lei darà al padre della fanciulla cinquanta sicli d’argento, ed ella sarà sua moglie, perché l’ha disonorata e non potrà mandarla via finché egli vive.6

Quando uno prende una donna e la sposa, se poi avviene che essa non gli è più gradita perché ha trovato in lei qualcosa di vergognoso, scriva per lei un libello di ripudio, glielo dia in mano e la mandi via da casa sua; se ella esce da casa sua e va e diviene moglie di un altro uomo, se quest’ultimo marito la prende in odio, scrive per lei un libello di ripudio, glielo dà in mano e la manda via da casa sua, o se quest’ultimo marito che l’aveva presa in moglie viene a morire, il primo marito che l’aveva mandata via non potrà riprenderla in moglie, dopo che è stata contaminata perché questo è un abominio agli occhi dell’Eterno; e tu non macchierai di peccato il paese che l’Eterno, il tuo DIO, ti dà in eredità.7

Anche se questi versetti dimostrano che in alcuni casi nel Vecchio Testamento il divorzio era consentito, non danno particolari specifici sui casi in cui è moralmente giustificato.

Nel Nuovo Testamento, Gesù parlò due volte del divorzio nel Vangelo di Matteo e una volta in quello di Marco e Luca. Qui ci concentreremo sul Vangelo di Matteo, perché offre un parallelo con ciò che dice il Vangelo di Marco, con alcuni punti aggiuntivi, mentre quello di Luca ne parla solo in un versetto.

Nel Vangelo di Matteo leggiamo:

Dei farisei gli si avvicinarono per metterlo alla prova, dicendo: «È lecito mandare via la propria moglie per un motivo qualsiasi?» Ed egli rispose loro: «Non avete letto che il Creatore, da principio, li creò maschio e femmina e che disse: “Perciò l’uomo lascerà il padre e la madre, e si unirà con sua moglie, e i due saranno una sola carne”? Così non sono più due, ma una sola carne; quello dunque che Dio ha unito, l’uomo non lo separi». Essi gli dissero: «Perché dunque Mosè comandò di scriverle un atto di ripudio e di mandarla via?» Gesù disse loro: «Fu per la durezza dei vostri cuori che Mosè vi permise di mandare via le vostre mogli; ma da principio non era così. Ma io vi dico che chiunque manda via sua moglie, quando non sia per motivo di fornicazione, e ne sposa un’altra, commette adulterio».8

In risposta alla domanda dei farisei sul divorzio, Gesù citò dal libro della Genesi, che l’uomo e la donna diventano “una sola carne” e che, dato che è Dio che li ha uniti, non devono separarsi, tranne se uno dei due commette adulterio. La posizione di Gesù contraddiceva i punti di vista insegnanti da alcune scuole rabbiniche, cioè che un uomo poteva divorziare da sua moglie anche se rovinava una pietanza, […] anche se trovava una donna più bella di lei.9

Il modo in cui Gesù vedeva il divorzio e il risposarsi era diverso da quello del Vecchio Testamento, perché permetteva di risposarsi dopo il divorzio se questo era avvenuto per fornicazione, cioè adulterio. In questo caso alla persona innocente era moralmente concesso di risposarsi. Gesù suggeriva che un divorzio fatto per qualsiasi altro motivo diverso dall’adulterio non era lecito e quindi non poteva sciogliere il matrimonio. Questo significa che chi ha divorziato erroneamente dal proprio coniuge non ha ottenuto un divorzio lecito ed è ancora sposato, o sposata, a quella persona. Di conseguenza, se sposano qualcun altro, entrambi commettono adulterio.

Affermando che chi divorzia da sua moglie — tranne che per fornicazione — e sposa un’altra donna commette peccato, Gesù sottintendeva che divorzio e nuove nozze sono consentite in caso d’immoralità sessuale. In altre parole, se una persona sposata divorzia dal coniuge perché questi è colpevole d’infedeltà, è libera di sposarsi. Gesù non disse che in una situazione in cui c’è stato adulterio, la coppia deve divorziare; solo che è una ragione moralmente legittima per il divorzio. In molti casi, riconciliazione e perdono permettono alle ferite di guarire e al matrimonio di restare intatto.

Dicendo che il divorzio in caso di adulterio è permesso, Gesù ruppe con la legge del Vecchio Testamento che affermava che la pena per l’adulterio era la morte.

Se uno commette adulterio con la moglie di un altro, se commette adulterio con la moglie del suo prossimo, l’adultero e l’adultera dovranno essere messi a morte.10

Se un uomo viene trovato coricato con una donna maritata, moriranno entrambi: l’uomo che si è coricato con la donna e la donna. Così estirperai il male di mezzo a Israele.11

Anche se Gesù limitò all’adulterio il motivo per un divorzio legittimo, l’apostolo Paolo ne aggiunse un secondo:

Agli sposati invece ordino, non io ma il Signore, che la moglie non si separi dal marito, e qualora si separasse, rimanga senza maritarsi, o si riconcili col marito. E il marito non mandi via la moglie. Ma agli altri dico io, non il Signore: se un fratello ha una moglie non credente, e questa acconsente di abitare con lui, non la mandi via. Anche la donna che ha un marito non credente, se questi acconsente di abitare con lei, non lo mandi via, perché il marito non credente è santificato nella moglie, e la moglie non credente è santificata nel marito, altrimenti i vostri figli sarebbero immondi; ora invece sono santi. Se il non credente si separa, si separi pure; in tal caso il fratello o la sorella non sono più obbligati; ma Dio ci ha chiamati alla pace.12

Quando Paolo aggiunse quelle specificazioni (non io ma il Signore) e in seguito (io, non il Signore), faceva una distinzione tra gli insegnamenti specifici di Gesù sul matrimonio e altri punti su cui Gesù non aveva lasciato insegnamenti specifici. Paolo si trovava di fronte una situazione che Gesù non aveva affrontato: una cristiana che aveva sposato un non cristiano. In Israele, gli ebrei sposavano solo altri ebrei, quindi non c’erano differenze religiose tra gli sposi. A Corinto, invece, c’erano matrimoni tra cristiani e non cristiani. Paolo affermò che in casi simili dovevano restare sposati, se il coniuge non cristiano era disposto a farlo. Poi continuò dicendo che se il coniuge non credente si separava — o per abbandono o per divorzio — era sottinteso che il coniuge cristiano era libero di sposare un’altra persona.

Dagli insegnamenti combinati di Gesù e di Paolo, il cristianesimo protestante in genere concorda che l’adulterio o l’abbandono, se non esistono possibilità di riconciliazione, sono motivi legittimi per il divorzio e consentono al coniuge innocente di risposarsi. Alcuni studiosi di etica cristiana, comunque, discutono sul fatto che ci possano essere altri motivi legittimi per divorziare e risposarsi.

Molti di questi studiosi interpretano quei versetti nel senso che ripetutica si di violenza fisica offrono motivi legittimi per il divorzio. Ci sono quattro motivi: (1) la persona violenta si è “separata” dal matrimonio — non lasciando fisicamente la casa, ma separandosi razionalmente, quindi il divorzio è consentito secondo l’insegnamento di Paolo indicato sopra; (2) anche se la violenza non è fornicazione nel senso di adulterio (la sua definizione comune), è un altro tipo di condotta immorale che distrugge anch’esso il patto matrimoniale che è essenziale in un matrimonio; (3) specificando due condizioni che danneggiano così profondamente il matrimonio da permettere il divorzio, Gesù e Paolo suggeriscono che potrebbero esserci altre condizioni (come violenze fisiche ripetute) che danneggiano un matrimonio al punto di giustificare il divorzio anche in quei casi; e (4) la violenza fisica è una violazione così grave della responsabilità di un coniuge di proteggere e custodire l’altro, che infrange il patto matrimoniale.13

Altri studiosi concordano che in caso di abusi fisici sia necessario agire per evitare ulteriori sofferenze al coniuge maltrattato, anche con l’intervento della polizia, un’ingiunzione del tribunale o l’intervento di membri della chiesa o della famiglia, o di amici. Concordano che la separazione permanente è una soluzione per chi si trova in una situazione simile, ma credono che divorziare per questi motivi non sia in linea con le Scritture, perché esula dai motivi per il divorzio presentati da Gesù e dall’apostolo Paolo.

Nonostante le differenze, entrambi gli approcci affermano che la violenza nel matrimonio è inescusabile e che un coniuge non è tenuto a continuare a soffrire in un ambiente di violenza domestica. Che il risultato finale sia il divorzio o una separazione permanente — a seconda dell’approccio etico che uno adotta — l’idea è che la violenza coniugale è una causa legittima per una simile separazione.

Alla luce degli insegnamenti di Gesù e di Paolo, qual è la posizione di una persona che ha divorziato e si è risposato per motivi diversi da quelli espressamente consentiti nel Nuovo Testamento? Il teologo Wayne Grudem ha scritto:

Quando Gesù dice “e ne sposa un’altra” […] suggerisce che il secondo matrimonio sia un matrimonio vero. […] Quindi, una volta che il secondo matrimonio è avvenuto, spezzarlo sarebbe un altro peccato, perché distruggerebbe un altro matrimonio. Ciò significa che il secondo matrimonio non andrebbe visto come se l’uomo e la donna vivessero in un continuo adulterio, perché adesso sono sposati tra di loro, non ad altri. Sì, Gesù insegna che il matrimonio è cominciato con un adulterio, ma le sue parole indicano anche che queste due persone ora sono sposate. In questo caso è responsabilità dell’uomo e della donna chiedere perdono a Dio per il precedente peccato, oltre alla sua benedizione sul matrimonio presente. Poi dovrebbero far sì che il loro matrimonio sia buono e duraturo.14

L’intenzione divina per il matrimonio è che sia tra un uomo e una donna e che continui finché entrambi sono in vita. Alla luce della natura peccatrice dell’uomo, Dio permette il divorzio (e a volte nuove nozze) in certe circostanze. Comunque l’ideale è che le coppie appianino le loro divergenze, chiedano consigli matrimoniali, se necessario, e facciano il possibile per mantenere la loro unione forte e sana.


Nota

Se non altrimenti indicato, tutte le citazioni bibliche sono tratte da: La Nuova Diodati, © Edizioni La Buona Novella, Bari. Tutti i diritti riservati.


1 Genesi 1,27–8 NR.

2 Genesi 2,24.

3 1 Corinzi 7,8–9.

4 Levitico 21,7 NR.

5 Numeri 30,9 NR.

6 Deuteronomio 22,28–29.

7 Deuteronomio 24,1–4.

8 Matteo 19,3–9.

9 Mishna, Gittin 9,10.

10 Levitico 20,10 NR.

11 Deuteronomio 22,22.

12 1 Corinzi 7,10–15.

13 Wayne Grudem, Christian Ethics (Wheaton: Crossway, 2018), 815.

14 Grudem, Christian Ethics, 823–824.


Pubblicato originariamente in inglese il 10 dicembre 2019.