1 Tessalonicesi: capitolo 4 (parte 1)

Agosto 22, 2023

di Peter Amsterdam

[1 Thessalonians: Chapter 4 (Part 1)]

Nel quarto capitolo della sua prima lettera ai Corinzi, Paolo inizia la prima frase con le parole “per il resto, dunque” – indicazione che sta passando a un altro argomento.

Per il resto dunque, fratelli, vi preghiamo ed esortiamo nel Signore Gesù che, come avete ricevuto da noi in quale modo vi conviene camminare per piacere a Dio, abbondiate molto più in questo. Voi conoscete infatti quali comandamenti vi abbiamo dato da parte del Signore Gesù.1

Paolo si indirizzava ai credenti Tessalonicesi, che chiamò fratelli (il termine greco usato è adelphoi). Alcune traduzioni usano fratelli e sorelle.

Usò la frase vi preghiamo ed esortiamo. È una frase che spesso viene usata per fare una richiesta; comunque quando è usata in esortazioni come questa, il significato è più forte; una traduzione più accurata potrebbe essere “imploriamo” o “supplichiamo”. La forma con cui Paolo si indirizzò ai Tessalonicesi non era particolarmente familiare o personale, ma piuttosto diplomatica, con l’aggiunta di note personali. Fa notare che l’autorità dietro ai suoi insegnamenti gli veniva da parte del Signore Gesù. In questo capitolo e in quelli successivi di questa epistola, l’autorità divina di Gesù è presentata come fondamento degli insegnamenti di Paolo.

Paolo esortò i Tessalonicesi a fare continui progressi nella loro crescita spirituale. Avevano già messo in pratica alcuni aspetti delle istruzioni che avevano ricevuto da Paolo e dai suoi compagni e adesso Paolo li esortava a fare ulteriori progressi, che abbondiate molto più in questo. Il messaggio che Paolo aveva dato loro era l’invito di Dio a salvarsi (2,13), ma includeva anche l’insegnamento che doveva essere una guida per la loro condotta morale. Dovevano continuare a camminare per piacere a Dio, come stavano già facendo, ma molto più.

Paolo ricordò ai credenti tessalonicesi quali comandamenti vi abbiamo dato da parte del Signore Gesù (v. 2). Nella prima parte di questa lettera, Paolo aveva esortato i Tessalonicesi a ricordare ciò che sapevano già (2,5.11; 3,4; 4,2.4) e a metterlo in pratica. Le istruzioni che avevano ricevuto non erano solo dei vari punti guida; erano “comandamenti” o “ordini”. Avendo accettato gli insegnamenti di Paolo come la parola di Dio,2 i Tessalonicesi erano obbligati a osservarli. Sapevano che le istruzioni che aveva dato erano da parte del Signore Gesù.

A questo punto della lettera, Paolo era concentrato sull’etica sessuale dei credenti tessalonicesi e sulle istruzioni che stava dando loro.

Perché questa è la volontà di Dio: che vi santifichiate, che vi asteniate dalla fornicazione, che ciascuno di voi sappia possedere il proprio corpo in santità e onore, senza abbandonarsi a passioni disordinate come fanno gli stranieri che non conoscono Dio; che nessuno opprima il fratello né lo sfrutti negli affari; perché il Signore è un vendicatore in tutte queste cose, come già vi abbiamo detto e dichiarato prima. Infatti Dio ci ha chiamati non a impurità, ma a santificazione.3

Paolo cominciò col dire che la santificazione dei credenti era volontà di Dio. In vari punti del Nuovo Testamento, “volontà di Dio” voleva dire il piano morale che andava messo in pratica. Fare la sua volontà era in contrasto con l’avere passioni disordinate, come i gentili che non conoscono Dio. La volontà morale di Dio per i credenti era stata indicata da Paolo negli insegnamenti che i Tessalonicesi avevano ricevuto da lui. Come cristiani di oggi, anche noi abbiamo la stessa scelta morale tra il seguire il piano morale di Dio o soccombere alla cultura popolare dei nostri giorni.

Paolo puntualizzò che i credenti dovrebbero essere santificati, essendo questa una parte importante del piano divino. Anche l’apostolo Pietro espresse lo stesso punto quando scrisse:

Come colui che vi ha chiamati è santo, voi pure siate santi in tutta la vostra condotta, poiché sta scritto: «Siate santi, perché io sono santo».4

La santificazione dei credenti tessalonicesi è la preoccupazione principale di Paolo, come vediamo nelle frasi questa è la volontà di Dio: che vi santifichiate (4:3); che ciascuno di voi sappia possedere il proprio corpo in santità (4,4); e Dio ci ha chiamati non a impurità, ma a santificazione (4,7).

Le istruzioni di Paolo ai Tessalonicesi riprendono il decreto del consiglio di Gerusalemme, quando Giacomo disse: Io ritengo che non si dia molestia a quelli che tra i gentili si convertono a Dio, ma che si scriva loro di astenersi dalle contaminazioni degli idoli, dalla fornicazione.5 I credenti dovevano evitare la fornicazione, o immoralità sessuale, che indicava qualsiasi tipo di rapporto sessuale fuori dal matrimonio eterosessuale, che si trattasse di fornicazione, adulterio, omosessualità, incesto, prostituzione o bestialità.6 Nel versetto 4, Paolo afferma che ogni credente doveva possedere il suo vaso in santità ed onore. Per farlo, dovevano astenersi dalla fornicazione.

Con passioni disordinate, Paolo si riferiva alla promiscuità e alla mancanza di freni dei Tessalonicesi non credenti. Paolo si riferì a questa lascivia anche in altri punti delle sue opere.

Perciò Dio li ha abbandonati all’impurità nelle concupiscenze dei loro cuori, sì da vituperare i loro corpi tra loro stessi.7

Fate dunque morire ciò che in voi è terreno: fornicazione, impurità, passioni, desideri cattivi e cupidigia che è idolatria.8

Cristiani da poco tempo, avevano abbandonato l’idolatria grazie alla fede in Gesù e dovevano dimostrare la loro nuova fede e la loro nuova comunità con un cambiamento nel loro stile di vita. Non dovevano più emulare la condotta sessuale dei loro contemporanei.

Nei versetti da 3 a 5, Paolo aveva trattato il problema generale della “fornicazione”; nel versetto 6 parla della questione specifica che lo aveva spinto a scrivere questa sezione della lettera. Alcuni membri della chiesa tessalonicese commettevano adulterio all’interno della comunità dei credenti. Paolo ordina che nessuno offenda e inganni in questa materia il proprio fratello, perché il Signore è vindice di tutte queste cose, come già vi abbiamo detto e attestato.9

Gli eccessi sessuali erano comuni nella società greca, compreso l’adulterio da parte di uomini sposati. I credenti non dovevano “ingannare” o peccare contro altri fedeli avendo rapporti sessuali con il loro coniuge. Paolo ricordò ai Tessalonicesi che non era la prima volta che parlava di questo argomento. I membri della chiesa di Tessalonica non potevano rivendicare la propria ignoranza, perché erano già stati ammoniti riguardo alla questione.

Il Signore è il vendicatore di tutte queste cose, come vi abbiamo già detto e attestato prima.10

Dopo aver scritto delle conseguenze negative di un giudizio per immoralità sessuale, Paolo ricorda ai Tessalonicesi i vantaggi del non indulgere nell’adulterio e in altri peccati sessuali.

Dio infatti non ci ha chiamati all’impurità, ma alla santificazione.11

L’impurità è l’opposto di purezza o santificazione. Può significare un’impurità cerimoniale o morale. A seconda del contesto. In questo caso, il contesto è l’impurità sessuale. Paolo scrive contro l’impurità sessuale anche in altri punti delle sue opere.

Come si addice ai santi, né fornicazione, né alcuna impurità, né avarizia, sia neppure nominata tra di voi.12

Invece dell’impurità sessuale che praticavano in precedenza, ora i Tessalonicesi dovevano perseguire la santità nella loro vita. Paolo ripete questo concetto più tardi in questa stessa epistola, scrivendo:

Ora il Dio della pace vi santifichi egli stesso completamente; e l’intero vostro spirito, anima e corpo siano conservati irreprensibili per la venuta del Signor nostro Gesù Cristo.13

Dio li aveva chiamati al suo servizio e, come credenti, dovevano adattare la loro condotta alla sua chiamata.

Perciò chi disprezza queste norme non disprezza un uomo, ma Dio stesso, che vi dona il suo Santo Spirito.14

Paolo dichiara fermamente che il suo insegnamento sulla sessualità viene da Dio ed esprime la volontà divina. Afferma che, se qualcuno ignorasse questo messaggio o lo considerasse privo di importanza, non respingerebbe solo Paolo e i suoi insegnamenti, ma Dio stesso. Può darsi che alcuni tra i credenti tessalonicesi mettessero in dubbio l’autorità di Paolo e quindi questionassero alcuni dei suoi insegnamenti. Forse alcuni facevano una distinzione tra il suo insegnamento del vangelo, che consideravano divino, e il suo insegnamento morale sulla sessualità, che respingevano perché proveniente da un uomo. Paolo, comunque, ricordò a quelli che sceglievano cosa scegliere e cosa rifiutare che così facendo disprezzavano Dio stesso, che vi dona il suo Santo Spirito.

Con questo siamo alla fine del primo argomento di cui Paolo si occupa nel quarto capitolo. Nel resto del capitolo Paolo passa a un altro argomento, che vedremo nel prossimo articolo.

(Continua.)


Nota

Se non altrimenti indicato, tutte le citazioni bibliche sono tratte da: La Nuova Diodati, © Edizioni La Buona Novella, Bari. Tutti i diritti riservati.


1 1 Tessalonicesi 4,1–2.

2 1 Tessalonicesi 2,13.

3 1 Tessalonicesi 4,3–6 NR.

4 1 Pietro 1,15–16.

5 Atti 15,19–20.

6 Gene L. Green, The Letters to the Thessalonians (Grand Rapids: William B. Eerdmans Publishing Company, 2002), 190.

7 Romani 1,24.

8 Colossesi 3,5 NR.

9 1 Tessalonicesi 4,6 CEI

10 1 Tessalonicesi 4,6.

11 1 Tessalonicesi 4,7.

12 Efesini 5,3 NR.

13 1 Tessalonicesi 5,23.

14 1 Tessalonicesi 4,8 CEI.


Pubblicato originariamente in inglese il 28 febbraio 2023.