2 Tessalonicesi: capitolo 3 (parte 1)
Dicembre 26, 2023
di Peter Amsterdam
2 Tessalonicesi: capitolo 3 (parte 1)
[2 Thessalonians: Chapter 3 (Part 1)]
Questo terzo capitolo di 2 Tessalonicesi è il capitolo finale delle epistole di Paolo ai credenti di Tessalonica.
Del resto, fratelli, pregate per noi, affinché la parola del Signore possa spandersi rapidamente e sia glorificata, come lo è fra voi, e affinché siamo liberati dagli uomini perversi e malvagi, perché non tutti hanno la fede.1
Paolo inizia con le parole per il resto per indicare che sta passando a una sezione nuova della lettera e, in questo caso, arrivando alla sua conclusione. Come fece nella sua prima lettera ai Tessalonicesi, chiede ai credenti di pregare per lui e i suoi compagni.2 La sua richiesta di preghiera segue la sua stessa preghiera per i Tessalonicesi nei due versetti precedenti:
Ora, il Signor nostro Gesù Cristo stesso e Dio nostro Padre, che ci ha amati e ci ha dato per grazia una consolazione eterna e una buona speranza, consoli i vostri cuori e vi confermi in ogni buona parola ed opera.3
La sua prima richiesta di preghiera era che la Parola di Dio si diffondesse rapidamente. La parola del Signore si riferisce al vangelo predicato da Paolo e dai suoi compagni.4 Questa richiesta che la parola si diffonda fa eco a Salmi 147,15: Invia sulla terra il suo comando, la sua parola corre velocissima. Paolo usò “correre la gara” come metafora per la missione di diffondere il messaggio di Cristo.
Non sapete voi che quelli che corrono nello stadio, corrono bensì tutti, ma uno solo ne conquista il premio? Correte in modo da conquistarlo. Ora, chiunque compete nelle gare si autocontrolla in ogni cosa; e quei tali fanno ciò per ricevere una corona corruttibile, ma noi dobbiamo farlo per riceverne una incorruttibile. Io dunque corro, ma non in modo incerto; così combatto, ma non come battendo l’aria.5
La seconda richiesta è che la parola del Signore sia glorificata, come lo è fra voi. Probabilmente Paolo aveva in mente come il vangelo era stato recentemente accettato e onorato in varie città dell’impero. Il libro degli Atti ci dice che la parola del Signore si diffondeva per tutto il paese.6 La combinazione di spandersi “rapidamente” ed essere glorificata indica che Paolo vedeva la Parola di Dio come un corridore che partecipava a una gara, vinceva il premio e quindi riceveva degli onori.
Paolo prosegue chiedendo ai Tessalonicesi di pregare per la sicurezza del suo gruppo, affinché siamo liberati dagli uomini perversi e malvagi.7 Altre volte aveva chiesto ai credenti di pregare che fosse liberato dai suoi oppositori.8 Paolo e i suoi compagni sapevano che Dio era la loro unica speranza, vista la forte opposizione al loro messaggio. Gli uomini a causa dei quali avevano bisogno della protezione divina sono chiamati perversi e malvagi. Perversi indica l’opposto di “buono” o “caritatevole” e significa che erano cattivi e amorali. Il secondo aggettivo, malvagi, è quasi un sinonimo del primo. Queste due parole indicano un grande livello di aggressività da parte di queste persone. Paolo e i suoi compagni furono oggetto dell’antagonismo sia dei loro oppositori ebrei che dei persecutori gentili.
L’opposizione sperimentata da Paolo e dai suoi compagni era dovuta al rifiuto del vangelo: perché non tutti hanno la fede. Qui, la fede si riferisce probabilmente al messaggio del vangelo; in precedenza, quelli che avevano respinto il messaggio erano stati descritti da Paolo come quelli che non hanno creduto alla verità, ma si sono compiaciuti nella malvagità.9
Ma il Signore è fedele, ed egli vi fortificherà e vi custodirà dal maligno.10
Dopo aver chiesto alla chiesa tessalonicese di pregare per lui e i suoi compagni, Paolo rivolge nuovamente la sua attenzione ai credenti tessalonicesi, che subivano persecuzione per mano degli infedeli. Paolo rammentò loro che il Signore è fedele. La fedeltà divina è collegata alla protezione dei Tessalonicesi nelle loro sofferenze. In questo versetto, il Signore è visto come un protettore/patrono nella sua fedeltà ai credenti che soffrono persecuzione. Altre traduzioni di questo versetto dicono che il Signore vi confermerà e vi proteggerà (CEI) o vi renderà saldi e vi guarderà (NR). Dio li avrebbe mantenuti saldi in mezzo alle loro prove.
I verbi custodire, guardare e proteggere indicano che Dio protegge il suo popolo. Anche se la chiesa tessalonicese non aveva potere nella società, il Signore era con lei, quindi non era priva di difese e il maligno non era in grado di trionfare sopra di lei.
A vostro riguardo noi confidiamo nel Signore, che già fate e continuerete a fare le cose che vi ordiniamo.11
Dopo aver dimostrato la sua fiducia che Dio avrebbe fortificato i Tessalonicesi durante la loro persecuzione (v. 3), Paolo confidò nel Signore che i credenti tessalonicesi avrebbero continuato a ubbidire alle istruzioni morali che aveva dato loro. Nonostante i problemi affrontati dalla chiesa – ostilità e persecuzione12 e il rifiuto da parte di alcuni credenti dell’insegnamento di Paolo riguardante il lavoro (che vedremo nei prossimi versetti) – i credenti continuarono a seguire il modo di vivere cristiano.
Il Signore diriga i vostri cuori all’amore di Dio e alla perseveranza di Cristo.13
Ora Paolo presenta la sua seconda preghiera, sotto forma di un desiderio, prima di passare al suo insegnamento sul lavoro. La preghiera chiede a Gesù di dirigere i loro cuori. Come abbiamo visto prima in 2 Tessalonicesi 2,17 e in 1 Tessalonicesi 3,13, il cuore è il centro della vita dei credenti: il Signore guida i loro cuori, così che il suo proposito viene realizzato attraverso di loro.
La richiesta di Paolo è che il Signore guidi i credenti tessalonicesi in modo che dimostrino amore e perseveranza, imitando le virtù di Dio Padre, che li ama, e di Gesù, che patì per loro. L’invito è ad “agire come agisce Dio”.
Ora, fratelli, vi ordiniamo nel nome del Signor nostro Gesù Cristo, che vi ritiriate da ogni fratello che cammina disordinatamente e non secondo l’insegnamento che avete ricevuto da noi.14
Usando la parola “fratelli” all’inizio di questo versetto, Paolo indica l’inizio di un argomento diverso. A questo punto, le istruzioni di Paolo non sono un suggerimento che la chiesa poteva scegliere di seguire o no, ma un ordine. In questo capitolo lui ripete lo stesso stile di ordine altre due volte.15 L’autorità dietro a questo ordine non viene da Paolo, ma si basa sul nome del Signor nostro Gesù Cristo. Nella sua prima lettera ai Tessalonicesi, Paolo non ebbe bisogno di sottolineare di avere l’appoggio del Signore nelle cose che insegnava; ora, però, ritiene importante dare risalto a quel punto. Ciò che diceva era ufficiale e si aspettava che la comunità tessalonicese ubbidisse.
Paolo chiarisce alla chiesa come rispondere agli indisciplinati, i credenti che camminavano disordinatamente. Anche nella sua prima lettera alla chiesa si era rivolto ai credenti che si comportavamo in maniera disordinata: vi esortiamo ad ammonire i disordinati.16 Qui, la parola disordinati non significa “che fanno disordine”, ma identifica persone indisciplinate che non seguivano le regole della comunità. La regola che ignoravano riguardava il lavoro. Paolo specifica che quelli che camminavano disordinatamente e non secondo l’insegnamento erano disubbidienti. Avevano ricevuto le istruzioni di Paolo riguardanti il lavoro e avevano visto che lui e i suoi compagni lavoravano, ma non avevano dato ascolto.
Paolo istruì la chiesa a tenersi lontano da chi rifiutava di lavorare. In seguito, in questo capitolo, dice ai credenti di non trattarlo come un nemico o un estraneo alla chiesa, ma che avrebbero dovuto “ammonirlo come un fratello”.17 Poteva continuare a far parte della chiesa, ma doveva essere sottoposto a correzione e disciplina da parte della comunità. Avevano udito più di una volta gli insegnamenti di Paolo e avevano scelto di disubbidire; questo richiedeva misure più forti.
La separazione sociale era il modo in cui la prima chiesa correggeva i membri che non osservavano gli insegnamenti morali della fede. Per esempio, in Romani Paolo scrisse: Or io vi esorto, fratelli, a guardarvi da quelli che fomentano le divisioni e gli scandali contro la dottrina che avete appreso, e ritiratevi da loro.18
Voi stessi infatti sapete in qual modo dovete imitarci, perché non ci siamo comportati disordinatamente fra di voi, e non abbiamo mangiato gratuitamente il pane di alcuno, ma abbiamo lavorato con fatica e travaglio giorno e notte, per non essere di peso ad alcuno di voi.19
In questi versetti, Paolo ricorda alla chiesa di Tessalonica l’esempio che lui e il suo gruppo avevano dato riguardo alla responsabilità dei credenti di lavorare. In precedenza, Paolo aveva parlato dei cristiani tessalonicesi come di imitatori di Cristo, delle chiese in Giudea e degli apostoli. Ora dichiara che la chiesa dovrebbe imitare la condotta sua e dei suoi compagni per quel che riguarda il lavoro. Loro lavoravano con le loro mani e non erano diventati clienti di qualche benefattore; ciò era di esempio per i nuovi credenti.
Poi proseguì a spiegare che lui e i suoi compagni non erano stati di peso per i credenti tessalonicesi e avevano pagato per il proprio cibo (il pane). Paolo e il suo gruppo si erano mantenuti con il loro lavoro e con le offerte mandate dalla chiesa di Filippi.
Or sapete anche voi, Filippesi, che all’inizio della predicazione dell’evangelo, quando partii dalla Macedonia, nessuna chiesa mi fece parte di alcuna cosa, per quanto al dare e al ricevere, se non voi soli, poiché anche a Tessalonica mi avete mandato, non solo una volta ma due, di che provvedere al mio bisogno.20
In 1 Corinzi, Paolo insegnò che ricevere un sostegno finanziario per il servizio cristiano era una pratica accettabile, anche se lui non aveva fatto uso di quel privilegio.
Non abbiamo noi il diritto di mangiare e di bere?21
O soltanto io e Barnaba non abbiamo il diritto di non lavorare?22
Se gli altri hanno tale diritto su di voi, non l’avremmo noi molto di più? Noi però non ci serviamo di questo diritto, ma sopportiamo ogni cosa per non porre alcun ostacolo all’evangelo di Cristo.23
In altri punti scrisse:
Chi viene istruito nella parola faccia parte di tutti i suoi beni a chi lo istruisce.24
Gli anziani che esercitano bene la presidenza siano reputati degni di un doppio onore, principalmente quelli che si affaticano nella parola e nell’insegnamento. La Scrittura infatti dice: «Non mettere la museruola al bue che trebbia», e ancora: «L’operaio è degno del suo salario».25
Dopo aver spiegato che si erano presi cura di se stessi senza diventare clienti dei Tessalonicesi, Paolo commentò il fatto che avevano il diritto di ricevere sostegno dalla chiesa, ma che non ne avevano fatto uso.
Non già che non ne avessimo il diritto, ma per darvi noi stessi un esempio affinché ci imitaste.26
Paolo affermò che lui e il suo gruppo si erano astenuti dall’avere dei patrocinatori, per essere un esempio che gli altri potessero seguire. Avevano dato un esempio ai membri della chiesa che erano indisciplinati e rifiutavano di lavorare.
(Continua.)
Nota
Se non altrimenti indicato, tutte le citazioni bibliche sono tratte da: La Nuova Diodati, © Edizioni La Buona Novella, Bari. Tutti i diritti riservati.
1 2 Tessalonicesi 3,1–2.
2 1 Tessalonicesi 5,25.
3 2 Tessalonicesi 2,16–17.
4 1 Tessalonicesi 1,8; 4,15.
5 1 Corinzi 9,24–26. Vedi anche Galati 2,2; Filippesi 2,16.
6 Atti 13,49.
7 2 Tessalonicesi 3,2.
8 Romani 15,31.
9 2 Tessalonicesi 2,12.
10 2 Tessalonicesi 3,3.
11 2 Tessalonicesi 3,4.
12 2 Tessalonicesi 1,4–7.
13 2 Tessalonicesi 3,5.
14 2 Tessalonicesi 3,6.
15 2 Tessalonicesi 3,10.12.
16 1 Tessalonicesi 5,14.
17 2 Tessalonicesi 3,15.
18 Romani 16,17.
19 2 Tessalonicesi 3,7–8.
20 Filippesi 4,15–16.
21 1 Corinzi 9,4.
22 1 Corinzi 9,6.
23 1 Corinzi 9,12.
24 Galati 6,6 NR.
25 1 Timoteo 5,17–18.
26 2 Tessalonicesi 3,9.
Pubblicato originariamente in inglese il 6 giugno 2023.