Al cuore di tutto: la salvezza

Marzo 31, 2013

di Peter Amsterdam

La salvezza eterna

Anche se tutti i cristiani credono che Gesù sia morto per i nostri peccati e che siamo salvati grazie al sacrificio da Lui fatto morendo sulla croce, tra le varie confessioni ci sono idee diverse sulla salvezza e sul se sia permanente o possa essere persa.

È un dato di fatto che ci sono cristiani che perdono la fede, che smettono di credere in Gesù e nella salvezza e smettono di condurre una vita cristiana. In questi casi sorge spontanea una domanda: quella persona ha perso la salvezza? Dopo essere stati salvati, è possibile perdere la salvezza?

La posizione cattolica romana sulla salvezza è molto diversa da quella protestante e non la esamineremo nei dettagli in questo articolo, anche se ricorderò in breve alcuni punti generali. (Questa non vuole essere una spiegazione completa delle dottrine cattoliche sulla salvezza.)

La Chiesa Cattolica Romana insegna che mediante il sacramento del battesimo Dio infonde nell’anima la grazia giustificante, che cancella il peccato originale e impartisce la presenza della giustizia. Questa giustificazione iniziale è rinforzata mediante gli altri sacramenti, le opere ispirate dall’amore e i meriti speciali ottenuti attraverso Maria e i santi.[1] L’idea è che quando i cattolici muoiono, se hanno commesso dei peccati veniali (minori) che non sono già stati perdonati tramite il sacramento della confessione, le loro anime andranno in purgatorio, un luogo dove saranno totalmente purificati. Una volta passati per la purificazione del purgatorio, sono giustificati da Dio. I credenti che commettono peccati mortali (gravi) senza ricevere il perdono mediante la confessione, cadono dalla grazia e perdono la loro salvezza. Nella teologia cattolica la salvezza dipende dall’ubbidienza continua e quindi può essere persa.

In questo articolo presentiamo, in termini generali, i due principali punti di vista protestanti. A parte le principali premesse di base, le dottrine delle varie confessioni presentano altre sfumature, in un senso o nell’altro, ma non è necessario occuparcene qui.

Prendiamo in esame le due posizioni generali, cominciando da quelli che credono che si possa perdere la salvezza se nella vita di un cristiano non vengono osservate certe condizioni.

Condizioni

Quelli che credono sia possibile perdere la salvezza ritengono che, una volta salvati, sia necessario osservare certi requisiti per mantenerla.  L’idea è che Dio ci abbia riconciliati con Sé e che avremo la vita eterna, se quei requisiti saranno rispettati. È quello che credono alcune denominazioni pentecostali, come le Assemblee di Dio, oltre a quelle di origine wesleyana, come i metodisti.

I requisiti hanno per lo più a che fare con il mantenimento di buone condizioni spirituali e con il condurre una vita cristiana. Anche quelli che credono che non si possa perder la salvezza, credono sia importante avere una buona vita spirituale, ma non ritengono che si possa perderla se si manca ai propri doveri di cristiano.

I requisiti, dal punto di vista di chi crede che si possa perdere la salvezza, si basano su cinque principi generali da osservare: dimora, perseveranza, sopportazione, fermezza e fedeltà. La loro posizione è che questi requisiti debbano essere rispettati per tutta la vita per mantenere la salvezza.[2] Nelle note a piè di pagina ho incluso alcuni dei versetti su cui si basa questa posizione.

Dimora

Il primo requisito è che uno deve dimorare in ciò che ha sentito sul Vangelo. Deve restare vicino alla fonte, cioè la Parola di Dio e Cristo.[3]

Perseveranza

Perseverare significa rimanere costanti, fedeli. Anche se Dio ha iniziato l’opera della salvezza, una persona deve perseverare con costanza nella fede.[4] Se si allontana dalla fede e dalla speranza riposta nel Vangelo, allora perde la salvezza.

Sopportazione

Sopportare con costanza nella fede fino al termine della nostra vita è considerato uno dei requisiti per la salvezza finale di un credente. La vita ha molti alti e bassi; l’aspettativa è che gli individui si tengano stretti alla loro fede e la vivano in mezzo alle tribolazioni della vita. Se non si è costanti nella fede fino al termine della propria vita, non si ottiene la salvezza.[5]

Fermezza

Chi non rende ferma, o sicura, la propria fede, integrandola con virtù, conoscenza, autocontrollo, costanza, devozione, affetto fraterno e amore, corre il rischio di perdere la salvezza. Crescendo spiritualmente in queste virtù, e presumibilmente in altre, conferma la propria salvezza.[6]

Fedeltà

È necessario restare fedeli fino all’ultimo. Il credente deve rimanere nella fede e nella fiducia. Se quella fede s’indebolisce e diventa incredulità, allora la salvezza e la vita eterna vanno perse, sempre che non ci siano un ravvedimento e un ritorno.[7]

Sicurezza eterna

Altri cristiani non concordano con l’idea che si possa perdere la salvezza. Secondo loro, l’opera divina nella salvezza per mezzo della morte di Gesù porta la vita eterna e i cristiani hanno la certezza di quella vita eterna proprio grazie al sacrificio di Cristo.

Tra chi crede nella sicurezza eterna, a volte chiamata anche “perseveranza dei santi”, ci sono differenze d’opinione sul motivo per cui non si possa perdere la salvezza. Tutti sono tuttavia d’accordo che non sia possibile.

Le chiese riformate (calviniste) credono che Dio abbia predestinato alcune persone alla salvezza; quindi, essendo in tal modo predestinate, non possono perderla. Anche se non credono che i cristiani predestinati possano perderla, credono che alcuni di quelli che si professano cristiani non siano veramente salvati, non siano predestinati alla salvezza; quindi chi perde la fede o volta le spalle a Dio in realtà non era mai stato salvato. Dal loro punto di vista, nessun cristiano veramente salvato può ribellarsi a Dio. Indubbiamente ci sono persone che si professano cristiane, ma non sono veramente salvate, o che hanno detto la preghiera della salvezza senza intenderla veramente e quindi non sono nate di nuovo; tuttavia non sembra del tutto impossibile che un cristiano salvato si allontani dalla fede in Gesù. La maggior parte dei cristiani conosce, o almeno ha sentito parlare di altri cristiani che hanno abbandonato la fede.

Molte chiese protestanti ed evangeliche basano la loro fede nella sicurezza eterna su alcune promesse specifiche contenute nella Bibbia, senza collegarle a una fede nella predestinazione. Le chiese riformate usano i versetti che parlano della vita eterna anche come base per la loro interpretazione e la loro credenza nella perseveranza dei santi.

Chi crede nella teoria “una volta salvati, per sempre salvati” lo fa a causa di numerosi versetti chiave che parlano molto specificamente di una salvezza permanente.

E questa è la volontà di Colui che mi ha mandato: ch’io non perda nulla di tutto quel ch’Egli m’ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. Poiché questa è la volontà del Padre mio: che chiunque contempla il Figliuolo e crede in Lui, abbia vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno.[8]

Le mie pecore ascoltano la mia voce, e io le conosco, ed esse mi seguono; e io do loro la vita eterna, e non periranno mai, e nessuno le rapirà dalla mia mano. Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti; e nessuno può rapirle di mano al Padre.[9]

Questi versetti sono senza riserve. Dicono esplicitamente che chi crede ha la vita eterna e che niente o nessuno può toglierla. Non periranno mai. Che io non perda nulla di tutto quello ch’Egli m’ha dato. Il prossimo passo rinforza questa interpretazione.

Poiché io son persuaso che né morte, né vita, né angeli, né principati, né cose presenti, né cose future, né potestà, né altezza, né profondità, né alcun’altra creatura potranno separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore.[10]

Le Scritture affermano che chi crede in Gesù ha la vita eterna.

Chi crede nel Figliuolo ha vita eterna …[11]

Poiché Iddio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figliuolo, affinché chiunque crede in Lui non perisca, ma abbia vita eterna.[12]

La vita eterna

Alcuni di quelli che credono che i cristiani possano perdere la salvezza non interpretano “eterno” come “per sempre”, ma piuttosto come un tipo di vita in relazione a Dio, che possono avere per un certo periodo e poi perdere. Comunque questo concetto non concorda con il significato della parola greca aiōnios, che è quella più utilizzata nelle Scritture per perenne, eterno. La definizione di aiōnios è: senza fine, che non cesserà mai, eterno, perenne.[13]

La vita eterna è presentata in contrasto a giudizio, condanna e separazione da Dio. Chi riceve Gesù ed è nato di nuovo, non è condannato: è stato redento dalla morte di Cristo sulla croce.

Dio infatti non ha mandato il proprio Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma affinché il mondo sia salvato per mezzo di Lui. Chi crede in Lui non è condannato …[14]

Ora dunque non vi è alcuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù.[15]

La salvezza non mette fine al peccato nella nostra vita. Come cristiani dobbiamo sempre sforzarci di superare il peccato, ma gli esseri umani hanno una natura peccatrice e di conseguenza tutti noi pecchiamo; quando succede, dobbiamo chiedere perdono a Dio.[16] Anche se i nostri peccati hanno conseguenze sulla nostra vita spirituale, perché influenzano il nostro rapporto personale con Dio, non causano la perdita della salvezza. Potremmo subire le conseguenze dei nostri peccati ed essere castigati, perché Dio, da buon genitore, cerca amorevolmente di insegnarci e addestrarci; ma non perdiamo il nostro posto come figli di Dio, adottati nella sua famiglia.

Perché il Signore corregge chi ama e flagella ogni figlio che gradisce … se rimanete senza correzione, di cui tutti hanno avuta la parte loro, allora siete dei bastardi e non dei figli … Egli ci corregge per il nostro bene affinché siamo partecipi della sua santità. Ogni correzione, infatti, sul momento, non sembra essere motivo di gioia, ma di tristezza; dopo però rende un pacifico frutto di giustizia a quelli che sono stati esercitati per mezzo suo.[17]

A tutti coloro che lo hanno ricevuto, Egli ha dato l’autorità di diventare figli di Dio.[18]

Come figli di Dio, siamo eredi della vita eterna. È l’eredità che ci è promessa mediante la salvezza.

Perciò tu non sei più servo, ma figlio; e se sei figlio, sei anche erede di Dio per mezzo di Cristo.[19]

Ma quando apparvero la bontà di Dio, nostro Salvatore, e il suo amore verso gli uomini, Egli ci ha salvati non per mezzo di opere giuste che noi avessimo fatto, ma secondo la sua misericordia, mediante il lavacro della rigenerazione e il rinnovamento dello Spirito Santo, che egli ha copiosamente sparso su di noi, per mezzo di Gesù Cristo, nostro Salvatore, affinché, giustificati per la sua grazia, fossimo fatti eredi della vita eterna, secondo la speranza che abbiamo.[20]

Essendo giustificati per fede, cioè salvati mediante il sacrificio di Gesù, siamo titolari di un’eredità incorruttibile, conservata nei cieli per noi e custodita dalla potenza di Dio.

Benedetto sia il Dio e Padre del Signor nostro Gesù Cristo, il quale nella sua grande misericordia ci ha rigenerati a una viva speranza per mezzo della risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per un’eredità incorruttibile, incontaminata e immarcescibile, conservata nei cieli per voi, che dalla potenza di Dio mediante la fede siete custoditi, per la salvezza che sarà prontamente rivelata negli ultimi tempi.[21]

Lo Spirito Santo, la garanzia

Poiché crediamo, siamo sigillati dallo Spirito Santo, che è la garanzia della nostra eredità.

In Lui anche voi, dopo aver udita la parola della verità, l’evangelo della vostra salvezza, e aver creduto, siete stati sigillati con lo Spirito Santo della promessa; il quale è la garanzia della nostra eredità, in vista della piena redenzione dell’acquistata proprietà a lode della sua gloria.[22]

Il teologo Wayne Grudem spiega in questo modo il concetto del sigillo dello Spirito Santo come garanzia della nostra eredità eterna:

La parola greca (arrabon) tradotta in questo passo con “garanzia” è un termine legale e commerciale che significa “primo pagamento, deposito, caparra, pegno” e rappresenta “un pagamento che obbliga la parte contraente a fare ulteriori pagamenti”. Quando Dio ha infuso in noi lo Spirito Santo, si è impegnato a darci tutte le altre benedizioni della vita eterna e di una grande ricompensa in cielo con Lui. Per questo Paolo può dire che lo Spirito Santo è “la garanzia della nostra eredità in vista della piena redenzione dell’acquistata proprietà”. Tutti quelli che hanno in sé lo Spirito Santo, tutti quelli che sono veramente nati di nuovo, hanno l’immutabile promessa e garanzia divina che l’eredità della vita eterna in cielo sarà certamente loro. La fedeltà di Dio ne garantisce l’adempimento.[23]

Dio ha promesso la salvezza; Gesù l’ha adempita attraverso la sua morte e risurrezione; lo Spirito Santo la garantisce. La nostra salvezza è sicura, permanente ed eterna. Una volta avutala, non possiamo perderla.

Potremmo avere delle momentanee mancanze di fede, ma queste mancanze di fede e di ubbidienza non cambiano la nostra posizione legale di eredi, di individui giustificati dal sangue di Gesù.[24] Chi è stato salvato, chi ha ricevuto Gesù ed nato di nuovo, non perde la propria salvezza.

Un versetto usato da chi crede che un cristiano possa perdere la salvezza è:

Quelli infatti che sono stati una volta illuminati, hanno gustato il dono celeste, sono stati fatti partecipi dello Spirito Santo e hanno gustato la buona parola di Dio e le potenze del mondo a venire, se cadono, è impossibile riportarli un’altra volta al ravvedimento, poiché per conto loro crocifiggono nuovamente il Figlio di Dio e lo espongono a infamia.[25]

È un passo delle Scritture molto discusso, che viene interpretato in modo diverso secondo la teologia di chi lo esamina.

Chi crede che si possa perdere la salvezza usa questo versetto per dimostrare la sua posizione. Secondo questa opinione, chi è stato illuminato, chi ha ricevuto il dono celeste ed è stato fatto partecipe dello Spirito Santo, se cade, perde la salvezza.

Dal punto di vista riformato, Wayne Grudem offre una lunga spiegazione per dimostrare che l’autore del libro degli Ebrei non parla di credenti nati di nuovo, ma di persone collegate alla prima chiesa che erano state illuminate dal Vangelo, ma non avevano accettato in pieno la fede e la salvezza. Sapevano qualcosa della Parola di Dio, avevano visto lo Spirito Santo operare in varie situazioni e avevano visto la potenza divina manifestata in altri. Erano collegati con i cristiani, con lo Spirito Santo, e ne erano stati influenzati, ma non avevano preso la decisione di credere. Erano stati “a conoscenza” delle opere dello Spirito Santo, erano stati esposti alla predicazione della Parola e avevano apprezzato molti dei suoi insegnamenti, ma nonostante tutto avevano ostinatamente rifiutato tutte queste benedizioni e avevano deciso di ribellarsi ad esse.

Secondo questo punto di vista, l’autore di Ebrei diceva che è impossibile riportare queste persone al ravvedimento, perché la loro familiarità con le cose riguardanti Dio e la loro esperienza dell’influenza dello Spirito Santo le hanno indurite alla conversione.[26] Questa interpretazione calza con la dottrina riformata che chi è veramente salvato non può smettere di credere ma persevererà fino all’ultimo perché è stato predestinato alla salvezza.

Dal punto di vista dei non-riformati, il professore battista Andrew Hudson spiega questi versetti nel contesto più ampio di ciò che il libro degli Ebrei sta insegnando. Considerato nel contesto dell’intero libro, spiega che, anche se questo versetto parla effettivamente di cristiani salvati, non dice che perdono la salvezza. Comincia con l’affermare che “quelli che sono stati una volta illuminati” significa effettivamente i cristiani salvati. Prosegue indicando che in questo contesto “se cadono” non significa che rifiutano completamente Cristo; la condanna per il cristiano che cade non è la perdita della salvezza.

Hudson spiega che il libro degli Ebrei fu scritto per degli ebrei cristiani che affrontavano una persecuzione e si trovavano nella situazione di dover confidare nell’aiuto di Dio (mediante Gesù), o rifiutarsi di confidare in Lui. Se avessero abbandonato Cristo per tornare al sistema di culto mosaico, sarebbe stato come dire che il sacrificio di Gesù non era sufficiente alla loro fede quotidiana. Prendendo quella posizione, avrebbero detto che l’opera di Cristo sulla croce era incompleta; quindi avrebbero criticato il suo ministero pubblico, “esponendolo a infamia”. In tal caso, questi cristiani avrebbero perso la benedizione divina e provato il suo castigo. Se si fossero pentiti, sarebbero stati perdonati, ma avrebbero ugualmente affrontato una punizione per mano di Dio. Il credente non poteva sfuggire alle conseguenze della sua azione peccatrice con un semplice ravvedimento. Sarebbe stato perdonato, ma avrebbe dovuto subire le ripercussioni del suo gesto.

Hudson suggerisce che questo versetto potrebbe essere parafrasato in questo modo:

I veri credenti, infatti, che sono stati una volta illuminati, hanno gustato il dono celeste, sono stati fatti partecipi dello Spirito Santo e hanno gustato la buona parola del Vangelo e le potenze del regno che verrà, e poi hanno mancato di vivere la loro vita quotidiana per fede in Cristo, non si possono riportare un’altra volta a una situazione in cui possano sfuggire al castigo temporale di Dio mediante il ravvedimento, poiché hanno dichiarato apertamente che il sacrificio di Cristo era insufficiente a mantenere la loro comunione con Dio e hanno pubblicamente disonorato ed esposto a infamia il Figlio di Dio, loro patrono.

Secondo me, la spiegazione di Hudson è l’interpretazione corretta del versetto. Indica che Ebrei 6,4-6 non parla di cristiani che perdono la salvezza e non sono più in grado di riaverla. (Per il saggio completo del Prof. Hudson, in inglese, clicca qui.)

I cristiani che hanno accettato Gesù come Salvatore e sono nati di nuovo sono salvati in modo permanente. Abbiamo ricevuto la salvezza eterna, il dono d’amore di Dio. Abbiamo la vita eterna, siamo riconciliati con Dio e vivremo per sempre — tutto perché Dio ci ama e Gesù è morto per noi, perché potessimo ricevere il dono meraviglioso della salvezza.

Probabilmente ci sarà sempre tra i cristiani un dibattito teologico su chi è salvato e chi no, o se alcuni sono predestinati e altri no, perché probabilmente i versetti su questi argomenti e la loro interpretazione genereranno sempre qualche controversia. Ricordiamo che queste cose in realtà sono nelle mani di Dio e non sta a noi giudicare. In cielo potranno benissimo esserci persone che saremo sorpresi di vedere, perché non pensavamo che fossero credenti o che avessero pregato sinceramente per la salvezza. Dobbiamo però ricordare che Dio è il vero giudice; è Lui che conosce il cuore e i motivi di ogni persona, che capisce tutto di ognuno di noi. Desidera ardentemente che tutti siano salvati. Ci ama tutti e fa liberamente dono della salvezza a tutti quelli che la vogliono ricevere.

E ho questa fiducia: che Colui che ha cominciato in voi un’opera buona, la condurrà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù.[27]


[1] Gordon R. Lewis e Bruce A. Demarest, Integrative Theology, Volume 3 (Grand Rapids: Zondervan, 1996), 175–176.

[2] Riassunti dal libro di J. Rodman Williams Renewal Theology, Systematic Theology from a Charismatic Perspective (Grand Rapids: Zondervan, 1996), 122–127.

[3] Perciò bisogna che ci atteniamo maggiormente alle cose udite, che talora non finiamo fuori strada … come scamperemo noi se trascuriamo una così grande salvezza? (Ebrei 2,1.3).

Dimori in voi quel che avete udito dal principio. Se quel che avete udito dal principio dimora in voi, anche voi dimorerete nel Figliuolo e nel Padre. E questa è la promessa ch’Egli ci ha fatta: cioè la vita eterna (1 Giovanni 2,24–25).

Se uno non dimora in me, è gettato via come il tralcio e si secca; poi questi tralci si raccolgono, si gettano nel fuoco e sono bruciati (Giovanni 15,6).

[4] E voi stessi, che un tempo eravate estranei e nemici nella mente con le vostre opere malvagie, ora vi ha riconciliati nel corpo della sua carne, mediante la morte, per farvi comparire davanti a sé santi, irreprensibili e senza colpa, se pure perseverate nella fede, essendo fondati e fermi, senza essere smossi dalla speranza dell’evangelo che voi avete udito … (Colossesi 1,21–23).

[5] Perciò io soffro ogni cosa per gli eletti, affinché anch’essi ottengano la salvezza che è in Cristo Gesù insieme alla gloria eterna. Questa parola è fedele, perché se siamo morti con Lui, con Lui pure vivremo; se perseveriamo, regneremo pure con Lui; se lo rinneghiamo, Egli pure ci rinnegherà (2 Timoteo 2,10–12).

Non gettate via dunque la vostra franchezza, alla quale è riservata una grande ricompensa. Avete infatti bisogno di perseveranza affinché, fatta la volontà di Dio, otteniate ciò che vi è stato promesso (Ebrei 10,35–36).

[6] Siamo diventati partecipi di Cristo, a condizione che riteniamo ferma sino alla fine la fiducia che avevamo al principio (Ebrei 3,14).

Perciò, fratelli, impegnatevi sempre di più a render sicura la vostra vocazione ed elezione; perché, così facendo, non inciamperete mai. In questo modo infatti vi sarà ampiamente concesso l’ingresso nel regno eterno del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo (2 Pietro 1,10–11 NR).

[7] Sii fedele fino alla morte, e io ti darò la corona della vita (Apocalisse 2,10).

Ma io ho questo contro di te: che hai lasciato il tuo primo amore. Ricordati dunque da dove sei caduto, ravvediti e fa’ le opere di prima; se no verrò presto da te e rimuoverò il tuo candelabro dal suo posto, se non ti ravvedi (Apocalisse 2,4–5).

Chi vince io lo farò una colonna nel tempio del mio Dio, ed egli non ne uscirà mai più; e scriverò su lui il nome del mio Dio e il nome della città del mio Dio, della nuova Gerusalemme che scende dal cielo da presso il mio Dio, ed il mio nuovo nome (Apocalisse 3,12).

[8] Giovanni 6,39–40.

[9] Giovanni 10,27–29.

[10] Romani 8,38–39.

[11] Giovanni 3,36.

[12] Giovanni 3,16.

[13] Wayne Grudem, Systematic Theology, An Introduction to Biblical Doctrine (Grand Rapids: InterVarsity Press. 2000), 790.

[14] Giovanni 3,17–18.

[15] Romani 8,1.

[16] Sull’argomento della connessione tra peccato e salvezza, vedi anche Al cuore di tutto, il peccato: la natura peccatrice dell’umanità, e Al cuore di tutto, il peccato: esistono livelli diversi di peccato?

[17] Ebrei 12,6.8.10–11.

[18] Giovanni 1,12.

[19] Galati 4,7.

[20] Tito 3,4–7.

[21] 1 Pietro 1,3–5.

[22] Efesini 1,13–14.

[23] Wayne Grudem, Systematic Theology, An Introduction to Biblical Doctrine (Grand Rapids: InterVarsity Press, 2000), 791.

[24] Molto più dunque, essendo ora giustificati nel suo sangue, saremo salvati dall’ira per mezzo di Lui (Romani 5,9).

[25] Ebrei 6,4–6.

[26] Wayne Grudem, Systematic Theology, An Introduction to Biblical Doctrine (Grand Rapids: InterVarsity Press, 2000), 794–803.

[27] Filippesi 1,6 NR.


Titolo originale: The Heart of It All: Salvation – Eternal Salvation
Pubblicato originariamente in Inglese il 10 Gennaio 2013