Ama. Vivi. Predica. Insegna. – Conclusione

Marzo 4, 2012

di Peter Amsterdam

Parlando dei quattro elementi del discepolato — amalo, vivilo, predicalo, insegnalo — mi sono concentrato principalmente sui principi di essere cristiani attivi, discepoli di Cristo. I principi dell’amarlo e viverlo hanno a che fare con la nostra comunione, o connessione, con il Signore e con il condurre una vita cristiana, oltre alla nostra interazione con gli altri. I principi del predicarlo e insegnarlo hanno a che fare con il lavoro che Gesù diede ai suoi discepoli: accettare il Grande Mandato.

Entro quei principi, come lo amate e come lo vivete sono questioni personali. Il vostro rapporto con Dio è vostro. Se conoscete i principi spiegati nelle parole di Gesù e in tutta la Bibbia e li mettete in pratica, cioè li vivete, allora creerete con Dio un rapporto personale e vivo. Sarà il vostro rapporto con Lui, basato sull’applicazione delle sue parole e dei principi che ha delineato per chi sceglie di seguirlo. Se seguite i principi che ha indicato nei suoi insegnamenti e con il suo esempio personale, allora vi mostrerà come applicarli alle situazioni in cui vi imbatterete durante la vostra vita. La chiave è amarlo e viverlo come Lui vi mostra di fare, basandovi sui principi che ha dato nella sua Parola.

Lo stesso vale per il predicarlo. Non esiste un solo modo di testimoniare. La chiamata divina è di predicare il Vangelo, condividere con gli altri il suo amore e la sua vita. Fa parte dell’essere discepoli; ma dove e come e a chi predicate il Vangelo dipende da dove Dio vi ha messo, dalla vita che vi ha chiamato a fare e dalle persone che ha messo sul vostro cammino.

Quando Gesù chiama, dice “Venite dietro a me”. È quello che un discepolo fa: va dietro al maestro dovunque Lui lo conduca. Lui guida alcuni ad assistere le moltitudini, altri a seguire il loro circolo di amici e conoscenti. Alcuni li conduce a un paese straniero, altri al loro quartiere, altri ai loro figli. La sua chiamata è di predicare il Vangelo nel posto in cui vi ha chiamato. L’obbedienza a quella chiamata significa raggiungere le persone che vi mette davanti.

Lo stesso principio si applica all’insegnarlo. Per alcuni, fare studi biblici con gruppi di persone è un ottimo metodo per insegnare, ma per altri l’insegnamento sarà più discreto —magari leggere un po’ di Parola insieme a qualcuno, o condividere alcuni versetti, o esprimere principi spirituali in parole proprie. Potrebbe essere insegnare ai vostri figli o a quelli dei vostri amici. Potrebbe essere coinvolgere altri nelle riunioni spirituali che avete già con la vostra famiglia o i vostri amici, insegnando loro ad amarlo e viverlo.

La vita spirituale di una persona è come un viaggio. Il luogo da cui arriva ogni persona è diverso. La velocità con cui viaggia sarà diversa. Il Signore potrebbe chiamarvi a viaggiare con qualcuno per un certo tempo, per dargli il suo amore, la sua verità e la sua Parola e la vostra compagnia. Potreste seminare, innaffiare, aiutarli a diventare discepoli, o a crescere una volta che lo sono già, se sono già arrivati a un punto del loro viaggio dove sono pronti a impegnarsi maggiormente per Dio. Siete lì per aiutarli, per consigliarli quando ve lo chiedono, per condividere con loro i principi divini, per aiutarli a capire la sua Parola e le sue vie, per incoraggiarli e sostenerli, per condividere con loro il vostro viaggio di discepolato.

Insegnare a qualcuno e farne un discepolo richiede tempo. Quando però riusciamo a farlo anche solo con una persona, abbiamo speso bene il nostro tempo. Potremmo essere portati a vedere il nostro successo nell’insegnare agli altri basandoci sulle dimensioni del gruppo a cui stiamo insegnando, ma non è detto che funzioni così. Mi è capitato di leggere un articolo scritto da David DeWitt, che presentava un aspetto interessante:

In dieci anni, un predicatore evangelico che raggiungesse mille persone al giorno ne raggiungerebbe 3.650.000. Chi facesse un discepolo all’anno, che a sua volta facesse lo stesso con un altro, raggiungerebbe 1.024 persone. In venticinque anni, un predicatore che raggiungesse mille persone al giorno ne raggiungerebbe 9.125.000. Chi facesse un discepolo all’anno, che a sua volta facesse lo stesso con un altro, raggiungerebbe 33.554.432 persone.[1]

Se pensate di non poter avere un lavoro grande, non sminuitevi. Fate semplicemente quello che Dio vi ha chiamato a fare, testimoniate e istruite le persone che Dio vi fa incontrare — e farete una differenza.

San Francesco disse: “Non serve andare da qualche parte a predicare, se il nostro cammino non è una predica”. Spero che leggere i quattro elementi che Gesù insegnò ai suoi discepoli — amalo, vivilo, predicalo, insegnalo — sia servito a ricordarvi i principi che Gesù ci ha chiamato a vivere, così che il nostro cammino sia la nostra predica. La nostra forza e la nostra motivazione per parlare di Lui agli altri cominciano con l’amarlo, con l’essere in contatto con Lui. Poi, dato che lo amiamo, lo vivremo e gli altri lo sentiranno attraverso di noi. A quel punto possiamo predicarlo e insegnarlo, perché saranno interessati e vorranno sapere quello che sappiamo e avere quello che abbiamo, così che si aprirà la porta per dare loro Gesù.

Nell’indicare alcuni dei principi per essere cristiani che portano frutto, aderenti agli insegnamenti di Gesù, voglio sottolineare il concetto di vivere il cristianesimo, non secondo norme e regole, ma secondo i principi guida del Vangelo.

Come conducete la vostra vita, come proiettate Gesù, come lo amate, lo vivete, lo predicate e lo insegnate, farà una differenza in come verrà realizzato il Grande Mandato nel vostro quartiere e nella vostra città, provincia o nazione.

Abbiamo parlato dell’individuo, di ognuno di voi — che cosa significa essere un discepolo, cosa si aspetta Gesù dai suoi discepoli, basandosi sulle sue stesse parole. Spiegò queste cose ai suoi discepoli originali, e nei duemila anni della storia del cristianesimo li ha detti e ridetti mediante la Bibbia a tutti i cristiani, tutti i discepoli e tutti quelli cui ha chiesto di seguirlo. Tuttavia è pur sempre una chiamata individuale, rivolta a ognuno di voi, a te.

La capacità di un discepolo di testimoniare, fare la vita di un discepolo, predicare Gesù e insegnarlo, nasce dal fare le cose che Dio ha chiesto ai discepoli. Comincia dall’individuo, la persona che lo ama e vive secondo i suoi principi e che poi ha la convinzione, la spinta e il desiderio di testimoniare, vincere, predicare e insegnare. Ognuno di noi ha qualche opportunità, qualche rete di conoscenze, qualche ambiente in cui può fare contatto con altri e rinsaldare la loro fede, la loro speranza e il loro spirito, vivendo il proprio discepolato e portando loro i principi che lo animano. L’efficacia di un singolo discepolo non dipende alle dimensioni della chiesa a cui appartiene, o al numero di persone che lui o la sua chiesa è in grado di seguire; dipende dal fatto che segua le persone che il Signore mette sul suo cammino.

Naturalmente è molto più facile fare progressi nell’opera missionaria, nell’insegnamento e nella predicazione, se intorno a voi c’è un corpo di credenti con cui collaborare, o per lo meno se ci sono delle persone con cui potete avere fratellanza spirituale. È una cosa importante.

Per prima cosa, far parte di una comunità, una collettività, un corpo di credenti, vi dona forza e risorse che vi aiutano a dedicarvi alla missione. I discepoli hanno bisogno di comunione spirituale. Pregare insieme, comunicare con il Signore insieme come corpo, piccolo o grande che sia, è una cosa che i discepoli preoccupati del loro discepolato dovrebbero fare. Condividere una simile comunione spirituale è il fondamento di una comunità spirituale. È lì che il ferro affila il ferro e i carboni incandescenti si mantengono accesi a vicenda.[2]

Oltre a ciò, avere una comunità spirituale vi dà un’ottima piattaforma per raggiungere gli altri, perché potete portare direttamente in quel cerchio di fratellanza e amicizia le persone che incontrate e che sono interessate nelle cose spirituali. Possono unirsi a voi quando vi riunite come comunità. Che si tratti solo di due o tre di voi in un quartiere o in una città, o di venti di voi, man mano che create e continuate quel tipo di fratellanza, essa può diventare un “nido” di fede e amore, di sostegno e incoraggiamento, che può beneficiare i credenti vecchi e nuovi. Si può quasi dire che ritrovarsi per una fratellanza spirituale fornisce un ambiente che aiuta i discepoli ad amarlo e a viverlo e dove potete predicarlo e insegnarlo.

Un gruppo che s’incontra per avere comunione spirituale potrebbe decidere di ritrovarsi per pregare e lodare, cantare, leggere e adorare il Signore. Oppure i suoi membri potrebbero collaborare per iniziare un’opera missionaria, o per insegnare ad altri. O magari per una combinazione di alcune o di tutte queste cose. Che siate in tre o in dieci o in qualche dozzina, le riunioni e le comunità spirituali possono espandere le vostre possibilità di scelta e moltiplicare le vostre forze.

La comunione spirituale e il culto unito fanno parte di ciò che vi aiuterà a raggiungere la vostra città o il vostro paese. Fa parte di ciò che fa crescere la chiesa. Unendovi e dando ad altri l’opportunità di pregare, lodare e amare Dio insieme a voi, creerete una comunità: una rete di persone che possono crescere insieme amando e vivendo Gesù e che poi collaboreranno nell’impresa di predicarlo e insegnarlo.

Creare ed espandere una comunità spirituale genera disciplina. Vi aiuta come discepoli a restare collegati spiritualmente a Dio e agli altri, perché lo amate e lo vivete insieme. Favorisce la crescita della missione, perché vi dà più forza per predicarlo e una piattaforma per insegnarlo agli altri. I nuovi credenti ricevono nutrimento perché la vostra comunione spirituale è anche il loro porto spirituale, un luogo dove possono crescere spiritualmente e diventare discepoli anche loro.

L’incarico dato da Gesù ai suoi discepoli è di portare il Vangelo in tutto il mondo. Il luogo a cui Gesù vi ha chiamato è il vostro campo di missione, qualunque esso sia, e siete chiamati a raggiungere le persone che ha messo sul vostro cammino. Su base individuale, molto probabilmente adempierete la missione una persona alla volta con quelli che incontrate, con cui lavorate e con cui venite a contatto. Poi c’è anche l’aspetto di combinare i vostri sforzi con quelli degli altri. Potrebbe succedere quando unite le vostre forze per un’attività riguardante la missione, o riunendovi per pregare insieme. Quella comunità spirituale diventa il giardino, per così dire, da cui può crescere la missione nella vostra città o nel vostro paese.

Ogni nazione ha persone che hanno bisogno di Gesù. Ogni città e ogni quartiere ha persone che hanno bisogno di Lui. Voi potete portarglielo. Hanno bisogno dell’amore incondizionato di Dio. Hanno bisogno di discepoli che non solo possono aiutarli a trovare la salvezza in Gesù, ma anche camminare al loro fianco sul sentiero della crescita e del discepolato cristiano. Hanno bisogno di voi.

Siete disposti ad amarlo? A viverlo? A predicarlo? A insegnarlo? Se sì, allora fate del vostro meglio per fare quelle cose in ogni situazione e, se possibile, per trovare altri che siano disposti a farle insieme a voi.

Il compito di un discepolo è vincere altri. Se vi sembra di non poter fare molto, fate quello che potete. Il Signore benedirà i vostri sforzi. Come nella citazione di San Francesco, fate sì che “il vostro cammino sia la vostra predica”. Anche se in questo momento non potete dedicare alla missione molto tempo, o nemmeno un minuto, la vostra vita può essere un esempio dell’amore di Gesù.

Siate discepoli. Portate Gesù agli altri. Fate il possibile per propagare la missione. Propagare la missione è lo scopo di LFI, è un aspetto essenziale del discepolato ed è il mandato datoci da Dio. Qualcuno vi ha portato il Vangelo. Qualcuno vi ha portato a Gesù. Avete la vita eterna. Siete stati chiamati a condividerla con altri. Scoprite il modo migliore per farlo lì dove siete, nella vostra città, nel vostro quartiere, in mezzo alla gente che conoscete, o a un pubblico più vasto tramite Internet o e-mail, o facendo qualche viaggio missionario di tanto in tanto. Raggiungete chi Dio vi ha chiesto di raggiungere, nel modo in cui vi ha indicato di farlo. Lavorate per cambiare la vostra parte del mondo, per cambiare le persone che Dio ha messo sul vostro cammino.

Insistete a tempo e fuor di tempo. Condividete il Vangelo con le persone con cui vi mette in contatto. È ciò che fece Gesù. È ciò che fecero i suoi primi discepoli. È così che il cristianesimo ha continuato a crescere. Ed è così che voi, come discepoli portate frutto.


[2] Proverbi 27,17.


Titolo originale: Love. Live. Preach. Teach.—Conclusion
Pubblicato originariamente in Inglese il 12 Gennaio 2012
versione italiana affissa il 4 Marzo 2012;
statistiche: 3.023 parole; 15.207 caratteri

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