Ama. Vivi. Predica. Insegna. – Vivilo, seconda parte

Dicembre 15, 2011

di Peter Amsterdam

Continuiamo a parlare dell’elemento Vivilo dell’essere discepoli. Abbiamo già preso in esame tre principi — il principio del dimorare, il principio dell’amore e il principio dell’unità — e in questo articolo ne coprirò altri due.

Il principio dell’umiltà

Più volte, nei quattro vangeli, Gesù parla ai suoi discepoli di umiltà. Anche il Vecchio Testamento esalta l’umiltà e spesso mette in cattiva luce il suo opposto: l’orgoglio.

Il profeta Isaia affermò in modo conciso che Dio dimora, abita, con gli umili:

Poiché così dice l’Alto e l’Eccelso, che abita l’eternità, e il cui nome è “Santo”: ‘Io dimoro nel luogo alto e santo e anche con colui che è contrito e umile di spirito, per ravvivare lo spirito degli umili, per ravvivare lo spirito dei contriti.[1]

Poiché il fatto che Dio dimori nei discepoli e che essi dimorino in Lui è così importante per la loro produttività, e poiché l’umiltà ha un ruolo in quella dimora, non c’è da sorprendersi che Gesù abbia parlato così tanto di umiltà.

E tra di loro sorse anche una contesa, intorno a chi di loro doveva essere considerato il maggiore. Ma Gesù disse loro: ‘I re delle nazioni le signoreggiano, e coloro che esercitano autorità su di esse sono chiamati benefattori. Ma con voi non sia così; anzi il più grande fra di voi sia come il minore e chi governa come colui che serve. Chi è infatti più grande: chi siede a tavola, o colui che serve? Non è forse colui che siede a tavola? Eppure io sono in mezzo a voi come colui che serve’.[2]

Chi dunque si umilierà come questo piccolo fanciullo, sarà il più grande nel regno dei cieli.[3]

Chiunque tra di voi vorrà diventare grande sia vostro servo; e chiunque tra di voi vorrà essere primo sia vostro schiavo. Poiché anche il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e per dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti..[4]

Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché quel tale potrebbe aver invitato un altro più importante di te, ma quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto affinché, venendo chi ti ha invitato, ti dica: “Amico, sali più su”. Allora ne avrai onore davanti a coloro che sono a tavola con te. Perché chiunque si innalza sarà abbassato e chi si abbassa sarà innalzato.[5]

Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me, perché io sono mansueto ed umile di cuore; e voi troverete riposo per le vostre anime.[6]

Gesù diede l’esempio e insegnò l’importanza di essere umili; di conseguenza il principio dell’umiltà è un elemento essenziale per un discepolo.

Il principio della non-ansietà

Tra tutti i principi, questo è forse il più difficile per me personalmente, perché tendo a preoccuparmi. Mi preoccupo per il futuro, per i miei figli e i miei nipoti, se tutto andrà bene per loro o no e per quello che ha in serbo il futuro. Queste e tante altre cose pesano molto sul mio cuore, mi tengono sveglio di notte e devo lottare per metterle nelle mani del Signore e avere fede. Quindi, quando parlo di questo principio, sto predicando anche a me stesso.

Gesù disse ai suoi discepoli — quelli che cercavano prima il suo regno e la sua giustizia — che non dovevano essere inquieti o in ansia o preoccupati per le cose di questa vita; che dovevano confidare nelle cure di Dio, nella sua conoscenza dei loro bisogni e nella sua capacità di provvedere. Li istruiva a non sentirsi nervosi o timorosi di ciò che sarebbe potuto succedere in futuro, ma di vivere in pace nella mente e nello spirito, sapendo che Dio è in controllo, che gli stanno a cuore i nostri interessi, che ci ama e si prenderà cura di noi. Ciò non significa che non dobbiamo fare la nostra parte per supplire ai nostri bisogni, ma che non dobbiamo preoccuparci o stare in ansia. È il principio di confidare in Dio e nelle sue promesse. È il principio di capire che Dio è fedele, che farà quello che ha promesso e che Lui, il Dio dell’universo, ci ama e si prenderà cura di noi.

Perciò vi dico: non siate in ansia per la vostra vita, di che cosa mangerete o di che cosa berrete; né per il vostro corpo, di che vi vestirete. Non è la vita più del nutrimento, e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, non mietono, non raccolgono in granai, e il Padre vostro celeste li nutre. Non valete voi molto più di loro?[7]

E chi di voi può con la sua preoccupazione aggiungere un’ora sola alla durata della sua vita? E perché siete così ansiosi per il vestire? Osservate come crescono i gigli della campagna: essi non faticano e non filano; eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, fu vestito come uno di loro. Ora se Dio veste in questa maniera l’erba dei campi che oggi è, e domani è gettata nel forno, non farà molto di più per voi, o gente di poca fede?[8]

Non siate dunque in ansia, dicendo: “Che mangeremo? Che berremo? Di che ci vestiremo?” Perché sono i pagani che ricercano tutte queste cose; ma il Padre vostro celeste sa che avete bisogno di tutte queste cose. Cercate prima il regno e la giustizia di Dio, e tutte queste cose vi saranno date in più. Non siate dunque in ansia per il domani, perché il domani si preoccuperà di sé stesso. Basta a ciascun giorno il suo affanno.[9]

Con questo Gesù ci dice che non dovremmo preoccuparci o stare in ansia per il cibo, i vestiti, o il futuro. Ciò non significa essere irresponsabili e non pensare mai a queste cose, o non fare qualcosa al riguardo. Quello che dice è che non dovremmo essere ansiosi o timorosi. Dio conosce i nostri bisogni. Ha promesso che, se diamo le giuste priorità alle cose, cercando prima il regno di Dio e la sua giustizia, Egli si prenderà cura dei nostri bisogni. Il concetto è espresso molto bene nel seguente aneddoto:

Si narra che una volta la regina Elisabetta I d’Inghilterra incaricò un ricco mercante del suo impero di un’importante missione per la corona, promettendogli una ricca ricompensa per i suoi servigi. Il mercante cercò di declinare l’incarico, adducendo il motivo che i suoi affari avrebbero sofferto durante la sua assenza, ma la sovrana lo rassicurò: “Vai e prenditi cura dei miei affari e io baderò ai tuoi”. Al suo ritorno scoprì che la regina aveva rispettato la sua promessa: ora era più ricco di prima.[10]

Come discepoli, siamo chiamati ad occuparci degli affari di Dio. Quando lo facciamo, Lui si prende cura di noi.

Gesù insegnò questo principio ai suoi discepoli in maniera pratica quando mandò fuori i dodici per conto loro e in seguito quando inviò i settantadue.

E ordinò loro che non prendessero nulla per il viaggio, eccetto un bastone soltanto: né sacca né pane né denaro nella cintura.[11]

Non fate provvista di oro, né di argento né di denaro nelle vostre cinture, né di sacca da viaggio, né di due tuniche, né di calzari, né di bastone, perché l’operaio è degno del suo nutrimento.[12]

Dopo queste cose, il Signore ne designò altri settanta e li mandò a due a due davanti a sé, in ogni città e luogo dove Egli stava per recarsi. E diceva loro: ‘La messe è grande, ma gli operai sono pochi; pregate dunque il Signore della messe che spinga degli operai nella sua messe. Andate; ecco, io vi mando come agnelli in mezzo ai lupi. Non portate borsa, né sacca, né sandali, e non salutate alcuno per via.[13]

Gesù stava insegnando ai suoi discepoli il principio di confidare in Lui per i loro bisogni. Non stava predicando contro il denaro. Anzi, la notte prima della sua morte disse loro che avrebbero dovuto prendere del denaro, una borsa e perfino una spada. Tuttavia, mentre diceva questo, ricordava loro che era più che in grado di supplire ai loro bisogni.

Poi disse loro: ‘Quando vi mandai senza borsa, senza sacca e senza sandali, vi è forse mancata qualche cosa?’ Ed essi dissero: ‘Nessuna’. Disse loro dunque: ‘Ma ora chi ha una borsa la prenda con sé, e così pure una sacca; e chi non ha la spada venda la sua veste e ne compri una’.[14]

Quando i discepoli gli chiesero di insegnare loro a pregare, Gesù insegnò il Padre nostro, che includeva:

Dacci oggi il nostro pane quotidiano.[15]

In altre parole, dobbiamo pregare per le necessità fondamentali della vita.

Invece di essere preoccupati o ansiosi, Gesù vuole che abbiamo pace, che abbiamo fede in Lui, che sappiamo che può calmare le acque agitate delle nostre preoccupazioni e che possiamo confidare in Lui per le nostre necessità.

Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me.[16]

Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore.[17]

Vi ho detto queste cose perché abbiate pace in me.[18]

Dio non vuole che siamo ansiosi, preoccupati o agitati, ma fiduciosi che, dandogli la giusta priorità nella nostra vita e seguendolo dove ci guida, si prenderà cura di noi. Ci darà la pace del cuore, della mente e dello spirito.

(Nel prossimo articolo continueremo con altri principi di Vivilo.)


[1] Isaia 57,15.

[2] Luca 22,24–27.

[3] Matteo 18,4.

[4] Matteo 20,26–28.

[5] Luca 14,8, 10–11.

[6] Matteo 11,29.

[7] Matteo  6,25–26 LND.

[8] Matteo  6,27–30 LND.

[9] Matteo  6,31–34 LND.

[10] Good Thots, Commitment, 53.

[11] Marco 6,8.

[12] Matteo  10,9–10.

[13] Luca  10,1–4.

[14] Luca  22,35–36.

[15] Matteo  6,11.

[16] Giovanni 14,1.

[17] Giovanni 14,27.

[18] Giovanni 16,33.


Titolo originale: Love. Live. Preach. Teach.—Live Him, Part 2
Pubblicato originariamente in Inglese l'1 Novembre 2011
versione italiana affissa il 15 Dicembre 2011;
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