Ama. Vivi. Predica. Insegna. – Vivilo, prima parte

Dicembre 11, 2011

di Peter Amsterdam

Nell’ultimo articolo abbiamo esaminato il primo elemento del discepolato: amalo. In questo passiamo al secondo: vivilo.

Tra le definizioni di discepolo vi è quella di una persona che crede fermamente negli insegnamenti di un leader, una filosofia o una religione e cerca di comportarsi di conseguenza.

Il Nuovo Testamento appoggia questa definizione:

Siate facitori della parola e non uditori soltanto, ingannando voi stessi.[1]

Non amiamo a parole né con la lingua, ma a fatti e in verità.[2]

Chi dice di dimorare in Lui, deve camminare anch’egli come camminò Lui.[3]

Abbiate in voi lo stesso sentimento che già è stato in Cristo Gesù.[4]

Quando Gesù s’inchinò umilmente davanti ai suoi discepoli e lavò loro i piedi, disse:

Io infatti vi ho dato l’esempio, affinché come ho fatto io facciate anche voi.[5]

Un discepolo è un facitore, uno che ha lo stesso sentimento, segue l’esempio di Gesù e cammina come Lui. In questo caso la parola “camminare” significa vivere, regolare la propria vita, comportarsi. Così, quando camminiamo come camminò Lui, ci comportiamo come Gesù. Mettiamo in pratica nella nostra vita i principi delle sue parole e delle sue azioni.

Gesù, Dio Figlio, assunse l’aspetto umano e visse come un uomo, facendolo perfettamente, senza peccato. Come dice nella lettera ai Colossesi, Egli è l’immagine dell’invisibile Dio.[6] Perché è piaciuto al Padre di far abitare in lui tutta la pienezza.[7] E in quella ai Filippesi: essendo in forma di Dio, non considerò qualcosa a cui aggrapparsi tenacemente l’essere uguale a Dio, ma svuotò se stesso, prendendo la forma di servo, divenendo simile agli uomini.[8]

La sua vita terrena fu l’immagine, la raffigurazione o l’esempio di come Dio conduceva una vita umana. Era la pienezza di Dio incarnata. Quale esempio migliore su cui plasmare la nostra vita, quale modello di comportamento migliore, quale principio guida migliore potrebbe esserci, se non quello del Dio Incarnato? Dio in forma umana!

Così quali sono i principi del viverlo? Quelli che seguono mi sono sembrati i più importanti quando ho meditato sull’argomento. Per descrivere ognuno di questi principi sto utilizzando per lo più versetti tratti dai quattro vangeli, in cui Gesù parlava specificamente ai suoi discepoli.

Il principio del dimorare

La notte prima della sua morte, Gesù spiegò ai suoi discepoli la necessità e i vantaggi di dimorare in Lui. La parola dimorare è la traduzione del greco meno. Alcune delle sue definizioni sono restare, rimanere, continuare a essere presente, abitare.

Nel quindicesimo capitolo del vangelo di Giovanni, Gesù spiegava com’era importante che i discepoli mantenessero una stretta connessione con Lui, perché così facendo avrebbero portato frutto; il fatto di non restare vicino a Lui avrebbe reso impossibile ogni frutto. I discepoli devono portare frutto e quando lo fanno glorificano Dio. Tuttavia è impossibile farlo senza dimorare in Lui.

In questo è glorificato il Padre mio, che portiate molto frutto, e così sarete miei discepoli.[9]

Dimorate in me e io dimorerò in voi; come il tralcio non può da sé portare frutto se non dimora nella vite, così neanche voi, se non dimorate in me.[10]

Io sono la vite, voi siete i tralci; chi dimora in me ed io in lui, porta molto frutto, poiché senza di me non potete far nulla.[11]

Ancora una volta Gesù fa un collegamento tra l’amare Lui e l’osservare i suoi comandamenti. Poi prosegue spiegando le benedizioni che vengono dal dimorare in Lui: la sua gioia resterà in voi e vi riempirà. Afferma anche che vivrà dentro le persone che lo amano e che obbediscono ai suoi comandamenti.

Come il Padre ha amato me, così io ho amato voi; dimorate nel mio amore. Se osservate i miei comandamenti, dimorerete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e dimoro nel suo amore. Vi ho detto queste cose, affinché la mia gioia dimori in voi e la vostra gioia sia piena.[12]

Se uno mi ama, osserverà la mia parola; e il Padre mio l’amerà, e noi verremo a lui e faremo dimora presso di lui.[13]

Il principio del dimorare significa curare continuamente un rapporto duraturo con Gesù.

Gesù disse di dimorare in Lui, di dimorare nel suo amore, di lasciar dimorare le sue parole dentro di noi; tutto questo indica che dobbiamo restare continuamente presenti in Lui e lasciare che le sue parole lo siano in noi. Ciò sottolinea l’importanza della nostra connessione con Lui nella nostra vita: senza di essa non possiamo portare frutto; con essa, non solo porteremo frutto, ma saremo pieni della sua gioia.

Questo principio — “dimorate in me ed io dimorerò in voi” — sta alla base della nostra vita spirituale e del nostro rapporto con Dio.  Il principio del dimorare include il tempo che passate a leggere la Parola di Dio e le altre cose che vi mantengono collegati a Lui e approfondiscono il vostro rapporto con Lui. È la comunione che avete con Gesù, il tempo passato in preghiera e nella lode, quello passato ad ascoltarlo. È il principio che restare connessi a Dio è essenziale per essere discepoli. Si collega con il principio dell’amarlo, perché se si ama qualcuno, si vuole anche passare tempo con lui, o lei. Come discepoli amiamo Gesù e quindi vogliamo passare tempo con Lui.

Il principio dell’amore

Nel greco classico esistono quattro parole per indicare l’amore: storge, che significa affetto naturale (come quello di un genitore per suo figlio); philos, che significa amicizia o amore fraterno; eros, che significa amore sensuale o passionale; e agape, che nel Nuovo Testamento è usato per designare l’amore immeritato che Dio dimostrò all’umanità nel mandare suo Figlio come Redentore.

Quando nel Nuovo Testamento si parla di amore umano, agape indica un amore generoso e altruista. Vari dizionari lo definiscono come amore incondizionato, amore non sessuale, amore totalmente altruista e spirituale e, in relazione al cristianesimo, amore altruista dei cristiani per il prossimo. Lo si può intendere come il tipo di amore che spinge una persona a contattare e fare del bene agli altri, ad amare i fratelli, che mette i bisogni degli altri prima dei propri; il tipo di amore che aiuta a vivere in unità e armonia con i fratelli.

Così quando Gesù parla di amare gli altri, intende un amore altruista, il tipo di amore che si dà agli altri senza aspettarsi niente in cambio, quando si diventa un condotto dell’amore divino; il tipo di amore che perdona chi ha peccato contro di noi o ci ha fatto del male, quello che spinge a fare un passo in più per aiutare qualcuno, anche se costa qualcosa e potrebbe non essere apprezzato come si ritiene giusto. È il tipo di amore di cui parla Gesù quando dice:

Vi do un nuovo comandamento: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, anche voi amatevi gli uni gli altri. Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri.[14]

Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io ho amato voi.[15]

Nessuno ha amore più grande di questo: dare la propria vita per i suoi amici.[16]

Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri.[17]

Anche se ho detto che avrei citato le parole dirette di Gesù su questo argomento, voglio includere anche alcuni versetti molto pertinenti e importanti da Primo e Secondo Giovanni sull’amore che dovremmo avere per i fratelli e le sorelle — cioè le persone con cui vi trovate e con cui lavorate, compresi quelli con cui non andate tanto d’accordo, e altri cristiani.

Da questo si riconoscono i figli di Dio e i figli del diavolo: chiunque non pratica la giustizia non è da Dio, e neppure lo è chi non ama il proprio fratello. Poiché questo è l’annunzio che avete udito dal principio: che ci amiamo gli uni gli altri.[18]

Noi sappiamo di essere passati dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli; chi non ama il proprio fratello rimane nella morte.[19]

Da questo abbiamo conosciuto l’amore: egli ha dato la sua vita per noi; anche noi dobbiamo dare la nostra vita per i fratelli.[20]

Ora, se uno ha dei beni di questo mondo e vede il proprio fratello che è nel bisogno e gli chiude le sue viscere, come dimora in lui l’amore di Dio?[21]

Questo è il suo comandamento, che crediamo nel nome del suo Figlio Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri come Egli ci ha comandato.[22]

Carissimi, se Dio ci ha amato in questo modo, anche noi ci dobbiamo amare gli uni gli altri. Nessuno ha mai visto Dio; se ci amiamo gli uni gli altri, Dio dimora in noi e il suo amore è perfetto in noi.[23]

Se uno dice: ‘Io amo Dio’, e odia il proprio fratello, è bugiardo; chi non ama infatti il proprio fratello che vede, come può amare Dio che non vede? E questo è il comandamento che abbiamo ricevuto da lui: chi ama Dio, ami anche il proprio fratello.[24]

Sono versetti potenti! Specialmente quando uno ne applica personalmente i principi, reagendo o interagendo con persone che possono averlo ferito o offeso, che non hanno mantenuto la loro parola, o che hanno parlato negativamente di lui. L’amore di cui parla Gesù è un amore non meritato, che perdona, che è altruista e radicato nei principi della sua Parola. Amare i fratelli è un elemento chiave del discepolato.

Il principio dell’unità

Poche ore prima di essere arrestato, Gesù pregò il Padre che i suoi discepoli — quelli che erano con Lui a quel tempo e quelli che sarebbero arrivati in seguito — fossero uniti come lo sono Lui e suo Padre.

Or io non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me per mezzo della loro parola, affinché siano tutti uno, come tu, o Padre, sei in me e io in Te, siano anch’essi uno in noi, affinché il mondo creda che Tu mi hai mandato. Ed io ho dato loro la gloria che Tu hai dato a me, affinché siano uno come noi siamo uno. Io sono in loro e Tu in me, affinché siano perfetti nell’unità, e affinché il mondo conosca che Tu mi hai mandato e li hai amati, come hai amato me.[25]

Gesù pregò che tutti i suoi discepoli — quelli con Lui allora e quelli che sarebbero venuti in seguito — fossero uno: in corpo, uniti dall’amore; in dottrina e in motivazione; nella missione e nella consapevolezza di Cristo. Non è possibile che tutti i discepoli abbiano le stesse idee, ma in questioni di fede, di amore, di servizio e di raggiungere il mondo con il Vangelo, nelle cose che fanno di loro dei discepoli, Gesù prega perché restino in unità.

Quando siamo uniti in Lui, quando siamo insieme in Lui, Lui è presente con noi.

Dovunque due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro.[26]

Avere Cristo in mezzo a noi, grazie alla nostra unità, aiuta gli altri a sentire la sua presenza. Avvertono il calore, la gioia e l’amore, che destano il loro interesse e li attirano a Lui. Fa parte della testimonianza dei discepoli.

(Nel prossimo articolo continueremo con ulteriori principi, importanti per la nostra vita di discepoli mentre viviamo Lui.)


[1] Giacomo 1,22.

[2] 1 Giovanni 3,18.

[3] 1 Giovanni 2,6.

[4] Filippesi 2,5 .

[5] Giovanni 13,15.

[6] Colossesi 1,15.

[7] Colossesi 1,19.

[8] Filippesi 2,6–7.

[9] Giovanni 15,8.

[10] Giovanni 15,4.

[11] Giovanni 15,5.

[12] Giovanni 15,9–11 .

[13] Giovanni 14,23.

[14] Giovanni 13,34–35 .

[15] Giovanni 15,12.

[16] Giovanni 15,13.

[17] Giovanni 15,17.

[18] 1 Giovanni 3,10–11.

[19] 1 Giovanni 3,14.

[20] 1 Giovanni 3,16.

[21] 1 Giovanni 3,17.

[22] 1 Giovanni 3,23.

[23] 1 Giovanni 4,11–12.

[24] 1 Giovanni 4,20–21.

[25] Giovanni 17,20–23.

[26] Matteo 18,20.


Titolo originale: Love. Live. Preach. Teach. – Live Him, Part 1
Pubblicato originariamente in Inglese il 25 Ottobre 2011
versione italiana affissa l'11 Dicembre 2011;
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