Ama. Vivi. Predica. Insegna. – Vivilo, terza parte

Dicembre 30, 2011

di Peter Amsterdam

In questa parte continuiamo a esaminare alcuni dei principi collegati a Vivilo.

Il principio del perdono

Il Principio del perdono ha grande importanza nella vita dei cristiani, specialmente in quella dei discepoli. Quando l’apostolo Pietro chiese a Gesù quante volte dovesse perdonare suo fratello, Gesù disse 490 volte. Chiaramente vuole che perdoniamo gli altri.

«Signore, se il mio fratello pecca contro di me, quante volte gli dovrò perdonare? Fino a sette volte?». Gesù gli disse: «Io non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette».[1]

Il Signore sapeva che le persone vi avrebbero offeso e avrebbero peccato contro di voi e che voi avreste fatto la stessa cosa a loro. Dire che dobbiamo perdonarci a vicenda quattrocentonovantanove volte è una chiara indicazione che Gesù considerava il perdono una cosa necessaria, che dovremmo fare regolarmente.

Come disse l’apostolo Paolo, tutti hanno peccato e di conseguenza tutti hanno bisogno di essere perdonati.

Poiché tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio.[2]

Ricordare che pecchiamo contro gli altri e dobbiamo essere perdonati da loro ci dà lo stimolo per perdonarli. Il Signore ce ne diede un’altra motivazione quando disse:

Perché se voi perdonate agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonate agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe.[3]

Gesù sottolineò l’importanza del perdono quando disse che se non perdoniamo gli altri, il Padre non perdonerà noi. Con questa affermazione, Gesù indica chiaramente che chi perdona ottiene un beneficio: Dio lo perdona per i suoi peccati e le sue colpe, quindi può avere un rapporto con Lui. (Per altre informazioni su questo argomento, vedi “Perdono e salvezza”.)

In altre parti del Nuovo Testamento possiamo trovare altre istruzioni riguardanti il perdono.

Siate invece benigni e misericordiosi gli uni verso gli altri, perdonandovi a vicenda, come anche Dio vi ha perdonato in Cristo.[4]

Vestitevi dunque come eletti di Dio, santi e diletti, di viscere di misericordia, di benignità, di umiltà, di mansuetudine e di pazienza, sopportandovi gli uni gli altri e perdonandovi, se uno ha qualche lamentela contro un altro; e come Cristo vi ha perdonato, così fate pure voi. E sopra tutte queste cose, rivestitevi dell'amore, che è il vincolo della perfezione.[5]

Il perdono era al centro del ministero di Gesù sulla terra, perché la ragione principale della sua vita sulla terra era di poter morire perché noi fossimo perdonati per i nostri peccati e quindi non essere costretti a soffrire la morte spirituale causata dal peccato. Se Gesù soffrì e morì per offrirci il perdono, allora sembra che perdonare gli altri, come Gesù ci chiede di fare, è certamente una cosa necessaria per noi che siamo  suoi discepoli.

Il Principio del perdono è importante, perché concedendo il perdono agli altri si agisce con amore. Anche l’amore è uno dei principi di vivere Lui. Il perdono ripara i rapporti, ristora l’unità, porta pace nella nostra vita e può portarla anche nella vita di chi perdoniamo. Perdonare gli altri giova alla nostra vita spirituale. Quando perdoniamo, il peso di risentimento o rancore che abbiamo portato contro chi ha peccato nei nostri confronti svanisce, portandoci serenità.

Il principio della fratellanza

Il Principio della fratellanza ha le sue radici nell’amore, in quello di Dio per noi e nel nostro per Lui, oltre al nostro amore per i fratelli e le sorelle in Cristo. Tra le ultime parole di Gesù ai suoi discepoli, eccone alcune che esprimono questi due concetti fondamentali:

Il Padre stesso infatti vi ama, poiché voi mi avete amato e avete creduto che io sono proceduto da Dio.[6]

Come il Padre ha amato me, così io ho amato voi; dimorate nel mio amore.[7]

Vi do un nuovo comandamento: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, anche voi amatevi gli uni gli altri. Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri.[8]

La parola greca più comunemente tradotta come fratellanza, è koinonia, che ha alcuni significati diversi, tra i quali comunione fraterna, comunanza, fraternità; amicizia, cameratismo, fratellanza; associazione, società, partecipazione, comunicazione e intimità, nel senso di stretto rapporto personale.[9]

Come cristiani abbiamo comunicazione con Dio, comunione con Lui. Quando dimoriamo nel suo amore, rimaniamo in Lui, interagiamo con Lui e abbiamo una connessione personale con Lui. Tutto ciò indica che abbiamo comunione con Dio e quella comunione ha le sue radici nel nostro amore per Dio e nel suo amore per noi.

La nostra comunione è con il Padre e con il Figlio suo, Gesù Cristo.[10]

Allo stesso modo dovremmo avere comunicazione e interazione e costituire una comunità con i nostri fratelli e sorelle, la nostra famiglia cristiana. Nel far questo abbiamo comunione con loro e anch’essa ha le sue radici nell’amore. Quando gli altri vedono una fratellanza amorevole tra cristiani, spesso riconoscono la connessione speciale, il legame spirituale che esiste tra i credenti ed è un riflesso del loro amore per Dio e del suo amore per loro.

Quando i discepoli si radunano per avere una comunione spirituale, interviene un altro elemento chiave: la presenza di Dio tra di loro.

Poiché dove due o tre sono riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro.[11]

C’è qualcosa di dinamico quando i cristiani si radunano per la fratellanza, per il culto, per mantenere i rapporti di comunità. La presenza del Signore, lo Spirito Santo, crea nel corpo dei credenti un’atmosfera viva e amorevole.

Ogni persona porta il suo amore per il Signore, il suo amore per gli altri e il suo spirito alla riunione dei fratelli; quando tutti si uniscono, è come se si formasse una nuova entità spirituale. È come quando i membri di una squadra sportiva si radunano: il cameratismo, lo scopo comune e l’unità che ne derivano crea uno spirito di squadra. In maniera simile, quando i vari parenti si ritrovano per una riunione e insieme costituiscono la famiglia, possono formare qualcosa di più grande di quando sono da soli.

Quando i cristiani si radunano, la sinergia che creano dà loro più forza. Stare insieme, pregare, adorare, condividere testimonianze, comunicare cuore a cuore, avere conversazioni profonde e godere della compagnia degli altri, tutto crea un’atmosfera meravigliosa che dà forza e ispirazione a tutti i partecipanti. La luce, il calore e l’amore di ogni persona, quando messi insieme, creano una luce, un calore e un amore più grandi, di cui tutti possono beneficiare.

Ritrovarsi per riunioni di fratellanza rinsalda la fede, e genera e incoraggia amore.

Infatti desidero vivamente vedervi per comunicarvi qualche dono spirituale, affinché siate fortificati; o meglio, perché quando sarò tra di voi ci confortiamo a vicenda mediante la fede che abbiamo in comune, voi ed io.[12]

E consideriamo gli uni gli altri, per incitarci ad amore e a buone opere, non abbandonando il radunarsi assieme di noi come alcuni hanno l’abitudine di fare, ma esortandoci a vicenda, tanto più che vedete approssimarsi il giorno.[13]

Come cristiani, condividiamo tutti la stessa cittadinanza. L’apostolo Paolo lo descrive come l’essere membri della casa di Dio, della stessa famiglia.

Voi dunque non siete più forestieri né ospiti, ma concittadini dei santi e membri della famiglia di Dio.[14]

Una riunione di comunione fraterna può essere vista come un raduno dei membri di una famiglia, per stare insieme, amarsi come fratelli e sorelle, padri e madri, sollevandosi, aiutandosi e incoraggiandosi a vicenda.

Perciò consolatevi gli uni gli altri ed edificatevi l’un l’altro.[15]

La comunione fraterna è un momento per unirsi in preghiera e lodare il Signore, presentarsi a Lui come corpo dei credenti e adorarlo insieme. È anche un’opportunità per pregare gli uni per gli altri e sostenersi spiritualmente.

Vi esortiamo […] a confortare gli scoraggiati, a sostenere i deboli e ad essere pazienti verso tutti.[16]

Qualcuno di voi è infermo? Chiami gli anziani della chiesa, ed essi preghino su di lui, ungendolo di olio nel nome del Signore.[17]

La fratellanza edifica, dà forza, incoraggia ed eleva lo spirito. Dà anche gioia quando condividiamo le notizie, ci aggiorniamo su quel che succede nella vita degli altri, mentre i bambini giocano. È un momento in cui siamo riuniti alla presenza del Signore. Ci raduniamo nel calore del suo amore e della sua luce.

Se camminiamo nella luce, come egli è nella luce, abbiamo comunione gli uni con gli altri.[18]

Quando i discepoli si riuniscono in una comunione spirituale, rinsaldano e nutrono la propria fede e quella dei loro fratelli e sorelle.


[1] Matteo 18,21–22.

[2] Romani 3,23.

[3] Matteo 6,14–15 NR.

[4] Efesini 4,32.

[5] Colossesi 3,12–14 NR.

[6] Giovanni 16,27.

[7] Giovanni 15,9.

[8] Giovanni 13,34–35.

[9] Poiché le riunioni cristiane si svilupparono ai tempi della prima chiesa, dopo la resurrezione di Gesù, ne ricaviamo più informazioni dalle Epistole che dai Vangeli. Per questo i versetti riguardanti il Principio della Comunione fraterna sono tratti per lo più dalle Epistole.

[10] 1 Giovanni 1,3.

[11] Matteo 18,20.

[12] Romani 1,11–12 NR.

[13] Ebrei 10,24–25.

[14] Efesini 2,19.

[15] 1 Tessalonicesi 5,11.

[16] 1 Tessalonicesi 5,14.

[17] Giacomo 5,14.

[18] 1 Giovanni 1,7.


Titolo originale: Love. Live. Preach. Teach.--Live Him, Part 3
Pubblicato originariamente in Inglese l'8 Novembre 2011
versione italiana affissa il 30 Dicembre 2011;
statistiche: 1.554 parole; 8.049 caratteri

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