Gesù – la sua vita e il suo messaggio: le sinagoghe e il Sabato
Maggio 21, 2016
di Peter Amsterdam
Gesù – la sua vita e il suo messaggio: le sinagoghe e il Sabato
[Jesus—His Life and Message: The Disciples–Part 1]
Dovunque nei Vangeli leggiamo delle attività d’insegnamento e guarigione svolte da Gesù nelle sinagoghe. Era sua abitudine andare nelle sinagoghe nella giornata del Sabbath, cosa normale per gli Ebrei osservanti dei suoi giorni (come lo è ancora oggi).1
La sinagoga
Diamo uno sguardo alla storia della sinagoga e al posto che occupava nella comunità durante la vita di Gesù. La parola “sinagoga” deriva dal greco synagōgē (sin-a-go-ghì), che originariamente indicava un’assemblea. In seguito venne a significare una riunione locale di Ebrei e poi l’edificio dove si riunivano le congregazioni ebraiche.2 Anche se s’ignora la data esatta in cui le sinagoghe divennero un luogo di riunione,3 è generalmente accettata l’idea che la pratica abbia avuto inizio dopo la distruzione del primo tempio, quando molti Giudei furono portati a Babilonia.4 L’esilio avrebbe potuto portare alla completa assimilazione del popolo ebraico nella cultura babilonese, così il riunirsi per pregare e studiare insieme non solo mantenne gli Ebrei legati alla loro fede, ma li aiutò anche a conservare la loro identità nazionale e culturale mentre vivevano in un paese straniero.
Ai tempi di Gesù, l’edificio della sinagoga, oltre a essere un luogo di culto, fungeva anche da centro comunitario del villaggio, luogo d’incontro, scuola, tribunale e luogo per lo studio delle Scritture. Durante il Sabato, era nella sinagoga che la comunità locale si riuniva per la preghiera e la lettura delle Scritture.
In ogni sinagoga c’era un gruppo di anziani che ne dirigeva le attività. C’era anche un capo della sinagoga, che aveva la responsabilità di mantenere la congregazione fedele alla Torah. Il capo della sinagoga era probabilmente scelto in mezzo al gruppo degli anziani. Quando qualcuno infrangeva la Legge, così com’era espressa nella Torah, veniva giudicato da questi anziani e poi punito. Le punizioni, a seconda della gravità dell’infrazione, potevano includere la flagellazione con trentanove frustate (“quaranta sferzate meno una”),5 o la scomunica dalla sinagoga.6 Anche se la Legge di Mosè esigeva la lapidazione per alcuni reati, ai tempi di Gesù solo le autorità romane potevano imporre la pena capitale, quindi non era permesso lapidare chi avrebbe meritato la morte sotto la legge ebraica. Ci furono comunque casi in cui la folla lapidò alcune persone in violazione della legge romana,7 o per lo meno intendeva farlo.8
Altre figure che ricoprivano una posizione nella sinagoga erano l’elemosiniere, che era responsabile di raccogliere e distribuire elemosine per i bisognosi, e l’ ḥazzān o “attendente”, che si prendeva cura dei rotoli delle Scritture e annunciava l’inizio e la fine del Sabato suonando un corno di montone quando le prime tre stelle apparivano nel cielo notturno.9 L’ ḥazzān a volte era anche l’insegnante della scuola della sinagoga, specialmente nei villaggi più piccoli.10 Era anche quello che frustava le persone meritevoli di punizione.
Il servizio del Sabato iniziava quando la congregazione recitava lo Shemà: “Ascolta Israele il Signore è nostro Dio. Il Signore è uno” (la preghiera completa consiste di Deuteronomio 6,4; 11.13-21 e Numeri 15,37–41), insieme ad altre preghiere. A questo faceva seguito la lettura di alcuni brani dai rotoli della Torah (i primi cinque libri delle Scritture Ebraiche11), seguita dalla lettura di un brano dei Nevi’im (i Profeti12). Il lettore si alzava e leggeva una serie di versetti in Ebraico (da uno a tre), che venivano poi tradotti e parafrasati in Aramaico, dato che non tutti gli ebrei del primo secolo capivano l’Ebraico. Dopo la lettura, qualcuno era invitato a istruire il pubblico. A ciò faceva seguito una benedizione. Qualunque maschio adulto poteva essere invitato a leggere le Scritture e qualsiasi maschio adulto competente poteva essere invitato a istruire l’assemblea.13
In genere all’interno della sinagoga c’erano delle panche su tre lati della stanza, riservate ai dignitari. Il resto della congregazione poteva sedersi su stuoie o tappeti.14 L’usanza era che la persona che insegnava o istruiva lo facesse stando seduto.15 Gesù si riferisce a quest’abitudine quando parla degli insegnanti della Legge e dei farisei che “siedono sulla cattedra [seggio] di Mosè”.16 A volte c’erano seggi speciali destinati a questo scopo. Uno di questi “seggi d’onore” fu ritrovato durante uno scavo archeologico a Chorazin, in Galilea.17
Gesù, nella qualità di Ebreo osservante del primo secolo, insegnò nelle sinagoghe in tutta la Galilea durante il suo ministero.18 In esse raggiunse molta gente con il suo messaggio, anche se non tutti furono d’accordo con Lui e, con il passar del tempo, fu sempre meno ben accolto. Nelle sinagoghe guarì i malati e scacciò i demoni. Risuscitò la figlia di Iairo, che era capo di una sinagoga.19 Guarì anche il servo di un centurione romano che era stato responsabile della costruzione di una sinagoga a Capernaum.20
Le sinagoghe erano il centro della vita del villaggio, e fu in esse che Gesù presentò il suo messaggio del regno di Dio. Anni più tardi, l’apostolo Paolo diffuse il Vangelo in Asia Minore e in Grecia visitando le sinagoghe locali e lì predicando.
Il Sabato
Lo Shabbat, il Sabato ebraico, inizia il venerdì sera al tramonto e finisce il sabato sera alla stessa ora. Durante questo periodo tutto il lavoro normale si blocca. Le regole del Sabato hanno origine nel libro della Genesi:
Pertanto il settimo giorno, Dio terminò l’opera che aveva fatto, e nel settimo giorno si riposò da tutta l’opera che aveva fatto. E Dio benedisse il settimo giorno e lo santificò, perché in esso Dio si riposò da tutta l’opera che aveva creato e fatto.21
Quando diede i Dieci Comandamenti, o Decalogo, Dio v’incluse come terzo comandamento:
Ricordati del giorno di sabato per santificarlo. Lavorerai sei giorni e in essi farai ogni tuo lavoro; ma il settimo giorno è sabato, sacro all’Eterno, il tuo Dio; non farai in esso alcun lavoro, né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo servo, né la tua serva, né il tuo bestiame, né il forestiero che è dentro alle tue porte; poiché in sei giorni l’Eterno fece i cieli e la terra, il mare e tutto ciò che è in essi, e il settimo giorno si riposò; perciò l’Eterno ha benedetto il giorno di sabato e l’ha santificato.22
Come spiegano Elwell e Bietzel:
Quando Dio benedice qualcosa, esso diventa un veicolo della sua generosità e un’espressione della sua premura. Quando Dio dichiara che qualcosa è santo, lo rivendica per Sé, togliendolo dalla normale circolazione (che si tratti di un luogo, di un giorno o di un animale da sacrificare) e dichiarandolo speciale. Questo ci dà un’idea dell’intenzione divina nel richiedere all’uomo di osservare il Sabato. Libero dall’incessante lavoro quotidiano, l’uomo dovrebbe accettare il settimo giorno come una benedizione da parte del suo Creatore (utilizzandolo per ricordare tutta la bontà divina nella creazione e lodarlo per avergliela data) e riconoscendone l’esigenza nella sua vita. Come giorno “messo da parte”, il Sabato serve a farci ricordare che il tempo è tutto un dono del Creatore – un fatto che l’uomo riconosce quando restituisce consapevolmente a Dio una parte di ciò che gli appartiene comunque.23
Oltre a essere un giorno di riposo, seguendo l’esempio di Dio, il Sabato rispecchia la redenzione, come indicato nel Deuteronomio:
E ricordati che sei stato schiavo nel paese d’Egitto e che l’Eterno, il tuo Dio, ti ha fatto uscire di là con mano potente e con braccio steso; perciò l’Eterno, il tuo Dio, ti ordina di osservare il giorno di sabato.24
Il Sabato settimanale serve a ricordarci la misericordia di Dio nel donare al suo popolo la libertà e il riposo dalla schiavitù cui erano stati sottoposti in Egitto. È un promemoria settimanale dell’amore e della misericordia di Dio. Vuole essere una benedizione e non un peso.
Le opere ebraiche nel periodo intertestamentario (dal 400 a.C. ai giorni di Cristo) includevano istruzioni elaborate sull’osservanza del Sabato, spiegando che cosa era e che cosa non era consentito fare durante quel giorno. Le Scritture fornivano alcune indicazioni, ma con il tempo era diventato chiaro che era necessario avere maggiori particolari. Sebbene fosse chiaro che non bisognava trasportare pesi, era necessario definire più precisamente cosa fosse un peso. La proibizione contro i viaggi significava che era necessario stabilire i limiti di un viaggio legittimo durante il Sabato. C’erano anche delle eccezioni. Quando si trattava di salvare una vita umana, si potevano ignorare le restrizioni. Il servizio nel tempio da parte di sacerdoti e leviti doveva proseguire, anche se costituiva un lavoro. Anche la legge sulla circoncisione di un maschio nell’ottavo giorno dopo la nascita aveva precedenza sul comandamento contro il lavorare di Sabato.
Sebbene fosse utile avere dei criteri per chiarire cosa fosse o non fosse consentito durante il Sabato, con il passare degli anni questo aveva portato a una puntigliosità legale, a causa delle complessità e delle varie interpretazioni tra i diversi partiti religiosi.25 Questi dettagli sul modo di osservare il Sabato, anche se non facevano parte delle Scritture, entrarono a far parte delle tradizioni orali cui si fa riferimento nei Vangeli come alle “tradizioni degli anziani”.26 Con il tempo, lo scopo principale del Sabato andò in qualche modo perso in mezzo alle minuzie legalistiche.
Gesù accettava il fatto che il Sabato era il giorno dedicato da suo Padre al riposo e al culto; comunque si opponeva alle tradizioni e alle interpretazioni che non concordavano con lo scopo del Sabato. Non si concentrava sulle minuzie e sulle tradizioni che anteponevano il Sabato alle persone a cui era stato originariamente destinato come una benedizione. Come Lui stesso disse, il sabato è fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato.27
In linea con il vero scopo del Sabato – quello di essere un giorno per ricordare la bontà di Dio, un giorno di benedizione e di riposo, destinato a ricordare la misericordia, la liberazione e la redenzione divina – Gesù guariva i malati di Sabato. Per Lui era un giorno appropriato per gesti di misericordia, anche se ciò lo mise in conflitto con i farisei, che consideravano la guarigione un “lavoro” e quindi contrario alle regole del Sabato. Prenderemo in esame questo conflitto in altri articoli.
Anche se i Cristiani non celebrano il Sabato come le persone di fede giudaica, i principi che lo regolano sono validi anche per la nostra vita. È importante dedicare un giorno a mettere da parte i pesi quotidiani, a riposare, lodare e adorare il Signore, ad avere fratellanza e comunione con Lui e con gli altri. Nella frenesia del mondo moderno dobbiamo trovare il tempo di fare una pausa dal nostro orario occupato per riposare e recuperare fisicamente e per riconnetterci al nostro Creatore e Redentore.
Nota
Se non altrimenti indicato, tutte le citazioni bibliche sono tratte da: La Nuova Diodati, © Edizioni La Buona Novella, Bari. Tutti i diritti riservati.
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1 Poi venne a Nazaret, dove era cresciuto e, com’era solito fare in giorno di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò per leggere (Luca 4,16).
2 Green e McKnight, Dictionary of Jesus and the Gospels, 781.
4 Ibid. Per informazioni sull’esilio babilonese, vedi: Gesù – la sua vita e il suo messaggio: lo scenario.
5 Paolo subì questa flagellazione: dai Giudei ho ricevuto cinque volte quaranta sferzate meno una (2 Corinzi 11,24).
6 Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che se uno avesse riconosciuto Gesù come il Cristo, sarebbe stato espulso dalla sinagoga (Giovanni 9,22).
Tuttavia, anche tra i capi, molti credettero in lui; ma a motivo dei farisei non lo confessavano, per non essere espulsi dalla sinagoga (Giovanni 1242).
7 E, cacciatolo fuori dalla città, lo lapidarono. E i testimoni deposero le loro vesti ai piedi di un giovane, chiamato Saulo (Atti 7,58).
Or sopraggiunsero certi Giudei da Antiochia e da Iconio; essi, dopo aver persuaso la folla, lapidarono Paolo e, pensando che fosse morto, lo trascinarono fuori della città (Atti 14,19).
8 Vedi alcuni esempi di condanna alla lapidazione (anche se non ebbe luogo) in Giovanni 8,3–5 e Giovanni 10,32–33.
9 Green e McKnight, Dictionary of Jesus and the Gospels, 782.
10 Vedi altro qui (in Inglese).
11 Sono anche i primi cinque libri del Vecchio Testamento cristiano.
12 Le Scritture ebraiche dividono i libri in maniera diversa dal Vecchio Testamento Cristiano. Nel Vecchio Testamento, i profeti sono divisi in due categorie: profeti maggiori, da Isaia a Daniele, e profeti minori, da Osea a Malachia. Anche le Scritture ebraiche hanno due categorie: profeti anteriori, da Giosuè a 2 Re, e profeti posteriori, da Isaia a Malachia.
13 Green e McKnight, Dictionary of Jesus and the Gospels, 783.
14 Ibid.
15 Bock, Luke 1:1–9:50, 411.
16 Matteo 23,2.
18 Matteo 4,23.
19 Luca 8,41–42.49–56.
20 Luca 7,1–10.
21 Genesi 22–3.
22 Esodo 20,8–11.
23 Elwell e Bietzel, Baker Encyclopedia of the Bible.
24 Deuteronomio 5,15.
25 Green and McKnight, Dictionary of Jesus and the Gospels, 717.
26 Matteo 15,2.3.6; Marco 7,3.5.
27 Marco 2,27.
Pubblicato originariamente in Inglese il 2 giugno 2015.