Gesù — la sua vita e il suo messaggio: il fuoco dal cielo (Luca 9,51–56)
Maggio 28, 2019
di Peter Amsterdam
Gesù — la sua vita e il suo messaggio: il fuoco dal cielo (Luca 9,51–56)
[Jesus—His Life and Message: Fire from Heaven (Luke 9:51,56)]
Il Vangelo di Luca descrive parecchi avvenimenti della vita di Gesù che non vengono raccontati negli altri Vangeli. Li prenderemo in esame in questo e in alcuni dei prossimi articoli. Troviamo il primo verso la fine del nono capitolo di Luca, partendo da:
Mentre si avvicinava il tempo in cui sarebbe stato tolto dal mondo, Gesù si mise risolutamente in cammino per andare a Gerusalemme.1
Queste parole aprono quello che i commentatori chiamano “il viaggio di Gesù a Gerusalemme” o “il racconto del viaggio”. Questa parte del Vangelo di Luca contiene 424 versetti, o circa il trentasette percento del libro. Termina con Luca 19,44. Gran parte del testo di questa sezione si trova solo nel Vangelo di Luca e include diciassette parabole oltre a vari detti.
Il primo avvenimento qui narrato nel lungo viaggio di Gesù fino a Gerusalemme era che con i suoi discepoli arrivò vicino a una città samaritana. La zona collinare della Samaria giaceva tra la zona ebraica della Galilea, a nord, e di Gerusalemme, a sud. Poiché i Giudei non ritenevano Ebrei puri gli abitanti della Samaria, in genere evitavano di attraversare quella parte del paese e le giravano intorno, allungando il viaggio di due o tre giorni. Gesù, invece, non aveva problemi a entrare in una cittadina samaritana.
Mandò davanti a sé dei messaggeri, i quali, partiti, entrarono in un villaggio dei Samaritani per preparargli un alloggio.2
Non viene precisato per quale motivo Gesù volesse entrare nel villaggio samaritano. Forse voleva fermarsi lì per la notte o forse progettava di predicare ai suoi abitanti; forse entrambe le cose. Non ci viene detto chi fossero i messaggeri, ma probabilmente erano alcuni dei suoi discepoli. Un gruppo di dodici o più persone sarebbe stato troppo difficile da accogliere senza preavviso in un piccolo villaggio, così mandarvi qualcuno in anticipo per assicurarsi un alloggio era una cosa previdente da fare.
La gente del villaggio, però, non permise a Gesù e ai suoi discepoli di fermarsi lì.
Ma quelli non lo ricevettero perché era diretto verso Gerusalemme.3
L’ostilità tra Giudei e Samaritani era dovuta in parte a differenze religiose. I Samaritani adoravano Dio sul monte Gherizim invece che nel tempio sul monte Sion e accettavano come Scritture ispirate solo il Pentateuco, i primi cinque libri di Mosè. Questa ostilità non esisteva solo da parte dei Samaritani, come possiamo vedere quando i Giudei, volendo screditare Gesù, lo chiamarono un Samaritano:
Non diciamo noi con ragione che sei un Samaritano e che hai un demonio?4
Nel racconto di quando Gesù parlò con la Samaritana al pozzo, c’è una frase riportata tra parentesi – (Infatti i Giudei non hanno rapporti con i Samaritani)5 – a dimostrazione che l’animosità tra Samaritani e Giudei proveniva da entrambe le parti.
Gesù però non aveva simili pregiudizi. Quando guarì un gruppo di dieci lebbrosi, tra di loro c’era un Samaritano che anzi fu l’unico a tornare indietro a ringraziarlo.
Ed egli, vedutili, disse loro: «Andate a mostrarvi ai sacerdoti». E avvenne che, mentre se ne andavano, furono mondati. E uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro glorificando Dio ad alta voce. E si gettò con la faccia a terra ai piedi di Gesù, ringraziandolo. Or questi era un Samaritano. Gesù allora prese a dire: «Non sono stati guariti tutti e dieci? Dove sono gli altri nove? Non si è trovato nessuno che sia ritornato per dare gloria a Dio, se non questo straniero?». E disse a questi: «Alzati e va’; la tua fede ti ha guarito».6
Gesù parlò a lungo anche con la Samaritana al pozzo, come abbiamo accennato prima, che poi parlò di Lui ai suoi compaesani, con il risultato che Lui si fermò lì e insegnò loro per due giorni.
Molti Samaritani di quella città credettero in lui, a motivo della parola che la donna aveva attestato: «Egli mi ha detto tutte le cose che io ho fatto». Quando poi i Samaritani vennero da lui, lo pregarono di restare con loro; ed egli vi rimase due giorni. E molti di più credettero a motivo della sua parola.7
L’accoglienza favorevole dei Samaritani in alcuni villaggi, però, non si estese a questo particolare villaggio , perché Gesù era diretto verso Gerusalemme. Uno studioso ha scritto:
Gli abitanti del villaggio samaritano, vedendo che era diretto a Gerusalemme, non vollero avere niente a che fare con Gesù. La loro faida con i Giudei era così feroce che non volevano aiutare nessuno che fosse diretto a Gerusalemme, anche se sembra che non avessero problemi ad accogliere i Galilei. Giuseppe [l’antico scrittore ebreo] ci racconta che i Samaritani non erano avversi a maltrattare i pellegrini che andavano a Gerusalemme.8
Apparentemente, il rifiuto rivolto a Gesù aveva più a che fare con il suo viaggio in direzione di Gerusalemme che semplicemente con l’essere ebreo.
Visto ciò, i suoi discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda fuoco dal cielo e li consumi?»9
Nel Vangelo di Marco scopriamo che Gesù diede un soprannome a questi due fratelli: Giacomo figlio di Zebedeo e Giovanni fratello di Giacomo, ai quali diede il nome di Boanerges, che vuol dire: “Figli del tuono”.10 Il motivo per cui li chiamò Figli del tuono non viene spiegato, ma forse aveva a che fare con il loro carattere impetuoso. Qui volevano far scendere il fuoco dal cielo e in altri punti leggiamo alcune affermazioni sfrontate da parte di uno di loro o di entrambi.
Allora Giovanni, prendendo la parola, gli disse: «Maestro, noi abbiamo visto un tale che non ci segue scacciare demoni nel tuo nome e glielo abbiamo proibito, perché non ci segue».11
Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, si accostarono a lui, dicendo: «Maestro, noi desideriamo che tu faccia per noi ciò che ti chiederemo». Ed egli disse loro: «Che volete che io vi faccia?». Essi gli dissero: «Concedici di sedere uno alla tua destra e l’altro alla tua sinistra nella tua gloria».12
I Figli del Tuono evidentemente avevano una forte personalità ed erano uomini d’azione.
Un po’ prima, in questo capitolo di Luca, Gesù aveva detto ai suoi discepoli cosa fare quando non erano ben ricevuti:
In qualunque casa entrerete, là rimanete e da quella ripartite. Se poi alcuni non vi ricevono, uscendo da quella città, scuotete anche la polvere dai vostri piedi, in testimonianza contro di loro.13
Disse la stessa cosa anche più tardi in Luca, aggiungendo altri particolari:
Ma in qualunque città entriate, se non vi ricevono, uscite sulle piazze e dite: “Perfino la polvere della vostra città che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scotiamo contro di voi; sappiate tuttavia questo, che il regno di Dio si è avvicinato a voi”. Io vi dico che in quel giorno la sorte di Sodoma sarà più tollerabile della sorte di quella città.14
Scuotersi la polvere dai piedi era un rituale ebraico usato quando si lasciava un territorio pagano, per rimuovere dai loro piedi l’impurità dei paesi dei Gentili. In questo caso il gesto avverte chi rifiuta il messaggio di Gesù che giungerà il giudizio.
Anche se poteva essere legittimo che Giacomo e Giovanni si scuotessero la polvere dai piedi nel lasciare questo villaggio particolare, il loro suggerimento di una punizione così dura andava ben oltre il giudizio finale per mano di Dio di cui Gesù aveva parlato in precedenza. L’idea del fuoco dal cielo come punizione, suggerito da Giacomo e Giovanni, ha un precedente nel Vecchio Testamento come severa forma di punizione.
Elia rispose e disse al capitano dei cinquanta: «Se sono un uomo di DIO, scenda fuoco dal cielo e consumi te e i tuoi cinquanta uomini!». E dal cielo scese un fuoco, che consumò lui e i suoi cinquanta.15
Anche se Dio mandò il fuoco dal cielo in più di una occasione, il suggerimento di Giacomo e Giovanni di eseguire il giudizio era fuori luogo e Gesù glielo fece notare.
Egli si voltò verso di loro e li sgridò. E se ne andarono in un altro villaggio.16
Perché li sgridò? Come ha scritto qualcuno, invece di rispondere correttamente davanti a quel gesto d’inospitalità, si comportarono come persone intossicate dal proprio senso di potere.17 A volte Gesù diede alcuni pesanti avvertimenti di un giudizio imminente, come:
Guai a te, Corazin! Guai a te, Betsaida! Perché se in Tiro e in Sidone fossero state fatte le potenti opere compiute in voi, già da tempo si sarebbero ravvedute, vestendosi di sacco e sedendo nella cenere. Perciò nel giorno del giudizio Tiro e Sidone saranno trattate con più tolleranza di voi. E tu, Capernaum, che sei stata innalzata fino al cielo, sarai abbassata fin nell’inferno.18
Quel giudizio, comunque, sarebbe arrivato nel Giorno del Giudizio finale. Il desiderio dei discepoli di un giudizio rapido e distruttivo era sbagliato e non era compito loro pronunciare la sentenza.
Alcune traduzioni bibliche aggiungono altre due frasi a ciò che Gesù disse ai suoi discepoli. Queste frasi non erano incluse nei manoscritti più antichi, quindi non sono incluse nella maggior parte delle traduzioni moderne. Una delle due frasi dice che quando Gesù si voltò e li sgridò, disse: Voi non sapete di quale spirito siete; poiché il Figlio dell’uomo non è venuto per distruggere le anime degli uomini, ma per salvarle».19 Anche se probabilmente questa frase fu aggiunta in qualche manoscritto in un periodo posteriore, il punto che vuole trasmettere è in linea con ciò che voleva dire Luca in questo capitolo.
Sembra che i discepoli si fossero dimenticati del consiglio che Gesù aveva dato loro quando aveva insegnato:
Ma io dico a voi che udite: Amate i vostri nemici; fate del bene a coloro che vi odiano. Benedite coloro che vi maledicono e pregate per coloro che vi maltrattano.20
Anche se erano incaricati di predicare il vangelo e perfino di parlare del giudizio, questo non sarebbe avvenuto per mano dei discepoli, ma da Dio al momento da Lui scelto.
I discepoli avrebbero finito per impararlo e col tempo avrebbero testimoniato a molti Samaritani, convertendoli. Dopo la sua risurrezione, Gesù indicò chiaramente che i discepoli avrebbero testimoniato in Samaria.
Mi sarete testimoni in Gerusalemme e in tutta la Giudea, in Samaria e fino all’estremità della terra.21
I discepoli ubbidirono a quell’incarico.
Filippo discese nella città di Samaria e predicò loro Cristo.22
Ora gli apostoli che erano a Gerusalemme, quando seppero che la Samaria aveva ricevuta la parola di Dio, mandarono loro Pietro e Giovanni. Giunti là, essi pregarono per loro, affinché ricevessero lo Spirito Santo.23
Così le chiese in tutta la Giudea, la Galilea e la Samaria avevano pace ed erano edificate. E, camminando nel timore del Signore e nella consolazione dello Spirito Santo, moltiplicavano.24
Durante tutto il ministero di Gesù, uno dei suoi obiettivi principali era addestrare discepoli che avrebbero continuato dopo la sua ascensione al cielo. Parte di qualsiasi addestramento è l’essere corretti quando si sbaglia, come indica questo episodio, con la correzione dei troppo zelanti “Figli del tuono”.
(I prossimi due articoli esamineranno altri avvenimenti menzionati solo nel Vangelo di Luca.)
Nota
Se non altrimenti indicato, tutte le citazioni bibliche sono tratte da: La Nuova Diodati, © Edizioni La Buona Novella, Bari. Tutti i diritti riservati.
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1 Luca 9,51 NR.
2 Luca 9,52 NR.
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4 Giovanni 8,48 NR.
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6 Luca 17,14–19.
7 Giovanni4,39–41.
8 Leon Morris, Luke (Downers Grove: InterVarsity Press, 1988), 198.
9 Luca 9,54.
10 Marco 3,17.
11 Marco 9,38.
12 Marco 10,35–37.
13 Luca 9,4–5.
14 Luca 10,10–12 NR.
15 2 Re 1,10.
16 Luca 9,55–56 NR.
17 Joel B. Green, The Gospel of Luke (Grand Rapids: Eerdmans, 1997), 405.
18 Luca 10,13–15.
19 Luca 9,55–56 NAS.
20 Luca 6,27–28.
21 Atti 1,8.
22 Atti 8,5.
23 Atti 8,14–15.
24 Atti 9,31.
Pubblicato originariamente in inglese il 14 agosto 2018.