Gesù — la sua vita e il suo messaggio: il conflitto con i farisei (parte tre)

Ottobre 1, 2019

di Peter Amsterdam

[Jesus—His Life and Message: Conflict with the Pharisees (Part 3)]

Nella seconda parte di Conflitto con i farisei abbiamo esplorato i primi dodici versetti di Matteo 23, nei quali Gesù avvertì le folle e i suoi discepoli che non avrebbero dovuto seguire l’esempio dei farisei, perché non mettevano in pratica quello che predicavano. Li accusò di imporre carichi pesanti ai loro seguaci, pur non essendo disposti ad aiutarli a portarli. Affermò che facevano tutto il possibile per attirare l’attenzione su di sé, che desideravano sedersi nei posti d’onore ed essere salutati con deferenza dalle persone.

Dal versetto tredici, Gesù parla direttamente agli scribi e ai farisei. Mentre parlava degli scribi e dei farisei agli altri, il suo linguaggio, anche se forte, era piuttosto obiettivo. Comunque, quando cominciò a parlare direttamente a loro, il suo tono cambiò e le sue parole divennero molto più taglienti. Sette volte disse “guai a voi”. Sei volte li chiamò ipocriti, cinque volte li definì ciechi, due volte li paragonò a serpenti, facendo varie altre affermazioni in tono molto offensivo nei loro confronti.

Gesù non concentrava la sua condanna tanto sui singoli scribi e farisei quanto sulla natura del movimento che rappresentavano e della loro religiosità egocentrica. L’enfasi principale era sul modo in cui affrontavano la vita religiosa. Chiamandoli ipocriti, non intendeva dire che le loro azioni erano insincere, ma che avevano l’idea errata di fare la volontà di Dio mentre in realtà ne ignoravano i concetti principali. Si concentravano sul comportamento esteriore, sull’attenzione particolareggiata alle regole e ai regolamenti, mentre così facendo non riuscivano a capire le priorità divine. Poiché le loro interpretazioni erano fondamentalmente sbagliate, il loro zelo religioso faceva più male che bene.1

Troviamo il termine “guai” nella bocca di alcuni profeti del Vecchio Testamento (è usato ventun volte nel libro di Isaia), soprattutto quando pronunciavano gli imminenti giudizi di Dio sui suoi nemici. In un certo senso proclamava la colpevolezza di qualcuno e dichiarava che giudizio e punizione erano in arrivo. Lo troviamo usato dodici volte nel libro di Matteo, quattordici in quello di Luca e sette volte nell’Apocalisse.

Ma guai a voi, scribi e farisei ipocriti! Perché chiudete il regno dei cieli davanti agli uomini; poiché né entrate voi né lasciate entrare coloro che stanno per entrarvi.2

Nel Vangelo di Matteo ci sono dei riferimenti all’entrare nel regno dei cieli.

In verità vi dico: se non cambiate e non diventate come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli.3

È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio.4

Qui Gesù paragona metaforicamente l’ingresso in cielo a una porta che rimane chiusa per qualcuno che vuole entrare. Facendo parte della leadership religiosa ebraica, gli scribi e i farisei erano responsabili di dare indicazioni su come la gente poteva vivere seguendo la volontà di Dio e quindi entrare in paradiso. Gesù comunque li accusa entrambi di non entrare in cielo e di chiudere le porte dei cieli ai loro seguaci. Il Vangelo di Luca dice:

Avete sottratto la chiave della scienza; voi stessi non siete entrati e ne avete impedito l'accesso a coloro che entravano.5

Con i loro insegnamenti, il loro esempio e la loro estrema attenzione all’osservanza delle regole, avevano reso impossibile a se stessi e ai loro seguaci l’ingresso nel regno di Dio.

In alcune traduzioni della Bibbia il versetto successivo, Matteo 23,14, è tralasciato e messo in una nota, oppure è messo in corsivo o tra parentesi, per indicare che alcuni dei manoscritti più antichi del Nuovo Testamento ritenevano più attendibile la sua mancanza. Poiché è molto simile a Marco 12,40 e a Luca 20,47, alcuni studiosi della Bibbia pensano che sia stato inserito in Matteo più tardi, durante il procedimento di copiatura a mano dei manoscritti. [Manca, per esempio, nelle traduzioni CEI.]

Guai a voi, scribi e farisei ipocriti! Perché divorate le case delle vedove e per pretesto fate lunghe preghiere; per questo subirete una condanna più severa.6

Gesù accusa gli scribi e i farisei di maltrattare alcune delle persone più vulnerabili di quei tempi, le donne che avevano perso il marito. L’esatto significato di divorare le case delle vedove può essere interpretato in vari modi. Gli scribi avrebbero potuto farlo (1) accettando dalle vedove il pagamento di consigli e assistenza legale, anche se era proibito; (2) imbrogliare le vedove, nel loro ruolo di custodi dell’eredità dei mariti defunti; (3) vivere alle spalle delle vedove approfittando della loro ospitalità; (4) gestendo male le proprietà delle vedove; (5) spillare denaro alle vedove per lunghe preghiere fatte a loro favore; (6) prendere le case in pegno per debiti che non potevano essere riscossi.

Anche se non ne conosciamo esattamente il significato, è chiaro che questi capi religiosi in qualche modo si approfittavano finanziariamente di donne vulnerabili e non ubbidivano ai comandamenti del Vecchio Testamento di prendersi buona cura delle vedove e di non approfittarne.

Così dice l'Eterno degli eserciti: Amministrate fedelmente la giustizia e mostrate ognuno verso suo fratello bontà e compassione. Non opprimete la vedova e l'orfano, lo straniero e il povero; e nessuno macchini nel suo cuore del male contro il proprio fratello.7

Se non opprimete lo straniero, l'orfano e la vedova, [..] allora io vi farò abitare in questo luogo, nel paese che ho dato ai vostri padri da molto tempo e per sempre.8

Gesù proseguì nella sua condanna di questi leader religiosi:

Guai a voi, scribi e farisei ipocriti! Perché scorrete il mare e la terra, per fare un proselito e, quando lo è diventato, ne fate un figlio della Geenna il doppio di voi.9

Certamente questi uomini dimostravano entusiasmo nel fare proseliti facendo sforzi per vincerli. In quei tempi i viaggi erano difficoltosi e, affermando che attraversavano mari e terre, Gesù voleva indicare che si davano un gran daffare per convertire altri.

Un proselita è una persona che si converte da una religione all’altra, in questo caso una persona non-giudaica che seguiva e prendeva parte alla religione, ai principi etici e agli insegnamenti del Giudaismo. Apparentemente ai tempi di Gesù i farisei cercavano di convertire i Gentili alla fede ebraica. Una volta convertito, il proselita veniva educato nella fede secondo gli insegnamenti dei farisei, senza altre informazioni sulla fede ebraica o sulle conoscenze delle Scritture. Spesso un convertito è molto più zelante nella fede di chi ha seguito quelle dottrine per tutta la sua vita. Gesù li descrive come figli della Geenna il doppio di voi. È un destino triste per chi era stato portato alla fede, ma a causa dell’esempio dei suoi insegnanti era stato fuorviato, con conseguenze devastanti.

Guai a voi, guide cieche, che dite: "Se uno ha giurato per il tempio, non è nulla; ma se ha giurato per l'oro del tempio è obbligato". Stolti e ciechi! Perché, cosa è più grande, l'oro o il tempio che santifica l'oro? E: "Se uno ha giurato per l'altare, non è nulla; ma se ha giurato per l'offerta che vi è sopra è obbligato". Stolti e ciechi! Poiché, cosa è più grande, l'offerta o l'altare che santifica l'offerta? Chi dunque giura per l'altare, giura per esso e per quanto vi è sopra. Chi giura per il tempio, giura per esso e per colui che l'abita. E chi giura per il cielo, giura per il trono di Dio e per colui che vi è assiso.10

Nel Sermone sul Monte, Gesù ordinò ai suoi seguaci di non prestare giuramenti.

Non giurate affatto, […] ma il vostro parlare sia: Sì, sì, no, no; tutto ciò che va oltre questo, viene dal maligno.11

In questo caso si riferiva alle pratiche degli scribi e dei farisei, che a quanto pare erano abituati a prestare giuramenti. Il giuramento comprendeva un’invocazione a una divinità come testimone della verità di ciò che si era detto. Invece di giurare specificamente su Dio, i farisei usavano altre parole per indicarlo, nella speranza che così facendo avrebbero evitato il giudizio qualora avessero infranto il voto. Si trattava di cavilli – l’uso di ragionamenti capziosi e a volte ingannevoli per giustificare qualcosa. I loro cavilli servivano a giustificare giuramenti che forse non avrebbero rispettato.

Gli scribi e i farisei ritenevano che, se si giurava sull’altare del tempio, non fosse necessario rispettare il giuramento; mentre se giuravano sul dono messo sull’altare erano costretti a rispettarlo. Gesù indicò la pecca del loro ragionamento, sottolineando che l’altare che santifica il dono è più grande del dono stesso, quindi giurare sull’altare voleva dire giurare su tutto quello che c’era sopra. Quando qualcuno giurava sul tempio, giurava su Dio che ci dimorava; quando giurava sul cielo, giurava sul trono di Dio e su Dio stesso. Gesù insistette che cercare di formulare il giuramento in maniera da poter evitare il giudizio di Dio, se non l’avessero mantenuto, era inutile perché il giuramento era fatto davanti a Dio e Lui l’avrebbe fatto rispettare.

Guai a voi, scribi e farisei ipocriti! Perché calcolate la decima della menta, dell'aneto e del comino, e trascurate le cose più importanti della legge: il giudizio, la misericordia e la fede; queste cose bisogna praticare senza trascurare le altre.12

Gesù proclamò un altro guai a voi, questa volta indicando la loro attenzione meticolosa ai particolari più infimi, ignorando invece i punti più importanti della loro religione. Dare la decima era un’abitudine dei patriarchi, ancora prima dei tempi della Legge di Mosè,13 di cui in seguito divenne parte.

Ti impegnerai a dar la decima di tutto ciò che semini e che il campo produce ogni anno.14

Io dò in possesso ai leviti le decime che gli Israeliti presenteranno al Signore come offerta fatta con il rito di elevazione.15

Gli scribi e i farisei prendevano molto seriamente il comandamento della decima e davano fedelmente un decimo dei loro profitti. Gesù sottolineò che erano molto scrupolosi riguardo alla decima, perché si assicuravano di farlo anche con la menta, l’aneto e il cumino che crescevano nei loro orti. Non li stava criticando per questo, perché lo facevano per ubbidienza alle Scritture. Il punto era che, pur essendo così meticolosi nel dare la decima delle erbe, perdevano di vista le parti della Parola di Dio che parlavano di cose molto più importanti. Oltre alla decima, avrebbero dovuto pensare alle caratteristiche che sono un prodotto dell’amore e della premura divina nei confronti del prossimo: giustizia, misericordia e fede.

Guide cieche, che colate il moscerino e inghiottite il cammello!16

Per la seconda volta Gesù li chiamò guide cieche, poi aggiunse un’immagine umoristica. Questa non è l’unica volta in cui usò dei paragoni umoristici tra qualcosa di molto piccolo e qualcosa di molto grande. Per esempio, aveva detto:

Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio di tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio?17

E ve lo ripeto: È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio.18

I moscerini erano impuri, perché erano tra gli insetti alati che “camminano su quattro piedi” e che non potevano essere mangiati.19 Anche i cammelli, gli animali più grandi che si potevano incontrare in Palestina, erano impuri e non potevano essere mangiati. Gesù usò queste due creature impure per illustrare con parole il modo in cui gli scribi e i farisei potevano essere estremamente attenti ai dettagli minori della Legge, ignorando le questioni più importanti.

(Continua e si conclude nella quarta parte.)


Nota

Se non altrimenti indicato, tutte le citazioni bibliche sono tratte da: La Nuova Diodati, © Edizioni La Buona Novella, Bari. Tutti i diritti riservati.


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1 Questo paragrafo è stato riassunto da libro The Gospel of Matthew, di France, p. 855.

2 Matteo 23,13.

3 Matteo 18,3 NR.

4 Matteo 19,23–24.

5 Luca 11,52.

6 Matteo 23,14.

7 Zaccaria 7,9–10.

8 Geremia 7,6–7.

9 Matteo 23,15.

10 Matteo 23,16–22.

11 Matteo 5,34–37.

12 Matteo 23,23.

13 Genesi 14,20.

14 Deuteronomio 14,22.

15 Numeri 18,24 CEI.

16 Matteo 23,24.

17 Matteo 7,3.

18 Matteo 19,24.

19 Levitico 11,20–23.


Pubblicato originariamente in inglese il 20 novembre 2018.