Gesù – la sua vita e il suo messaggio: il discepolato (parte 2)

Aprile 24, 2018

di Peter Amsterdam

[Jesus—His Life and Message: Discipleship (Part 2)]

In un articolo precedente di questa serie abbiamo parlato della chiamata che Gesù rivolse ai suoi primi discepoli. In tutti i Vangeli ci sono riferimenti ai nomi di alcuni di loro: i fratelli Pietro e Andrea, i fratelli Giacomo e Giovanni; Filippo, che veniva da Betsaida, lo stesso paese di Pietro e Andrea; Bartolomeo; Tommaso, chiamato anche “il gemello”. C’erano anche Matteo, il pubblicano, esattore delle tasse; Giacomo, figlio di Alfeo; Taddeo o Giuda – che molto probabilmente aveva due nomi: Giuda come primo nome e Taddeo come soprannome o nome di luogo; Simone lo Zelota e Giuda Iscariota, che tradì Gesù.

Questi discepoli facevano parte di un gruppo più vasto di discepoli di Gesù1 e a un certo punto Gesù ne scelse dodici e li chiamò apostoli.

Ora avvenne che in quei giorni egli se ne andò sul monte a pregare, e passò la notte in preghiera a Dio. E quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli, e ne scelse dodici ai quali diede anche il nome di apostoli.2

Gli uomini che scelse non erano soltanto discepoli (seguaci devoti), ma anche apostoli (rappresentanti ufficiali). Erano addestrati come leader del movimento alle prime armi che divenne poi noto come la chiesa.3

Nei Vangeli, leggiamo che Gesù ebbe un bel po’ di discepoli:

Poi, sceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante, con la folla dei suoi discepoli.4

Dopo questi fatti il Signore designò altri settantadue discepoli e li inviò a due a due avanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.5

Udito questo, molti dei suoi discepoli dissero6

Leggiamo anche che c’erano delle donne che facevano parte del gruppo di discepoli, alcune delle quali accoompagnarono Gesù nei suoi viaggi.

Con lui vi erano i dodici, e certe donne, che erano state guarite da spiriti maligni e da infermità.7

Queste donne seguirono Gesù quando andò a Gerusalemme, erano presenti alla sua croficissione e furono le prime ad arrivare al sepolcro vuoto dopo la sua risurrezione. Nel libro degli Atti, leggiamo che le donne avevano ruoli importanti all’interno della chiesa. Quando si parla di Tabita, si parla di discepola, al femminile anche in greco, indicando che, come gli uomini, anche le donne erano considerate tali.8

Nel Vangelo di Giovanni leggiamo di alcuni discepoli che avevano seguito Gesù per un certo tempo, ma lo avevano abbandonato dopo che Lui aveva affermato cose che trovavano difficili da accettare

Udito questo, molti dei suoi discepoli dissero: «Questo parlare è duro, chi lo può capire?»9

Da quel momento molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui.10

Anche se all’inizio si erano in qualche modo impegnati, lo abbandonarono. Le parole si tirarono indietro indicano che tornarono alle cose che si erano già lasciati alle spalle. Volsero le spalle al discepolato.

Per i molti che credettero in Gesù e lo seguirono durante e dopo la sua vita, la chiamata al discepolato — la fede in Gesù e l’intenzione di vivere secondo i suoi insegnamenti — comportava un grande costo personale. Essere suoi seguaci richiedeva impegno, dedizione e altruismo, cosa che Lui indicò molto chiaramente con quello che predicava e insegnava. Vedremo parte di questo “parlare duro” di Gesù riguardo al discepolato in questo stesso articolo e in altri successivi.

Troviamo uno di questi insegnamenti sul discepolato in Matteo11 e in Luca. Il racconto di Luca parla di tre aspiranti discepoli, due dei quali espressero il desiderio di diventare seguaci di Gesù mentre l’altro fu da Lui chiamato.

Mentre camminavano per la via, qualcuno gli disse: «Signore, io ti seguirò dovunque andrai». Ma Gesù gli disse: «Le volpi hanno delle tane e gli uccelli del cielo dei nidi; ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo».12

Nel Vangelo di Matteo il suo interlocutore è identificato come uno scriba.

La risposta di Gesù alla dichiarazione esuberante che quella persona l’avrebbe seguito dovunque era un’affermazione della realtà di cosa volesse dire seguirlo durante il suo ministero terreno. Gesù descrisse cosa potevano aspettarsi i suoi seguaci indicando la situazione in cui si trovava Lui stesso e accennando che quello che era vero per il Figlio dell’Uomo valeva anche per i suoi seguaci. Quando era un falegname, probabilmente aveva un reddito sufficiente a vivere modestamente, ma quando iniziò il suo ministero si lasciò tutto alle spalle. Si trasferì a Capernaum e anche se mentre viveva là aveva un posto in cui stare, la maggior parte del tempo Lui e i suoi discepoli erano in viaggio e dovevano dipendere dall’ospitalità di altri. Presumibilmente dovettero dormire un bel po’ sotto le stelle. Essere un discepolo poteva voler dire rinunciare a una delle sicurezze fondamentali: un tetto e del cibo sulla tavola.

Gesù mandò fuori i suoi discepoli con alcune istruzioni:

Guarite gli ammalati, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni; gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Non provvedetevi d’oro, né d’argento, né di rame nelle vostre cinture, né di sacca da viaggio, né di due tuniche, né di calzari, né di bastone, perché l’operaio è degno del suo nutrimento. In qualunque città o villaggio sarete entrati, informatevi se vi sia là qualcuno degno di ospitarvi, e abitate da lui finché partirete. Quando entrerete nella casa, salutate. Se quella casa ne è degna, venga la vostra pace su di essa; se invece non ne è degna, la vostra pace torni a voi.13

Era un invito ad avere completa fiducia in Dio per i propri bisogni.

Gesù poneva l’accento sul fatto che la scelta di seguirlo non era facile e che chi la prendeva in considerazione avrebbe dovuto “calcolarne il costo”. Perché, anche se sfamava i poveri, guariva i malati e faceva altri miracoli, alla fine il suo ministero consistette nel soffrire sulla croce morendo per i peccati dell’umanità. Anche se la maggior parte dei Cristiani non deve affrontare il martirio, affrontiamo ugualmente sfide e difficoltà nella vita, tanto che, come l’apostolo Paolo, possiamo dire: Io muoio ogni giorno.14

Non sappiamo in che modo la persona che si offrì di seguire Gesù rispose al suo commento – se lo seguì con tutto il cuore nonostante le difficoltà o si tirò indietro tra la folla. Il messaggio, però, è chiaro: chi vuole seguire Gesù deve capire che avere fede nel Signore e vivere per Lui ha un costo.

Poi disse ad un altro: «Seguimi!». Ma quello rispose: «Signore, permettimi prima di andare a seppellire mio padre». Gesù gli disse: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; ma tu va’ ad annunziare il regno di Dio».15

Gesù invita un uomo a seguirlo, ma a differenza dei suoi altri discepoli che lasciarono immediatamente le reti, le barche e il loro lavoro per seguirlo,16 quest’uomo chiede di poter adempire a un obbligo di famiglia prima di seguirlo. Sembra una richiesta legittima. Seppellire i propri genitori era considerato parte dell’ubbidienza al quinto comandamento di onorare il padre e la madre. Negli scritti ebraici, seppellire i parenti superava gli altri obblighi religiosi; era una pratica osservata molto rigorosamente tra gli Ebrei dei tempi di Gesù.17

Considerando l’importanza data al seppellire I propri genitori, è molto probabile che il padre di quest’uomo non fosse ancora morto. A quei tempi, quando moriva qualcuno il suo corpo veniva sepolto entro ventiquattrore. Se suo padre fosse appena morto, probabilmente lui sarebbe stato là a vegliarlo e a preparare il funerale.18 Craig Keener spiega che l’uomo probabilmente non sta chiedendo il permesso di partecipare al funerale di suo padre quello stesso giorno. […] Quando una persona moriva, le persone in lutto si riunivano, il corpo veniva preparato e una processione accompagnava il morto fino alla tomba immediatamente, senza lasciar tempo ai famigliari di allontanarsi per andare a parlare con un rabbino; la famiglia poi sarebbe rimasta a casa a osservare il lutto per una settimana e non sarebbe uscita in pubblico.19

Lo scrittore Kenneth Bailey dice:

La frase “seppellire mio padre” è un’espressione tradizionale che si riferisce specificamente al dovere di un figlio di restare con la propria famiglia e prendersi cura dei suoi genitori fino al momento in cui saranno sepolti rispettosamente.20

L’uomo stava dicendo che doveva fare ciò che la sua cultura e la sua comunità si aspettava da lui. Doveva rinviare il seguire Gesù finché non avesse adempiuto la sua responsabilità nei confronti di suo padre per tutta la durata della sua vita – il che probabilmente voleva dire per anni o perfino decenni. Stava mettendo le attese della sua famiglia e quelle della sua comunità prima della sua decisione di seguire Gesù.

Un’altra possibilità a cui forse Gesù si riferiva era la consuetudine di quei tempi, per cui il figlio più grande sarebbe tornato alla tomba di suo padre per “riseppellirlo”. La tradizione era che, a un anno dalla morte di una persona, le sue ossa sarebbero state raccolte e poste in un contenitore più piccolo, un ossario, che sarebbe stato infilato in una nicchia scavata in una parete del sepolcro. Se l’uomo si riferiva a una simile risepoltura, la sua proposta era di seguire Gesù solo un anno dopo, o giù di lì. La risposta retorica di Gesù – “Lascia che i morti seppelliscano i loro morti” – è il consiglio di lasciare che siano altri che non hanno impegni con il regno – che sono separati da Dio e quindi spiritualmente morti ­– a prendersi cura di cose terrene come una sepoltura. Il concetto dell’affermazione di Gesù è fondamentalmente di “non preoccuparsi troppo delle cose meno importanti” in confronto al proclamare il regno di Dio.21

Il punto di questo passo non è denigrare gli obblighi o i rapporti familiari; in altri momenti Gesù aveva rimproverato i farisei per non onorare i genitori.22 Qui, invece, vuole affermare che seguirlo richiede il superamento delle lealtà­ precedenti, perché assegniamo a Dio e al suo regno il ruolo principale nelle nostre priorità. Ciò non significa che le altre cose a cui dedichiamo la nostra lealtà – la famiglia, gli amici, le responsabilità ecc. – sono prive d’importanza, ma che la nostra lealtà a Cristo le supera tutte.

Ancora un altro gli disse: «Signore, io ti seguirò, ma permettimi prima di congedarmi da quelli di casa mia». Gesù gli disse: «Nessuno che ha messo la mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio».23

Come il primo uomo che aveva dichiarato la volontà di seguirlo, anche questo afferma di voler seguire Gesù; e come quello che voleva prima seppellire il padre, anche questo con una precondizione. Anche questa richiesta sembra ragionevole, specialmente se leggiamo la risposta di Eliseo alla chiamata da parte di Elia, nel libro di 1 Re.24 Quando Elia lo chiamò, Eliseo rispose: Lasciami andare a baciare mio padre e mia madre, poi ti seguirò. Elia glielo permise.25

Il termine greco tradotto con congedarsi, o in altre traduzioni salutare, è apotassō, che può significare o “dire addio” o “scambiarsi i saluti”. Kenneth Bailey spiega che nelle culture medio-orientali la persona che parte deve chiedere il permesso di andarsene a chi resta. […] Chi parte chiede il permesso di andarsene.26 Bailey quindi afferma che l’uomo che vuole congedarsi in realtà sta dicendo che deve andare a chiedere il permesso di quelli che restano a casa, che deve chiedere il permesso di suo padre per seguire Gesù. Poi aggiunge:

In quell’ambiente culturale, lui sta chiaramente dicendo: “Ti seguirò, Signore, ma naturalmente l’autorità di mio padre è superiore alla tua e devo chiedere il suo permesso prima di andarmene”.27

Gesù risponde con un’analogia che nell’antica Palestina sarebbe stata compresa chiaramente. A quei tempi, quando uno usava un aratro, doveva guardare dritto davanti a sé. L’aratro palestinese era leggero e veniva guidato con una mano, mentre l’altra controllava il bue e lo incitava con un pungolo. La mano che teneva l’aratro lo manteneva dritto, ne regolava la profondità e gli faceva evitare i sassi. Lo scrittore Joachim Jeremias spiega:

Questo tipo di aratro primitivo richiede destrezza e concentrazione. Se l’aratore si guarda in giro, il solco diventa storto. Perciò chi desidera seguire Gesù deve essere deciso nel rompere ogni collegamento con il passato e fissare gli occhi sul regno di Dio in arrivo.28

Gesù indica che cosa è richiesto da questo impegno volontario: la chiamata del regno di Dio deve avere la precedenza su ogni altra lealtà. Non vuol dire che non ci possono essere altre lealtà, ma il servizio a Dio deve avere la posizione principale.

Con questi tre esempi veniamo a conoscenza di alcune cose importanti su cosa voglia dire essere seguaci di Gesù. Servire il Signore costa qualcosa personalmente e i discepoli devono essere disposti a pagare quel prezzo. Parte di quel prezzo comporta l’avere la giusta priorità nelle nostre lealtà, e il primo posto deve esser dato al Signore. Essere un discepolo – una persona che crede agli insegnamenti di Gesù e li mette in pratica, che ha come obiettivo il suo cammino con Dio – significa riorientare la propria vita in maniera che sia in linea con le priorità di Dio.


Nota

Se non altrimenti indicato, tutte le citazioni bibliche sono tratte da: La Nuova Diodati, © Edizioni La Buona Novella, Bari. Tutti i diritti riservati.


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1 Qui potete trovare altri tre articoli sui primi discepoli di Gesù:

https://directors.tfionline.com/it/post/gesu-la-sua-vita-e-il-suo-messaggio-il-primo-conta/

https://directors.tfionline.com/it/post/gesu-la-sua-vita-e-il-suo-messaggio-i-discepoli-1/

https://directors.tfionline.com/it/post/gesu-la-sua-vita-e-il-suo-messaggio-i-discepoli-2/

2 Luca 6,12–13.

3 Green and McKnight, Dictionary of Jesus and the Gospels, 178.

4 Luca 6,17.

5 Luca 10,1.

6 Giovanni 6,60.

7 Luca 8,1–2 CEI.

8 Atti 9,36.

9 Giovanni 6,60.

10 Giovanni 6,66.

11 Matteo 8,19–22.

12 Luca 9,57–58.

13 Matteo 10,8–13 NR.

14 1 Corinzi 15,31.

15 Luca 9,59–60.

16 Matteo 4,20, 22.

17 Sanders, Jesus and Judaism, 253.

18 France, The Gospel of Matthew, 329.

19 Keener, The Gospel of Matthew, 275.

20 Bailey, Through Peasant Eyes, 26.

21 Bock, Luke Volume 2: 9:51–24:53, 981.

22 Matteo 15,3–9; Marco 7,8–13; 10,19.

23 Luca 9,61–62.

24 1 Re 19,19–21.

25 1 Re 19,20.

26 Bailey, Through Peasant Eyes, 29.

27 Ibid., 29.

28 Joachim Jeremias, The Parables of Jesus (New Jersey: Prentice-Hall, 1954), 195.

 

Pubblicato originariamente in Inglese il 19 settembre 2017.