Gesù — la sua vita e il suo messaggio: Giona e la regina

Luglio 2, 2019

di Peter Amsterdam

[Jesus—His Life and Message: Jonah and the Queen]

Nei Vangeli gli scribi e i farisei sono raffigurati in conflitto con Gesù, dubitando di Lui, criticandolo, accusandolo e alla fine causando la sua esecuzione. Nel capitolo 12 di Matteo leggiamo che i farisei accusano i discepoli di Gesù di infrangere la legge mosaica (vv. 1-8), che cospirano insieme per distruggerlo (v. 14) e che lo accusano di scacciare i demoni per la potenza del diavolo (v. 24). Anche se avevano visto Gesù guarire gli ammalati, dare la vista ai ciechi, risuscitare i morti e sfamare le moltitudini, molti continuavano a non credere in Lui. Qualsiasi cosa facesse, erano decisi a opposi a Lui.

Verso la fine del capitolo 12, leggiamo che gli scribi e i farisei manifestarono ancora una volta la loro opposizione a Gesù chiedendogli la prova di essere veramente chi affermava di essere.

Allora alcuni scribi e farisei presero a dirgli: «Maestro, noi vorremmo vederti fare un segno».

In seguito, in questo stesso Vangelo, gli chiesero nuovamente la stessa cosa:

Poi si accostarono a lui i farisei e i sadducei e, per tentarlo, gli chiesero di mostrar loro un segno dal cielo.1

La richiesta di un segno di autenticazione è descritta diverse volte nel Vecchio Testamento. Quando Mosè disse al Signore che gli Egiziani non avevano voluto ascoltarlo quando aveva chiesto loro di lasciare andare il popolo di Dio, Dio gli disse di gettare il suo bastone per terra. Mosè lo fece e il bastone divenne un serpente. Quando prese in mano il serpente, questi divenne nuovamente un bastone.2 Inoltre, Mosè mise una mano sotto il suo mantello e quando la tolse la mano era lebbrosa; quando ripeté l’azione, la mano ritornò sana.3 Comandò anche che sull’Egitto scendessero delle piaghe, per dimostrare che le proprie parole provenivano da Dio.4 Leggiamo anche che Gedeone chiese a Dio un segno e lo ricevette5 come fece anche Elia quando fece scendere il fuoco dal cielo.6

Anche Gesù attirò l’attenzione sui suoi miracoli come prova della sua autorità e del suo potere.

«Affinché sappiate che il Figlio dell’uomo ha autorità in terra di perdonare i peccati: Alzati (disse al paralitico), prendi il tuo letto e vattene a casa tua!» Ed egli, alzatosi, se ne andò a casa sua.7

Gesù, rispondendo, disse loro: «Andate e riferite a Giovanni le cose che udite e vedete: I ciechi riacquistano la vista e gli zoppi camminano; i lebbrosi sono mondati e i sordi odono; i morti risuscitano e l’evangelo è annunziato ai poveri. Beato è colui che non si sarà scandalizzato di me!»8

Gli scribi e i farisei ne erano consapevoli e probabilmente erano stati testimoni di alcuni dei miracoli di Gesù; così è difficile immaginare quali altri segni avrebbero avuto bisogno di vedere.

Egli, rispondendo, disse loro: «Questa malvagia e adultera generazione chiede un segno…»9

Gesù reagì con forza alla loro richiesta di un altro segno, come aveva fatto anche quando il diavolo gli aveva chiesto la stessa cosa:

Allora il diavolo lo trasportò nella santa città, lo pose sull’orlo del tempio e gli disse: «Se sei il Figlio di Dio, gettati giù, perché sta scritto: “Egli darà ordine ai suoi angeli riguardo a te; ed essi ti porteranno sulle loro mani, perché non urti col tuo piede in alcuna pietra”». Gesù gli disse: «Sta anche scritto: “Non tentare il Signore Dio tuo”».10

Chiamandoli una malvagia e adultera generazione, Gesù fece eco alle parole di una canzone che Mosè aveva scritto poco prima della sua morte riguardo al popolo ebreo:

Ma essi si sono corrotti; non sono suoi figli, a motivo della loro colpa, generazione contorta e perversa.11

Gesù li chiamò malvagi e adulteri a causa della loro incredulità nonostante Lui avesse manifestato la potenza di Dio con miracoli, guarigioni e scacciando spiriti maligni.

Poi proseguì:

«…ma nessun segno le sarà dato, se non il segno del profeta Giona. Infatti, come Giona fu tre giorni e tre notti nel ventre del grosso pesce, così starà il Figlio dell’uomo tre giorni e tre notti nel cuore della terra».12

Gesù aveva già dato dei segni con i suoi miracoli; solo in questo capitolo di Matteo aveva guarito un uomo con una mano paralizzata13 e un indemoniato che era cieco e muto.14 Questi scribi e farisei non avevano bisogno di altri segni. Era sufficiente il “segno di Giona”.

Cos’era allora questo segno di Giona? Gesù alludeva ai tre giorni e alle tre notti in cui Giona fu nel ventre di un grosso pesce o di un mostro marino.15 La parola usata per descrivere il pesce si trova solo in questo versetto della Bibbia e significa “qualsiasi mostro marino o pesce enorme”. Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce. Facendo questo riferimento al soggiorno di Giona nel ventre del pesce, Gesù prediceva la sua morte e i tre giorni in cui sarebbe rimasto nella tomba. Oggi contiamo tre giorni come tre periodi di ventiquattro ore, settantadue ore in tutto, e secondo questo calcolo Gesù non spese tutto quel tempo nella tomba. Come spiega uno studioso:

Il periodo dal primo pomeriggio di venerdì (quando fu crocifisso) alla domenica mattina presto (quando fu visto vivo) è più breve di quelli che noi considereremmo tre giorni e tre notti. Gli ebrei però non contavano i giorni come noi: contavano il giorno in cui qualcosa iniziava come un giorno intero e facevano lo stesso con il giorno in cui qualcosa terminava. Così abbiamo venerdì, sabato e domenica: tre giorni; non importa che né venerdi né domenica fossero completi.16

La storia di Giona si trova nel libro del Vecchio Testamento che porta il suo nome. Riassumendo, Dio ordinò a Giona di andare a Ninive e “predica contro di lei, perché la loro malvagità è salita davanti a me”.17 Invece di seguire le istruzioni divine, Giona s’imbarcò su una nave che andava in direzione opposta. Dio mandò una grande tempesta e la nave stava per affondare. I marinai gettarono la sorte per vedere di chi fosse la colpa e tutto indicò che si trattava di Giona. Gli chiesero cosa fare per calmare il mare e Giona disse loro di buttarlo in acqua, cosa che fecero. Poi leggiamo: L’Eterno aveva preparato un grosso pesce perché inghiottisse Giona; e Giona fu nel ventre del pesce tre giorni e tre notti.18 Alla fine Giona si pentì e si mise a pregare, terminando la preghiera così: «Ma io con voci di lode ti offrirò sacrifici e adempirò i voti che ho fatto. La salvezza appartiene all’Eterno». Allora l’Eterno parlò al pesce e il pesce vomitò Giona sull’asciutto.19 Poi Giona andò a Ninive a predicare, dicendo: «Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta».20 Il popolo e il re di Ninive credettero al messaggio e il re emise un editto: Per decreto del re e dei suoi grandi, fece quindi proclamare e divulgare in Ninive un ordine che diceva: «Uomini e bestie, armenti e greggi non assaggino nulla, non mangino cibo e non bevano acqua; ma uomini e bestie si coprano di sacco e gridino a DIO con forza; ognuno si converta dalla sua via malvagia e dalla violenza che è nelle sue mani».21 Dio vide che si erano pentiti delle loro vie malvagie e si pentì del male che aveva detto di far loro e non lo fece.22

Poi Gesù continuò:

I Niniviti risorgeranno nel giudizio con questa generazione e la condanneranno, perché essi si ravvidero alla predicazione di Giona; ed ecco, qui c’è uno più grande di Giona.23

Gesù parla di “il” giudizio, riferendosi al giudizio finale alla fine del mondo. In quel momento il popolo di Ninive, insieme alle persone della generazione di Gesù che lo respingevano, sorgerà per affrontare il giudizio finale. La testimonianza del pentimento dei Niniviti pagani che avevano udito il messaggio di Dio e gli avevano ubbidito sarà in grande contrasto con gli ebrei increduli dei tempi di Gesù, che erano stati faccia a faccia con il Figlio di Dio e avevano udito il messaggio di qualcuno più grande di Giona.

Poi Gesù fece riferimento a un avvenimento del Vecchio Testamento:

La regina del mezzogiorno risusciterà nel giudizio con questa generazione e la condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per udire la sapienza di Salomone; ed ecco, qui c’è uno più grande di Salomone.24

Nel decimo capitolo del libro 1 Re, nel Vecchio Testamento, leggiamo che quando la regina di Sceba sentì parlare della sapienza di Salomone a motivo del nome dell’Eterno, venne a metterlo alla prova con difficili domande.25 Salomone rispose a tutte le sue domande, e non ci fu cosa alcuna che fosse nascosta al re e che egli non sapesse spiegare.26 Una regina pagana fece il difficile viaggio dall’Arabia meridionale per verificare la reputazione di Salomone come uomo saggio e scoprì che ciò che aveva sentito di lui era più che vero. Concluse la sua visita dicendo: «Era dunque vero ciò che avevo sentito nel mio paese circa le tue parole e la tua sapienza. Ma non ho creduto a queste cose finché non sono venuta io stessa e non ho visto con i miei occhi; ebbene, non mi era stato riferito neppure la metà. La tua sapienza e la tua prosperità sorpassano la fama di cui avevo sentito parlare».27

Gli antichi Niniviti e la Regina del Mezzogiorno, tutti quanti pagani, ascoltarono il messaggio di Dio e reagirono nel modo giusto. Al momento del giudizio finale la fede e l’ubbidienza di Giona e di quelli che gli avevano creduto, insieme alla Regina del Mezzogiorno, condanneranno la generazione di Gesù che lo respinse, lo disprezzò e lo crocifisse. I Niniviti ricevettero il messaggio di Dio quando Giona glielo annunciò; lo presero sul serio e si comportarono di conseguenza, pentendosi dei loro peccati. Salomone era il portatore della saggezza divina e la Regina del Mezzogiorno apprezzò quella saggezza al punto di fare un lungo viaggio per ascoltarla. Tuttavia la “generazione adultera” degli Ebrei increduli dei giorni di Gesù disprezzarono il messaggero di Dio e la sapienza del suo messaggio. Alla loro presenza c’era qualcuno più grande del profeta Giona e del re d’Israele più ricco, saggio e potente – Re Salomone – tuttavia rifiutarono di credere in Lui.

Giona e Salomone simboleggiano due delle autorità principali a cui fu comunicato il messaggio di Dio per il suo popolo nel Vecchio Testamento: il profeta e il re saggio. La terza autorità era il tempio (che includeva il sacerdozio).28 In precedenza in questo capitolo Gesù aveva detto: Ora io vi dico che qui c’è qualcuno più grande del tempio.29 Rispondendo in questo modo agli scribi e farisei increduli, Gesù volle indicare che in Lui era presente qualcosa di più grande degli aspetti fondamentali del giudaismo – il tempio, il sacerdozio, il profeta, il re e il saggio.


Nota

Se non altrimenti indicato, tutte le citazioni bibliche sono tratte da: La Nuova Diodati, © Edizioni La Buona Novella, Bari. Tutti i diritti riservati.


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1 Matteo 16,1.

2 Esodo 4,1–5.

3 Esodo 4,6–7.

4 Esodo 7,14–12,32.

5 Giudici 6,36–40.

6 1 Re18,36–39.

7 Matteo 9,6–7.

8 Matteo 11,4–6.

9 Matteo 12,39.

10 Matteo 4,5–7.

11 Deuteronomio 32,5.

12 Matteo 12,39–40.

13 Matteo 12,10–13.

14 Matteo 12,22.

15 Giona 2,1 NR.

16 Leon Morris, The Gospel According to Matthew (Grand Rapids: Eerdmans, 1992), 325–26.

17 Giona 1,2.

18 Giona 2,1 NR.

19 Giona 2,9–10.

20 Giona 3,4.

21 Giona 3,7–8.

22 Giona 3,10.

23 Matteo 12,41.

24 Matteo 12,42.

25 1 Re 10,1.

26 1 Re10,3.

27 1 Re10,6–7.

28 R. T. France, The Gospel of Matthew (Grand Rapids: Eerdmans, 2007), 493.

29 Matteo 12,6.


Pubblicato originariamente in Inglese il 18 settembre 2018.