Gesù – la sua vita e il suo messaggio: il sermone sul monte

Settembre 3, 2016

di Peter Amsterdam

(Puoi leggere lo scopo di questa serie e una sua veduta d’insieme in questo articolo introduttivo.)

La legge e i profeti (parte 4)

[Jesus—His Life and Message: The Sermon on the Mount, The Law and the Prophets, Part 4]

Prima di dedicarmi a questo articolo, vorrei riconoscere che l’argomento del divorzio è molto complesso e personale e può essere profondamente emotivo. L’infelicità di un rapporto che doveva durare a lungo ma viene interrotto e abbandonato può essere difficile da sopportare. Che un amore e un impegno profondo si trasformino con il tempo in indifferenza e mancanza d’amore – o in litigi, rancore e disperazione – è una questione delicata; e lo diventa ancora di più se vi aggiungiamo le difficoltà che i figli di una coppia divorziata devono affrontare.

Nell’esaminare gli insegnamenti di Gesù, non mi andava molto di affrontare questo argomento, perché molti di noi hanno divorziato. Questo articolo ha lo scopo di aiutare ad arrivare a una comprensione di ciò che Gesù insegnò sull’argomento, insieme alle intenzioni dei suoi insegnamenti; non vuole giudicare nessuno né dedicarsi a tutti i motivi per cui due persone divorziano. Per quelli di noi che sono passati per un divorzio, è importante ricordare che qualunque ruolo i nostri peccati, i nostri errori o le nostre incomprensioni abbiano avuto nel divorzio, tutto è purificato dal sacrificio di Gesù.

Nel Sermone sul Monte, dopo aver parlato dell’adulterio – insegnando che non basta evitare l’atto stesso, ma bisogna proteggere il proprio cuore dalle tentazioni che giungono tramite occhi, mani o piedi – Gesù passò alla questione del divorzio. Seguendo lo stesso modello, prima espose ciò che diceva il Vecchio Testamento, poi vi aggiunse i suoi insegnamenti – in termini esagerati, per far comprendere il concetto.

Questo non è l’unico punto dei Vangeli in cui Gesù parlò del divorzio e prendendo in esame questo argomento è bene vedere le altre cose che ebbe da dire al riguardo, oltre a ciò che è scritto in altre parti delle Scritture – ed è quello che farò in questo articolo.

Gesù cominciò dicendo:

È stato pure detto: “Chiunque ripudia la propria moglie, le dia l’atto del divorzio”. Ma io vi dico: Chiunque manda via la propria moglie, eccetto in caso di fornicazione, la fa essere adultera; e chiunque sposa una donna ripudiata, commette adulterio.1

L’atto del divorzio (o libello di ripudio) cui si riferiva Gesù è descritto in Deuteronomio 24,1-4:

Quando uno prende una donna e la sposa, se poi avviene che essa non gli è più gradita perché ha trovato in lei qualcosa di vergognoso, scriva per lei un libello di ripudio, glielo dia in mano e la mandi via da casa sua; se ella esce da casa sua e va e diviene moglie di un altro uomo, se quest’ultimo marito la prende in odio, scrive per lei un libello di ripudio, glielo dà in mano e la manda via da casa sua, o se quest’ultimo marito che l’aveva presa in moglie viene a morire, il primo marito che l’aveva mandata via non potrà riprenderla in moglie, dopo che è stata contaminata perché questo è un abominio agli occhi dell’Eterno; e tu non macchierai di peccato il paese che l’Eterno, il tuo Dio, ti dà in eredità.

Questo è l’unico punto della Legge mosaica in cui si parla direttamente di divorzio (ripudio) e solo per citare una regola che spiega il procedimento legale da seguire quando avviene un divorzio. La Legge non dice se il divorzio è giusto o sbagliato, né codifica le cause che lo consentano.2

Questo passo presuppone che un marito abbia il diritto di divorziare dalla moglie, ma non ne spiega il fondamento – né qui né in nessun altro punto del Vecchio Testamento. Notiamo questa presupposizione del diritto a divorziare quando i farisei chiesero a Gesù: “È lecito mandare via la propria moglie per un motivo qualsiasi?”3 Nota che non chiesero se era accettabile che una moglie divorziasse dal marito. R. T. France l’ha spiegato così: Il divorzio era una prerogativa esclusivamente maschile che non richiedeva nessuna udienza legale, esclusivamente la decisione del marito: la legge ebraica non prevedeva provvedimenti legali per una moglie che desiderasse divorziare.4

(Marco 10,12 parla del caso di una moglie che divorzia dal marito5 e ciò forse fu incluso perché secondo la legge romana anche le donne potevano divorziare – e il Vangelo di Marco fu scritto per un pubblico non-ebreo.)

In quel passo del Deuteronomio ci è detto che il motivo del primo uomo per divorziare da sua moglie era che aveva trovato in lei qualcosa di vergognoso. Il secondo divorzia perché la odia, o come dicono altre traduzioni la detesta. Poiché questi versetti nel Deuteronomio erano gli unici dedicati al divorzio, la questione di quali fossero le ragioni valide per un divorzio costituiva un continuo dibattito tra i leader religiosi ebrei. Gli insegnamenti di due rabbini influenti, Hillel e Shammai, vissuti entrambi qualche tempo prima di Gesù, differivano sui motivi per cui un uomo poteva divorziare da sua moglie. La “scuola di Shammai” insegnava che l’unico motivo di divorzio poteva essere qualche grave offesa, qualcosa di “vergognoso” o “indecente”. La “scuola di Hillel” aveva vedute più permissive, per cui un uomo poteva divorziare per motivi banali come un pasto bruciato, o perfino se aveva semplicemente perso interesse nella moglie e ne voleva una più giovane. Quando i farisei chiesero a Gesù: “È lecito mandare via la propria moglie per un motivo qualsiasi?” – volevano sapere se appoggiava la linea di Shammai o quella di Hillel.

Dei farisei gli si avvicinarono per metterlo alla prova, dicendo: «È lecito mandare via la propria moglie per un motivo qualsiasi?» Ed egli rispose loro: «Non avete letto che il Creatore, da principio, li creò maschio e femmina e che disse: “Perciò l’uomo lascerà il padre e la madre, e si unirà con sua moglie, e i due saranno una sola carne”? Così non sono più due, ma una sola carne; quello dunque che Dio ha unito, l’uomo non lo separi». Essi gli dissero: «Perché dunque Mosè comandò di scriverle un atto di ripudio e di mandarla via?» Gesù disse loro: «Fu per la durezza dei vostri cuori che Mosè vi permise di mandare via le vostre mogli; ma da principio non era così. Ma io vi dico che chiunque manda via sua moglie, quando non sia per motivo di fornicazione, e ne sposa un’altra, commette adulterio».6 Marco 10,2-12 dice la stessa cosa, ma non include la clausola del “per motivo di fornicazione”.7 Anche Luca 16,18 riferisce lo stesso, senza fare eccezioni per l’adulterio.8

Ritornando al Sermone sul Monte, in Matteo 5,31-32 vediamo che, proprio come negli esempi precedenti in questo passo, i commenti di Gesù sul divorzio servono a dimostrare che se la vostra giustizia non supera quella degli scribi e dei farisei, voi non entrerete affatto nel regno dei cieli.9

Gesù comincia indicando ciò che diceva la Legge mosaica: Chiunque ripudia la propria moglie, le dia l’atto del divorzio. L’atto del divorzio, o del ripudio, il ghet, è un documento che dà alla donna divorziata il diritto di risposarsi. Le parole comunemente usate sono tradotte come “Sei libera di sposare un altro uomo”. Senza questo certificato, una donna divorziata che si risposa sarebbe accusata di adulterio.10

Parafrasando­ ciò che Mosè aveva detto in Deuteronomio 24, Gesù in pratica indicava il lassismo e la permissività seguita da molti Ebrei osservanti, cioè che “se vuoi divorziare da tua moglie, dalle semplicemente un atto di divorzio”.11 Gesù, invece, aveva una visione più sacra del matrimonio. Nel passo citato sopra, non rispose alla domanda postagli dai farisei, ma mise in evidenza lo scopo del matrimonio, rammentando loro ciò che Dio aveva detto in Genesi 1 e 2: Dio aveva creato uomini e donne perché lasciassero i genitori e si unissero per diventare una sola carne. A quel punto erano una cosa sola; non c’era alcuna intenzione che si separassero.

La sua risposta alla loro domanda successiva era rivelatrice. Essi gli dissero: «Perché dunque Mosè comandò di scriverle un atto di ripudio e di mandarla via?» Gesù disse loro: «Fu per la durezza dei vostri cuori che Mosè vi permise di mandare via le vostre mogli; ma da principio non era così». Il Deuteronomio consentiva questo comportamento come una concessione alla debolezza umana, mentre i farisei la consideravano un comandamento.

Nella sua risposta, Gesù indica lo scopo originale che Dio aveva dato al matrimonio e fa notare che quando due persone si sposano cambia qualcosa: i due diventano una sola carne. Quell’unità, quel divenire una cosa sola, è connessa alla nostra creazione a immagine di Dio.

Dio è una trinità, tre persone – Padre, Figlio e Spirito Santo – tuttavia sono uno. In un certo senso il matrimonio rispecchia l’unità di Dio, perché due individui si uniscono in uno, pur mantenendo la loro individualità. Agli occhi di Dio non sono più due, ma una sola carne; quello dunque che Dio ha unito insieme, l’uomo non lo separi.

Gesù esprimeva il significato profondo del matrimonio e indicava che il punto di vista divino è che una coppia sposata non dovrebbe sciogliere il matrimonio (come in Marco e Luca) o farlo solo quando c’è “fornicazione”, cioè adulterio (come in Matteo).

Rispondendo ai farisei in Matteo 19, Gesù affermava che il matrimonio è un patto sacro fra due persone e che Dio non intendeva che fosse sciolto, ma, per la durezza del cuore umano, voleva assicurarsi che le donne divorziate avessero una certa protezione – da qui l’imposizione di un atto di divorzio.

Secondo Gesù, l’ideale è che il matrimonio duri nel tempo, perché dovrebbe rispecchiare Dio. Proseguì con il dire che non dovrebbe essere sciolto, tranne quando l’unione, l’unità, non è più intatta­ perché uno dei coniugi l’ha rotta con l’adulterio. E aggiunse che quando si divorzia, se la moglie o il marito si risposa, commette adulterio, perché agli occhi di Dio l’unione originale è ancora intatta.

Come nelle altre sei dichiarazioni riportate in Matteo 5, che dicono “avete udito… ma io vi dico”, Gesù stava usando un’iperbole e un’esagerazione retorica per affermare qualcosa. Nell’enfatizzare il divieto del divorzio, dicendo che nessuno dovrebbe mai divorziare (ad eccezione dei casi di adulterio in Matteo), e che il divorzio e un nuovo matrimonio costituirebbero adulterio, Gesù non si esprimeva in termini assoluti più di quanto non avesse fatto dicendo di strapparsi un occhio o lasciare il sacrificio sull’altare. Non voleva imporre la legge, ma riaffermare un ideale e indicare il divorzio come peccato, disturbando così la comune noncuranza dei tempi.12 In Matteo si fa un’eccezione per l’infedeltà coniugale; più tardi, Paolo fa un’eccezione per l’abbandono.13 Da queste eccezioni si desume che in alcuni casi ci sono motivi legittimi per il divorzio.

Lo scrittore Craig Keener ha detto:

Le eccezioni indicate da Paolo e da Matteo (Matteo 5,32; 19,9; 1 Corinzi 7,15.27-29) costituiscono i due terzi dei riferimenti cristiani del primo secolo al divorzio; entrambi mostrano lo stesso tipo di eccezione: la persona il cui matrimonio è sciolto contro la sua volontà. In altre parole, le eccezioni di Gesù non costituiscono una scusa per sfuggire a un matrimonio difficile; esonerano chi ha sinceramente desiderato salvare il proprio matrimonio ma è stato impossibilitato a farlo perché l’adulterio, l’abbandono­ o gli abusi di un coniuge impenitente ha de facto distrutto i legami matrimoniali.14

Keener riassume un concetto espresso dallo scrittore Craig Blomberg in cui spiega che probabilmente esistono altre eccezioni che però devono essere guidate dal principio che unisce le due eccezioni bibliche: (1) l’infedeltà e l’abbandono distruggono una delle componenti fondamentali del matrimonio; (2) a una delle parti non rimango altre opzioni, se i suoi tentativi di riconciliazione sono respinti; e (3) si usa il divorzio come ultima risorsa. Che alcuni abusino di questa libertà non può renderci insensibili alla situazione della parte innocente che di quella libertà ha realmente bisogno.15

Ciò che Gesù insegnò in precedenza nel Sermone sul Monte a proposito della riconciliazione è valido anche in questo caso. La cosa migliore sarebbe che le coppie sposate si riconciliassero, superassero le divergenze e restassero insieme. La varie confessioni cristiane hanno vedute diverse sul divorzio e le nuove nozze; non le prenderò in esame, ma tutte enfatizzano il perdono e la riconciliazione come punto iniziale nel caso ci siano problemi matrimoniali.

Gesù viveva in un’epoca in cui molti ebrei divorziavano dalla moglie per motivi qualsiasi. La sua dichiarazione che il divorzio non era mai consentito (tranne per i casi di adulterio in Matteo) confermava la visione originale che il matrimonio era un’unione permanente ordinata da Dio. La decisa affermazione di Gesù non dovrebbe essere interpretata come se non ci fosse mai alcuna possibilità di divorzio, ma nemmeno come se questo fosse un meccanismo per sciogliere un matrimonio solo perché è diventato difficile da gestire. La mancanza di comunicazione, l’incompatibilità, i problemi finanziari, la mancanza d’impegno nel rapporto, i cambiamenti di priorità o l’aver trovato qualcuno che si considera più desiderabile non sono motivi validi per divorziare.

Esistono motivi validi per il divorzio e in quei casi, quando ogni tentativo di riconciliazione è fallito o quando il coniuge in errore rifiuta di cambiare il suo comportamento e il matrimonio non può essere salvato,­ o quando l’altro coniuge o i figli corrono dei pericoli, allora il divorzio è ammissibile. Se si sono prese le giuste misure per la riconciliazione e il salvataggio, ma il matrimonio ormai è “morto” e ogni tentativo di risuscitarlo è fallito, allora si giunge a un punto in cui è necessario ammettere che, avendo raggiunto lo stato finale, è ora di “staccare la spina”.

Gesù riaffermò l’ideale divino del matrimonio come il patto di una vita tra due persone che sono diventate una. Questo è il vero scopo del matrimonio. Se però il matrimonio si è spezzato oltre ogni possibilità di riparazione, la Bibbia consente il divorzio come eccezione, quando tutti i tentativi di riconciliazione, riparazione e rinnovamento sono falliti. Non è l’ideale e va evitato, quando possibile, per onorare l’impegno matrimoniale e adempiere le proprie responsabilità verso l’altro coniuge e verso i figli nati da quell’unione.


Nota

Se non altrimenti indicato, tutte le citazioni bibliche sono tratte da: La Nuova Diodati, © Edizioni La Buona Novella, Bari. Tutti i diritti riservati.


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1 Matteo 5,31–32.

2 France, The Gospel of Matthew, 206.

3 Matteo 19,3.

4 France, The Gospel of Matthew, 207.

5 “…se la moglie ripudia suo marito e ne sposa un altro, commette adulterio” (Marco 10,12 NR).

6 Matteo 19,3–9 NR.

7 E i farisei, per metterlo alla prova, gli domandarono: «È lecito al marito ripudiare la moglie?». Ed egli, rispondendo, disse loro: «Che cosa vi ha comandato Mosè?». Essi dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di divorzio e di ripudiare la moglie». E Gesù, rispondendo, disse loro: «Fu a causa della durezza del vostro cuore che egli scrisse questa disposizione; ma al principio della creazione, Dio li fece maschio e femmina. Perciò l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie; e i due diverranno una stessa carne; così non sono più due, ma una sola carne. L’uomo dunque non separi ciò che Dio ha unito».

8 Chiunque manda via la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio; e chiunque sposa una donna mandata via dal marito, commette adulterio.

9 Matteo 5,20.

10 Ancora oggi gli Ebrei ortodossi richiedono un ghet per il divorzio — in Israele, negli USA e altri paesi. È un requisito religioso e non è richiesto dalla legge civile del paese. Senza di esso, però, una donna ebrea può ritrovarsi in una brutta posizione, perché nessuno all’interno della comunità ebrea ortodossa la sposerà.

11 McKnight, Sermon on the Mount, 99.

12 W. D. Davies and Dale C. Allison, Jr., A Critical and Exegetical Commentary on the Gospel According to Saint Matthew: International Critical Commentary, Vol. 1: Introduction and Commentary on Matthew I-VII (Edinburgh: T &T Clark),532.

13 1 Corinzi 7,15.27–28.

14 Keener, The Gospel of Matthew, 191–92.

15 Craig L. Blomberg, The New American Commentary: Matthew (Nashville: Broadman Press), quoted in Keener, The Gospel of Matthew, 191.


Pubblicato originariamente in Inglese il 23 febbraio 2016.