Gesù – la sua vita e il suo messaggio: il sermone sul monte

Luglio 26, 2016

di Peter Amsterdam

(Puoi leggere lo scopo di questa serie e una sua veduta d’insieme in questo articolo introduttivo.)

Sale e luce

[Jesus—His Life and Message: The Sermon on the Mount, Salt and Light]

Gesù iniziò il Sermone sul Monte parlando delle Beatitudini, che davano una visione d’insieme di come i suoi seguaci avrebbero dovuto vivere la loro fede. Nel resto del Sermone espresse altri principi più dettagliati che costituivano quelle beatitudini.

Uno di questi, che viene subito dopo le Beatitudini dice:

Voi siete il sale della terra; ma se il sale diventa insipido, con che cosa gli si renderà il sapore? A null’altro serve che a essere gettato via e a essere calpestato dagli uomini. Voi siete la luce del mondo; una città posta sopra un monte non può essere nascosta. Similmente, non si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candeliere, perché faccia luce a tutti coloro che sono in casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, affinché vedano le vostre buone opere e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli.1

Avendo indicato come dovevano essere i suoi discepoli – poveri in spirito, afflitti, mansueti, affamati e assetati di giustizia, puri di cuore, pacificatori, perseguitati a causa della giustizia – Gesù proseguì dando due metafore sull’efficacia di simili discepoli e sulla possibile inefficacia di chi non vive seguendo i suoi insegnamenti.

Cominciò raccontando ai suoi discepoli che erano, metaforicamente, il “sale della terra”. Nel mondo antico, il sale era molto più importante di quanto non lo sia adesso. La Legge Mosaica esigeva che i sacrifici fatti nel tempio contenessero del sale; i soldati romani ricevevano una parte del loro salario, come appunto dice il nome, in sale. Il sale era essenziale sia come condimento sia per la conservazione del cibo2 ed entrambi gli usi sono molto significativi per comprendere la metafora. Una piccola quantità di sale aggiunta al cibo ne completa e migliora il sapore. Le qualità di cui si parla nelle Beatitudini e in tutto il Sermone del Monte s’irraggiano da un vero seguace di Cristo e influenzano gli altri in meglio. I discepoli sono quindi come il “sale” e danno sapore a tutti quelli che li circondano.

Nel mondo antico il sale era usato per conservare il cibo, soprattutto il pesce e la carne, per impedirne la decomposizione. L’influenza dei credenti sul mondo può e deve avere effetto sugli individui e sulla società in maniera da conservare i valori religiosi buoni e contrastare quelli che le Scritture definiscono empi. Un autore ne parla così:

Ciò che nella società è buono, i suoi seguaci mantengono sano. Ciò che è marcio, essi combattono. Penetrano nella società per il suo bene. 3

I Cristiani devono essere una forza spirituale e morale positiva mediante il loro esempio di una vita condotta secondo gli insegnamenti di Gesù, facendo il possibile per emularlo e diffondendo la buona notizia della salvezza.

Dopo la sua affermazione che i discepoli sono come il sale della terra, Gesù proseguì parlando di altri che non seguono i suoi insegnamenti, che non acquistano le qualità di cui aveva appena parlato nelle Beatitudini.

Se il sale diventa insipido, con che cosa gli si renderà il sapore? A null’altro serve che a essere gettato via e a essere calpestato dagli uomini.

In genere i commentatori biblici spiegano che il sale puro (cloruro di sodio) non perde il suo sapore. Ai giorni di Gesù, comunque, il sale non era puro, dato che non c’erano raffinerie, e quindi si può immaginare che potesse perdere il sapore in due modi diversi. Il primo è che in Palestina il sale in genere proveniva dal Mar Morto ed era più polveroso del sale odierno, oltre a contenere vari altri minerali. Poiché il cloruro di sodio – il sale – era la parte più solubile della mistura, se esposto a pioggia o umidità poteva sciogliersi; in quel caso, anche se manteneva l’aspetto del sale, la polvere bianca rimasta non ne aveva né il sapore né le proprietà preservatrici. Non serviva a niente.

La seconda spiegazione di come il sale potesse essere insapore è che per sua stessa natura il sale non può essere nient’altro che sale; quindi, l’unico modo per fargli perdere il sapore sarebbe adulterarlo in qualche maniera. In tal caso, perderebbe la sua efficacia e non sarebbe più utile né per dare sapore né per evitare che il cibo marcisca, quindi sarebbe inutile e verrebbe gettato via.

Con entrambe le spiegazioni si afferma che il sale che non sala è inutile e perde il suo valore. Come il sale insapore, i discepoli privi di un vero impegno a vivere come tali diventano inefficaci.

Poi Gesù usò un’altra metafora, per indicare che la vita di un discepolo deve illuminare il mondo intorno a sé, perché, se la sua vita non manifesta le opere del Padre, diventa una luce invisibile.4

Voi siete la luce del mondo; una città posta sopra un monte non può essere nascosta. Similmente, non si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candeliere, perché faccia luce a tutti coloro che sono in casa.

Gesù disse:

Io sono la luce del mondo; chi mi segue non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita.5

Il mondo ha bisogno della luce di Gesù, che è resa visibile al mondo mediante I suoi discepoli. I discepoli devono essere visibili, come una città posta sopra un monte, che può essere vista chiaramente da lontano durante il giorno, mentre di notte è visibile grazie alle sue luci.

Gesù parlò anche di una lampada che illumina l’interno di una casa. Una tipica casa di contadini in Israele aveva un’unica stanza, quindi un’unica lampada avrebbe illuminato l’intera abitazione. Ai tempi di Gesù una lampada domestica era semplicemente una ciotola bassa piena d’olio con uno stoppino. Normalmente stava fissa in un posto, su un portalampade o una specie di candeliere. Gesù sottolinea che la gente mette la lampada in alto per illuminare tutta la casa, non sotto un recipiente dove la luce non si potrà vedere. Un moggio, in altre versioni tradotto come “recipiente”, era un contenitore usato per misurare il grano. Il modius romano conteneva poco meno di nove litri. Era fatto di terracotta o di giunco. Mettere un simile recipiente sopra una lampada avrebbe nascosto completamente la luce e dopo qualche tempo l’avrebbe spenta.

Perché la lampada adempisse il suo scopo di fare luce, doveva essere visibile; quindi sarebbe stato assurdo coprire la lampada, perché ne avrebbe annullato lo scopo. Allo stesso modo, parte dello scopo di un discepolo è diffondere la luce e per farlo un credente deve manifestare ciò in cui pone fede. Per essere Cristiani efficaci, dobbiamo vivere in maniera tale da permettere agli altri di vedere quello che siamo, di vedere come si può condurre una vita in sintonia con gli insegnamenti di Gesù. Come una città posta su un monte è chiaramente visibile e una lampada illumina tutta la casa, anche noi dobbiamo essere la luce di Dio per le persone con cui veniamo in contatto.

Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, affinché vedano le vostre buone opere e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli.

Più tardi nel Sermone sul Monte Gesù spiega ai suoi discepoli che non dovrebbero farsi vedere dagli altri quando fanno delle opere buone e a prima vista ciò potrebbe sembrare in conflitto con quello che dice in quel versetto. Vediamo più da vicino ciò che dice nel capitolo successivo di Matteo:

Guardatevi dal fare la vostra elemosina davanti agli uomini, per essere da loro ammirati; altrimenti voi non ne avrete ricompensa presso il Padre vostro, che è nei cieli. Quando dunque fai l’elemosina, non far suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere onorati dagli uomini; in verità vi dico, che essi hanno già ricevuto il loro premio. Anzi quando tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra quello che fa la destra, affinché la tua elemosina si faccia in segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, te ne darà la ricompensa palesemente.6

Questi versetti saranno esaminati più attentamente in seguito nella serie, ma la differenza tra le istruzioni di “fare vedere le vostre buone opere” e “fate le vostre buone opere in segreto” ha a che fare con il motivo per cui uno fa le cose. Lo vediamo nella differenza tra fare la vostra elemosina davanti agli uomini, per essere da loro ammirati… per essere onorati dagli uomini, e far risplendere la vostra luce davanti agli uomini, affinché vedano le vostre buone opere e glorifichino il Padre vostro. Far risplendere la vostra luce così che la gente veda le vostre buone opere e renda gloria a Dio è molto diverso dal farlo per la vostra gloria.

Nel vivere la nostra fede dobbiamo dare tutto il possibile per rispecchiare Dio: essere amorevoli, misericordiosi e compassionevoli nelle nostre azioni; aiutare gli altri, dare ai bisognosi ecc. Il nostro scopo, però, dovrebbe essere di fare queste cose per la gloria di Dio, non per la nostra. Ovviamente è normale che chi vede o sente parlare del nostro interesse per i bisognosi si faccia una buona opinione di noi; ma il nostro scopo non dovrebbe essere questo. Il motivo per aiutare gli altri e per mettere in pratica gli insegnamenti di Gesù deve essere il nostro impegno ad amare Dio e ad amare il prossimo come noi stessi. Fa parte della nostra natura di Cristiani, perché il nostro scopo è vivere in maniera da glorificare Dio. Poiché credendo in Gesù siamo entrati a far parte della famiglia di Dio, rispecchiamo le sue qualità perché è nostro Padre. Facciamo parte del regno di Dio e quindi esibiamo le caratteristiche descritte nelle Beatitudini e nel Sermone sul Monte.

Essere seguaci di Gesù e dei suoi insegnamenti è una cosa che ci separa, ci mette da parte. Come disse Gesù: Non siete del mondo, ma io vi ho scelto dal mondo.7 L’apostolo Pietro l’ha espresso così:

Voi siete una stirpe eletta, un regale sacerdozio, una gente santa, un popolo acquistato per Dio, affinché proclamiate le meraviglie di colui che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua mirabile luce; voi, che un tempo non eravate un popolo, ma ora siete il popolo di Dio.8

Essere cristiani, avere dentro di noi lo Spirito Santo e fare del nostro meglio per mettere in pratica ciò che Gesù ci ha insegnato, ci rende diversi.

Un tempo infatti eravate tenebre, ma ora siete luce nel Signore; camminate dunque come figli di luce, poiché il frutto dello Spirito consiste in tutto ciò che è bontà, giustizia e verità.9

I discepoli di Gesù sono la luce del mondo e, come una città posta su un monte che non può essere nascosta, come una lampada che dà luce a tutti dentro la casa, siamo chiamati a far risplendere la luce che c’è dentro di noi, in modo che gli altri possano vederla e glorificare Dio. Non è solo teoria. Come Cristiani, dobbiamo riflettere la luce di Dio nel nostro mondo per illuminare la strada che porta a Lui. Fa parte del lavoro di un credente. Dobbiamo essere delle pubblicità viventi di Lui e attirare l’attenzione della gente sulla luce che brilla dentro di noi: lo Spirito di Dio.

La chiamata del Cristiano è essere il sale della terra e la luce del mondo. Per essere efficaci e fedeli alla nostra chiamata, dobbiamo restare salati ed evitare che la nostra luce venga coperta; altrimenti diventiamo inutili – sale che ha perso il suo sapore, luce che non serve a nessuno. Il nostro impegno di seguaci di Gesù è vivere i suoi insegnamenti in modo che la luce dentro di noi risplenda davanti agli altri, così che possano vedere le nostre buone opere, le nostre azioni amorevoli e il nostro comportamento pieno dell’amore di Dio, e quindi prestare attenzione e vedere il riflesso di Dio in noi. La speranza è che vogliano sapere cosa ci ha reso quel che siamo, dandoci così l’opportunità di parlare dell’amore che Dio prova per loro e aiutandoli ad avere un rapporto con Lui e a glorificarlo.

Possa ognuno di noi essere il sale della terra e la luce del mondo.


Nota

Se non altrimenti indicato, tutte le citazioni bibliche sono tratte da: La Nuova Diodati, © Edizioni La Buona Novella, Bari. Tutti i diritti riservati.


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1 Matteo 5,13–16.

2 France, The Gospel of Matthew, 174.

3 Morris, The Gospel According to Matthew, 104.

4 Keener, The Gospel of Matthew, 173.

5 Giovanni 8,12. Anche: Io sono venuto come luce per il mondo, affinché chiunque crede in me non resti nelle tenebre (Giovanni 12,46).

6 Matteo 6,1–4.

7 Giovanni 15,19.

8 1 Pietro 2,9–10.

9 Efesini 5,8–9.


Pubblicato originariamente in Inglese il 22 settembre 2015.