Gesù – la sua vita e il suo messaggio: “Io sono”

Settembre 22, 2018

di Peter Amsterdam

Il pane della vita (parte 1)

[Jesus—His Life and Message: The “I Am” Sayings]

Nel Vangelo di Giovanni vediamo come Gesù utilizzò diverse metafore per descrivere se stesso: “Io sono il pane della vita”.1 “Io sono la luce del mondo”,2 “Io sono la porta delle pecore”,3 “Io sono il buon pastore”,4 “Io sono la risurrezione e la vita”,5 “Io sono la via, la verità e la vita”6 e “Io sono la vera vite”.7 Questi detti, insieme agli altri usi della frase “Io sono” da parte di Gesù, sono significativi perché indicano che Gesù era Dio incarnato e che porta il nome divino.

Nell’Esodo, quando Mosè chiese a Dio qual era il suo nome, Egli rispose:

«IO SONO COLUI CHE SONO». Poi disse: «Dirai così ai figli d’Israele: “L’IO SONO mi ha mandato da voi”».8

“Io sono” era il nome personale di Dio secondo la fede ebraica ed era rappresentato dal Tetragramma YHWH (pronunciato Yahweh).9

In altri punti del Vecchio Testamento leggiamo che Dio usa la frase “Io sono” seguita da una descrizione di Sé, come:

Io sono il SIGNORE, il Dio d’Abraamo tuo padre e il Dio d’Isacco.10

Io sono il SIGNORE, colui che ti guarisce.11

Io sono la tua salvezza!12

Io, io sono Lui, e che non vi è altro DIO accanto a me. Io faccio morire e faccio vivere, ferisco e risano, e non vi è nessuno che possa liberare dalla mia mano.13

Di conseguenza nel Vangelo di Giovanni, quando Gesù usò la frase “Io sono” voleva chiaramente lasciar intendere che era il Signore incarnato e portava il nome divino.14

In Giovanni 8,28 è chiaro che quelli che ascoltavano Gesù nel tempio compresero le implicazioni di ciò che Gesù intendeva, quando gli dissero:

«Tu non hai ancora cinquant’anni e hai visto Abrahamo?». Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: Prima che Abrahamo fosse nato, io sono». Allora essi presero delle pietre, per lanciarle addosso a lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio.15

Consideravano una bestemmia che s’identificasse con Dio.

Lo scopo di Gesù era portare la presenza di Dio nel mondo. Tutto ciò che fece fu fatto nel nome di suo Padre, per manifestare suo Padre e rendergli gloria.

Io sono venuto nel nome del Padre mio.16

Le opere che faccio nel nome del Padre mio, sono quelle che testimoniano di me.17

Io ho manifestato il tuo nome agli uomini, che tu mi hai dato dal mondo.18

E io ho fatto loro conoscere il tuo nome e lo farò conoscere ancora.19

E qualunque cosa chiederete nel nome mio la farò, affinché il Padre sia glorificato nel Figlio.20

L’uso che Gesù fece di “Io sono” non aveva precedenti. Come spiega un commentatore:

Nelle molte volte che dice “Io sono” Gesù applica pubblicamente a Sé il nome di Dio — e la sua imperiosa presenza. Nessun profeta o sacerdote nell’intera storia di Israele l’aveva mai fatto. Per il giudaismo è l’affermazione cristologica più severa, che portava il pubblico nei Vangeli a credere in Gesù o ad accusarlo di blasfemia.21

In questo e in successivi articoli prenderemo in esame le dichiarazioni “Io sono” di Gesù e ciò che voleva rivelare su di Sé e su suo Padre ai suoi ascoltatori di allora e di oggi.

“Io sono il pane della vita!

Nel sesto capitolo di Giovanni leggiamo che Gesù sfamò cinquemila persone con pane e pesci.22 Dopo di ciò si ritirò da solo su una montagna, mentre i suoi discepoli salirono su una barca e si diressero verso Capernaum. Dopo che ebbero remato sei o sette chilometri si fece buio e sul lago scese una burrasca che rese difficile proseguire. Poi i discepoli videro Gesù avvicinarsi alla barca camminando sull’acqua. Lo presero in barca e immediatamente toccarono terra.23

Il giorno dopo, quando alcune delle persone che avevano mangiato i pani e i pesci videro che Gesù non era più lì, la folla […] salì anch’essa su quelle barche e venne a Capernaum, alla ricerca di Gesù. Avendolo trovato di là dal mare, gli dissero: «Maestro, quando sei venuto qui?». Gesù rispose loro e disse: «In verità, in verità vi dico che voi mi cercate non perché avete visto segni, ma perché avete mangiato dei pani e siete stati saziati».24

Considerando che la folla avrebbe voluto fare re Gesù, dopo aver mangiato il pane fornito da Lui, non c’è da stupirsi che lo cercassero il giorno successivo. Gesù non rispose alla loro domanda, ma smascherò le loro vere intenzioni. Non erano interessati al significato del miracolo che aveva compiuto o a chi Lui fosse; la loro attenzione era tutta sul fatto che aveva dato loro il pane. È simile al modo in cui la popolazione rispondeva agli imperatori romani ai tempi di Gesù. Gli imperatori romani e altri uomini politici tenevano a bada il popolo romano fornendo cibo gratis. Come i clientes romani, la folla si unì all’”entourage” di Gesù solo per una distribuzione gratuita di cibo.25

Gesù continuò:

Adoperatevi non per il cibo che perisce, ma per il cibo che dura in vita eterna, che il Figlio dell’uomo vi darà, perché su di lui il Padre, cioè Dio, ha posto il suo sigillo.26

Nell’antichità i sigilli erano adoperati in vario modo. Spesso erano applicati agli oggetti per attestarne la proprietà; per autenticare un documento; a volte i governanti davano un sigillo a chi era incaricato di agire per loro conto. Questo passo sembra trasmettere l’idea che il Padre aveva verificato Gesù grazie ai segni e ai miracoli da Lui fatti. Per un’interpretazione alternativa, alcune Bibbie traducono questa frase con: “su di lui Dio Padre ha posto il suo sigillo d’approvazione”.

Allora gli chiesero: «Che cosa dobbiamo fare per piacere a Dio?» Gesù disse loro: «Una sola cosa vuole Dio da voi: che crediate in colui che ha mandato».27

Poiché Gesù aveva detto loro di adoperarsi – darsi da fare o lavorare – per il cibo che dura per la vita eterna, volevano sapere la sua definizione di lavoro. La tradizione giudaica non isolava il lavoro dalla fede, perché la fede spesso era solo un “lavoro” – un’opera – fra i tanti.28 Qui, invece, Gesù definì la fede diversamente: affermò che il lavoro necessario per la vita eterna era credere in Lui. Gli chiesero che cosa dovevano fare e la risposta di Gesù fu che dovevano fare una cosa sola: credere in Lui. Come dice uno scrittore:

Il solo “lavoro” di Dio che conta è quello che Dio opera in loro affinché possano “credere” in Gesù che Lui ha mandato.29

Gesù indicò chiaramente che Dio non richiede opere da noi per guadagnarci dei meriti in cielo, ma solo che crediamo.

Allora essi gli dissero: «Quale segno fai tu dunque, affinché lo vediamo e ti crediamo? Che opera compi? I nostri padri mangiarono la manna nel deserto, come è scritto: “Egli diede loro da mangiare del pane venuto dal cielo”».30

Sembra un po’ strano che si riferissero al segno della manna che Dio aveva dato agli Ebrei nel deserto, quando appena il giorno prima Gesù aveva moltiplicato cinque pani per sfamare cinquemila persone. Sembra che richiedessero un segno che avevano già ricevuto. Forse la differenza era che Gesù li aveva sfamati una volta sola, mentre la manna nel deserto era stata fornita per quarant’anni. Nel Giudaismo c’era l’aspettativa che, come Mosè, anche l’ultimo redentore avrebbe fatto scendere nuovamente la manna per sfamare il popolo.31 Dato che avevano già visto il miracolo dei cinquemila, il fatto che chiedessero un segno per credere indicava che in realtà non volevano vedere per credere, ma erano interessati solo a ricevere altro cibo gratis.

Rispose loro Gesù: «In verità, in verità vi dico: non Mosè vi ha dato il pane dal cielo, ma il Padre mio vi dà il pane dal cielo, quello vero; il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo ».32

Gesù ricordò loro che la manna nel deserto non era fornita da Mosè, ma da Dio. La manna non era “il vero pane” che viene dal cielo, ma solo un simbolo terreno e materiale di quel pane. Aveva dato vita al popolo di Dio per quarant’anni ed era servito anche per presagire il “pane di Dio” che “dà vita al mondo”.

In questo Vangelo vediamo che Gesù viene menzionato diverse volte in riferimento al mondo:“Ecco l’Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo”.33 Poiché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna. Dio infatti non ha mandato il proprio Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma affinché il mondo sia salvato per mezzo di lui”.34

Essi allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». E Gesù disse loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà mai più fame e chi crede in me non avrà mai più sete».35

I suoi ascoltatori capirono che il pane era una metafora per qualche specie di dono divino e reagirono positivamente. Non chiesero più pane normale da mangiare, e nemmeno manna. Cominciarono a riconoscere che in qualche modo Gesù stava offrendo loro la “vita”, perfino una vita eterna, perché in precedenza aveva detto loro di non lavorare per il cibo che perisce ma per il cibo che dura in vita eterna.36

L’affermazione inequivocabile Gesù di essere il pane della vita è la prima delle sette dichiarazioni di “Io sono” in questo Vangelo. Considerando che aveva appena detto che il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà vita al mondo, è chiaro che stava affermando di essere venuto dal cielo e da suo Padre. Dopo aver detto loro in precedenza che dovevano darsi da fare per il cibo che dura per la vita eterna, ora afferma di essere la via per avere quella vita.

Il “pane della vita” è la stessa cosa del “pane di Dio” menzionato in precedenza. Il termine “pane di Dio” identifica Dio come la fonte di quel pane; il termine “pane della vita” identifica questo pane come la fonte della vita eterna. Gesù poi dichiarò di essere Lui quel pane, colui che dà quella vita. In un certo senso questo sposta l’attenzione da ciò che Gesù fa a ciò che Gesù è, come esamineremo più profondamente nell’ultima parte di questo capitolo.37

(Continua nella parte due.)


Nota

Se non altrimenti indicato, tutte le citazioni bibliche sono tratte da: La Nuova Diodati, © Edizioni La Buona Novella, Bari. Tutti i diritti riservati.


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1 Giovanni 6,35.41.48.51.

2 Giovanni 8,12; 9,5.

3 Giovanni 10,7.9.

4 Giovanni 10,11.14.

5 Giovanni 11,25.

6 Giovanni 14,6.

7 Giovanni 15,1.5.

8 Esodo 3,14.

9 In alcune traduzioni italiane del Vecchio Testamento, ogni volta che la parola “Signore” è scritta tutta in lettere maiuscole, “SIGNORE”, è la traduzione del Tetragramma e si riferisce al nome di Dio. Altre traduzioni, come la Luzzi e la Nuova Diodati, la sostituiscono con “Eterno”.

10 Genesi 28,13 NR.

11 Esodo 15,26 NR.

12 Salmi 35,3 LND.

13 Deuteronomio 32,39.

14 Green and McKnight, Dictionary of Jesus and the Gospels, 355.

15 Giovanni 8,57–59.

16 Giovanni 5,43.

17 Giovanni 10,25.

18 Giovanni 17,6.

19 Giovanni 17,26.

20 Giovanni 14,13.

21 G. M. Burge, “‍I Am‍” Sayings, in Green and McKnight (Eds.), Dictionary of Jesus and the Gospels, 353–356.

22 Gesù – la sua vita e il suo messaggio: i miracoli (parte 8).

23 Giovanni 6,16–21. Vedi anche Gesù – la sua vita e il suo messaggio: i miracoli (parte 10).

24 Giovanni 6,24–26.

25 Keener, The Gospel of John, A Commentary, Volume 1, 676.

26 Giovanni 6,27.

27 Giovanni 6,28–29 NIV.

28 Keener, The Gospel of John, A Commentary, Volume 1, 677.

29 Michaels, The Gospel of John, 367.

30 Giovanni 6,30–31.

31 Michaels, The Gospel of John, 321, footnote 88.

32 Giovanni 6,32–33 CEI.

33 Giovanni 1,29.

34 Giovanni 3,16–17.

35 Giovanni 6,34–35.

36 Giovanni 6,27.

37 Michaels, The Gospel of John, 373.


Pubblicato originariamente in Inglese il 23 gennaio 2018.