Gesù – la sua vita e il suo messaggio: “Io sono”

Settembre 29, 2018

di Peter Amsterdam

Il pane della vita (parte 2)

[Jesus—His Life and Message: The “I Am” Sayings (The Bread of Life Part 2]

Nella prima parte, abbiamo letto come Gesù dichiarò di essere il pane della vita,1 il pane di Dio che discende dal cielo e dà vita al mondo,2 e che chi viene a me non avrà mai più fame e chi crede in me non avrà mai più sete.3 Alcuni di quelli che ascoltavano Gesù erano presenti anche quando aveva sfamato i cinquemila; avevano mangiato i pani e i pesci che Lui aveva moltiplicato e, anche se capivano che non stava parlando di pane fisico, erano incerti sul significato da dare alle sue parole. Comunque quando Gesù disse che il pane del cielo era Lui, alcuni chiaramente non credettero.

Ma io ve l'ho detto: "Voi mi avete visto, eppure non credete!" Tutti quelli che il Padre mi dà verranno a me; e colui che viene a me, non lo caccerò fuori; perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. Questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nessuno di quelli che egli mi ha dati, ma che li risusciti nell'ultimo giorno. Poiché questa è la volontà del Padre mio: che chiunque contempla il Figlio e crede in lui, abbia vita eterna; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno.4

La gente aveva chiesto un segno e Gesù rispose dicendo di essere quel segno. Affermò esplicitamente di essere sceso dal cielo e che il suo scopo era fare la volontà di suo Padre. Vedremo questo concetto espresso di nuovo quando era nell’Orto di Getsemani e pregò: Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia volontà, ma la tua.5

Spiegò che la volontà di suo Padre era che non perdesse nessuno di quelli che i Padre gli aveva dato e che li avrebbe risuscitati nell’ultimo giorno. In questo discorso ripeté tre volte la frase “io lo risusciterò nell'ultimo giorno”.6

I Giudei dunque mormoravano di lui, perché aveva detto: «Io sono il pane che è disceso dal cielo», e dicevano: «Non è costui Gesù, il figlio di Giuseppe, di cui conosciamo il padre e la madre? Come può egli dire: "Io sono disceso dal cielo"?»7

I presenti cominciarono a mormorare, probabilmente confusi e/o in disaccordo tra loro sul significato delle sue parole. Sapendo chi erano i suoi genitori, era difficile per loro accettare il concetto che Lui era sceso dal cielo.

Allora Gesù rispose e disse loro: «Non mormorate fra di voi. Nessuno può venire a me, se il Padre che mi ha mandato non lo attira, e io lo risusciterò nell'ultimo giorno».8

In precedenza aveva detto: Tutti quelli che il Padre mi dà verranno a me,9 e qui indica la stessa cosa in maniera più forte: nessuno può venire senza che il Padre l’attiri. Chi viene a Lui è attirato a Lui dal Padre. Un commentatore spiega che se alcuni non vengono a Gesù è perché non sono “attirati” o “trascinati”. Il verbo utilizzato indica letteralmente estrarre o sfoderare una spada,10 o trascinare sulla barca11 o a riva12 una rete piena di pesci. L’immagine ci fa ricordare la promessa di Gesù negli altri Vangeli che i suoi discepoli avrebbero “pescato uomini”13 o preso uomini come se fossero pesci.14 Qui il Padre “attira” le persone a Gesù, ma una volta che una persona è “attirata”, afferma Gesù, “Io lo risusciterò nell'ultimo giorno”.15

Poi Gesù disse:

Sta scritto nei profeti: "E tutti saranno ammaestrati da Dio". Ogni uomo dunque che ha udito e imparato dal Padre, viene a me. Non che alcuno abbia visto il Padre, se non colui che è da Dio; questi ha visto il Padre.16

Gesù parafrasò il versetto in Isaia 54,13 che dice: Tutti i tuoi figli saranno ammaestrati dall'Eterno, e grande sarà la pace dei tuoi figli. È un’aggiunta a ciò che aveva appena detto sul Padre che li attirava a Lui: una persona è “attirata” a Gesù quando viene ammaestrata, istruita da Dio, ascoltando la chiamata di Dio e rispondendo ad essa. Gesù indicò che ascoltare Dio non equivale a vedere Dio e che l’unico che aveva visto il Padre era Lui, perché è Lui che è nel seno del Padre.17 In seguito, in questo Vangelo, Gesù disse: Io parlo di ciò che ho visto presso il Padre mio.18 Gesù era stato alla presenza del Padre.

In verità, in verità vi dico: Chi crede in me ha vita eterna. Io sono il pane della vita.19

Questo è la terza affermazione “in verità, in verità” in questo capitolo. Con questo fa un voto solenne che chiunque crede ha la vita eterna perché Lui è il pane della vita.

I vostri padri mangiarono la manna nel deserto e morirono. Questo è il pane che discende dal cielo, affinché uno ne mangi e non muoia. Io sono il pane vivente che è disceso dal cielo; se uno mangia di questo pane vivrà in eterno; or il pane che darò è la mia carne, che darò per la vita del mondo.20

In precedenza la folla aveva parlato della manna, indicando che avrebbero voluto vedere un miracolo simile. Per questo Gesù aveva detto “Io sono il pane della vita”. Dopo aver detto questo, parlò dei limiti della manna. Anche se era un cibo donato da Dio, doveva essere mangiato lo stesso giorno in cui era stato raccolto; ogni avanzo sarebbe marcito il giorno successivo.21 Dava sostentamento alle persone, ma queste morivano lo stesso quando arrivava la loro ora. Chi però mangia il pane di cui parlava Gesù non sarebbe morto. Il tempo usato nel verbo greco per mangiare nella frase affinché uno ne mangi e non muoia, indica un’azione fatta una volta per tutte, così che quando uno mangia questo pane una volta non morirà mai.

Dato che non è un cibo normale, come lo si mangia? Ovviamente la risposta è credere, come Gesù aveva appena detto: In verità, in verità vi dico: Chi crede in me ha vita eterna. Il concetto di credere, o di fede, espresso con “mangiare” ci aiuta a capire che cosa vuol dire credere. Assumiamo e assorbiamo ciò che crediamo in maniera simile a come mangiamo il cibo, così che diventa parte di chi siamo. Chi accoglie Gesù non morirà mai.

La definizione che Gesù dà del pane come la sua carne, il suo corpo, era già un’affermazione strabiliante, ma lo divenne ancora di più quando affermò che avrebbe dato Sé stesso, il proprio corpo, la propria carne, “per la vita del mondo”. Chi ascoltava Gesù non sapeva quello che noi sappiamo adesso, che Gesù parlava della sua morte per la salvezza del mondo. Questo punto viene espresso altre volte prima della sua crocifissione. Io sono il buon pastore; il buon pastore depone la sua vita per le pecore.22 Depongo la mia vita per le pecore.23 Nessuno ha amore più grande di questo: dare la propria vita per i suoi amici.24

Allora i Giudei si misero a discutere tra di loro, dicendo: «Come può costui darci da mangiare la sua carne?»25

Le parole di Gesù provocarono delle discussioni tra gli ascoltatori, perché probabilmente erano confusi e allo stesso tempo scossi.

Perciò Gesù disse loro: «In verità, in verità vi dico che se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avete la vita in voi. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, ha vita eterna, e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Poiché la mia carne è veramente cibo e il mio sangue è veramente bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, dimora in me ed io in lui».26

Gesù rispose con la quarta affermazione “in verità, in verità”, che voleva accentuare quello che stava per dire. Non si tirò indietro, ma precisò quello che aveva già detto, rendendolo ancora più esplicito. Non solo uno deve mangiare la sua carne, ma anche bere il suo sangue! Questa era un’azione ripugnante per gli Ebrei, perché le Scritture proibivano il consumo del sangue, anche di quello degli animali:

Se qualcuno della casa d'Israele o degli stranieri che risiedono fra di voi mangia di qualsiasi genere di sangue, io volgerò la mia faccia contro quel tale che mangia del sangue e lo sterminerò di mezzo al suo popolo.27

Come nel caso del mangiare il pane, il tempo del verbo originale greco usato per bere il mio sangue denota un’azione fatta una volta per tutte, non un mangiare e bere ripetutamente.28 Gesù indicò che senza mangiare la sua carne e bere il suo sangue non abbiamo la vita, ma chiunque mangi e beva ha la vita eterna. Uno scrittore dice:

Mangiare e bere la carne e il sangue di Cristo sembra così essere un modo molto grafico di dire che le persone devono assorbire Cristo nel profondo del loro essere.29

Chi si ciba di Lui dimora in Lui. La parola greca tradotta con dimorare significa anche rimanere e il tempo del verbo accentua il rimanere continuamente. Quelli che si cibano di Lui rimangono in Lui e Lui in loro. C’è una mutua coabitazione.30

Come il Padre vivente mi ha mandato ed io vivo a motivo del Padre, così chi si ciba di me vivrà anch'egli a motivo di me.

Qui ci facciamo un’idea del rapporto tra i Padre e il Figlio. In precedenza in questo Vangelo Gesù aveva detto: Come il Padre ha vita in se stesso, così ha dato anche al Figlio di avere vita in se stesso,31 oltre a “Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e di compiere l'opera sua”.32 Gesù non parlò di “mangiare” suo Padre, ma indica di dipendere dal padre per il suo “cibo” — cioè la sua vita. In maniera simile, chi “mangia” Gesù è una persona che dipende da Lui per la propria vita.33

Questo è il pane che è disceso dal cielo; non è come la manna che mangiarono i vostri padri e morirono; chi si ciba di questo pane vivrà in eterno.34

Gesù si riferiva a ciò che aveva detto in precedenza sui loro antenati a cui Dio aveva dato la manna e a come quel pane li aveva sostentati nel deserto, ma loro erano morti lo stesso.35 Ripete anche che chiunque mangia questo pane vivrà in eterno.36 Il “pane della vita” che “discende dal cielo” è diverso da qualsiasi tipo di pane terreno. Chi mangia questo pane, chi accoglie Gesù nella propria vita, pur passando per la morte fisica non proverà la morte spirituale. Come Gesù aveva già detto:

È questa la volontà del Padre che mi ha mandato: che io non perda niente di tutto quello che egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell'ultimo giorno. Questa infatti è la volontà di colui che mi ha mandato: che chiunque viene alla conoscenza del Figlio e crede in lui, abbia vita eterna, e io lo risusciterò nell'ultimo giorno.37

Possano tutti quelli di noi che hanno mangiato il pane della vita eterna, essere fedeli a condividere questo pane con gli altri.


Nota

Se non altrimenti indicato, tutte le citazioni bibliche sono tratte da: La Nuova Diodati, © Edizioni La Buona Novella, Bari. Tutti i diritti riservati.


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1 Si può trovare un interessante articolo in inglese su questo argomento su https://cheftalk.com/ams/bread-in-history-religion-and-as-metaphor-part-iii.6927/

2 Giovanni 6,33.

3 Giovanni 6,35.

4 Giovanni 6,36–40.

5 Luca 22,42. Vedi anche Marco 14,36; Matteo 26,39.

6 Giovanni 6,40.44.54.

7 Giovanni 6,41–42.

8 Giovanni 6,43–44.

9 Giovanni 6,37.

10 Giovanni 18,10.

11 Giovanni 21,6.

12 Giovanni 21,11.

13 Marco 1,17.

14 Luca 5,10.

15 Michaels, The Gospel of John, 386.

16 Giovanni 6,45–46.

17 Giovanni 1,18.

18 Giovanni 8,38.

19 Giovanni 6,47–48.

20 Giovanni 6,49–51.

21 Poiché il popolo doveva riposare il settimo giorno, il Sabato, e non doveva fare alcun tipo di lavoro, Dio aveva detto loro che il sesto giorno potevano raccogliere manna per due giorni. “Ma il sesto giorno, quando prepareranno la provvista che devono portare a casa, essa sarà il doppio di quella che raccolgono giornalmente” (Esodo 16,5).

22 Giovanni 10,11.

23 Giovanni 10,15.

24 Giovanni 15,13.

25 Giovanni 6,52.

26 Giovanni 6,53–56.

27 Levitico 17,10. Vedi anche Genesi 9,4; Atti 15,20.29; 21,25.

28 Morris, The Gospel According to John, 335.

29 Ibid., 335.

30 Giovanni 6,57.

31 Giovanni 5,26.

32 Giovanni 4,34.

33 Michaels, The Gospel of John, 402.

34 Giovanni 6,58.

35 Giovanni 6,49.

36 Giovanni 6,51.

37 Giovanni 6,39–40.

Pubblicato 38originariamente in Inglese il 30 gennaio 2018.